Aspettando il regionale veloce Etruschi Line 4125

di TULLIO NUNZI ♦

Aspettando il regionale veloce, Etruschi Line 4125, proveniente da Pisa e diretto a Roma Termini, tra la confusione  e la calca, in una stazione di guareschiana memoria, con  croceristi in fila, con valigie da ciclopi, con il treno letteralmente assaltato e con le carrozze delle vetture che stentano a chiudersi, apprezzo ancor più la mia situazione di consulente/pensionato; per cui con filosofica decisone  mi accingo a prendere il treno successivo delle 8:57, sempre regionale ,ma non veloce, in partenza da Civitavecchia.

Ovvio che, se fossi un pendolare o uno studente civitavecchiese, il mio rapporto con i croceristi  non sarebbe idilliaco.

Ecco quando in una città  il rapporto tra cittadini e croceristi diventa di questa natura, qualcosa normalmente non ha funzionato o qualcosa sicuramente  si è sbagliato.

Una città turistica è accogliente o  dovrebbe esserlo, per i cittadini e per i croceristi/ turisti.

Poi però quando hai svolto per 40 anni  un lavoro che riguarda l’economia  ed il terziario, necessariamente devi partire dai numeri .

In 28 anni, dal 1953 al 2023 l’economia italiana ha creato oltre 2,2 milioni di posti lavoro.

Ma oltre un milione sono scomparsi da agricoltura ed industria e 400 mila sono le perdite della pubblica amministrazione.

Dunque, tutta l’occupazione è stata creata nell‘ambito dei servizi, in particolare dal terziario di mercato, che in 28 anni è passato da 9,1 a 12,5 milioni di addetti a tempo pieno (+3,45 milioni di posti lavoro).

In pratica ha preso piede quella terziarizzazione della economia, in atto a livello mondiale (mi auguro che a Civitavecchia prenda piede questa consapevolezza).

In Italia l’occupazione cresce grazie al terziario di mercato, cioè commercio, turismo, servizi, trasporti, settori che complessivamente garantiscono il 50% del totale degli occupati; il solo turismo rappresenta il 13% del pil,3,5 milioni di occupati, il 15% della forza lavoro totale del paese.

Forse Civitavecchia si discosta da questi dati, a mio avviso sempre  e da tempo sottovalutati un po’ da tutti?

A Civitavecchia le imprese attive (extra agricole)  sono oltre 2600; le imprese del terziario costituiscono il 78% del totale delle imprese: 962 per il commercio,411 per il turismo e 705 per i servizi.

Un settore che sicuramente  è primario per l’economia, per il lavoro e che partecipa in modo rilevante  alla produzione del prodotto interno lordo della nostra città.

Su questi numeri bisogna però fare alcune specifiche.

Anche a Civitavecchia l’economia si è terziarizzata; credo che  con la fine del carbone tale indirizzo si rafforzerà.

Mi pare ovvio che una economia abbia bisogno di industria, artigianato agricoltura e terziario quindi nessun tipo di conflittualità tra i vari settori.

Forse però sarebbe necessario che nel comitato per la decarbonizzazione fossero stati anche presenti le imprese del terziario, visto che potrebbe essere  il futuro di questa città ma la dirigenza locale di Confcommercio ha sottovalutato il problema  e non vede la decarbonizzazione come un elemento storico ed epocale per lo sviluppo di Civitavecchia. Ma su questo ci ritornerò.

La seconda riflessione nasce da un interessante intervento dell’architetta M.R.Sorge  su SpazioLiberoBlog, sui rischi dell’overtourism.

A Civitavecchia arrivano navi da crociera che hanno fatto di questo porto, dal punto di vista delle crociere  il primo porto italiano e il secondo in Europa.

Circa tre milioni e mezzo di persone attraccano, normalmente in gran parte vanno a Roma e circa il 30% rimangono in città.

Dati questi un po’ vecchi ma credo ancora validi, nella speranza che vengano aggiornati.

Ovvio che creano lavoro, molto lavoro all’interno del porto per quanto riguarda attracchi, agenzie marittime, bagagli, sbarchi/imbarchi etc.,  insomma tutti servizi riguardanti il porto.

Per quanto riguarda la città, un’altra indagine  rilevava la crescita di parcheggi, b&b, alberghi e tutta la filiera del trasporto (taxi, ncc, bus).

Il crocierismo, che è un segmento del turismo, sicuramente porta vantaggi economici e lavoro alla città, al porto, insomma all’economia della città in generale.

Quelli che meno hanno benefici dal crocierismo sono però i negozi di Civitavecchia, i suoi commercianti. La media dei clienti crocieristi delle imprese di Civitavecchia  è molto bassa, pari al 3%.

