L’angelo

di ANDREA BARBARANELLI ♦

Un angelo! esclama qualcuno, alzando un braccio e puntando un dito: Un angelo!
Giro rapidamente la testa, per cogliere al volo il passaggio dell’angelo. Sì, effettivamente, un non so che, un qualcosa ha appena attraversato la navata centrale immersa in una fitta oscurità ed è sgusciato via, perdendosi nella navata di sinistra. C’è, ancora sospesa nell’aria, un’esile traccia fosforescente, quanto basta per far gridare anche a me: Un angelo!
Ma mi sovviene il pio Tommaso d’Aquino. Lo vedo, sì, sì, lo vedo lassù in alto, sul pulpito a metà pilastro, nella nebbiosa oscurità: in una mano il tomo sugli angeli, rilegato in antica pergamena, nell’altra… no, l’altra mano si perde nel buio.
– La difficoltà, per quel che concerne il movimento dell’angelo (e qui la voce di Tommaso si fa più profonda, cadendo dall’alto, come un tuono che cade, si disperde e si spegne fra gli alberi di una foresta), la difficoltà si riferisce al tempo continuo. Ma il tempo che misura il movimento dell’angelo può essere un tempo non continuo, e in questo caso l’angelo può in un certo istante stare in un luogo, e in un altro istante in un altro, senza che ci sia un tempo intermedio fra questi istanti.

ANDREA BARBARANELLI