RUBRICA BENI COMUNI, 94. A MEMORIA DUOMO
a cura di FRANCESCO CORRENTI ♦
Ancora una volta, inizio una puntata della rubrica con la citazione d’un testo di parecchi anni fa che, in questo caso, è anche un’autocitazione e risale ai Settanta del XX:
Gentilissimo Monsignor Benignetti,
ho ricevuto, per il cortese tramite di Don Luciano Caforio, la Sua “Storia della Chiesa in Civitavecchia” e La ringrazio vivamente per il cordiale pensiero.
Ho letto interamente il volume (e devo anche ringraziarLa per aver voluto ricordare il modesto contributo dato con mia moglie per la costruzione della nuova parrocchiale di San Giuseppe a Campo dell’Oro), con interesse e piacere: all’esattezza storica ed alla equilibrata esposizione fa infatti riscontro una capacità narrativa e di sintesi veramente rara.
Mi auguro di poter presto ricambiare con il mio studio sull’architettura religiosa, che sembra ormai avviato a veder la luce quanto prima, se non sorgeranno nuovi contrattempi.
Con sincere congratulazioni
Civitavecchia, 8 agosto 1979 – Francesco Correnti
Pubblicato a maggio del ’79 e giuntomi ai primi di luglio, il volume del monsignore (nato a Civitavecchia nel 1912, ordinato sacerdote nel ’37, parroco a Civitavecchia del Sacro Cuore in via Rodi dal ’42, preposito della cattedrale dal ’54 al ’77, oltre che insegnante presso il liceo classico, delegato vescovile di Tarquinia e Civitavecchia, era da un anno, dal ’78, tra i Prelati d’Onore di Paolo VI) era effettivamente un prezioso riepilogo della lunga vicenda del Cristianesimo nella città portuale in terra d’Etruria, con importanti annotazioni anche sulla nascita delle singole chiese parrocchiali e con ricordi su fatti secolari, narrati con il sentimento e a volte con il rimpianto e il risentimento del cittadino colto, informato e fortemente legato alla propria città. La mia intenzione, espressa nella lettera, di ricambiare il dono era riferita all’opera commissionatami dalla Cassa di Risparmio di Civitavecchia quattro anni prima. In memoria del presidente generale Barbato, avrebbe dovuto essere una storia delle chiese della città, che io avevo interpretato come uno studio sull’architettura religiosa nel contesto della storia urbanistica di Centumcellae-Civitavecchia. Di fatto, il tema di fondo era divenuto poi prevalente, per cui ho pubblicato un primo volume e poi l’opera in due volumi con il titolo di Chome lo papa uole… Note per una rilettura critica della storia urbanistica di Civitavecchia, pur conservando la bella immagine di copertina ossia il graffito di Lorenzo Balduini del 1975, con la crociera di quel campanile romanico che ancora oggi tentiamo di salvaguardare per i nostri posteri.
La mia affermazione, nella lettera a monsignor Benignetti, sullo stato avanzato dello studio sull’architettura ecclesiale era veritiera e non una vanteria mendace. Infatti, avevo svolto un’approfondita indagine sull’argomento, a partire dalle storie municipali e dalle preziose indicazioni del Silvestrelli, procedendo poi ai rilievi metrici e architettonici, prima da solo e poi con l’apporto d’un gruppo di esperti architetti della facoltà e del territorio (dei quali ricordo il carissimo Paolo Taffi, il professor Ermanno Polla, notissimo artista e insigne docente della materia, e lo Studio Nelli di Civita Castellana, conosciuto tramite la professoressa Joselita Raspi Serra, che aveva da pochi anni concluso i suoi fondamentali saggi su Tuscania (1971, sconvolta dal terremoto il 6 settembre dello stesso anno) e sulla Tuscia Romana (settembre 1972). In seguito, si sarebbero aggiunti gli studi d’ufficio per le schede di rilievo del patrimonio architettonico e dei beni culturali ambientali, condotti con l’architetto Claudio Mari, di corredo al Regolamento di tutela, completato nel 1991 e adottato nel ’92.