Fanno eccezione i pubblici esercizi(7%) e gli alberghi(16%).

L’impatto medio sui ricavi dei crocieristi  è pari al 12%. Sale al 13% e al 18% rispettivamente presso pubblici esercizi e alberghi.

In tutta sincerità non credo che ci si trovi a fenomeni di overtourism  a cui si dovrebbe rispondere con una politica di destagionalizzazione, diversificazione e di valorizzazione del territorio.

Qui si tratta di incapacità politica, di carenza strategica, di gestire un fenomeno che era prevedibilissimo. Le previsioni turistiche spesso non azzeccano i numeri definitivi; l’unica certezza su cui tutte le indagini non avevano dubbi era proprio quello relativo alle crociere, sempre  in aumento e che nei prossimi anni avranno un andamento sempre e comunque in crescita.

Sono oltre 20 anni che le crociere arrivano a Civitavecchia e poco o niente è stato fatto sia nei servizi di accoglienza  sia nelle infrastrutture praticamente niente è cambiato  .

Qui però vorrei io porre un problema  e se possibile una risposta all’architetta Sorge.

Noi siamo  una città con il porto, non siamo una città porto .

È dalla notte dei tempi che chiediamo che il Forte venga restituito alla città. Siamo passati per aperture di cancelli, inferriate e via dicendo ma siamo ancora una città con una identità ben divisa dal porto; (debbo ammettere che qualcosa è cambiato negli ultimi anni).

Ovviamente questo è colpa della politica, che nel, passato entrava a gamba tesa sulla scelta dei Presidenti delle autorità portuali, tralasciando competenze e professionalità  e privilegiando fedeltà ed appartenenza.

Spesso ci siamo trovati con un Presidente, diverso politicamente, dalla politica che gestiva la città.

Quindi mancanza di dialogo, forse sgarbi istituzionali, i piani regolatori mai confrontati, obbiettivi mai comuni. Per cui abbiamo un porto che rispetto al passato è completamente cambiato, stravolto e sta cambiando continuamente, ed una città che invece non si è adeguata (unici  cambiamenti la Marina e la Zona Pirgo) è rimasta tale anzi, ha sicuramente aggravato problemi logistici (vedi largo della Pace) e non è riuscita  a rispondere, da un punto di vista urbanistico alla rivoluzione del porto. Su questo (chiedo alla arch. Sorge) ci sarebbe bisogno di idee rivoluzionarie (con tutto quello che comporta da un punto di vista politico) non di semplici  accorgimenti o di rotatorie strategiche.

Comunque, ripeto il crocierismo è un segmento del turismo; turismo che secondo la mia modestissima opinione è “Territorio” inteso  come contenitore di tutti i segmenti turistici. Il territorio va salvaguardato, tutelato con politiche adeguate con i temi della sostenibilità. Ricordo a tutti che 7 italiani su 10  valutano positivamente la loro scelta di vacanze se trovano nei servizi turistici personale formato su tematiche ambientali; addirittura, il 35% dei turisti sarebbe disposto a pagare un costo maggiore pur di usufruire dei servizi turistici che adottano comportamenti di sostenibilità ambientale per hotel, ristoranti e stabilimenti balneari.

Noi abbiamo un territorio a grande vocazione turistica, (la competizione ormai si gioca tra territori) che tocca tutti i segmenti turistici comprendendo anche zone con patrimonio UNESCO. Abbiamo un porto secondo in Europa e trai primi del mondo, un aeroporto distante pochi chilometri e dovremmo proporre ai tre milioni e mezzo di persone  che sbarcano, di passare dal ruolo di croceristi a turisti veri, convincendoli   a ritornare  in un territorio che in un giorno non possono conoscere ma dovrebbe essere oggetto di promozione come vero sistema territoriale.

Di questo niente è stato fatto, la situazione per l’accoglienza dei croceristi  è identica a 20 anni fa, forse con qualche app  in più; ma ormai in questa città si è perso il senso del tempo:  15 anni per la ristrutturazione di un mercato, 20 per la conclusione di 16 km di strada determinante per l’economia e per il porto, 30 anni per la vaga bozza di ipotesi di un progetto delle terme.

Un eterno e nietzschiano  ritorno all’uguale. Ci si adatta, si è anche un po’ persa la fiducia nella politica, per cui ogni  cinque anni si cambia, sperando.

Nonostante la mia persistente  fiducia nello sviluppo del terziario di questa città e la naturale e storica vocazione di questo territorio, sono molto scettico sulla capacità della politica  di valorizzare un sistema turistico di grandissimo valore, un territorio  attraente, i cui abitanti, in particolare giovani, per lungo tempo saranno  costretti a partire con il treno regionale veloce Etruschi Line delle 7:43.

TULLIO NUNZI

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