Sanders, i socialisti e la legge finanziaria piu’ pericolosa della storia americana.
di PAOLA CECCARELLI ♦
La scorsa settimana sono andata a Fort Worth alla manifestazione “Fighting Oligarchy” organizzata dal senatore democratico indipendente Bernie Sanders che da febbraio gira per gli stati americani più repubblicani per offrire un’alternativa di dialogo e sfogo a chi non si sente più riconosciuto dai Dems o non si è mai pienamente riconosciuto in loro e per contrastare quella che ha descritto la “pericolosa apatia” del partito democratico dopo l’insediamento di Trump a gennaio.
Sanders ha tenuto finora 30 rallies in diversi stati e nel North East si era fatto affiancare da quella che considera la sua giovane pupilla, Alexandria Ocasio Cortez, rappresentante dei democratici socialisti nel 14esimo distretto di New York. Qui a Fort Worth invece c’era un altro democratico della nuova generazione, il texano Beto O’Rourke, che vive a El Paso, difficile città di confine col Messico. Sanders non avrebbe potuto scegliere una piazza migliore per il suo rally: Fort Worth è nel West, a 45 minuti di macchina da Dallas (dove vivo), città di cowboy, rodei, mercati di bestiame e petrolio ed è una roccaforte MAGA. Il Texas è del resto uno stato chiave dei repubblicani che riversano milioni e milioni di dollari per sostenere i loro politici capitanati dal Governatore Greg Abbott che tiene lo stato sotto un’oppressiva, conservatrice e bigotta gestione. Abbott è infatti uno zelante esecutore delle direttive di Trump. Per citare solo alcuni esempi: Abbott ha firmato la legge che dal prossimo inizio di anno accademico vedrà le tavole dei Dieci Comandamenti affissi in bella vista in ogni singola classe di ogni singola scuola texana. Ha cancellato milioni di finanziamenti per i programmi che continuano ad offrire almeno un pasto al giorno agli studenti meno abbienti anche durante l’estate. Ha firmato una delle leggi più restrittive sull’aborto arrivando a mettere una taglia di 10 mila dollari per chiunque faccia la spia e denunci le donne che cercano di uscire dallo stato per cercare un aborto in stati più permissivi o dottori che effettuano aborti al di fuori dei termini repressivi della legge. Ha autorizzato l’uso della National Guard per controllare chi protesta nelle piazze come ha fatto Trump con la California. Per inciso, O’Rourke è stato l’unico democratico che finora è arrivato vicino a sconfiggere Abbott nel 2022 durante le elezioni per la carica di governatore. Per le prossime Beto non ha ancora ufficialmente annunciato la sua entrata in campo.
Durante il rally di Fort Worth Sanders si è anche fatto precedere dal leader sindacale della IAM che raggruppa i lavoratori e sindacalisti della Lockheed, da un insegnante del distretto scolastico cittadino ed un operaia seguiti poi da Greg Casar, il rappresentante socialista democratico al Congress Progressive Caucus del Texas che ha anche avuto l’endorsement dal Working Families Party.
Sanders, Beto e Casar hanno duramente condannato l’attacco armato di Trump all’Iran e ribadito che il governo americano deve immediatamente bloccare l’invio di finanziamenti e armi ad Israele le cui mani si sono insanguinate del genocidio di Gaza. Sanders ha poi continuato toccando i suoi temi piu distintivi: la necessità di incentrare la politica del paese a difesa della classe lavoratrice, creando leggi e finanziamenti che aiutino a colmare il gap tra i meno abbienti e i più ricchi, tassando oligarchi come Musk, Bezos, Zuckerberg ed impedendo loro di continuare ad arricchirsi manipolando leggi a loro favore. Sanders è stato come al solito estremamente critico nei confronti del suo partito, colpevole di ostacolare chiunque non sia allineato e di usare i cosiddetti PAC e SuperPac per raccogliere soldi da individui e corporations e sostenere solo gli esponenti più consolidati tipo Clinton o Biden osteggiando le nuove leve perché non allineati o troppo radicali. Sanders accusa da tempo i Democratici di aver perso contatto con la loro base, di essere paralizzati dalla paura di prendere decisioni che potrebbero danneggiare l’afflusso di finanziamenti dei grandi lobbyists, di non sapere più né comunicare né ascoltare i propri elettori e preoccuparsi solo di mantenere il proprio status. Impasse che ha portato alla sconfitta nelle elezioni 2024 e la perdita del controllo alla House e al Senato.