Dal Regolamento, rimasto tuttora in vigore ma (e perché) dimenticato, è poi scaturita nel 2000 – con il voto unanime del Consiglio, in adeguamento alla legge urbanistica regionale – la Variante 30, smantellata con successivi artifici nel 2009 (di alcuni iniziali “strappi procedurali” fu testimone proprio l’architetto Mari, che ne riferì nelle sedi competenti, con risultati singolari). L’attività di censimento e catalogazione aveva avuto precise finalità con l’istituzione nel 1977 del CDU/Centro di documentazione urbanistica sulla storia urbana e sull’assetto del territorio. Ricordo che dal metodo di lavoro introdotto nel settore urbanistico comunale, grazie alle convinzioni maturate in facoltà e nella collaborazione svolta negli studi dei Maestri (Quaroni, Piccinato, Ghio e Calzolari, Amaturo, Fasolo, Bruschi, Roberto Maestro, Libera, Lugli, …), erano derivate quelle “buone pratiche” – sicuramente innovative per i tempi e il campo di applicazione ed anzi precorritrici di prassi introdotte anni dopo nella normativa ufficiale ai vari livelli – che hanno portato in seguito il Comune di Civitavecchia a posizioni di preminenza nei rapporti di co-pianificazione intercomunali ed interregionali.
Ulteriori sviluppi dell’inventario dei beni territoriali furono la schedatura e la trascrizione cartografica (Nota 1) condotte nel 1996-97 con l’architetto Rossella Foschi, cultrice della materia, sia nel quadro delle attività del CeSArch (Centro studi dell’Ordine degli Architetti di Roma e provincia), sia in quelle del C.R.D. (Centro regionale per la documentazione dei beni culturali e ambientali), queste ultime con riferimento alle leggi regionali n° 17 del 6 marzo 1979 e n° 18 del 24 luglio1981 ed alle iniziative dovute all’impulso dato dal dirigente dottor Luigi Ramelli di Celle, alle quali ci siamo affiancati, trovando ottime opportunità di scambi proficui. Così anche è stato con gli uffici della Provincia di Roma, dai quali, con i nostri progetti, abbiamo ottenuto importanti finanziamenti per il restauro dei beni monumentali. Ricordo, in particolare, i rapporti con le dottoresse Maria Cecilia Mazzi, Francesca Fei, Laura Russo, Flaminia Santarelli, Sabrina Varroni, Giuliana Pietroboni, Cinzia Forniz, … Decisamente intensa è stata la collaborazione con gli uffici regionali e provinciali per la memorabile Mostra «1615: “Il Viaggio”. La missione Keichô alla scoperta dell’Europa», svoltasi a ottobre e novembre 2001 nel Museo Sant Juan Bautista di Ishinomaki, poi per la redazione del “Piano di Sviluppo dell’Area Integrata Litorale Nord”, condotta attraverso indagini e ricerche documentarie, attività progettuali, innumerevoli riunioni di lavoro nei Comuni interessati e conferenze dei servizi del Tavolo Tecnico presso gli assessorati e le varie sedi del BIC Lazio dal 2006 a tutto il 2007 e ancora oltre, completando comunque il documento finale poi consegnato a tutti gli enti di riferimento in data 19 ottobre (Nota 2) e, infine, nella consulenza prestata alla Direzione Regionale Territorio e Urbanistica nel gruppo di lavoro incaricato dalla Regione Lazio per il progetto pilota di messa a punto della “Agenda strategica territoriale” (Nota 3).
