BREVI CONSIDERAZIONI SUL MOMENTO ATTUALE
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
I bambini sono, purtroppo, il punto di partenza.
I bambini, come tutti gli esseri, sono immersi nella realtà ma, partendo da questa, creano nella loro fantasia paure ben più grandi della stessa realtà. Se la realtà è spaventosa si può immaginare il dramma a cui sono sottoposti i bambini di Gaza, i bambini ucraini e tutti quelli che vivono in questo periodo di buio della nostra civiltà.
Un progresso tecnologico inarrestabile, una enorme ricchezza accumulata da pochi e la strage di bambini, strage fisica e strage psicologica. Questo il nostro mondo! Una assurda contraddizione.
Basta scorrere un giornale o ascoltare i telegiornali: accanto a notizie di umanità devastata la frivola notizia di un evento mondano, di un campione dello sport, di uno spettacolo di successo. Siamo abituati a sopportare e giustificare le massime antinomie. La morte, il dolore, lo strazio si mescola all’intrattenimento, al seguire con morbosità un delitto irrisolto. Tutto deve far spettacolo, audience. Il tratto distintivo del momento è l’assuefazione al male. Siamo immersi nel grande brodo comunicativo dove ci si allarma per qualche attimo per poi diluire e, spesso, dissolvere l’angoscia con la tranquillità del gioco televisivo, dello scontro dei politicanti, della passione agonistica.
Il Male ha il sopravvento su ciò che dovrebbe essere giusto. Troppo odio ovunque. Ci si fa beffa del debole, del meno armato, del povero che deve sopportare le violenze ed i soprusi del forte. Vince nella Comunità umana chi riesce a dotarsi, lecitamente o illecitamente, dei mezzi patrimoniali. Il politico esemplare è quello senza scrupoli. Con la massima impudenza il politico che esprime la massima potenza dichiara, senza timore, che ciò che si chiama verità sta semplicemente dalla parte del più forte.
Il fine della vita è godere il più possibile di ogni piacere, saziare le passioni, le più morbose.
La giustizia, la misericordia, la temperanza, la virtù è invenzione del fallito, dello stolto. La vita va consumata senza mortificare gli istinti. Non esiste alcuna escatologia da attendere. Vivere in funzione del solo corpo, delle sole passioni significa vivere per ciò che è destinato a scomparire definitivamente. Dunque, vivere al meglio l’unica possibilità di cui si dispone.
Queste ultime considerazioni scritte in corsivo sembrerebbero essere una analisi del presente. Ebbene, queste considerazioni sono un adattamento con leggera “variante” di ciò che è scritto nel dialogo Il Gorgia di Platone (Gorgia, 482 e sgg)!
Il mondo sembrerebbe, dunque, ripetersi: si dirà che lo è sempre stato. Eppure il presente si distingue dal passato in modo significativo: il progresso umano ha raggiunto livelli impressionanti da rendere arduo il confronto con altri paradigmi storici. Questo progresso ha sempre nutrito in sé una potente aspettativa. La speranza, agli inizi certezza, di risolvere nel suo realizzarsi i più acuti e drammatici problemi dell’uomo, la ricerca del vero, del giusto, del benessere, della pace e della tolleranza. Non solo, dunque, illuminare la “natura delle cose”(suo campo specifico) ma anche sostituirsi alla filosofia, alla religione, al pensiero non calcolante.
La scienza è di certo un “cimitero di errori”(Feyerabend) per cui pensare che abbiamo raggiunto la verità definitiva è, oggi, estremamente ingenuo. Il progresso scientifico ha mostrato di essere in sé soprattutto questo: apparire più grande di quanto lo sia davvero!
Nel suo campo proprio essa procede assomigliando ad un cimitero degli errori (Feyerabend). Ma è proprio questo il grande pregio di essa: procedere elaborando concetti “falsificabili”. Dunque, a differenza di come si sosteneva un tempo, essa vale proprio perché non dogmatica (Popper). A maggior ragione nel suo progredire non migliorerà mai il grado di “umanità” nella ricerca della Verità . Può contribuire decisamente alla sanità del corpo, allo sviluppo degli strumenti, all’intelligenza artificiale ma anche se tutte le possibili domande scientifiche avessero risposta, i nostri problemi vitali, non sarebbero neppure sfiorati (Wittgenstein, Tractatus,6.52)
La grande illusione illuministica e poi positivistica (e neopositivistica) di sanare il gradiente umanità con il progresso della “ragione calcolante” si è dimostrato fallace. Così è stato anche per la successiva illusione che l’economicismo liberale( derivato dal dominio positivista) potesse, in un mondo globalizzato, distribuire benessere e dunque giustizia e pace.