“I democratici non possono lamentarsi dell’autoritarismo di Trump quando hanno ignorato le loro stesse responsabilità continuando per anni ad essere complici nell’invio di soldi e armi ad Israele. I democratici preferiscono continuare ad essere capitani del Titanic ed affondare piuttosto che cambiare direzione. Non dimentichiamoci che abbiamo perso circa 5 milioni di voti nelle ultime elezioni “.
Al rally di Fort Worth sono sventolate alcune bandiere palestinesi mentre rappresentanti del DSA, Democratici Socialisti d’America, distribuivano spillette, volantini e libri nel palazzetto dello sport che contiene circa 14 mila posti ed era pieno. Sanders stesso ad inizio discorso si è guardato in giro e ha commentato “You are really a lot”. Cioè, siete davvero tanti.
Ed in effetti essere riuscito a smuovere così tante persone, in una domenica pomeriggio infuocata di questa bollente estate texana, in una città come Fort Worth non è stata impresa da poco.
Ma solo chi non sta seguendo gli avvenimenti di questi ultimi anni potrebbe davvero stupirsi.
C’è infatti un filo rosso che è stato presente in America a partire dalle manifestazioni di protesta di Seattle durante la conferenza dell’Organizzazione mondiale del commercio e i NO Global nel 1999 passando per le proteste contro la guerra in Iraq, Occupy Wall Street , Black Lives Matter, le lotte per il diritto all’aborto fino alle recenti proteste a favore della Palestina, quelle contro l’ingerenza di Musk, contro DOGE e ICE. Un movimento che ha sostenuto Bernie Sanders facendolo diventare il suo più acceso e riconoscibile promotore e ha spinto alla visibilità nuovi politici come Alexandria Ocasio Cortez, Jasmine Crockett e, freschissimo da una vittoria strabiliante, Zohar Mamdani che ha letteralmente sbaragliato il suo avversario democratico Andrew Cuomo e si è candidato come possibile nuovo sindaco di New York nelle elezioni che si terranno a novembre.
Questo filo rosso è il socialismo. E fa davvero impressione che questo concetto politico che in Europa è come caduto nel dimenticatoio stia invece trovando nuova linfa proprio negli Stati Uniti, il paese capitalista per eccellenza che lo ha sempre duramente osteggiato. Certo non è stato un processo improvviso.
Ancora nel 2008 durante le elezioni di Obama l’epiteto più diffuso per screditarlo era di dargli appunto del socialista, del comunista (e Obama non poteva essere più distante da quel concetto). Ma nel 2018, dieci anni più tardi, durante le elezioni mid-term per la Camera era salita alla ribalta la stella di Alexandria Cortes eletta quasi con facilità che si era dichiarata da subito una democratica socialista aiutata dallo stesso Sanders che aveva raggiunto un livello di popolarità come mai prima riempiendo le piazze di giovani. Definirsi socialisti non era più un ostacolo, uno stigma ma un segno dei tempi.
I giovani americani che hanno vissuto solo gli strascichi della bieca propaganda anti-comunista si sono ritrovati fra le mani un concetto che dava loro un modo nuovo di rapportarsi con gli eventi e forniva un’arma di interpretazione e identificazione. Secondo un sondaggio Gallup nel 2018 tra giovani dai 18 e 30 anni ben il 51% aveva dichiarato di vedere positivamente il socialismo mentre solo il 45% per cento aveva una visione positiva del capitalismo.
I giovani della generazione Z hanno del resto una visione più sfavorevole del capitalismo e due terzi di loro hanno affermato che opteranno per un candidato socialista al momento del voto.
Tutti ricordano le lotte operaie dell’Ottocento e i primi sindacati (i ferrovieri che stavano costruendo le prime reti di treni del paese) che venivano repressi brutalmente. Le lotte sindacali di Chicago dove Eugene Debs fondò il Partito Socialista d’America con una piattaforma che includeva il suffragio alle donne, l’abolizione del lavoro minorile, il controllo dei servizi pubblici e delle risorse naturali, la riduzione dell’orario di lavoro a 8 ore, l’assistenza sanitaria pubblica e il salario minimo.
Dopo anni di costante crescita il freno al socialismo arrivò poi non da destra ma proprio dall’ascesa del presidente Roosevelt e il suo New Deal che introdusse tantissime manovre economiche e sociali per contrastare la Grande Depressione stemperando per così dire l’impatto rivoluzionario del socialismo e riducendolo a posizioni più moderate.
Proprio Alexandra Ocasio Cortez si è rifatta a Roosevelt quando lo scorso anno ha presentato il piano economico ambientalista dei democratici socialisti chiamato appunto New Green Deal..
Attualmente il DSA conta circa 90 mila iscritti ed ha 3 rappresentanti membri alla House of Representatives: Jamaal Bowman; Cori Bush, Greg Casar.
