MISERICORDIA
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
Allora l’Eterno disse a Mosè: Fa sapere a Giosuè che cancellerò interamente sotto il cielo la memoria di Amalek….Va dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere dalla compassione per lui, ma uccidi uomini, donne e bambini e lattanti, buoi e pecore,cammelli ed asini.
Dopo la conquista di Amalek nel Sinai gli Israeliti proseguirono verso Canaan, la Terra Promessa. Dopo la distruzione di Gerico, Giosuè intraprese la conquista della parte centrale e meridionale di Canaan.
Il Signore consegnò tutte le città ed i loro re nelle mani di Israele che passò a fil di spada ogni essere vivente che erano in esse; non vi lasciò nessun superstite e votò allo sterminio ogni vivente.
. . .
Che significato ha il termine misericordia?
Nella lingua greca si implora Kyrie eleison ovvero Signore abbi pietà! Un imperativo aoristo che vuole indicare continuità, valido in continuità, nel senso: “non smettere mai di farlo.
Nella lingua ebraica il termine hesed è indicato per comunicare la fedeltà di una relazione. In particolare per chiarire l’alleanza di Dio per il “suo” popolo. Hesed esprime la fedeltà di Dio per il “suo” popolo.
Misericordia, dunque, è un concedere pietà a qualcuno.
Ma è con il termine latino che si giunge ad un significato potente. Avere pietà di qualcuno: misereo, io ho pietà di. Fin qui non sembra esserci differenza con gli altri due termini, greco ed ebraico.
Esiste, tuttavia, un secondo verbo, misereor che significa sempre avere pietà di qualcuno ma è un verbo passivo. Usa il passivo per esprimere una azione attiva (è cioè un verbo deponente). Ebbene se pensiamo al suo significato originario, prima della forma deponente, il verbo indicherebbe non tanto avere pietà per qualcuno ma…avere pietà per se stessi!
Premettendo tutto ciò, concentriamoci sul termine da tutti conosciuto: miserere. Deriva da misereor (essendone la 2°pers. imperativo) e indica abbi pietà, ma non dell’altro ma “di me stesso”. Insomma, l’aver pietà, prima ancora che degli altri, significa abbi compassione di me: assumi il peso del mio affanno.
Ne deriva da tutto questo una conseguenza enorme circa il termine misericordia (misereor+cordis). Il modo giusto di intendere la misericordia subisce un completo rovesciamento. La pietà non è più da intendere come l’atteggiamento “presuntuoso”del forte verso il debole, il povero, l’umile. Misericordia significa che “io”, soggetto attivo, ho bisogno di avere pietà per l’altro per poter essere autentico, per essere semplicemente me stesso. In altri termini, l’atto misericordioso non è solo “transitivo” ma anche (soprattutto) “riflessivo”.
Avere misericordia significa realizzarsi come essere umano dal momento che l’home sapiens è tale solo perché, tra i vari esseri in vita del mondo, riesce ad esprimere pietà per l’ altro da sé!
La bestia- uomo è riuscita ad evolversi per il pensiero trascendente (razionalità), per la capacità di dotarsi di “protesi”(tecnologia), per aver acquisito il sentimento della comprensione dell’altro (si pensi al culto dei morti, alla capacità di fare comunità, di allevare ed amare i figli oltre il periodo critico).
Dunque, per concludere, avere misericordia non è tanto una concessione verso il sofferente ma, principalmente, è una necessità del soggetto agente per potersi sentire “vero uomo” e non bestia. Un rovesciamento del senso comune e del sentimento di tanti sedicenti “cristiani”, termine, quest’ultimo, che dovrebbe indicare coloro che sono “alla sequela” di Cristo (sic)!
Miserere mei, Deus! Una supplica che ha senso solo se chi la pronuncia è un “umano”, ovvero un essere che “ha bisogno, per essere uomo, di aver pietà per l’altro”.
