Habemus il nuovo papa

di PAOLA CECCARELLI ♦

I MAGA sono furiosi. Il nuovo Papa non gli piace per niente. Non bisogna quindi farsi ingannare dal tweet di congratulazioni di Trump verso Leone XIV. Anche se Donald si è detto orgoglioso di avere finalmente il primo presidente nordamericano al Vaticano le sue parole sono pura tattica politica.

Per capire come la pensi davvero bisogna leggere altrove. Bisogna leggere I tweet infuocati di Laura Loomer, l’influencer assurta a rappresentante dei MAGA più vicini a Trump, che subito dopo l’insediamento del cardinale Prevost ne ha postato uno al vetriolo che diceva: “Woke marxist pope”.

Ora si sa che dare del wake è il massimo insulto per i repubblicani. Significa che questo papà è troppo liberale, tollerante, aperto di mente. Insomma, un nemico.

Il tweet non è stato un caso isolato. La Loomer grida all’orecchio di Trump da tempo. è lei che sta portando avanti una martellante campagna sui social per attaccare ogni valore democratico. Inneggia ad ICE quando i suoi agenti rastrellano gente innocente per le strade e li deportano in Venezuela. Si congratula con Trump e Musk per i vergognosi tagli ai dipartimenti pubblici, sputa veleno su chiunque non si identifichi con i valori MAGA. Fu lei ad orchestrare le dimissioni di Michael Waltz, il consulente sulla sicurezza nazionale, dopo che quest’ultimo aveva commesso l’imperdonabile gaffe di aprire anche al direttore del giornale The Atlantic l’accesso alla famosa chat su Telegram in cui furono discussi piani di guerra in Yemen che dovevano restare top secret. Loomer non vedeva l’ora di disfarsi di Waltz e si era incontrata con Trump alla Casa Bianca. Uscita lei dalla stanza ovale Trump un’ora dopo aveva silurato Waltz

Insomma, se la Loomer chiama il nuovo Papa si è svegliato vuol dire che così lo vede anche Trump. E questo non è certo di buon auspicio per una futura relazione serena tra la Casa Bianca e il Vaticano.

La Loomer non è sola in questo isterico attacco fascista contro il nuovo papa. A dare del “burattino marxista” a Leone XIV si sono subito schierati i commentatori politici di FOX News che hanno fatto acrobazie per trovare occasioni di feroce critica: il papa è stato accusato di non aver parlato in inglese durante il suo primo saluto ai fedeli e di aver “osato” parlare in spagnolo. “Come può un papa americano non parlare in inglese?” hanno chiesto ai loro telespettatori.

La stessa indignazione era stata espressa da Newsmax e altri media conservatori. Un giornalista di Newsmax in diretta dal vaticano aveva descritto il fatto come “pericoloso ed inquietante”.

Steve Bannon, l’ex capo stratega MAGA alla Casa Bianca, nel suo podcast ha definito l’elezione di Prevost “la scelta peggiore per i cattolici MAGA perché’ questo papa è anti-Trump”.

Una giornalista di posizioni di destra, Megyn Kelly, prima aveva detto di essere abbastanza soddisfatta di questa elezione ma poi è stata costretta a fare immediatamente marcia indietro e su X ha quindi scritto: “Spero che a gestire l’account X di Prevost sia un ventenne e che Prevost non se ne occupa”. Come a dire, i tweets di Prevost sono radicali e di sinistra, non degni di un papa. Prevost ha una lunga storia di uso della piattaforma social e non ha nascosto il suo distacco dalle politiche di Trump e Vance soprattutto sul tema dell’immigrazione e della pace a Gaza. Vance è stato annichilito da Prevost con un contro tweet quando il vicepresidente aveva difeso le vergognose tattiche di rastrellamento di ICE dicendo che anche Gesù aveva insegnato che prima si difende la famiglia e poi il resto. Prevost lo aveva liquidato dicendogli che si sbagliava di grosso.

Un noto sondaggista MAGA, Rich Baris, ha scritto ieri che il nuovo papa è stato eletto solo per contrastare il crescente sentimento populista nazionale ei movimenti MAGA che lo sostengono. Insomma, Leone è un pericoloso figuro di sinistra.

