Come eravamo- La Maturità del ‘76
di MARIA ZENO ♦
All’epoca gli Esami di Maturità iniziavano il 1 luglio, fino al 31 maggio si andava a scuola e poi, dal 1 giugno (credo per una regola non scritta) gli studenti delle classi quinte restavano a casa a studiare. Due le prove scritte, due le materie dell’orale, la prima scelta dal candidato, la seconda attribuita dalla commissione fra le 4 uscite. Il voto era in sessantesimi.
Nelle case, da giugno in poi, ci si attrezzava fra compagni di scuola in gruppetti di studio, a casa dei miei eravamo tre fissi ogni mattina dalle 5,30 in poi per studiare greco orale ( nello specifico della mia classe “I Persiani” di Eschilo e “Per l’invalido” di Lisia) e, nel pomeriggio, chi voleva veniva a fare visita, mia madre ormai quasi non chiudeva più la porta. Io ero gettonata come compagna di studi di italiano e greco, fuggita come la peste per la matematica, che “non sarà mai il mio mestiere”.
E dopo un mese di studi arrivò la fatidica vigilia: 30 giugno, le indiscrezioni sulle tracce dei temi si rincorrevano ( Montale, Leopardi, Ungaretti, la guerra del Vietnam, la crisi petrolifera e le targhe alterne e via via le ipotesi più fantasiose), a casa dei miei nel pomeriggio avanzato eravamo arrivati ad essere una decina, chi si fermava, chi andava e veniva, chi “so la traccia perché ho un parente in Australia nella scuola italiana quindi ha già fatto lo scritto”, addirittura a un certo punto mi trovai di fronte, nel tinello pieno di libri e fogli di carta, un ragazzo sconosciuto, studente di un’altra scuola, non la mia: un amico gli aveva detto che “questo gruppo del classico sono bravi a preparare i temi”.
Dopo un giorno intero di pazzie, mia madre fece capire che era ora di sloggiare, io avevo svolto più o meno sommariamente non so quante tracce e non mi ero nemmeno fatta le cartucciere ( eravamo proprio in piena preistoria, altro che smart watch o AI) : ero troppo stanca e poi, mi ero detta, se so scrivere so farlo anche durante l’esame.
Cena, un po’ di TV ( all’epoca le trasmissioni cessavano verso mezzanotte, esisteva solo la RAI), poi a letto senza alcuna speranza di dormire.
All’improvviso, vigorosa scampanellata al citofono, insistente ed ansiosa: un maturando dello scientifico, dello stesso stabile in cui abitavo io che a mia madre annuncia concitato :” Signora , chiami Maria, subito! Hanno scoperto che sappiamo che temi daranno e hanno annullato l’esame!”.
Mio padre, che si beveva gli ultimi sprazzi di TV, all’unisono con il vicino di casa- studente in preda al panico corre in camera mia annunciando:”Oh, c’è un’edizione speciale del Telegiornale, dicono che domani salta l’esame”.
Già, il ’76 è l’anno della Suora ( mi pare di Vigevano, come il calzolaio) che, ingannata al telefono da un sedicente Provveditore, aveva aperto la busta sigillata con i temi leggendone il contenuto e ascoltando poi il beffardo “clic” del telefono chiuso. Denuncia, allarme nazionale, titoli “ bruciati” e il 1 luglio niente esame: iniziammo il 2 luglio con la seconda prova (latino al classico).
Che ricordi! Ancora ho vivo l’ingenuo ed immotivato senso di colpa del vicino di casa ( “Hanno scoperto che sappiamo che temi daranno…”) ed il panico e, nei giorni successivi, pian piano la consapevolezza che avevamo comunque scritto un pezzo di storia: negli anni successivi i compiti della maturità furono consegnati ai Presidi e da questi portati nelle Caserme dei Carabinieri o in Polizia, fino ad arrivare alla attuale trasmissione telematica.
Altri tempi… in quell’estate fra noi maturandi di provincia ci si scambiava “La Storia” di Elsa Morante ( dal 1974 in edizione economica per i tipi di Einaudi), “Cent’anni di solitudine” di Marquez ( all’epoca era un po’ meno immediata di oggi la trasmissione dei successi editoriali). E, soprattutto, si parlava e si discuteva di libri, ricordo gli accesi confronti su “Lettera ad un bambino mai nato” di Oriana Fallaci ed il rituale passaggio di mano in mano dell’ ”Antologia di Spoon River”.
La canzone – tormentone di quell’estate? “Non si può morire dentro”, di Gianni Bella, struggente quel tanto che serve ancora oggi ad evocare un periodo della giovinezza.
Se dovessi scegliere un saluto per la me di allora, ruberei una bella dedica di un paio di anni fa di maturandi di un liceo classico romano ( il “Giulio Cesare”, se non sbaglio, il liceo di Antonello Venditti, quindi il luogo ispiratore di “Notte prima degli Esami”) : “ All’adolescente che sono stato: abbracciami forte”.
Sa un po’ di commiato, vero? E già: tempus fugit…
MARIA ZENO

il mio ricordo indelebile fu il compito di matematica( liceo scientifico),mentre leggevo il testo io e una mia amica tre banchi avanti che si era girata verso di me ( eravamo le due brave in matematica) aveva fatto una smorfia cercando conferma……. Il problema si risolveva al di là delle funzioni più difficili semplicemente con il teorema di Pitagora….. consegnammo io e lei in 10 minuti con grande sorpresa della commissione; il prof di matematica che era in commissione si incavoló non poco perché i suoi alunni della sua città sbagliarono tutto
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Cara Maria, ben altra la maturità del ’67, non solo perché gli scritti erano tre e gli orali erano sostenuti in due giorni diversi in tutte le materie, ginnastica inclusa (ricordo le flessioni fatte in corridoio con la cravatta a spazzare il pavimento..), ma perché non provavamo neppure a prevedere la traccia (una sola!) del tema di italiano e comunicare con l’Australia era difficile come ai tempi di Cook o Tasman. Ci accompagnava un sano spirito stoico che induceva al fatalismo: la notte prima degli esami? Ognuno a casa sua e forse neppure a studiare. Non c’era un punteggio sintetico finale bensì un voto per ogni materia e se avevi non più di tre insufficienze ti toccava un’appendice di esame a settembre: per la cronaca io fui l’ultimo a sostenere gli esami -il 20 luglio- e passai l’estate in parte a studiare le illustri sconosciute matematica e fisica, scoprendo peraltro che potevano perfino essere interessanti..
Ettore
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Grazie, amici, dei vostri ricordi. La maturità è una tappa indelebile che la nostra mente continua a riscrivere negli anni. È bello tornare a quei giorni, epici per ognuno di noi, scanditi da una canzone, da un profumo, dal colore di un’atmosfera.
Maria Zeno
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