Da questo assioma esistenziale derivano alcune conseguenze.
- Come si fa a pensare che YHWH giustiziere e Signore della guerra sia il Dio dei Vangeli!! Il Dio dell’Antico Testamento, il Dio di Israele, è lo stesso Dio che Gesù chiama Abbà?
- Possiamo pensare che il Dio della guerra sia di nuovo alla base delle ragioni di Israele?Ancora una volta dobbiamo credere che la Giudea e la Samaria (oggi Cisgiordania) debbono essere conquistate per l’antico volere di Dio?Di un Dio che non ha misericordia!
- I sedicenti difensori della fede della destra e tutto il “messianismo” americano davvero hanno compreso che significa il termine misericordia che è alla base dell’insegnamento evangelico?Alla luce di quanto chiarito sul significato del termine misericordia la teocrazia attuale si traduce, dunque, solo in un grande apparato intriso di ipocrisia e menzogna.
. . .
I versi citati sono tratti da: I Samuele 15,3 e da Giosuè 11. “Ricordati di scordare Amelek”è la giustificazione biblica che più volte è stata usata per individuare il”nemico” di Israele. Nel caso di Gaza sia il Primo Ministro che Bezael Smotrich (ministro Finanze) hanno riesumato, quale giustificazione sul massacro di Gaza, il monito di “Dio”su Amelek.
Per chiarezza, la misericordia islamica(Rahma) non si discosta di certo dal concetto ebraico.
Per completezza: un atto misericordioso non può essere giudicato solo dal risultato che ottiene (parametro dell’efficacia)ma soprattutto dal fatto che i soggetti che lo compiono si accreditano la dimensione umana (parametro della misericordia) a differenza di chi, non agendo, avanza critiche in termini di raggiungimento dell’obiettivo. Il riferimento attuale sembra ovvio!
MISERICORDIA
Allora l’Eterno disse a Mosè: Fa sapere a Giosuè che cancellerò interamente sotto il cielo la memoria di Amalek….Va dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere dalla compassione per lui, ma uccidi uomini, donne e bambini e lattanti, buoi e pecore,cammelli ed asini.
Dopo la conquista di Amalek nel Sinai gli Israeliti proseguirono verso Canaan, la Terra Promessa. Dopo la distruzione di Gerico, Giosuè intraprese la conquista della parte centrale e meridionale di Canaan.
Il Signore consegnò tutte le città ed i loro re nelle mani di Israele che passò a fil di spada ogni essere vivente che erano in esse; non vi lasciò nessun superstite e votò allo sterminio ogni vivente.
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Che significato ha il termine misericordia?
Nella lingua greca si implora Kyrie eleison ovvero Signore abbi pietà! Un imperativo aoristo che vuole indicare continuità, valido in continuità, nel senso: “non smettere mai di farlo.
Nella lingua ebraica il termine hesed è indicato per comunicare la fedeltà di una relazione. In particolare per chiarire l’alleanza di Dio per il “suo” popolo. Hesed esprime la fedeltà di Dio per il “suo” popolo.
Misericordia, dunque, è un concedere pietà a qualcuno.
Ma è con il termine latino che si giunge ad un significato potente. Avere pietà di qualcuno: misereo, io ho pietà di. Fin qui non sembra esserci differenza con gli altri due termini, greco ed ebraico.
Esiste, tuttavia, un secondo verbo, misereor che significa sempre avere pietà di qualcuno ma è un verbo passivo. Usa il passivo per esprimere una azione attiva (è cioè un verbo deponente). Ebbene se pensiamo al suo significato originario, prima della forma deponente, il verbo indicherebbe non tanto avere pietà per qualcuno ma…avere pietà per se stessi!
Premettendo tutto ciò, concentriamoci sul termine da tutti conosciuto: miserere. Deriva da misereor (essendone la 2°pers. imperativo) e indica abbi pietà, ma non dell’altro ma “di me stesso”. Insomma, l’aver pietà, prima ancora che degli altri, significa abbi compassione di me: assumi il peso del mio affanno.
