25 Aprile 2025
di CAROLETTE VILLOTTI ♦
Quest’anno, il 25 Aprile passerà sottovoce.
La scusa è il lutto, il silenzio “necessario”, il rispetto istituzionale.
Ma il rispetto non è mai silenzio davanti alla verità.
Perché la verità ha una voce che non può – e non deve – essere messa a tacere.
E la verità è questa: ci fu un tempo in cui si sterminava per ideologia, si perseguitava per razza, si bruciavano libri e si impiccavano uomini. Un tempo in cui il potere si nutriva di paura e obbedienza. Un tempo in cui la libertà fu un sogno proibito, punito, schiacciato sotto gli stivali.
E oggi?
Oggi li lasciamo morire di nuovo. Una volta contro un muro, con le mani legate e il nome gridato prima del colpo. La seconda nel silenzio complice con cui accettiamo nuove guerre, nuove stragi, nuovi fascismi.
A Gaza, sotto le macerie, madri abbracciano figli senza nome.
In Ucraina, i bambini imparano il suono delle sirene prima ancora dell’alfabeto.
In Sudan, la guerra dimenticata ha già seppellito più di centomila persone.
In Iran, i giovani vengono impiccati per aver urlato “libertà”.
In Yemen, i corpi si confondono con la polvere.
E qui?
Qui celebriamo la Resistenza con voce bassa, come fosse una favola stanca.
Un post, un coro, una corona e poi via.
Ma il fascismo non è morto. Ha solo cambiato pelle.
È nei carri armati che bombardano case. Nelle prigioni dove si tortura. Nelle frontiere che uccidono. Nella propaganda che disumanizza.
E c’è ancora chi si astiene dal ricordare il 25 Aprile. Chi finge che commemorare sia divisivo. Chi si rifugia in un “equilibrio” che puzza di codardia.
Ma non si può essere neutrali tra chi liberava e chi deportava.
Tra chi difendeva le montagne e chi montava i forni.
Astenersi è già scegliere. È voltare le spalle a chi ha dato la vita per la nostra voce.
A Voi, partigiani, operai, studenti, madri, padri, ragazzi che avete dato tutto per un’Italia che oggi dimentica persino il perché della sua Costituzione.
Torturati, giustiziati, annientati. E oggi muti spettatori di un mondo che non ha imparato nulla.
Abbiamo trasformato “libertà” in vezzo borghese. “Diritti” in fastidio. E chi soffre in “clandestino”, “terrorista”, “nemico”.
Ma non tutto è perduto. Ci sono ancora giovani che non si rassegnano. Ragazzi e ragazze cresciuti tra storie di dignità, fatica, sacrificio che portano dentro l’eco di un’Italia che non si vende. Che non dimentica.
Il 25 Aprile non è un buffet istituzionale. Non è folklore.
È il confine tra civiltà e barbarie. Tra umano e disumano.
La Seconda guerra mondiale non è un film in bianco e nero.
È stata fame, sangue, torture, camere a gas, bambini impiccati davanti alle madri, donne stuprate perché simbolo di libertà, uomini massacrati perché non volevano alzare il braccio.
E ogni volta che oggi ci raccontano una guerra come “giusta”, ogni volta che si invoca sicurezza per zittire il dissenso, quel passato ritorna.
Non è finita.
Non è mai finita, se non c’è memoria.
Abbiamo bisogno di una Liberazione nuova, una che non sia solo ricordo, ma ribellione viva.
Contro chi strumentalizza, distorce, minimizza. Contro chi riscrive la storia a uso del potere.
La Resistenza non è una bandiera da sventolare a maggio e ripiegare a giugno.
È una postura dell’anima, una responsabilità quotidiana.
Il 25 Aprile non ha bisogno di retorica, ha bisogno di verità, cruda e ruvida, senza abbellimenti.
E allora, mentre qualcuno si volta dall’altra parte, mentre il silenzio viene scambiato per decoro, noi restiamo. In piedi. A fare memoria, a fare resistenza.
Perché la libertà non è un diritto eterno, è un dovere quotidiano.
E ogni volta che la lasciamo sola, lei muore. Un po’, in silenzio. Come oggi.
Ma noi non staremo zitti, perché chi ha combattuto non aveva il lusso del silenzio.
Aveva fame, paura, rabbia e l’ha trasformata in dignità. In Storia.
E allora che il 25 Aprile sia un urlo, non un sussurro.
Che sia un pugno sul tavolo, non una mano dietro la schiena.
Ricordare è dire: “No. Non è stato invano. Non lo permetteremo di nuovo.”
“Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero: perché lì è nata la nostra Costituzione.”
— Piero Calamandrei
(E oggi, andate col pensiero anche a Gaza. A Khartoum. A Mariupol. A Teheran. A Rafah. Perché lì, anche lì, la Resistenza continua. E se non la vediamo, è perché abbiamo chiuso gli occhi)
CAROLETTE VILLOTTI

Carolette. Grazie:-)
Maria Zeno
"Mi piace""Mi piace"
Grazie a te 🙏
"Mi piace""Mi piace"
Bellissimo. Michele
"Mi piace""Mi piace"
parole di poesia come difesa di libertà.
grazie.
lucia
"Mi piace""Mi piace"
grazie 🙏
"Mi piace""Mi piace"
Grazie Michele 🙏
"Mi piace""Mi piace"