IO STO CON I PESCI – L’azione umana associata a un Codice di comportamento di consumo di prodotti della pesca basato su strategie di economia circolare 12. Cap4.
di GIORGIO CORATI ♦
L’argomentazione di questo documento si basa su concetti di economia circolare e di consumo sostenibile; propone al consumatore un Codice di consumo, ipotizzandone i vantaggi e i benefici generali. Si tratta di una risposta concreta alla necessità rivelata di conoscere e capire quali azioni possono essere adottate e attuate per procedere lungo una traiettoria di consumo sostenibile dei prodotti della pesca.
RIPRESO.*
Nell’articolo che segue riporto la conversazione in merito che intrattengo con il mio amico Ettore.
Prima di chiarificare il “consumatore rinnovato”, spiegando il concetto di homo edoctus con il quale lo definisco, Ettore… scusami, ma devo telefonare alla mia amica Marta che sta, diciamo… indagando su studi e ricerche sul consumo.
Ebbene… il concetto di homo edoctus… Inizio, dicendo che il consumo non è soltanto un’azione di natura biologica, ma un fenomeno più complesso che coinvolge sia l’intelletto sia lo spirito in senso lato. L’agire di un “comportamento di consumo rinnovato”, cioè un comportamento di consumo informato, proattivo e prosociale attivato in autonomia da un consumatore anch’esso “rinnovato” può, secondo me, Ettore, essere una tra le possibili soluzioni idonee, a favorire la consapevolezza dell’importanza della biodiversità delle specie ittiche1 e la diffusione dei suoi valori e principi, nonché la sostenibilità di utilizzo delle specie.
La “macrofigura” astratta del già citato “consumatore rinnovato” è qui espressa e rinnovata nel concetto di homo edoctus: si tratta di un consumatore visto come una persona “attuale”, una persona “libera”, maggiormente consapevole di quegli effetti negativi del suo consumo esercitati all’esterno della sua dimensione soggettiva, privata; un consumatore, la cui prospettiva va oltre quella dell’“homo oeconomicus”, il cui concetto è stato ripreso e teorizzato dagli economisti marginalisti e in generale dai neoclassici: l’“homo oeconomicus” è mosso da una logica individualista di mera utilità soggettiva e prettamente di convenienza per sua natura, soprattutto in termini di interesse economico. Mentre quello “oeconomicus” è un individuo astratto, definito razionale e calcolatore, perché massimizza la propria utilità o convenienza dal consumo, l’homo edoctus, pur essendo mosso dall’interesse personale per ambire al proprio miglioramento, tuttavia, contempla anche possibili altre scelte che sono mosse da scopi diversi (Sen, 2015, [1987]),2 spinte o motivate da fini etici, da scelte orientate all’utile individuale che si tramutano in utile collettivo, cioè nell’interesse generale per accrescere il benessere collettivo, e dunque che coniugano la libertà individuale con la necessità dell’utile generale – dell’utilità pubblica o utilità sociale – nel contesto della tradizione culturale che ha formato nel tempo gli Italiani. Fini orientati da scelte tendenti a ricondurre il comportamento entro un interesse più “grande” rispetto a quello meramente individuale, personale, che intrinsecamente tendono a beneficiare la collettività; scelte, anche nel senso di modi o modalità di consumo prosociali che possono essere anche ampiamente condivisibili.3 Scelte, insomma, che il consumatore attua nella consapevolezza di vivere in una dimensione sociale che travalica la propria dimensione soggettiva, tenendo presente che le azioni individuali intraprese esercitano o provocano sia effetti diretti sia indiretti, che si ripercuotono anche sul consumatore stesso che le attua. Il comportamento dell’homo edoctus è permeato da azioni “utili” per sé e per gli altri. Inoltre, i fattori determinanti del suo consumo sostenibile, Ettore, sono l’informazione, la proattività e la prosocialità. L’homo edoctus può essere astrattamente raffrontato alla “figura” del “lead user” di Von Hippel (1986),4 quale consumatore che anticipa un bisogno in particolare. “Lead user” è definito quell’individuo innovativo o quel consumatore di un prodotto o l’utilizzatore di un servizio che spinto da una propria motivazione, al fine di risolvere un proprio problema, può diventare un nuovo attore, soggetto protagonista, a favore di chi produce, in termini di soluzioni in un processo innovativo rispetto a quel prodotto o a quel servizio: tutto ciò anche grazie anche alla sua competenza. Così come il “lead user” è artefice di un nuovo modo di utilizzare un prodotto fino ad assumere un ruolo molto importante per il produttore, così l’homo edoctus è visto come artefice di nuovi modi e modalità nel consumo di prodotti della pesca e come “consumatore rinnovato” può tendere ad assumere un ruolo importante nel mercato, utile in quanto a sostenibilità e a un possibile rinnovamento nelle pratiche di consumo, oltre che a favorire un miglioramento generale.
