“AGORA’ SPORTIVA” A CURA DI STEFANO CERVARELLI – DONNE SI?…………….DONNE NO?…………
di STEFANO CERVARELLI ♦
Questo articolo sul tennis femminile inizia da lontano e precisamente dal 1943 quando Antoine De Saint-Exupéry scrisse il Piccolo Principe. In quel piccolo, grande, libro egli espose un concetto che attirò l’attenzione dei lettori: affermava la filosofia dell’essenziale invisibile agli occhi.
Difficile, allora, immaginare quanto quel principio sarebbe stato messo a dura prova nel tempo.
E così sembra essere stato, specialmente negli ultimi decenni, causa l’esplosione del quarto potere.
Da qui la crescita lenta, ma inesorabile – se non proprio in tutti – della malinconia scatenata dal ribaltamento del principio per cui l’essenziale è diventato ciò che si vede, che si mostra, in pratica si può tranquillamente affermare che quello che entra nei palinsesti televisivi, nei circuiti dell’informazione è quel che conta.
Anche lo sport non sfugge a questa regola, anzi… Nello sport esistono svariati modi per classificare le discipline sportive: individuali, di squadra, olimpiche, non olimpiche, estive, invernali ed altri ancora.
Il criterio che ne determina la gerarchia è senza dubbio l’esposizione mediatica, perché, come ben sappiamo, la televisione non si limita a raccontare il mondo: lo costruisce.
Il quarto potere determina le priorità culturali, sociali e anche, ovviamente prima di tutte, quelle politiche; in tal modo viene plasmato l’immaginario collettivo: quindi ciò che non viene mostrato non esiste, quello che non viene nominato non ha importanza.
E per restare allo sport è proprio in questa logica che si inserisce la polemica, risalente all’immediato dopo Wimbledon, iniziata in sordina e poi scoppiata sulla programmazione delle partite del Roland Garros.
Si tratta di questo.
Dal 2021 la Night Session prevede che ogni giorno del torneo si disputi, nella fascia serale, un incontro sul campo centrale: per la maggioranza delle volte si tratta della partita di maggior richiamo, anche televisivo; il chiaro intento di questa iniziativa è spingere l’incontro verso la massima visibilità per poi avere un forte ritorno pubblicitario.
Bene, sapete che da allora su 43 incontri, definiamoli importanti, solo 4 hanno visto protagoniste le donne? Significa che gli organizzatori hanno deciso che la partita migliore della giornata fosse, per il 91% quella maschile! L’ultimo incontro femminile, disputato in fascia serale, risale al giugno 2023 ed era un ottavo di finale.
Una diatriba, questa, riaccesa verso la fine di maggio, quando nell’ultima edizione si è trattato di sostituire una partita maschile per ritiro di uno dei giocatori; la scelta è caduta su un incontro tra la decima testa di serie e il numero 137 al mondo, quando in programma c’era un interessante scontro tra due campionesse Slam come Iga Swiastek ed Emma Raducanu.
Un giornalista statunitense ha contribuito a ravvivare la polemica facendo notare che questo succedeva in un torneo la cui direzione era affidata a una donna, icona del tennis francese: Amélie Mauresmo, c’è da aggiungere che questo accadeva nonostante la pianificazione del calendario fosse perfettamente all’insegna della parità.
Le parole successive del presidente della federazione tennistica francese, non hanno che peggiorato la situazione: “A volte dobbiamo pensare a cosa potrebbe essere meglio per i telespettatori dobbiamo fare delle scelte”. Fanno scalpore queste parole, pronunciate oltretutto da chi gode di un illustre passato di uomo di sport, in quanto il tennis al femminile gode di grande visibilità.
Tanto per fare un esempio il campionissimo, plurimedagliato del nuoto Gregorio Paltrinieri, non ha maggiore visibilità mediatica di Jasmie Paolini, anzi….
Ovviamente il tema non si riduce a chi ha più o meno maggiore visibilità; riguarda le pari opportunità e con queste il valore sociale, non commerciale, dello sport agonistico (basti ricordare che alle ultime olimpiadi, per la prima volta, la presenza femminile è stata pari a quella maschile). A questo proposito permettetemi di ricordare che sull’argomento “parità di genere nello sport”, ho scritto diversi articoli che una volta o l’altra riproporrò perché il tema si sta facendo sempre più interessante, mentre nel contempo aumentano sempre più i successi delle donne.
Per avviarmi verso la conclusione ritorno ai due estremi della visione del Piccolo Principe: essenza ed apparenza.
Da un lato Ons Jabeur, tunisina, ex numero due al mondo, famosa per lo stile di gioco vivace e creativo ma nota anche per il suo attivismo a favore delle donne e delle atlete.
Dall’altro troviamo i giornalisti, questi non hanno esitato a buttarsi sulla notizia riguardante la disparità evidente perpetrata nei confronti del tennis femminile e sulla “focosa” intervista al riguardo rilasciata dall’atleta tunisina. Perché all’altro estremo?
Rispondo citando Fabrizio De André: “…danno buoni consigli ma quando non possono più dare cattivo esempio” (tratta dal brano Bocca di rosa). L’argomento è balzato agli onori delle cronache sportive e sociali, quindi bisogna parlarne, è strumentale all’immagine, all’apparenza appunto. Però poi ci sono le persone che concretamente donano il loro tempo e si impegnano in maniera concreta per i diritti delle donne atlete, anche con lo scopo di sottrarre queste alle logiche del quarto potere.
STEFANO CERVARELLI

Caro Stefano, da ex bambina amante del calcio purtroppo non giocato ma “guardato”, non posso che gustare questo tuo articolo: con quanta curiosità mi guardavano le mie coetanee per la mia passione calcistica! Adesso ci sono fior di GIORNALISTE sportive e ti dico la verità…un po’ di nostalgia ce l’ho, come dice De Gregori …”Fossi stata un po’ più giovane”
Maria Zeno
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