Fino ad oggi, le schede descrittive e bibliografiche, le vedute e le tavole dei rilievi (pianta, prospetti e sezioni di ogni edificio in scala 1:50) sono state sporadicamente pubblicate o utilizzate, soprattutto per dare il supporto tecnico necessario alle istanze della Curia vescovile per interventi e progetti di tutela o di restauro, ma non è stata ancora resa disponibile al pubblico l’opera completa nella sua organicità documentaria, che – per ciascuna delle sue ripartizioni tematiche, cronologiche o topografiche – ha permesso di approntare la documentazione che si è resa necessaria nelle diverse occasioni. Questa documentazione, raccolta e ordinata con modalità informatiche per consentirne la consultazione, e così le altre, riguardanti i vari campi conoscitivi del territorio (riproposti come parti dell’Enciclopedia storica di Civitavecchia nel 1984), avevano lo scopo di rappresentare un mezzo di riferimento scientifico per qualunque tipo di approccio. Come, concretamente, hanno fornito dati e materiali per il lavoro dell’Ufficio, per quello dei collaboratori e dei borsisti, per molte tesi di laurea in vari corsi di studi e per le intese istituzionali sul recupero di monumenti e strutture urbane, ritenevo potessero contribuire a dare un’impostazione unitaria e coordinata alle ricerche e relative pubblicazioni delle tante associazioni culturali e dei numerosi enti attivi nella Tuscia, la cui spesso egregia produzione è tuttavia sminuita dalla mancata sinergia con l’esterno e dalla palese rivalità, del resto frequentemente all’origine della loro costituzione. Finora, questa possibilità, che mi sembra tuttora valida e assolutamente necessaria, credo non abbia avuto attuazione per quel retro-pensiero che sussiste ancora in alcuni ed è la trasposizione – mi si perdoni la semplificazione – del solito ritornello della mamma che vede il figlioletto estirpare i fiori d’una aiuola del giardino pubblico e a domanda risponde: «Che m’emporta!? Mica è robba mia: è robba der Commune!».
Tornando finalmente al tema della puntata, dato conto dell’esistenza e della disponibilità alla diffusione di una notevole documentazione sull’architettura religiosa e sulle ricche testimonianze di arte sacra esistenti a Civitavecchia, voglio scusarmi del calembour del titolo di copertina. Copertina, in cui ho ripreso il colore di sfondo da quello del saio di San Francesco in un dipinto del Beato Angelico datato 1429 – Giovanni da Fiesole detto il Beato Angelico (1395-1455), Incontro tra San Francesco e San Domenico, scomparto di predella, Gemeldegalerie, Staatliche Museen zu Berlin – in modo da inserire le immagini della chiesa in un cromatismo armonico e coerente. Le immagini sono la bella veduta della facciata a china e acquerello fatta per me nel 1975 da Lorenzo Balduini (Tarquinia, 1921-2009) e la sezione longitudinale della navata nel disegno a china su carta lucida in scala 1:50 del già citato professor Ermanno Polla (Brusnengo, Biella,1937), celebre nell’ambiente professionale e culturale di Roma per aver affiancato una consistente attività artistica come pittore e scultore in Italia e all’estero alla sua ricerca scientifica di docente universitario, che ha riguardato tra l’altro l’imponente lavoro del rilievo dei «1.750 isolati della città eterna immortalati in 1.500 tavole redatte a mano (scala 1:200). Un lavoro che ha richiesto 18 anni di elaborazione e che oggi viene presentato al grande pubblico attraverso una raccolta di 10 faldoni contenenti le tavole in formato A3».
Dato il titolo, voglio far notare che la chiesa di San Francesco a Civitavecchia, consacrata nella sua forma rinnovata il 20 giugno 1782, è divenuta sede vescovile, e quindi cattedrale, con le ricostituzioni, in varie forme, della diocesi nel 1805 e nel 1825 e, nella forma attuale, unita a Corneto-Tarquinia, con la bolla di Pio IX del 14 giugno 1854 (parola di Giovanni Insolera, Storia, sul sito web della Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia). La sua denominazione corrente è appunto quella di “Cattedrale”. Tuttavia, nulla vieta, dal punto di vista lessicale, ma anche da altri punti di vista, di denominare la chiesa di San Francesco d’Assisi a Civitavecchia il «Duomo di Civitavecchia». Infatti, senza ombra di dubbio, è la chiesa principale della città (Nota 4), soprattutto dopo la definitiva eliminazione (1943-1952) dell’antica Matrice di Santa Maria, «parrocchia troppo vicina alla parrocchia della cattedrale» (parole del vescovo pro tempore mons. Giulio Bianconi, nella lettera del 12 gennaio 1955 al sindaco Renato Pucci, Nota 5).
