ANAMNESIS
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
Il rimpianto per non aver indugiato oltre nell’incontro.
Sembrava una stanca abitudine ed invece era tempo raro da vivere con tutta l’intensità dell’animo.
Tempo da custodire gelosamente.
Dov’è ora il sorriso? Dove sono andate le voci? Un incontro e poi, bastava il solo sguardo a scaldare il cuore.
Compagne e compagni miei! Volti che solo la memoria riesce a far apparire in modo fugace.
Dove siete fuggiti? Vi siete nascosti come un tempo si faceva per gioco? E’ forse uno scherzo che io subisco ingenuamente ? E voi, sornioni, mi state osservando pronti ad apparirmi d’improvviso e beffeggiarmi? Che bello sarebbe se fosse questo il vostro nascondimento!
Amici tutti, uno ad uno vi rammento. E’ ormai lungo l’elenco.
Perché l’addio ci è stato strappato? Una telefonata, la notizia, il cuore che si comprime. Solo questo, nessun commiato. Avremmo voluto parlare, discutere di ciò che stava per accadere. Avremmo voluto quel poco che era però tanto: mani che si stringono, mani che sfiorano il volto, parole che si confondono.
Che cosa state facendo, ora, nel momento in cui vi parlo? Mi ascoltate? Davvero è possibile far questo?
Se così fosse, tento di fare ora ciò che allora non ci è stato concesso affidandomi allo spirito, al soffio leggero della fantasia.
Mi ascoltate?
Era questo che avrei voluto dirvi. E’ questo che ora vi sussurro seppur con grave ritardo.
E’ la memoria il bene da conservare. Vi supplico, conservatela perché solo così potremmo un giorno anelare l’incontro e riconoscersi fra noi.
Quando, nel corso del grande viaggio, andrete alle case ben costruite di Ade fate di ciò che vi indico un promemoria.
V’è sulla sinistra una fonte e, accanto ad essa, vedrete un bianco cipresso.
Lì discendono le anime dei morti, una lunga, lunghissima processione di gente che s’avvia per avere refrigerio presso quella fonte.
A quella fonte non accostatevi neppure.
E’ quella la fonte Lethe, la fonte dell’oblio che è il contrario della verità, a-letheia.
Bevendo di quell’acqua sarete persi. Larve esangui vaganti. Animula vagula blandula.
Più avanti troverete acqua fredda che scorre dal lago di Mnemosyne, la dea della Memoria.
E’ questa la fonte della salvezza.
Bevendo di quell’acqua potrete conservare memoria della vita. Non sarete persi.
Sopra quella fonte stanno i custodi che vi domanderanno che cosa andate cercando nelle tenebre caliginose di Ade.
Dite loro ciò che deve essere detto. Vi supplico, dite loro ciò che va detto.
“Siamo figli della Terra e del Cielo stellato. Ardiamo di sete, lasciate che beviamo.”
Così la vostra partenza coinciderà con una rinascita.
E davvero i custodi avranno compassione di voi tutti, amici miei e per volere del Sovrano dell’Ade davvero vi lasceranno bere di quell’acqua e davvero dopo aver bevuto andrete per la via amica che altri iniziati hanno già percorso.
Così un giorno potremo riabbracciarci e sorridere e ridere e giocare e farneticare, come fu un tempo.
. . .
Le lamine d’oro orfiche, istruzioni per il viaggio oltremondano! Oblio e memoria sono le due possibilità del dissetarsi. Se si beve dalla fonte dell’oblio tutto è dimenticato e si è come larva vagante o, ancor peggio, il ciclo si rinnova in successive reincarnazioni. Se si beve alla fonte Mnemosyne la memoria recupera la conoscenza del passato e di ciò che è immutabile. L’uomo riconosce l’origine e si identifica con Dioniso. L’arsura non è spenta, solo dissetata da una gelida divina conoscenza, la vita non viene negata ma è come travolta dall’essere parte di qualcosa che mai potrà non essere.
Di quanta saggezza greca abbiamo bisogno in questa nostra temperie!
CARLO ALBERTO FALZETTI

CARLO!! Ho bevuto con gioia questa tua pozione magica di saggezza, in questa epoca caliginosa e dimentica di sé…grazie, Mnemosine ci sia guida.
Io sto leggendo appunto Han Kang, L’ora di greco. Le parole che nell’afasia resistono…quanta saggezza dalla remota Corea del Sud!
Maria Zeno
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Carlo 🌹ti bacio e ti abbraccio. Lisa
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Lessi per caso quel libro ovviamente attratta dal titolo e davvero Maria mi trovai immersa in un’atmosfera diafana, ecco il termine per me giusto, tra il reale l’onirico e il mistero accolto nel quotidiano vivere. Uno scrittura all’apparenza naturale mentre valica il naturale. Come quella del nostro Carlo!! ❤️
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Intenso e coinvolgente contributo, Carlo. Tuttavia, in questa vita, per una pacifica convivenza, e per la nostra quiete interiore, buono e giusto sarebbe navigare per il “vasto mare della dimenticanza”, espressione stupenda di Brodskij. I ricordi, per dirla con Cardarelli, sono ombre troppo lunghe del nostro breve corpo.
Ettore
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Ettore, che bella riflessione e che intensa citazione di Cardarelli
Maria Zeno
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Ti ho letto e riletto oggi. Ricordare la verità, ciò che disvelato, ciò che non è più nascosto. A-letheia. Lanthano, stare nascosto.
Ma la parola giusta per la fede è phainomai. Mi manifesto. Esisto, lo sguardo di altri è su di me. Sto preparando la visita alla mostra per i 100 anni della nascita della Rossanda, un’altra che non c’è più e di cui ricordiamo il centenario della nascita. Lei che ha attraversato di furia, e contromano, il corso del mondo, non cede all’opacità indecifrabile del corpo, e mentre incombe l’età più fragile della vita lo interpella, lo scruta, gli dà del tu senza troppa confidenza e ne annota i cedimenti con moderata costernazione. «Da tutte le parti questo corpo che mi abita e che abito sfugge e mi torna, come se fosse l’anguilla della mia coscienza, un’anguilla attaccata a “me”.
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