RUBRICA BENI COMUNI, 102. 31 MAGGIO 1924-2 APRILE 1925: UN ANNO E UN SECOLO

a cura di FRANCESCO CORRENTI ♦

Due date che segnano un arco temporale breve ma perentorio, l’inizio felice e la fine dolorosa di una vita, le date fauste e infauste di una vicenda lontana e però indimenticabile, le due estremità d’un sogno dal risveglio crudele. Avrei potuto iniziare dicendo che tra poco mio fratello avrebbe compiuto 100 anni, ma avrei dovuto anche aggiungere che è il centenario della sua morte. Un evento drammatico, tragico, per i miei genitori, dolorosissimo come può essere la morte di un figlio, così piccolo, per giunta. Che ha segnato, condizionandola, la loro vita ed ha avuto una grandissima influenza sulla mia. Per tutta la mia infanzia, per come mi è stata posta da mamma e da papà, la sua assenza-presenza è stata come quella d’un angioletto custode, il fratellino non avuto, cioè non conosciuto. Poi mi sono reso conto di quello che dovevano aver sofferto quei giovanissimi sposi, ho compreso lo strazio, le loro scelte, gli spostamenti, ed ho sentito una grande vicinanza a loro e a lui. Quasi immedesimandomi in lui, figli unici entrambi, ed io in misura doppia. Io da sempre Francesco, lui per sempre Ciccino.

La copertina inserisce, nel consueto gioco dei quadretti, forme e colori che risalgono proprio a quegli anni di poco successivi alla fine della grande guerra, ispirati a quelli del movimento De Stijl e alle composizioni di Piet Mondrian. Ma accennano anche al tricolore della bandiera della sua cittadina, quella in cui si svolse la sua esistenza tra quelle due date, nato a Modane Fourneaux e lì morto, in Francia, dipartimento della Savoia, regione Alvernia-Rodano-Alpi, con altre due località, quelle dei genitori, a completare il quadro: Paternò (Catania) e Torino.

La prima, quella dei nonni paterni – Francesco e Maria Grazia –  e del papà, dove Ciccino fu portato per farlo conoscere dai parenti siciliani e per essere battezzato dal fratello della nonna, don Mariano Raciti, importante carica ecclesiastica. Il grosso paese devoto a Santa Barbara ed a San Francesco di Paola. Dove, in quei pochi giorni del soggiorno isolano, contrasse la malaria, non tempestivamente riconosciuta sulle Alpi francesi.

La seconda, quella dei nonni materni – Paolo e Carmela – e della mamma, dove Ciccino fu portato in extremis ma troppo tardi, per cercare un aiuto che la scienza medica non riuscì a dare. Certamente, lo strazio dei genitori e dei nonni tentò di trovare un qualche conforto nella fede. Forse corroborata dalla coincidenza del terribile giorno finale con quello dell’onomastico, la festività dedicata a quel San Francesco di Paola che riceveva un culto particolare da parte del nonno omonimo e in tutto il sud d’Italia, come anche – per antica tradizione – proprio lassù in Francia.

E qui concludo senza altro, questa nuova puntata “famigliare” per una ricorrenza che ho voluto ricordare, dedicando a lui con molto affetto le immagini di un secolo fa.

FRANCESCO CORRENTI