Della correttezza di questa denominazione, ho trovato una diretta conferma – per così dire – nel volume Italie della serie Les Guides Bleus, che ho consultato nell’edizione (Librairie Hachette, Paris 1968) appartenuta ai miei “Zii Dini” (che i Lettori conoscono) e di cui riproduco il frontespizio nella Figura 94/1: la chiesa di San Francesco, infatti, è detta semplicemente, con nonchalance e in modo invero inconsueto, «le Dôme de Civitavecchia», con una descrizione efficace anche dei danni subiti a causa dei bombardamenti, ancora visibili in varie zone della città. Nella stessa figura ho pure inserito varie immagini tratte dalla ricerca sulle chiese di Civitavecchia di cui ho detto – compreso un foglio di appunti schematici e affrettati sull’orientamento degli edifici – e alcuni disegni di chiese italiane fatti nel 1959-60 per l’esame di Storia e stili dell’architettura (con il prof. arch. Furio Fasolo, 19 luglio 1960, voto trenta/30), dove sono rappresentate semplici chiese, cattedrali, duomi, cappelle, oratori e così via. Quindi, per non affliggere ulteriormente le Lettrici e i Lettori con argomenti di carattere troppo accademico e professionale, mi soffermo ancora sulla questione della nomenclatura, per spigolare nei termini e far qualche considerazione sull’influenza che le abitudini e il “suono” delle parole hanno nel preferire l’una o l’altra, tra cattedrale e duomo, quasi equivalenti eppure diverse, ciascuna con una sua peculiarità. Consentitemi ancora qualche gioco linguistico e paronimia, mentre scorrono su vari canali tv le immagini del Nome della rosa in versioni cinematografiche, con un affettuoso e riconoscente pensiero a Umberto Eco nella ricorrenza di questi giorni (il 5 gennaio avrebbe compiuto 93 anni). Anche in questo caso, nomina nuda tenemus…
Per me è naturale dire il Duomo di Milano, il Duomo di Modena, il Duomo di Vienna, ma pure la Cattedrale di Vienna non mi turba, mentre mi suona male il Duomo di Roma, pure se pienamente legittimo da tutti i punti di vista, edilizi e liturgici, oppure il Duomo di Parigi. Ma pure la Cattedrale di Roma non ha un suono adatto a Roma, dove le Sette Chiese principali sono tutte Basiliche. Duomo dà l’idea di edificio gotico, con contrafforti, pinnacoli e punte aguzze. Cattedrale è dizione più varia, va bene se gotica, ma soprattutto l’immaginiamo romanica ma anche barocca e neoclassica. Poi c’è la Matrice che va bene sola o unita a Chiesa: Chiesa Matrice o Chiesa Madre. Non c’è il Padre, anche se la chiesa è patriarcale e Duomo è sostantivo maschile. Primaziale è altro aggettivo che va bene a certe Cattedrali, se il vescovo è primate. Poi l’architettura sacra ci dà tutti gli altri nomi dei luoghi di culto: Moschea, Sinagoga, Tempio, Tempietto, Cappella (la Cappella degli Scrovegni, la Cappella Pazzi), il Cappellone e la Chiesetta, la Chiesuola, la Chiesina, l’Eremo o Romitorio. E finalmente arriviamo al Santuario che allora, come il Tempio, appartiene tranquillamente a più religioni, anche antiche e antichissime. Viene da dire: che tempio fa?
Concludo questa puntata “ecclesiastica” con le immagini fotografate domenica al Maxxi di Roma della «Chiesa gonfiabile» di Stefano Cerio (Nota 6), nei due scatti della Figura 94/2, che io ho qui invertito (“vengo, gonfio e prego”, mentre lì era al contrario: “finito di pregare, sgonfio, prendo e porto via”). Il grande gonfiabile riproduce «la chiesetta di legno di Onna, uno dei centri più colpiti dal sisma, divenuta un centro gravitazionale per la comunità del borgo nei difficili anni della ricostruzione non ancora completata. Ideato e utilizzato originariamente per la serie di scatti realizzati dal fotografo romano per la mostra inaugurale del MAXXI L’Aquila, Punto di equilibrio. Pensiero spazio luce da Toyo Ito a Ettore Spalletti, evoca, come spesso accade nei lavori di Stefano Cerio, da un lato l’assenza, dall’altro una presenza data dal riferimento forte all’edificio realmente esistente». Fu esposto a dicembre 2022 nella corte di Palazzo Ardinghelli a L’Aquila. La struttura a “camera d’aria” a me evoca il senso del “viaggio terreno”, in cui tutti noi esseri viventi siamo qui, precari e passeggeri in transito, sul cammino segnato da tappe temporanee, dove montiamo e togliamo le nostre tende, in attesa della dipartenza definitiva. Allora, un “Duomo autogonfiante” con tanto di kit da trasporto e montaggio può risultare veramente utile e pratico proprio per quelle comunità che vogliano mantenere la loro autonomia e vagare nel deserto o tra i monti senza rapporti con altri. Lo consiglierò a chi persevererà nelle sue abitudini, se la vita culturale di Civitavecchia continuerà a svolgersi nelle varie isole sparse, circondate da muri e senza ponti.

