Banche e bancarelle

di ROBERTO FIORENTINI ♦

La politica culturale di Civitavecchia potrebbe riassumersi così : banche e bancarelle. Rafforzando una tendenza esistente da tempo,anche durante le amministrazioni precedenti,  l’ineffabile pluriassessore Enzo D’Antò sembra concentrare tutto il suo impegno di amministratore nei settori della cultura , del commercio e del turismo, nell’organizzare mercatini e iniziative di street food, raramente di livello appena accettabile. L’argomento delle “ rassegne dello street food “ meriterebbe un approfondimento . Nell’attesa, mi limito a segnalare quanto ho raccolto parlando con i gestori di bar, pub e ristoranti, che non si trovano nella zona del lungomare. Inutile dire che si tratta di una protesta univoca. Nei giorni in cui il Viale o la Marina sono avvolti dai fumi e dagli odori degli stand del cibo di strada, tutti i gestori dei locali lontani da quella zona hanno avuto cali degli incassi persino del 70% , con esercizi praticamente vuoti. Inoltre queste iniziative, che potrebbero avere una portata turistica reale se adeguatamente pubblicizzati nelle città vicine, persino sino a Roma, finiscono per arricchire solamente gli organizzatori ( non civitavecchiesi ) di questi eventi, a causa di un marketing praticamente inesistente. L’esempio più clamoroso è stato il                  “Civitavecchia International Street Food“, tenutosi al Viale Garibaldi dal 17 al 19 Giugno scorsi, di cui, fino ad un paio di giorni prima, nessuno ne sapeva nulla. Neppure i gestori degli esercizi della zona. Figuriamoci chi abita fuori città. Tutto appare avvolto da una specie di alone di approssimazione e pressapochismo. Per fare un esempio: alla data di estensione di questo articolo ( 15 luglio 2016 ) non c’è ancora traccia di un programma dell’Estate Civitavecchiese, mentre è facile trovare sul web, sui social, persino nei manifesti murali ed addirittura sui volantini, lasciati sotto il tergicristallo, i programmi del Vulci Music Fest, di TolfArte, del Tolfa Jazz Festival,del Fregene Summer Festival o di Fiumicino Estate, con nomi che vanno da Massimo Ranieri, Renzo Arbore ai Negramaro o Daniele Silvestri. Ovviamente gli esempi potrebbero essere molti di più. Del resto , anche le stagioni passate sono state all’insegna del costo zero, con una gestione estemporanea degli spazi culturali, legata alle proposte di gruppi ed associazioni, senza una programmazione ed una gestione degli stessi, con la Cittadella della Musica quasi sempre chiusa e pochissime iniziative sia estive che invernali, spesso neppure musicali.

Queste le bancarelle. Quanto alle banche, declinate al plurale per amore di battuta, ovviamente l’oggetto di questa riflessione è solamente una di esse, anzi, per essere più precisi la Fondazione di una banca sola, il cui marchio che la legava alla nostra città ormai è purtroppo sparito. Parlo della Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia che, da anni è ( Enel a parte) il principale Ente Finanziatore della cultura nella nostra città e nei centri limitrofi. Da qualche tempo le somme erogate per i vari capitoli di spesa, dei bandi che annualmente l’Ente emana per finanziare cultura, ricerca e beneficenza, si sono sensibilmente ridotte. Di recente il CDA della Fondazione ha dovuto anche fare i conti con un grave scandalo, per via di una presunta truffa subita da una società svizzera, incaricata di investire ingenti somme in operazioni a rischio elevato. Ma questo è un altro capitolo. Mi interessa, invece, approfondire quali progetti vengono finanziati e magari provare a commentare le motivazioni di tali scelte. Leggendo il bilancio appare evidente come siano numerosissimi i progetti di tipo culturale ed artistico che ricevono piccole e spesso piccolissime somme, talvolta appena sufficienti a pagare le spese di stampa ed affissione di qualche locandina. Scorrendo i beneficiari troviamo, anno dopo anno,  quasi sempre gli stessi nomi. Si tratta di persone, gruppi e associazioni in qualche modo mainstream, con particolare attenzione ai temi della storia, dell’archeologia e della rievocazione del passato del territorio. Si tratta, anche, di persone, gruppi ed associazioni comunque legati all’ establishment, alla “ borghesia dei salotti buoni “, la stessa che compone il consiglio di amministrazione della fondazione. Se sei fuori di quel giro non sarà molto facile che il tuo progetto sarà finanziato. Si tratta di scelte spesso discutibili, che non sempre danno un reale contributo alla crescita della città. Alcuni progetti che avrebbero potuto essere davvero validi, hanno subito progressive riduzioni di budget e, partiti come Festival con qualche velleità nazionale, alla fine, si sono involuti in esibizioni, di qualità progressivamente decrescente. Qualcosa, però, non subisce mai tagli . E’, ovviamente,  il caso del tenore Gianluca Terranova, che almeno due volte l’anno si esibisce per i tanti fans civitavecchiesi. La Fondazione Cariciv è un ente privato e investe i suoi soldi come meglio gli aggrada, mi si potrebbe rispondere. E’ vero. Ma i soldi che amministra sono soldi dei civitavecchiesi. Ed è almeno possibile, per uno che svolge la sua modesta attività di operatore culturale da almeno 35 anni, criticare la scarsa trasparenza e lungimiranza, il pochissimo coraggio e l’assenza di innovazione delle scelte di questo ente. Un tema sul quale sarebbe bene che si aprisse una riflessione tra chi si occupa di cultura nella nostra città.

ROBERTO FIORENTINI

  • (N.d.A.) La foto del titolo è gentile concessione di Enrico Paravani