Pensare di trovare Giustizia e Verità all’interno del mondo attraverso la tecnica dell’homo faber è il sogno infranto dell’umanità contemporanea.
Perché è ancora difficile render conto di questo fatto!
Ancora una volta dobbiamo rifarci a Platone (una fonte vera è sempre “perenne”, atemporale).
Il senso del mondo deve essere trovato al di fuori di esso! (questo è il significato della espressione con cui, nella Repubblica,509c, si definisce il Bene, epèkeina tès ousìas).
Il Bene, cioè il vertice, non è nel cosmo, negli esseri che lo popolano (mondi, stelle, galassie…) ma è “al di sopra”di ogni possibile essere. Pensare di risolvere il senso all’interno del “reale” è follia. Pur riuscendo a risolvere ogni domanda del cosmo, ci insegna il “logico” Wittgenstein, noi non avremmo risolto il grande “perché” della vita. Eppure, siamo ostinatamente immersi a credere che le ombre che appaiono nel fondo della caverna siano la vera realtà! Ostinatamente convinti che l’amor sui, l’egoità, la gula spiritualis, il permanere, l’avere, l’appropriazione debbano valere come orientamento della vita “ben vissuta” come si evince da quelle righe del Gorgia.
Muovere l’intelligenza liberandola da ogni contingenza o credenza fondamentalistica, laica, scientista o religiosa che sia, verso ciò che è ab-solutus “ cioè sciolto, libero da altro, libero dalle nostre costruzioni mentali.
Così hanno pensato i grandi Maestri spirituali dell’Occidente e dell’Oriente di tutti i tempi, di tutte le culture. L’uomo deve essere ciò che è!
Conquistiamo mondi extra-terrestri, abbiamo allungato la vita, viaggiamo a grandi velocità, siamo connessi in modo stupefacente, costruiamo una Intelligenza al nostro servizio e…. dilaniamo corpi di bambini innocenti, devastando i loro animi infantili.
Ma, soprattutto, nutriamo una fede per la malafede perché se l’uomo fosse ciò che è , la malafede sarebbe assolutamente impossibile (Sartre).
CARLO ALBERTO FALZETTI

E’ sempre piacevole leggerti. Mi hai fatto ricordare una poesia che scrissi tempo fa, e che dimostra come niente cambia, se non si ha coraggio.
L’IGNAVIA
Ho avuto un sussulto
davanti a quel volto
di bimbo malato
sullo schermo tv./ Ho rabbrividito
vedendo un corpo oltraggiato
malamente coperto da un telo./ È la guerra nel telegiornale.
Ho pianto davanti alle pire
che bruciano resti di esseri umani./ C’è stato un terremoto
in un luogo lontano./ Ho provato disgusto
sentendo storie di corruzione
intrecciarsi veloci e incalzanti,
come il racconto in presa diretta
di una partita di pallone.
Adesso basta. È meglio cambiare canale.
S. B.
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Nella novella Libertà di Verga, la plebe di Bronte, convinta che le vittorie garibaldine portassero un totale rivolgimento sociale, fa strage dei notabili del paese. Fra i tanti massacrati c’è anche il figlio undicenne del notaio: quando il taglialegna-sia pur tremando come una foglia per la ripugnanza – vibra il letale colpo di scure sul bambino, uno commenta: “Bah, sarebbe stato notaio anche lui”.
Sarebbe troppo crudo pensare che un bambino ucciso sia -nelle intenzioni dell’uccisore- non una creatura innocente, ma un futuro nemico?
Ettore
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davvero “forse l’orrore non è che l’inerme che ci chiede aiuto” (Rilke)
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L’anonimo sono io Caterina
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