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Nota 1:
Pre-catalogazione dei beni ambientali e architettonici del territorio del Comune di Civitavecchia, per la raccolta dei dati esistenti, finalizzata alla stesura della “carta dei siti”.
Nota 2:
Con deliberazione della G.R. n° 378 del 25 marzo 2005, è stato approvato lo schema di Intesa di Programma tra la Regione Lazio, la Provincia di Roma, i Comuni di Allumiere, Cerveteri, Civitavecchia, Santa Marinella, Ladispoli, Tolfa, la Direzione Regionale per i Beni architettonici e paesaggistici e la Comunità Montana Zona III del Lazio “Monti della Tolfa”, facenti parte dell’Area di Programmazione Integrata “Litorale Nord” già ammessa a sperimentazione. Con la stessa deliberazione è stato approvato lo stanziamento di Euro 52.000,00 per l’esercizio finanziario 2005, sul capitolo C12501, quale quota di partecipazione regionale alla elaborazione del Programma esecutivo di Sviluppo, che avrebbe dovuto ammontare in totale ad oltre 100mila Euro.
Con nota prot. n° 144440/45/01 del 19.12.2006, il Direttore Regionale Dott. Enzo Ciarravano ed il Dirigente dell’Area 01 Dott.ssa Flaminia Santarelli hanno comunicato lo stanziamento, a favore dell’Area integrata Litorale Nord, di un finanziamento pari a € 250.000,00 ed hanno indicato le nuove procedure da seguire. Pertanto, ho concordato con il responsabile regionale del procedimento Dott. Consolato Paolo Latella tempi e modalità degli incontri tecnici per avviare la progettazione del Piano Esecutivo, subito iniziata attraverso riscontri presso il Tavolo Tecnico istituito. Su invito della Direzione Beni e Attività Culturali della Regione, le riunioni, inoltre, sono state periodicamente allargate alle altre Aree di programmazione della Tuscia Romana, delle Terre di Veio e della Via Amerina, in modo da estendere l’itinerario – che vede come “porta” di accesso il porto di Civitavecchia – all’intera zona dell’Alto Lazio con criteri unitari. Oltre a ciò il mio Ufficio ha mantenuto opportuni contatti con il Sistema Alta Tuscia, così da completare in modo omogeneo e razionale la programmazione dell’itinerario. Va notato, infatti, che l’intero sistema riguardava Comuni che sono tutti compresi nel Prusst “Patrimonio di San Pietro in Tuscia ovvero il territorio degli Etruschi” e che erano quindi già da tempo collegati per le istruttorie e le elaborazioni del programma al nostro Ufficio Consortile. Il piano, in tutti i suoi elaborati, è stato concluso nei tempi prescritti. La composizione del Gruppo Tuscia 40 (Arch. Francesco Correnti, Dott.ssa Barbara Dominici, Arch. Raffaella Carli, Dott.ssa Giulia Moscetti, Arch. Simone Quilici, Arch. Elisa Fochetti) è essa stessa indicativa dell’alta qualità del piano prodotto, date le competenze messe in campo – dimostrate dagli incarichi ricoperti dai giovani componenti – e l’affiatamento pluriennale degli stessi, tutti impegnati fin dagli anni dell’Università e della formazione a collaborare a progetti diretti dallo scrivente capogruppo.