Considerando il comportamento di consumo come una manifestazione economico-sociale, il già citato comportamento razionale (come quello dell’homo oeconomicus) è caratterizzato da soggettività, da motivazioni connesse al benessere personale, da variabilità nelle scelte che sono basate di fatto esclusivamente su obiettivi di interesse personale: obiettivi verosimilmente associabili a modalità di consumo di tipo egoistico.
Ettore: “Un momento, Giorgio… ho ascoltato fin qui. Ora… lasciami dire di un pensiero del Manzoni che, diciamo a proposito di quanto dici, ho letto una paio di giorni fa. Ebbene, in linea di massima, nel suo libro, scritto dopo i disastri politici del 1849, dal titolo Del sistema che fonda la morale sull’utilità, Manzoni dice pressappoco questo, cioè che l’utilità non può essere l’unica e indipendente ragione della bontà delle risoluzioni da prendersi, (1935-XIII)5 L’utilità, per usare le sue osservazioni ai tuoi fini argomentativi, non può essere una regola né può essere un fine di tutte le azioni umane.
Si, Ettore. Sono d’accordo. Grazie per questa nota molto interessante. L’utilità non può essere una regola né può essere un fine di tutte le azioni umane.
Gli obiettivi possono comportare, come accennato, scelte con anche scopi diversi, come in Sen (2015, [1987]), scopi diversi dalla mera massimizzazione dell’utilità personale. Gli obiettivi possono essere orientati, ad esempio, dall’ethos con valori di prosocialità, ritenendo possibile la maturazione di consapevolezza che il benessere soggettivo non derivi esclusivamente dal consumo in sé come “pratica” privata. In merito, sebbene il concetto di benessere soggettivo abbia, per così dire, contorni “sfumati” e possa essere confuso con il benessere materiale – che per alcuni può essere un falso concetto di benessere – qui ci si riferisce alla definizione del concetto che riguarda la qualità della vita in senso lato. In questo senso, infatti, il benessere soggettivo è considerato un dominio in un approccio multidimensionale attraverso cui l’ISTAT6 misura il benessere delle persone.
In altri termini, l’homo edoctus è visto come un “consumatore rinnovato”, il cui “potere” si manifesta attraverso un comportamento di consumo che contribuisce anche alla “buona economia” della pesca nell’ambito della propria comunità locale, una comunità che va oltre la municipalità di riferimento, estendendosi ai territori di “prossimità” che hanno delle affinità o che magari tendono a condividere valori similari. Gli aspetti sociali, economici e ambientali connessi possono essere rilevanti e, a maggior ragione, possono esserlo se sono rese disponibili e diffuse “puntuali informazioni” caratterizzate anche da concretezza.
Per cogliere meglio il significato di “comportamento di consumo rinnovato”, ci si può riferire alla riflessione aristotelico-tomista sull’agire umano e cioè sulla distinzione tra atto transitivo e atto immanente, mutuandola ovviamente al tema in oggetto. Mentre l’atto transitivo è subìto dal consumatore e cambia la realtà in cui egli vive, l’atto immanente che, Ettore… è compiuto dal consumatore che attua un “consumo rinnovato”… l’atto immanente, dicevo, è un atto di autorealizzazione, un miglioramento del consumatore rispetto al suo stile di consumo. A maggior ragione, con una crescita interiore, l’atto incide sul suo essere, quello di uomo ancora prima che di consumatore. Ciò può avvenire, ad esempio, in termini di maggiore consapevolezza e responsabilità se egli in precedenza ne era privo o comunque deficitario. L’atto conduce il consumatore a pensare di stare bene proprio perché è il suo agire che lo fa sentire tale.
L’atto immanente del consumatore, dunque, connotato dalla consapevolezza sugli esiti, determina un comportamento di consumo nel quale le decisioni esercitano effetti benefici concorrenti sia sul consumatore stesso sia sulla società e sugli ecosistemi.
Ettore: “Giorgio!… Ora facciamo un’altra breve pausa, ti prego”.
GIORGIO CORATI

…Una breve pausa per gustare ottimo pesce!
Come ottimo è questo articolo al cui tema sono legata.
Maria Zeno
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