IL LASCITO
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
Rammemorare non con querule voci ed ipocrite lamentazioni ma semplicemente attraverso il senso della Festa del Lavoro. Così Francesco riappare nel suo genuino spirito.
Poiché il lavoro è la piena espressione della persona e come tale richiama una società libera, aperta, multiculturale, relazionale, basata sulla reciprocità e non soltanto sullo scambio fra equivalenti e sul sinallagma contrattuale.
Due tipologie di società si contrappongono sa sempre, la chiusa e l’aperta (non necessariamente nel solo senso “popperiano”).
SOCIETA’ CHIUSA.
Prescrizioni, divieti, obblighi dominano gli individui. “Famiglia”, “Patria”, “Dio” reclamano ordine ed esigono decise strategie di sopravvivenza. E’ questo il luogo della “morale dell’obbligazione” ove gli interessi di autoconservazione della collettività impongono che l’individuo si comporti come fa la parte di un organismo nel suo efficiente funzionamento. La norma non va discussa ma deve essere “interiorizzata” attraverso una rigida educazione, mercé la ritualità, attraverso le esibizioni collettive o diffusa nei programmi di comunicazione. I rischi di frantumazione dell’ordine sono contrastati con il petulante conformismo o, se del caso, minacciati con metodi financo repressivi. Lo slancio vitale, la creatività, il confronto sono tutte fonti di rischio e come tali rifiutate o impedite, ove possibile.
In sintesi estrema: ridurre la realtà a elementi statici!
Nel campo religioso il timore del futuro nella sua estrema possibilità irreversibile, la morte, può creare sconforto, angoscia, frustrazioni. Dunque, minaccia per l’ordine. La religione soccorre, allora, con la speranza della sopravvivenza “acritica” e rassicurante perché legata alla obbedienza, alla ritualità, alla gerarchia. La religione è addomesticata a instrumentum regni ovvero garanzia di coesione sociale e politica. E’ così che diviene il luogo della menzogna, sostegno dell’uomo religioso come uomo esteriore (corpo, denaro, prestigio). E’ la menzogna di spacciare come religione quel sentimento definibile come amor sui, cioè il puro egoismo farisaico che vuole impadronirsi di Dio per metterlo al proprio servizio, a sostegno della propria “egoità”. E’ la religiosità esibita come criterio identitario, un modo di opporsi all’altro, al diverso di pensiero, di razza, di appartenenza.
In verità la vera fede non è mai “credenza” ma conoscenza. La fede come credenza è solo il prodotto di una golosa gula spiritualis. Ecco perché la Chiesa, in una società chiusa, rischia tremendamente di finire per essere mera “agenzia morale”, istituzione che eroga rassicurazione in cambio di militanza incorrendo in molte occasioni nella più forte blasfemia: dichiarare divino ciò che è solo di mano umana.
Dio, Patria, Famiglia è l’emblema della lotta per difendersi dai nemici esterni, di autoconservarsi, di mantenersi uniti arginando ogni energia disgregatrice. La triade richiede una comunità stretta da vincoli etnici, geografici che si traducono, come si è detto, in comandamenti, obbligazioni scritte ma anche non scritte. La società appare costruita in cerchi concentrici ognuno costituito da norme e precetti che legano il singolo individuo: ordine ed obbedienza.
SOCIETA’ APERTA.
La differenza tra una società aperta ed una società chiusa non è di grado. E’ un salto di qualità, di natura. E’ questo il luogo della “moralità aperta”. L’individuo non è chiuso ed opposto ad altri avvertiti quali estranei, nemici e diversi. La morale non è più statica, conformistica, impersonale. L’iniziativa personale , l’azione creatrice è essenziale. Alla pressione imperativa si sostituisce l’altruismo disinteressato, la reciprocità. Le massime non si predicano, non si insegnano, non si impongono. Le massime si mostrano solo con l’esempio di vita.
La religione richiede il dubbio , l’inquietudine della fede, il distacco necessario per far emergere l’uomo interiore. La religione come fonte di consolazione e di “polizza assicurativa” per il post-mortem diviene il vero ostacolo alla vera fede (Prego Dio che mi liberi da Dio, che mi liberi dal Dio idolo!).
In interiore homine è la verità! Conoscere, non credere. Conosci te stesso e conoscerai Dio!
Questa religione aperta, lungo il corso della storia è stata annunciata dai Profeti di Israele, dai filosofi della Grecia (Socrate, Platone, stoicismo, Plotino), dai grandi mistici del cristianesimo(Agostino, Meister Heckhart, Teresa d’Avila, Giovanni della Croce ma anche Margherita Porete e Simone Weil). Tutto questo conduce ad una sola conclusione: amore per il prossimo. Con la precisazione che il prossimo non è ciò che è vicino nello spazio e nel tempo. Prossimo è anche chi è lontano nello spazio (il diverso) e nel tempo (le future generazioni a cui dobbiamo rispetto ecologico).
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In termini più rigorosi (ontologici) potremmo confermare quel concetto già evidenziato che il pensiero vigente nella società chiusa sia quello di incasellare in un ordine pre-costituito la realtà. Ogni evento è inserito in un apparato categoriale o in processo evolutivo del quale si conoscono perfettamente le fasi di sviluppo (ciò-che-è-avvenuto stabilisce ciò-che-deve-avvenire secondo il meccanicismo scientista) oppure se ne conosce la meta finale( il momento dello svelamento, l’Apocalisse, secondo il finalismo).
Nella società aperta, al contrario, vige sovrana l’imprevedibilità e la libertà. Questa imprevedibilità e libertà costituisce, per il sovranismo populista, una sorta di eresia, di distonia, di anomalia (si pensi al mondo sessuale) da correggere per ristabilire l’ordine statico.
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Francesco ha tentato di testimoniare la validità di una Società Aperta. Questo ereditiamo. Questo si vorrebbe oggi demolire.
CARLO ALBERTO FALZETTI

E non solo empatia, ma la questione medievale tra fede e ragione, le filosofie dello slancio del primo novecento, il marxismo messianico di Ernest Bloch, la teologia della liberazione e Papa Bergoglio
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