Insomma, Trump lancia all’attacco i suoi fedelissimi scagnozzi ma ufficiale si è dovuto congratularsi col nuovo papa perché i voti dei cattolici sono importanti e dominano molti collegi elettorali. Trump ne ha vinto la maggioranza nelle ultime elezioni.

Da parte sua il mondo americano che si oppone a Trump & company sta in questi giorni esultando. “Pope Hope” è stato il titolone che ha aperto le news di Msnbc, l’emittente televisiva più’ a sinistra che ha invitato Nancy Pelosi e Joe Biden che sono alcuni dei pochi politici cattolici americani a discutere del progetto di portare il nuovo papa a parlare davanti al Congresso americano, così come successo con papa Francesco. Questa elezione sembra aver galvanizzato una speranza tra il movimento anti Trump di aver trovato una diga contro il rampante rigurgito fascista di questa amministrazione soprattutto per gruppi cattolici come New Ways Ministry che si battono per la difesa di cattolici gay, lesbiche, bisessuali e transgender.

Il movimento Quaker – sempre attivo politicamente e di sinistra – si è schierato con il papa e alcuni suoi esponenti hanno iniziato una marcia a piedi da Washington DC a Washington sulla costa occidentale per protestare contro le politiche di Trump.

I cattolici americani neri sono stati ancora più galvanizzati dalla recentissima scoperta delle radici di papa Leone XVI che ha genitori le cui genealogie riportano addirittura ai mulatti in Haiti e alle comunità creole in 7 Ward in New Orleans. “Il papa è nero” si legge in questi giorni sui social.

C’è chi ha voluto puntualizzare come in effetti Papa Leone XIV non sia il primo papa americano se per America si intende la totalità del continente. Casomai è il secondo visto che Bergoglio era argentino e lo stesso Robert Prevost ha svolto la sua missione ecclesiastica per quasi 20 anni in Perù’ di cui ha anche ottenuto la cittadinanza.

Ma qui negli Stati questi distinguo sono considerate minuzie. I nordamericani hanno finalmente avuto il loro primo papa e l’orgoglio è palpabile.

A dire la verità, molti si aspettavano che Trump si sarebbe arrogato immediatamente anche il merito della sua investitura nonostante la fenomenale caduta di stile (sua tipica) quando pochi giorni fa aveva postato sul profilo della Casa Bianca la sua foto taroccata a mo’ di santo padre. I cattolici americani si erano però arrabbiati di brutto e denunciavano la mancanza di decoro e rispetto da parte del presidente. Trump anche se aveva fatto spallucce alle critiche pochi minuti dopo la rivelazione del nuovo papà aveva postato un nuovo tweet di congratulazioni, come se niente fosse accaduto.

Se vi servisse un esempio perfetto della bipolarità’ pericolosa e del narcisismo bambinesco di Orange One non credo ne troverete di più adatti.

A parte la goliardata (fuori luogo e solo in parte innocente) Trump ha in effetti fatto molto di più per far sentire la sua voce nel santo gioco delle candidature in Conclave. La sua scelta era infatti notoriamente caduta su un altro candidato americano, il cardinale Timothy Dolan, l’arcivescovo di New York, 75 anni.

Dolan non era mai stato segnalato come altamente papabile durante le sedute del Conclave ma Trump sembra abbia fatto di tutto per fare pressione e farlo salire nella scala dei prescelti. Donald, del resto, si è fatto le ossa a New York e conosce da tempo il buon Dolan che (come lui) ha diversi scheletri nel suo armadio.

Il più famoso è il fatto di aver dichiarato bancarotta nel 2012 per aver discretamente “smistato” 20 mila dollari ad alcuni preti che erano stati accusati di abusi sessuali ed incentivare così la loro laicizzazione e ricollocamento invece che li rimuove ufficialmente dagli ordini. Inoltre, aveva richiesto il trasferimento di diversi milioni di dollari in un fondo ecclesiastico allo scopo di proteggere la sua diocesi e la chiesa in estesa da ogni potenziale denuncia da parte dei familiari delle vittime. Dolan nonostante questi passati ingloriosi era comunque stato fatto avanzare di carriera fino a diventare l’arcivescovo di New York e gestire così i suoi 2 milioni e mezzo di cattolici, la seconda diocesi negli States (la prima è la diocesi di Los Angeles con 5 milioni di fedeli). Fu papa Benedetto XVI a nominare Dolan come cardinale.