Alexandria Ocasio Cortez e Rashida Talib sono state invece le prime donne socialiste ad essere state elette al Congresso. Recentemente però AOC è stata duramente criticata dal DSA per la sua troppo tiepida opposizione ad Israele. Dal canto loro anche i più moderati tra i Democratici hanno invece iniziato ad apprezzarla dopo che Cortez ha difeso strenuamente Joe Biden contro chi voleva il suo ritiro dalla corsa presidenziale e si è poi allineata con Kamala Harris su Israele e Gaza. Solo le prossime mosse di Cortez potranno far capire esattamente da che parte continuerà la sua carriera politica.
Oltre a Cortez a New York c’è Jasmine Crockett eletta nel 16esimo distretto e soprattutto l’uomo del momento, Zohran Mamdani, che come detto è stato scelto dagli elettori democratici di New York per rappresentare il partito contro il candidato repubblicano per la carica di sindaco.
Sanders si è chiaramente detto felicissimo della vittoria di Mamdani e ha indicato il suo successo come la giusta strada da intraprendere per il Partito Democratico.
“Mamdani sta mandando i Democratici in fibrillazione perché stanno vedendo che chiunque può vincere senza i grandi finanziamenti e senza i soliti ammanicamenti se si ha sinceramente a cuore la difesa dei diritti delle persone comuni”.
La vittoria di Mamdani ha in effetti galvanizzato quella porzione di democratici che spinge per una revisione dei rapporti all’interno del Dems. Il DNC, (Democratic National Committee) è del resto sotto scrutinio soprattutto dopo aver appoggiato la ricandidatura di Joe Biden. Il suo leader, Ken Martin, sta cercando di portare nuova linfa al vecchio sistema partitico ma si trova anche a scontrarsi con chi spinge per una più veloce e radicale rinnovamento. Un esempio fra tutti: David Hogg, 25 anni, carismatico leader del movimento March for Our Lives che fondò dopo la strage dei 17 studenti nella scuola di Parkland nel 2018 dove era stato lui stesso un sopravvissuto. Hogg da quell’evento si è costantemente battuto per una legge più repressiva contro l’uso di armi e la sua passione politica lo ha portato ad essere stato eletto come vice leader del DNC. Proprio in questi giorni Hogg ha però annunciato che non si ripresenterà per la stessa carica e ha duramente criticato l’establishment democratico descrivendolo come “asleep-at-the-wheel” cioè addormentato alla guida. Martin ha duramente osteggiato Hogg descrivendo le sue idee come fuorvianti e non allineate. Dopo mesi di lotte intestine tra i due Hogg ha quindi deciso di abbandonare la carica. Non è ancora chiaro quale sarà il suo prossimo passo ma sicuramente la perdita di un personaggio come Hogg decisamente popolare tra i giovani di cui condivide l’uso disinvolto dei social e media non ha messo in buona luce i democratici.
Secondo il news outlet Politico, il DNC ha in cassa solo 17.9 milioni di dollari mentre i repubblicani hanno 67.3 milioni. Una montagna di soldi in più. Chiaramente un segno che c’è affanno e poca incisività in campo Dems.
“Non ho chiaro cosa cavolo i Democratici stiano facendo – ha detto ai giornalisti Robert Reich ex consultant nell’amministrazione Obama – ma di certo sembra che molti di loro stanno semplicemente facendo i morti in attesa che Trump faccia un passo falso”.
Che non ci sia più molto margine di attesa lo dimostra la votazione che si sta svolgendo da venerdì notte al Senato per l’approvazione della terribile legge voluta da Trump (da lui soprannominata Big, beautiful bill) che avrà disastrose conseguenze sulla vita di milioni di americani con tagli di circa 900 miliardi e l’invio di 150 miliardi di dollari alle spese militari. Per contrastarne o almeno rallentare l’approvazione nella speranza di convincere almeno un repubblicano a votare contro, i Democratici hanno iniziato a leggere, molto lentamente, in aula le pagine della proposta di legge cercando di guadagnare tempo per fare ancora più pressione in particolare sui soli 7 senatori repubblicani che sono stati critici verso la legge. La stessa Hillary Clinton su Instagram ha postato la lista dei senatori e il numero di telefono dei loro uffici per chiedere a chi li abbia come rappresentanti di telefonare e chiedere di votare no. Sui social il movimento 5051 che ha organizzato la marcia No King di due settimane fa ha creato un’app per facilitare le telefonate fornendo anche un template con le cose da dire. Allo stesso tempo si stanno contestando ogni più piccolo cavillo e errori nella stesura della proposta di legge. Sui social si vedono reels di senatori democratici che si filmano in diretta mentre nel cuore della notte si recano al Senato per dare il cambio ai loro colleghi. La senatrice Elizabeth Warren è una esperta di queste dirette.
