DOSSIER BENI COMUNI, 108. IL RITORNO

a cura di FRANCESCO CORRENTI ♦

«Bene ha fatto papa Fieschi a profittare dell’occasione, offertagli da Luigi degli Obizzi e dai Cavalieri del Tempio, di fuggire da Sutri e di rifugiarsi nella mansio templare di San Giulio presso Civita Vecchia, che poi i Cavalieri Gerosolimitani dedicheranno, restaurandola, a Sant’Egidio, per raggiungere da lì, nel porto della stessa cittadella, la flotta genovese che lo portò in salvo. Se avesse tergiversato o ritardato, avrebbe potuto imbattersi in qualche rischio grave, cambiando Fieschi per Fiaschi, capitando in qualche “sacca” del tempo, come quella che a me sembra di vivere in questi giorni, in cui a cercare su certe carte “uniche” (e lo sono davvero!), pure ufficiali e controfirmate da ben noti esperti e massimi tecnici della Comunità, quella parva ecclesia e il suo residuo moncone di campanile romanico, nonostante le affermazioni in contrario di tanti e pure mie e di molti illustri studiosi e, da ultime, delle professoresse ed archeologhe medievaliste Francesca Romana Stasolla e Federica Vacatello (vedere la puntata 101 di questa rubrica del 27 marzo scorso sulla conferenza stampa del giorno 25), non esiste, non appare, non risulta, e se c’era non c’è più. Dal che il titolo «Campanile c’era», essendo quel terreno, in quella località con quel nome, in quelle carte che ho visto da poco (apparse come per magia, come sono invece scomparse cento copie d’una rivista e la ventina di tavole d’una mostra), una superficie sgombra da ogni preesistenza (a dicembre 2020, di profetico spirito dotato, avevo parlato, qui su SLB, di “tabula rasa”), agevole per tutti i tipi di attrezzature: termali, ricettive, residenziali, commerciali e sportivo-ricreative, senza neppure necessità di distinguere dove le une e dove le altre, così, come capita! Eppure, il Campanile c’è.»

Così terminavo quella che volevo fosse l’ultima puntata di “Beni comuni”, la 107ma, in quel 9 luglio che aveva visto, nella tarda mattinata, in un luogo istituzionale d’una certa importanza locale, da parte di persone investite di ruoli istituzionali di notevole importanza locale durante l’incontro con altre persone dotate di ruoli istituzionali della massima importanza in un settore governativo, la manifestazione di comportamenti (per me) incomprensibili, tanto da indurmi a quella decisione, un modo forse strano di esprimere il mio dolore, la mia sorpresa e incredulità, la mia protesta nel solo modo che avevo di trasmettere quei sentimenti agli altri, in quei luoghi, con le persone che pensavo potessero, per tantissimi motivi, comprenderle e condividerle.

Infatti, con immediatezza, quello stesso 9 luglio 2025, alle 19:58, Maria Zeno ha scritto: «Francesco, il tuo accorato “Eppure, il campanile c’è” mi rievoca il galileiano “Eppur si muove” ( o mòve) …E allora, consentimi di dire che TU ti muovi, TU ci sei, con la tua cultura, la tua erudizione anche, la tua appassionata voglia di evitare che la nostra Città sia sempre più simile ad una smemorata.» A quelle care parole lette qualche giorno dopo, rispondevo il 23 luglio 2025 alle 17:06, a mia volta scrivendo: «Le ultime esperienze, in ordine di tempo, della lunga avventura che la rubrica ha in vario modo rispecchiato sono decisamente deludenti. Tanto da avermi convinto a non dover proseguire ed a non aggiungere neppure un commento. Non senza un sincero ringraziamento a Maria Zeno che ha saputo cogliere l’accorato quanto inutile messaggio. FC»

Lì è finita. Non vi sono state altre reazioni, per quanto l’accaduto fosse noto a molti e segnalato a tanti altri, le preoccupazioni espresse chiarissime, l’argomento importante, addirittura in primo piano nelle esternazioni della “pubblica opinione” e i suoi vari aspetti illustrati in modo molto esplicito nelle immagini allegate allo scritto. A parte i continui, ripetuti, sofferti colloqui telefonici ed incontri tra alcuni consapevoli e angustiati, seguiti da allora fino ai giorni scorsi a quelle vicende, nessuna parola, nessun gesto, nessun fatto si sono aggiunti al commento di Maria Zeno nel contesto del blog e sua chat, salvo una presa di posizione tanto stupefacente quanto incomprensibile. Ho capito che la mia rubrica aveva pochissimi lettori e che quei pochissimi, con i problemi tremendi a livello mondiale, ne erano presi. Poi, anche il blog è entrato nella fase necessariamente inattiva delle ferie estive.

L’inattività sonnolenta ha permeato il restante mese di luglio, tutto agosto e questo inizio di settembre, al punto da far sorgere interrogativi preoccupanti relativamente ai silenzi ed alle immobilità dell’ente pubblico locale su questioni che erano state urgenti e improrogabili un attimo prima, accanto a novità di rilevanza indubbia ma di non agevole accessibilità “democratica” . Da questa costatazione, dato che certi doveri istituzionali sono per alcuni di noi cogenti e immediati, è derivata la necessità di superare la precedente decisione e riprendere il dialogo con i potenziali lettori, cercando di renderlo più incisivo e più sentito anche al di fuori del blog. Senza inutili parole, la copertina della puntata dichiara con molta precisione i temi in discussione. È come un rebus di immagini che raccontano gli argomenti proposti alle Lettrici ed ai Lettori e che essi potranno risolvere (indovinare, se preferite) con facilità. Altrimenti, troveranno la soluzione nella prossima puntata.

 La copertina-rebus della puntata Beni comuni n. 108 con le immagini dei temi proposti.

FRANCESCO CORRENTI