“AGORÀ SPORTIVA” A CURA DI STEFANO CERVARELLI – IL MOMENTO MAGICO: QUANDO LO SPORT ENTRA NELLA VITA DEI BAMBINI
di STEFANO CERVARELLI ♦
Uno dei principali problemi con i quale i giovani genitori si trovano ben presto a dover risolvere riguarda la scelta dello sport al quale avviare il proprio figlio, tenendo conto ovviamente anche dell’età.
Le considerazioni che riporto in questo scritto sono scaturite dalla mia esperienza di allenatore ed istruttore federale di Basket e minibasket.
La prima scelta davanti alla quale si trovano i nostri giovani genitori è: sport di squadra o sport individuale? Quali vantaggi offre il primo e quali il secondo? Qual è l’età giusta per il primo e quale l’età giusta per il secondo?
La prima risposta che mi sento di dare a queste domande è di carattere generale. Bisogna sempre chiedersi qual è il motivo principale per il quale vorremmo che il bambino faccia sport; le risposte naturalmente sono molteplici ed investono le aree del “mondo” del bambino, da quella sociologica, a quella comportamentale, a quella educativa, per arrivare, non certo ultima a quella riguardante la salute e la necessità di porre rimedio, attraverso l’attività motoria. A risolvere problemi scheletrici o di altro tipo posturale.
E’ da queste risposte che può iniziare il cammino della scelta dell’attività fisica da fare svolgere al bambino.
Un chiarimento. Io non userò mai la parola sport applicata al bambino, (anche se purtroppo l’età dell’attività agonistica si va sempre più abbassando) i piccoli devono solo fare attività motoria ricreativa, ma su questo tornerò più avanti.
È evidente che un ruolo importante nella scelta dell’attività lo ricopre, come dicevo prima, l’eventuale necessità di appropriate terapie mediche ed in questo l’ultima parola appartiene a uno specialista sanitario.
Al di là comunque di quanto detto non bisogna mai dimenticare l’attività fisico sportiva deve possedere una primaria esigenza del bambino: il divertimento, il gioco, ed è attraverso questi due elementi che si può, in un secondo momento, avvicinare i piccoli alla tecnica della disciplina sportiva che pace loro praticare.
Ho detto “loro” non certo a caso perché spesso accade che il bambino venga indirizzato verso uno sport che piace ai genitori che il più delle volte coincide con lo sport praticato da uno dei due.
Abitudine dura da estirpare, non dico che sia negativa, ma bisogna tener conto dell’attitudine del figlio, o della figlia e soprattutto che la volontà dei genitori coincida con il piacere dei giovani rampolli.
Ci sono stati e ci sono tutt’ora casi in cui i ragazzi hanno seguito la strada dello sport praticato dal padre o dalla madre, ma ci sono pure molti casi dove l’ostinazione genitoriale ha prodotto soltanto un rifiuto, non solo di quella disciplina , ma dell’intero sport da parte dei figli.
Un’altra regola d’oro, a mio parere, è quella di evitare società, allenatori, istruttori che fanno della vittoria il loro unico credo e che per questo avviano i piccoli atleti su questa strada, finalizzando la loro preparazione a questo obiettivo a discapito di una formazione completa come la loro età esige.
Ma qual è la formazione adatta ai bambini?
Nell’età della scuola elementare è necessario che i piccoli sviluppino ed incrementino le capacità motorie, il controllo del suo corpo, il rapporto di questo con lo spazio, senza trascurare l’agilità e l’equilibrio e quello che più piace al bambino cioè il rapporto con la palla, la conoscenza e la progressiva padronanza di questo oggetto rotondo e con tutto quello che ci si può fare.
Tutte doti, queste, che non sono certo finalizzate a un determinato sport ma fanno parte del bagaglio complessivo di maturazione fisico-psichica, utile per qualunque disciplina agonistica verrà poi intrapresa.
Naturalmente non deve poi mancare mai il gioco e il divertimento; non bisogna mai dimenticare che il bambino è lì per questo: giocare e divertirsi con i suoi coetanei. Compito dell’istruttore è proporre esercizi, giochi nei quali ci siano “nascoste” le finalità didattiche di cui parlavo prima. Il tutto si può condensare in una sola frase “FORMARE GIOCANDO”.