Insomma, il candidato perfetto per Trump. Dolan ha inoltre recitato la preghiera di rito il giorno dell’insediamento di Donaldone alla Casa Bianca e nell’aprile del 2020 Trump lo aveva glorificato come il “perfetto gentiluomo e un grandissimo mio amico”. Si deve aggiungere di più?

Questa “amicizia” ha scatenato più volte negli anni le critiche di altri leader religiosi americani primo fra tutti John Gehring, il direttore del programma cattolico Faith in Public Life la cui petizione contro Dolan ha raggiunto le 15 mila firme nel 2020.

Devo aggiungere che Dolan considera Trump un uomo di fede che “tiene la religione in altissima considerazione” mentre (chiaramente) ha invece lanciato strali infuocati in più occasioni contro il Partito Democratico? Sembra che Dolan però ultimamente sia stato leggermente più critico verso la politica d’immigrazione di Trump e Vance.

Trump ha manovrato in varie direzioni per arrivare in maniera pesante e chiara le sue preferenze. Durante la cosiddetta “America Week” centinaia di danarosi cattolici americani hanno tenuto un evento VIP a Roma con lo scopo di fondare il miliardo di donazioni SE il giusto papa fosse stato eletto. Il NAPA Institute, una rete di finanziatori strettamente allineata con MAGA, ha organizzato il tutto.

Il giusto papa chiaramente non era Leone XIV.

Nel 2018 il fondatore del NAPA Institute aveva già foraggiato il “Red Hat Report” un progetto segretissimo, ingaggiando ex agenti FBI e CIA per andare a scovare illeciti e scandali di vari cardinali conosciuti come progressisti e che erano considerati papabili successori di Bergoglio. Sembra che le spie abbiano indagato soprattutto casi di abusi sessuali.

Quest’anno la tattica diffamatoria sembrava particolarmente colpita dal cardinale Pietro Parolin, uno dei più papabili tanto che ad un certo punto in Conclave aveva raggiunto i 49 voti contro i 38 di Prevost.

Ma la strategia evidentemente non ha avuto successo e alla fine i cardinali si sono schierati intorno alla candidatura di Prevost.

Sui social e ripresa da vari giornali era anche girata la notizia che Trump aveva staccato un assegno da 14 milioni di dollari nel tentativo finale di discutere le decisioni del Conclave. Questa notizia rimane tuttora non confermata ma il solo fatto che se ne parli rende comunque l’idea di quanto scontato sia l’intreccio e le influenze tra le politiche planetarie, siano esse Casa Bianca o Vaticano.

Aldilà di trame, cospirazioni, congetture e altro, i cattolici americani stanno comunque esultando. Sono circa il 20 per cento della popolazione americana adulta, all’incirca 53 milioni di persone, il più numeroso gruppo religioso. La percentuale è però calata rispetto al 2007 quando il 24 per cento degli americani si era dichiarato cattolico convinto. La popolazione cattolica negli Stati Uniti è composta per il 54% da bianchi, 36% da ispanici, 4% da asiatici e 2% da neri. Un altro 2% si identifica con altre razze.

Dal 2007 i bianchi sono calati mentre sono aumentati gli ispanici. Un altro dato interessante è che il 29% dei cattolici americani sono immigrati e il 14% sono figli di immigrati. Di questi immigrati il 58% è nato fuori degli Stati Uniti

Invece l’86% dei bianchi cattolici sono nati negli Stati da almeno 3 generazioni. Un altro dato è che i cattolici bianchi tendono ad essere più anziani del resto degli americani mentre gli ispanici e asiatici sono più giovani.

La maggior parte dei cattolici bianchi vive nel Midwest e nel Nord Est mentre ispanici, asiatici e neri vivono nell’Ovest e nel Sud.

Una fotografia che rispecchia perfettamente il voto e le abitudini degli stati in cui vivono.

Da rimarcare però che la amatissima guida spirituale di Trump non è cattolica. Paula White è infatti una evangelista, leader dell’Independent Charismatic Movement e sostenitrice della cosiddetta “teologia della prosperità” che l’accompagna con il crescente movimento pentecostale sud-africano e dell’America del Sud, soprattutto Brasile.