Mentre scrivo è lunedì pomeriggio ed ancora non si è arrivati ad una conclusione ma dovrebbe arrivare stanotte (lunedì notte american time). Il Senato è controllato dai Repubblicani e solo due di loro hanno votato contro insieme ai Dems mentre il democratico Fetterman si è schierato con i repubblicani..
Il tentativo dei democratici al Senato sembra a dir poco disperato ma ha raccolto consensi vastissimi sui social dove stanno circolando tantissimi commenti di approvazione. Questo rende l’idea della pericolosità di questa legge e del fatto che se si crea un’opposizione la gente segue, sostiene.
Trump ha fatto sapere di voler la legge sul suo tavolo il 4 Luglio, giorno dell’Indipendenza americana (non può sfuggire l’ironia pestifera) per la sua firma di ratifica.
Chiamare questa legge la pietra tombale della società americana come la si è conosciuta finora non è un eufemismo: si tratta del più grosso travaso di aiuti finanziari verso i ricchi: 910 miliardi di dollari in tax break ad aziende e corporazioni. Per trovare quei soldi quasi 17 milioni di persone perderanno la loro assistenza sanitaria grazie al più largo taglio mai operato finora a Medicaid (che è l’assistenza pubblica per i più poveri); 1 su 4 case di riposo dovranno chiudere per mancanza di finanziamenti; 186 miliardi saranno cancellati per SNAP (che provvede a buoni spesa per i meno abbienti); 16 milioni di studenti non avranno più pasti gratis a scuola; larghi tagli anche ai veterani e alle associazioni che li aiutano; aumenti a livello nazione del costo della elettricità fino al 30%, aumento del prezzo del gas, quasi 4 trilioni di dollari aggiunti al deficit pubblico; eliminati i crediti per l’acquisto di auto elettriche; il più massiccio tax break mai approvato per i ricchi; aumenti del costo di premium e deducibile e le cosiddette spese out of pocket mediche anche per chi non è sotto Medicaid; eliminazione di migliaia di posti di lavoro nell’energia rinnovabile; aumento degli interessi per gli studenti che aprono prestiti per sostenere gli studi; miliardi di finanziamenti per ICE.
La legge è talmente orrenda che persino Elon Musk oggi ha twittato: “Questa legge aumenterà il deficit pubblico di 5 trilioni di dollari. È chiaro che ormai viviamo in paese che ha un solo partito: the porky pig party cioè il disgustoso partito dei maiali repubblicani. È tempo di fondare un nuovo partito SENZA i repubblicani”.
Vediamo chi seguirà Musk.
Intanto per il 4 Luglio è prevista anche la seconda giornata nazionale di protesta ‘NO KINGS”.
La nazione è certo annichilita, ma non inerte del tutto. Anche se sembra che non importi quanta gente si sia riversata per le strade a protestare da gennaio in soli 6 mesi i repubblicani hanno letteralmente distrutto il sistema connettivo di checks and balances che teneva in piedi il modello americano. Il sogno americano era moribondo. Ora è stato assassinato.
Sanders lo stava dicendo da tempo. È stato Cassandra per decenni. “I democratici si sono lasciati intorpidire dagli otto anni glamour di Obama e non hanno saputo capire in tempo che l’America di quegli anni si stava sgretolando in fretta e che di fronte agli attacchi violenti e volgari dei repubblicani capitanati da un personaggio che è l’esatto opposto di Obama c’era bisogno di una reazione più veloce, azioni più radicali e un genuino confronto ed allineamento con i bisogni dei cittadini”.
Che ora soffriranno.
E il fatto che tra questi ci saranno anche quelli che hanno votato per Trump non addolcisce l’amaro in bocca.
PAOLA CECCARELLI

Interessante relazione specie se vissuta in diretta. Confortante la possibilità di una catarsi socialista. Trump oltre ad essere il tracotante per eccellenza e riportare indietro la democrazia USA è fondamentalmente “imbecille”nel senso di un mio recente articolo. Il lavoro sporco se lo si fa lo sideve far bene. Sganciare bombe per non intaccare il potenziale atomico ma anzi favorirlo data la reazione drammatica iraniana, non è azione efficiente ma de-ficiente.
Grazie per le puntuali e speranzose notizie vissute in prima persona.
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Trovo molto interessante questo tuo articolo, frutto di “vita in diretta” negli U S.A.
Io resto sempre più sconcertata dalle quotidiane sortite del President, sconcertata e a tratti incredula. Non pensavo potesse accadere, almeno non con questa tracotanza esibita.
Maria Zeno
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