Passando ai più grandicelli, a quelli delle scuole medie, il percorso sportivo ovviamente cambia. Incrementando ed aumentando di livello di difficoltà del lavoro iniziato prima, a questa età si aggiunge la prima vera attività agonistica, la prima scelta dell’attività sportiva. Non è detto infatti che un bambino che in precedenza abbia frequentato corsi di mini-basket, o mini-volley o scuole di calcio, continui poi in uno di quei sport. L’importante è che il ragazzo e i genitori rimangano nell’ottica giusta di cosa significhi fare sport. Troppo spesso infatti proprio in questa fascia d’età trovano spazio atteggiamenti negativi frutto di un’errata educazione sportiva. È questo il periodo nel quale il ragazzo deve essere guidato a trasportare tutto il bagaglio tecnico-fisico appreso in precedenza in una nuova realtà: quella agonistica. In questa fase un segreto fondamentale dell’allenatore è riuscire a dare sempre nuovi stimoli per infondere una continua carica ai suoi giocatori o giocatrici.
Questo, credetemi, data l’età con tutte le sue problematiche, la testa piena di ben altre cose, non è affatto un passaggio semplice sia per quello che adesso possiamo chiamare giocatore sia per chi dovrà gestire questa fase cioè l’allenatore. Sono convinto che il suo compito sarà senz’altro più facile se non dimenticherà mai, dico mai, il ruolo più importante: quello di istruttore.
Infine, confidando che tra chi legge queste poche considerazioni, ci siano anche dei giovani genitori mando loro un ultimo consiglio: non cercate nei figli la continuità, o i sogni interrotti, della vostra eventuale, carriera sportiva.
STEFANO CERVARELLI

Molto appropriato il tuo ultimo appello ai genitori, da estendere forse a tutta l’azione educativa nei momenti cruciali delle scelte: dello sport, della scuola etc etc.
È umano e naturale cercare di orientare, di suggerire, ma nel mestiere più difficile del mondo è grande saggezza riuscire ad attuare quella che in Letteratura si chiama “eclissi del narratore”: che cessi la narrazione del genitore a vantaggio del “romanzo”in fieri dei figli.
Maria Zeno
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Grazie Stefano per questo importante contributo su un tema di stringente attualità e importanza, che coinvolge non solo il ruolo dei genitori riguardo alla scelta della disciplina sportiva, ma gli adulti, in senso lato, considerati nei ruoli politico-istituzionali, economici e sociali, i quali hanno focalizzato il proprio interesse sui propri bisogni e sui propri obiettivi, anziché sulle esigenze delle fasce giovanili. Mi riferisco:
-al mondo della scuola che ha considerato le fasce giovanili come quelle destinatarie di informazioni teoriche, perdendo di vista le enormi possibilità di apprendimento, realizzabili mediante qualificate e appropriate esperienze motorie;
-alle scelte urbanistiche delle città in cui ha prevalso il criterio di costruzione dei grandi agglomerati urbani e di un sistema viario che hanno privato i giovani degli spazi idonei per i loro giochi di movimento;
-alle strategie commerciali delle industrie alimentari e dolciarie che ha considerato i giovani quali consumatori privilegiati; i programmi televisivi prima, la produzione di video giochi e la diffusione capillare dei cellulari poi, si sono allineate sulla stessa lunghezza d’onda, relegando la maggior parte delle fasce giovanili su una poltrona per interi pomeriggi, distogliendole dai giochi di movimento;
-alla politica del sistema sanitario, focalizzata sulle patologie, anziché sulla prevenzione, che dovrebbe iniziare in età giovanile, attraverso un corretto stile di vita, in cui una sana e corretta alimentazione vanno di pari passo con l’attività fisico-motoria;
-al sistema sportivo modellato, prevalentemente, sulle esigenze degli adulti, non sufficientemente attento a interpretare i bisogni di un articolato sviluppo ludico-motorio dei giovani, indirizzandoli verso una precoce e, a volte, dannosa specializzazione sportiva.
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Sono Massimo Cozzi.
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Bravi Stefano e Massimo, consigli utilissimi.
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Ciao Stefano, sono Massimo Cozzi.
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Sono Massimo Cozzi.
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