Nel frattempo, il 25 giugno 2007, l’Assessorato Regionale alla Cultura, Spettacolo e Sport ha organizzato il Seminario “Il territorio del Lazio: la risorsa cultura” nella Sala Tevere presso la Presidenza della Giunta Regionale, al quale hanno partecipato numerosi sindaci e altri rappresentanti delle amministrazioni provinciali e comunali. In quella sede, ho svolto un intervento, illustrando puntualmente il lavoro del Gruppo Tuscia 40 per il Piano dell’Area Litorale Nord ed evidenziando le innovazioni al programma originario introdotte dalle indicazioni metodologiche attuative delle deliberazioni di Giunta regionale ni. 717 e 718 dell’ottobre 2006.
Quale progettista responsabile, ho consegnato al Sindaco di Civitavecchia, con nota di trasmissione prot. n° 012 del 25 luglio 2007 e, con note di protocolli vari in data 18 settembre 2007, a tutti gli altri enti di riferimento, le elaborazioni progettuali. Tali note, unitamente al CD degli elaborati, sono state personalmente consegnate ed illustrate, sempre da me, a tutti i Sindaci e al Presidente della Comunità Montana nei giorni successivi. Dopo ulteriori note illustrative inviate nel mese di ottobre, di concerto con il Sindaco di Civitavecchia, ho provveduto a protocollare l’album formato A3 degli elaborati progettuali – con allegati grafici ed informatici – presso la Regione Lazio, Dipartimento Sociale, Direzione Beni e Attività Culturali, con nota di trasmissione n° 034/07 del 28 novembre 2007, inviata per conoscenza a tutti i soggetti sottoscrittori dell’Intesa. Altre copie degli elaborati sono state consegnate, su richiesta dell’Ufficio regionale, in data 14 gennaio 2008.
Ulteriori contatti si sono avuti con i rappresentanti dell’Assessorato Regionale e del BIC Lazio nei primi mesi del 2008, riscontrando tuttavia – già dal mese di ottobre del 2007 – un atteggiamento mutato nei confronti del Comune di Civitavecchia – e indirettamente del progetto Litorale Nord –, reso evidente da quanto emerso nella riunione avuta con il Direttore e i dirigenti regionali il 18 aprile 2008, cui mi sono recato insieme ai Sindaci di Allumiere e di Ladispoli. Di fatto, il Comune di Civitavecchia è stato poi sostituito, senza esserne informato, nel ruolo di capofila dal Comune di Bracciano, posto a capo delle Aree integrate “degli Etruschi”, e – anche a causa di fattori esterni che hanno impedito la ripresa dei contatti con la Direzione Regionale – non si sono più avute altre comunicazioni e notizie della vicenda. D’altra parte, le gravi omissioni verificatesi nel 2007 e nel 2008 da parte di persone esterne ma con incarichi presso il Comune di Civitavecchia, purtroppo senza che ne sia stata richiesta la riparazione ai responsabili da parte dei soggetti pubblici danneggiati, hanno del tutto vanificato l’encomiabile attività progettuale dell’Ufficio Consortile Interregionale e del Gruppo Tuscia 40.
Nota 3:
Nel quadro dell’azione di collaborazione transnazionale Interreg IIIB Medocc Medisdec – Stratmed (Ricerca di convergenza e coerenza nella gestione dello spazio Mediterraneo, finalizzata alla verifica dello Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo, delle “Piattaforme territoriali” del Ministero delle Infrastrutture e delle politiche comunitarie definite dalla “Strategia di Lisbona” e dal documento di Göteborg), il progetto è stato oggetto del convegno e mostra di presentazione, con una specifica pubblicazione comunitaria, tenutisi negli spazi di Roma/eventi in via Margutta il 26 ottobre 2007.
