Per fortuna che Sergio c’è!

di ROBERTO FIORENTINI
Spero che il Presidente Mattarella mi perdonerà se, nel titolo, ho preso a prestito una nota canzoncina usata per lodare un altro presidente, molto meno ragguardevole del nostro amatissimo Presidente della Repubblica.
Il mondo che noi vorremmo è quello che rispetta il diritto internazionale“, ha detto, qualche giorno fa, il presidente della Repubblica, nel corso delle dichiarazioni alla stampa, al termine dei colloqui con il presidente montenegrino Milatovic. Poi ha aggiunto: “L’auspicio è che si raggiunga una pace giusta in Ucraina e che non sia fittizia o fragile“. Nel corso di quella giornata, però, la frase davvero importante è stata un’altra e precisamente questa: “L’auspicio è che la Russia torni a svolgere un ruolo di rilievo nel rispetto della sovranità di ogni Stato, è un auspicio che ho sempre fatto nel rispetto del diritto e della carta delle nazioni Unite“. “Da tre anni a questa parte la posizione dell’Italia che ho sempre espresso è nitida, limpida, chiarissima: quella del rispetto del diritto internazionale e della sovranità di ogni Stato. – ha aggiunto Mattarella – Questa ferma, vigorosa affermazione è stata la base del sostegno che l’Italia ha assicurato all’Ucraina. Posizione sempre accompagnata dall’auspicio che la Russia torni a svolgere il suo ruolo nella comunità internazionale“.
Appare persino ovvio che queste nettissime affermazioni rappresentino una risposta agli attacchi scomposti provenienti dalla Russia. Infatti, nei giorni scorsi, la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova aveva criticato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per alcune parole pronunciate il 5 febbraio. Quel giorno, durante la consegna dell’onorificenza di dottore honoris causa all’università francese di Aix-Marseille, Mattarella aveva paragonato l’aggressione della Russia contro l’Ucraina al “progetto del Terzo Reich in Europa”, ossia alla Germania nazista. Il 14 febbraio Zakharova ha definito “invenzioni blasfeme” le parole di Mattarella e due giorni dopo ha annunciato che ci sarebbero state “conseguenze”. Lunedì 17 febbraio, guarda caso, si sono poi verificati attacchi informatici contro alcuni siti italiani di aeroporti e servizi finanziari, che sono stati rivendicati da hacker filorussi proprio come ritorsione al discorso del presidente della Repubblica.
In realtà, il discorso del Presidente, fatto durante la premiazione all’università francese, aveva ben altro standing e rappresentava una riflessione, profonda e consapevole, sulle motivazioni delle guerre, considerate, come è giusto che sia, una sciagura abietta e ingiustificabile. Nel suo discorso del 5 febbraio, il presidente della Repubblica ha detto che “dagli errori compiuti dagli uomini nella storia non si finisce mai di apprendere”, facendo riferimento alla crisi economica mondiale del 1929 e ai fenomeni di carattere autoritario che presero il sopravvento in alcuni Paesi prima della Seconda guerra mondiale. “Così, negli anni Trenta del secolo scorso, assistemmo a un progressivo sfaldarsi dell’ordine internazionale, che mise in discussione i principi cardine della convivenza pacifica, a cominciare dalla sovranità di ciascuna nazione nelle frontiere riconosciute», ha detto il presidente della Repubblica, definendo un tentativo vano le politiche di appeasement adottate in quegli anni dal governo britannico verso l’Italia fascista e la Germania nazista tra il 1937 e il 1939. Mattarella ha dichiarato che in quegli anni “anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione”. “Furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura”, ha aggiunto il presidente della Repubblica.
Ed è stata proprio questa frase, proprio il paragone del progetto del Terzo Reich tedesco con l’aggressione russa all’Ucraina, iniziata a febbraio 2022, che ha fatto scaturire le reazioni russe.
Ovviamente il Governo Italiano non ha potuto non prendere posizione, anche se obtorto collo. Tant’è che il 14 febbraio, subito dopo il primo attacco di Zakharova, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dovuto esprimere solidarietà nei confronti di Mattarella. “Gli insulti della portavoce del Ministero degli Esteri russo, che ha definito “invenzioni blasfeme” le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella offendono l’intera nazione italiana”, ha scritto Meloni in una nota.
Anche senza “buttarla in politica” non si può fare a meno di pensare che le parole del Presidente abbiano rappresentato un punto fermo sulla posizione dell’Italia nell’attuale scenario internazionale, che vede il Presidente USA Trump ignorare e sminuire il ruolo dell’intera Europa, per trattare direttamente con la Russia di Putin, nel progetto, neppure troppo celato, di spartirsi il Mondo, a partire dall’Ucraina, dove gli USA stanno lasciando solo Zelenskiy, annunciando l’interruzione degli aiuti economici.
Non a caso, prima che partissero i colloqui tra USA e Russia a Riad, il presidente Francese Emmanuel Macron – un altro che sa fare davvero politica – ha convocato con urgenza un vertice europeo al quale hanno partecipato i capi di governo di Germania, Regno Unito, Italia, Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca. Al tavolo anche la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa. Il summit, però, non ha dato i risultati sperati, nonostante Francia e Inghilterra, abbiano sottolineato con forza la necessità di intervenire. Non sono note le posizioni della nostra presidente del consiglio, che è sembrata davvero contrariata, anche dalla foto ufficiale diffusa. Meloni, insomma, si è trovata costretta a tenere una posizione, dettata da Mattarella, di sostegno convinto all’Ucraina e di difesa della dignità dell’Europa, anche se, probabilmente, avrebbe preferito assumere una posizione più vicina a quella del premier ungherese Orban, dialogante con Putin e persino con Trump. Peccato, però, che le posizioni politiche del Governo Italiano, vicine a quelle di Orban, di Trump e dello stesso Putin, scontino l’assoluta irrilevanza del nostro Paese in uno scenario come questo, dove persino l’intera Europa, a meno di clamorose novità e di scelte coraggiose, vedrà le decisioni prese a Riad passare sopra la testa dell’Ucraina e dell’Europa intera. Infatti se le basi sono quelle gettate il 18 febbraio, la pace in Ucraina – se e quando arriverà – sembrerà la premessa di un accordo tra democrazie imperiali che si stanno spartendo il Mondo, in uno strano nuovo gioco che sembra un incrocio tra il Risiko e il Monopoli. Ma che rischia di non tenere nel dovuto conto un terzo incomodo piuttosto ingombrante: la Cina. 
ROBERTO FIORENTINI