Ne deriva da tutto questo una conseguenza enorme circa il termine misericordia (misereor+cordis). Il modo giusto di intendere la misericordia subisce un completo rovesciamento. La pietà non è più da intendere come l’atteggiamento “presuntuoso”del forte verso il debole, il povero, l’umile. Misericordia significa che “io”, soggetto attivo, ho bisogno di avere pietà per l’altro per poter essere autentico, per essere semplicemente me stesso. In altri termini, l’atto misericordioso non è solo “transitivo” ma anche (soprattutto) “riflessivo”.
Avere misericordia significa realizzarsi come essere umano dal momento che l’home sapiens è tale solo perché, tra i vari esseri in vita del mondo, riesce ad esprimere pietà per l’ altro da sé!
La bestia- uomo è riuscita ad evolversi per il pensiero trascendente (razionalità), per la capacità di dotarsi di “protesi”(tecnologia), per aver acquisito il sentimento della comprensione dell’altro (si pensi al culto dei morti, alla capacità di fare comunità, di allevare ed amare i figli oltre il periodo critico).
Dunque, per concludere, avere misericordia non è tanto una concessione verso il sofferente ma, principalmente, è una necessità del soggetto agente per potersi sentire “vero uomo” e non bestia. Un rovesciamento del senso comune e del sentimento di tanti sedicenti “cristiani”, termine, quest’ultimo, che dovrebbe indicare coloro che sono “alla sequela” di Cristo (sic)!
Miserere mei, Deus! Una supplica che ha senso solo se chi la pronuncia è un “umano”, ovvero un essere che “ha bisogno, per essere uomo, di aver pietà per l’altro”.
Da questo assioma esistenziale derivano alcune conseguenze.
- Come si fa a pensare che YHWH giustiziere e Signore della guerra sia il Dio dei Vangeli!! Il Dio dell’Antico Testamento, il Dio di Israele, è lo stesso Dio che Gesù chiama Abbà?
- Possiamo pensare che il Dio della guerra sia di nuovo alla base delle ragioni di Israele?Ancora una volta dobbiamo credere che la Giudea e la Samaria (oggi Cisgiordania) debbono essere conquistate per l’antico volere di Dio?Di un Dio che non ha misericordia!
- I sedicenti difensori della fede della destra e tutto il “messianismo” americano davvero hanno compreso che significa il termine misericordia che è alla base dell’insegnamento evangelico?Alla luce di quanto chiarito sul significato del termine misericordia la teocrazia attuale si traduce, dunque, solo in un grande apparato intriso di ipocrisia e menzogna.
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I versi citati sono tratti da: I Samuele 15,3 e da Giosuè 11. “Ricordati di scordare Amelek”è la giustificazione biblica che più volte è stata usata per individuare il”nemico” di Israele. Nel caso di Gaza sia il Primo Ministro che Bezael Smotrich (ministro Finanze) hanno riesumato, quale giustificazione sul massacro di Gaza, il monito di “Dio”su Amelek.
Per chiarezza, la misericordia islamica(Rahma) non si discosta di certo dal concetto ebraico.
Per completezza: un atto misericordioso non può essere giudicato solo dal risultato che ottiene (parametro dell’efficacia)ma soprattutto dal fatto che i soggetti che lo compiono si accreditano la dimensione umana (parametro della misericordia) a differenza di chi, non agendo, avanza critiche in termini di raggiungimento dell’obiettivo. Il riferimento attuale sembra ovvio!