Nota 4:
Trascrivo la voce duomo dal Dir, Dizionario italiano ragionato di G. D’Anna · Sintesi, Firenze 1988, p. 581: duomo (pop. tosc. domo2) sm. Cattedrale, Chiesa principale di una città. Quella gran macchina del ̶ sola sul piano (A. Manzoni). /● È la voce it. più vicina al lat. domu(m) «casa», attrav. le locuz. del lat. medioev. domus Dei e domus Ecclesiae «casa di Dio, casa della Chiesa». Come tale, per la sua importanza nella tradizione cristiana, è stata qui posta in testa a uno dei raggruppamenti più ricchi e complessi della lingua it. che comprende voci tutte legate in vario modo al lat. domus, e che estendono il loro signif. dalla casa, e dagli abitanti della casa, alla signoria e potere che dalla casa si estende sino ai limiti del mondo: ad es. donna, domestico, domicilio, dominare, dominio, domineddio. Non tutte le voci hanno avuto la stessa fortuna (ad es. il sost. domino «signore»), tuttavia il complesso che ne deriva e l’intreccio dei signif. sono senza dubbio tra i più suggestivi e produttivi della nostra cultura. Altre voci (dama e demanio, coi loro deriv.) risalgono alla stessa base lat. attrav. il fr. / In geol. Grande caverna con soffitto a cupola (come quello delle chiese). / In tecnol. Collettore di vapore costituito da un cilindro chiuso a forma di cupola. Tipico ed emblematico il duomo delle locomotive a vapore, posto subito dopo il fumaiolo. In questa ultima accez. fr. dôme «cupola», dal provenz. doma «casa». La var. domo2 è omografo di domo1 à in domare.// dimesticare (o domesticare) var. di domesticare. // dimestichezza (meno comune, domestichezza) sf. Familiarità, Confidenza (come quella di chi è domestico). [omissis] // dom sm. Appellativo riservato a prelati dell’ordine benedettino (in luogo di don). /● Abbreviaz della voce lat. dominus «signore». Cfr. don2 da donno. // domenica sf. Ultimo giorno della settimana che nei paesi cristiani è dedicato tradizionalmente al Signore, cioè alle pratiche religiose e al riposo con sospensione del lavoro. /● Lat. eccl. dominica (dies), «(giorno) del Signore», da dominus «signore», estero dal signif. di «signore della casa» a «signore del mondo». È calco del gr. kyriaké (heméra). In quasi tutte le culture, anche non cristiane, la domenica è considerata il giorno festivo per eccellenza, anche se all’unico giorno festivo si è andato sostituendo un periodo più lungo corrispondente ai due giorni del fine settimana (weekend), grazie alla maggiore disponibilità di tempo libero concesso dalla moderna organizzazione del lavoro [omissis].
Nota 5:
Ho pubblicato la documentazione e illustrato la vicenda in Chome lo papa uole… Note per una rilettura critica della storia urbanistica di Civitavecchia, CaRiCiv, Civitavecchia 1985, ed. 2005, vol. II, Documento n° 6, p. 168 e segg. Vedi anche, su SpazioLiberoBlog, l’articolo Quell’isolato troppo vicino, pubblicato il 21 settembre 2018, in cui ho proseguito le riflessioni sull’assurda demolizione del complesso monumentale e sulla ancor più assurda ipotesi di ricostruzione fuori sito, anche con riferimento al progetto del 2009 per il Concorso internazionale per la riconfigurazione spaziale della Cattedrale del Castello Aragonese di Ischia ed alle conclusioni che ho tratto da quella esperienza.
Nota 6:
Stefano Cerio nasce a Roma nel 1962. Inizia la carriera di fotografo a 18 anni collaborando con il settimanale L’Espresso. Dal 2001 si interessa di fotografia di ricerca e video ed espone al Diaframma di Milano, alla Galleria Recalcati di Torino, mentre del 2004 è il progetto Machine Man al Lattuada Studio di Milano. Nel 2005 la Città della Scienza di Napoli gli dedica una personale: Codice Multiplo. Nel 2008 realizza per la regione Piemonte un’installazione per la mostra Le Porte del Mediterraneo a Rivoli ed espone alla Changing Role di Roma con Souvenirs. Nel 2009 la sovraintendenza di Napoli organizza una personale nella Certosa di Capri dal titolo Sintetico Italiano. Nel 2010 espone con due personali alla Galerie Italienne di Parigi e in una collettiva al Museo Madre di Napoli. Nel 2011 realizza Aquapark che espone alla Fondazione Forma per la Fotografia di Milano, alla Galleria Changing Role a Napoli e al MAXXI di Roma. Vive e lavora tra Roma e Parigi.
FRANCESCO CORRENTI