La White indottrina Trump dal lontano 2016 e la sua costante presenza accanto a Donaldone è da sempre oggetto di malumore tra i cattolici repubblicani. Lo scorso aprile Trump le ha creato un ufficio governativo tutto suo chiamato “White House Faith Office” e mirato – ha detto – alla difesa della liberta’ religiosa negli Stati Uniti (non si sa bene in che modo sia in minoranza). L’ufficio è stato aperto dopo un ordine esecutivo teso a sradicare i pregiudizi anti-cristiani nel paese. “Finche’ sarò alla Casa Bianca difenderò sempre i valori cristiani nelle scuole, nei militari, nei posti di lavoro, negli ospedali” e bla bla.

La White è diventata milionaria dopo aver aperto la sua chiesa-setta in un garage (come fanno centinaia di pseudo guru spirituali). La fortuna della White è stata dovuta alla sua sponsorizzazione della teologia della prosperità’ , un gospel che predica il credo che pregare porti soldi e prosperità. La White è famosa per offrire le sue sette benedizioni soprannaturali anche dalla tv – previa donazioni chiaramente – e per il fatto che parla in lingua cioè farfuglia incomprensibili parole da lei inventate a raffica come se fosse in trance. Nel 2016 aveva offerto i semi della resurrezione per la modica cifra di $1,144 dollari dichiarando che Dio stesso aveva fissato il prezzo basandosi sul passaggio della Bibbia di Giovanni 11:44. Per mille dollari, invece, la White vi affianca un angelo custode. Senza sconti.

Un personaggio penoso ed irritante ma pericoloso vista la sua influenza su Trump. E anche criminale visto che dal 2004 al 2006 un’altra sua creatura, la Without Walls International” era stata tenuta sotto osservazione dal senatore repubblicano dell’Iowa, Grassley, che aveva denunciato come la chiesa di White aveva ricevuto ben 150 milioni esentasse e che la White aveva usato i soldi per comprare un jet privato e pagare stipendi e vacanze a familiari vari. White odia particolarmente Black Lives Matter che ha chiamato associazione terroristica e anticristo. Insomma, il guru perfetto per Trump.

Nonostante quindi Trump abbia offerto le sue congratulazioni al nuovo papa non è difficile prevedere che la loro relazione si prospetta a dir poco problematica viste le posizioni vocalmente critiche assunte da Prevost contro le politiche d’immigrazione di Trump e Vance, la sua insistenza sulla pace (parola pronunciata 11 volte nel suo discorso dal Vaticano) , la sua posizione su Gaza e contro la guerra. Forse il papà americano meno nordamericano.

Ma questo è tutto da vedere nel tempo.

Per ora dove si celebra con ardore e orgoglio è soprattutto Chicago. E soprattutto a Dolton, un quartiere di Chicago Sud dove il nuovo papa è nato ed è vissuto con la sua famiglia andando a catechismo ea scuola alla chiesa di St Mary of Assumption. Nel corso della sua carriera ecclesiastica Prevost muovendosi tra Perù e Roma non ha mai dimenticato Chicago dove era stato nominato capo della provincia cattolica nel 2014. Ma Prevost ha stretti legami genealogici anche con New Orleans visto che nelle sue vene scorre sangue creolo retaggio dei suoi nonni materni, secondo il genealogista e storico Jari Honora. Un punto in più a favore di Prevost, non c’è che dire.

Comunque a Chicago non hanno perso tempo. Non appena si è sparsa la notizia che il nuovo papa sia un tifoso dei Chicago Cubs, la squadra di baseball ha subito esteso un invito al papa a tornare nella Windy City per assistere ad un loro gioco al famosissimo stadio cittadino, Wrigley Field.

L’entusiasmo è stato smorzato però dalla loro squadra rivale, i White Sox, che hanno a loro volta rivendicato la predilezione del pontefice sentite le parole del fratello John Prevost che aveva tenuto a precisare come Robert sia sempre stato un fan dei White Sox. La squadra ha quindi immediatamente postato l’intervista di John in un tweet commentando ironicamente: ” Beh, guarda un po’”.

L’eventualità che un papa americano sarebbe stato eletto era stata vista in effetti come poco probabile. C’era chi scherzando aveva anche twittato che nel caso questo evento si sarebbe verificato si avrebbe avuto il fenomeno decisamente inquietante di avere un Papa e l’Anticristo (Trump) americani allo stesso momento.

Della serie: l’Apocalisse è sempre più vicina.

PAOLA CECCARELLI