CARLO ALBERTO FALZETTI

Una lezione storico-filologica quella di Carlo (per di più in duplice copia..) che invita a percepire tanto le connessioni con l’antico Testamento quanto lo stridore dello stesso (e della ferocia attuale) con il Verbo evangelico. Non so quanto la religione insista sulle scelte criminali di Netanhau che ormai trascendono anche quei confini di crudeltà. Con Dante mi chiedo Oh pazienza di Dio!!! Come puoi permettere tutto cio’? Resiste Il tema della misericordia? È un sentimento (laico o religioso) ancora presente nell’umana specie? E nel cattolicesimo untuoso da donna Prassede di chi ci fa ogni giorno la morale?
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Una appassionante lettura.
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dimentico sempre Caterina Valchera
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Caterina Valchera
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se tu non vedi l’altro come fatto della tua stessa carne e sangue ma come un alieno che ti minaccia non riesci ad essere misericordioso; la misericordia è un concetto che si evolve nel tempo, basti pensare al rapporto che una volta c’era con gli animali.
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Alcuni anni fa partecipai “laicamente” ad un convegno organizzato dalla Curia locale, avente come centrale il tema della Misericordia Divina, così come concepito nelle ripetute riflessioni sull’argomento da parte di papa Bergoglio.
Ad un certo punto i partecipanti, accomunati dalla fede nella Chiesa Cattolica, si divisero: una parte contestò papa Bergoglio perchè a loro dire privilegiava l’aspetto del perdono come atto di Misericordia a danno del ruolo di Dio quale giudice e punitore. Certo, si affermava, Dio è misericordia, ma nel momento finale, decisivo sarà un giudice imparziale, giusto, inflessibile che ci giudicherà e accanto alla salvezza deve esserci la punizione (i 4 novissimi: morte, giudizio, Inferno, Paradiso).
Mi viene da chiedere: forse il Dio giudice-punitore è una proiezione dell’essere umano, un meccanismo difensivo che consente ad un individuo, ad un popolo, ad una nazione di avvalersi della facoltà di giudicare e di punire in suo nome, invocando il “Gott mit uns”?
Enrico Iengo
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Condivido l’opinione di Enrico. Credenti e non credenti dovremmo sforzarci di elaborare una rappresentazione non riducibile al dio manzoniano “che atterra e suscita, che affanna e consola”. Per chi crede, il mistero di Dio non dovrebbe ridursi a una logica premio-punizione rimuovendo la categoria del perdono.
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Il commento sopra è di Nicola Porro
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Grazie Carlo Alberto per questa riflessione profonda. Mi colpisce soprattutto il rovesciamento che proponi: la misericordia non come concessione dall’alto al debole, ma come necessità dell’uomo per restare umano. È lo stesso principio che ritroviamo nel diritto internazionale umanitario: rispettare l’altro, anche il nemico, è ciò che salva chi combatte dalla propria disumanità.
In questo senso la Sumud Flotilla appare come un atto di misericordia riflessiva: non calcola l’efficacia immediata, ma testimonia l’obbligo etico di stare dalla parte del civile indifeso. Una scelta che molti definiscono “irragionevole”, ma che in realtà è l’unica vera ragione dell’umano.
Ed è qui la provocazione: se prendessimo sul serio il senso di misericordia da te chiarito, quanti discorsi politici che oggi si autodefiniscono “cristiani” rivelerebbero tutta la loro ipocrisia? Difendono il potere, non l’umano
Paolo Poletti
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Carlo, mi affascina la lettura etimologica delle parole, lo sai. E misericordia mi fa sempre portare l’accento sulla seconda parte, quella del “cuore”, appunto. Provo compassione del MIO cuore, che si alimenta della compassione per l’altro…Già, “compassione, cum patior”. L’uomo ha bisogno dell’altro per essere, lo sterminio elimina l’altro da me e mi rende eroe tragico su una scena deserta (“abbandonata”…). Se la misericordia è relazione con me e con l’altro, la sua assenza è alienazione, abdicazione dalla parte di me che entra in relazione , che si “riferisce ” all’altro. È abdicazione dalla propria umanità.
Scusa se ho divagato, grata del tuo bell’articolo.
Maria Zeno
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