RUBRICA BENI COMUNI, 87. RITORNO A CENCELLE (SECONDA PARTE)
a cura di FRANCESCO CORRENTI ♦
(2 – segue dalla puntata precedente)
I due atti del 2004 pubblicati nella prima parte di questa puntata, cioè le proposte di provvedimento adottate con deliberazioni della Giunta Municipale, permettono di rilevare che l’attività di scavo svolta dal ’94 dall’Università di Roma aveva ormai svelato molte delle incognite della lunga esistenza del centro episcopale, chiarendone l’organizzazione urbana, mettendone in luce l’evoluzione nel tempo e dando il supporto scientifico dei materiali rinvenuti alla ricostruzione cronologica delle vicende storiche e della vita quotidiana di quella comunità.
I rapporti tra le istituzioni interessate agli studi che riguardano Cencelle – e di conseguenza anche Civitavecchia, la città-madre distrutta e la sua “rinascita” quale centro portuale nuovamente strategico – sono ottimi (e lo sono anche su altre tematiche). Università, Soprintendenze, Comune, enti pubblici diversi, collaborano fattivamente tra loro e svolgono azioni di promozione anche nel settore della ricerca, con il coinvolgimento di associazioni (in primo luogo l’Associazione Archeologica “Centumcellae” con sede a piazza Leandra) e incentivando la partecipazione di studiosi e di giovani. L’azione comunale è rivolta a tutti i livelli, dai laureandi delle facoltà pertinenti agli studenti delle varie scuole. Le scolaresche sono condotte in visita agli scavi, ai siti monumentali ed al Museo Nazionale, invogliate ad approfondire la storia locale da vivaci conversazioni illustrative e altre iniziative didattiche patrocinate dal Comune e dal suo CDU, il Centro di documentazione urbanistica istituito nel 1977 proprio nel quadro delle iniziative per l’occupazione giovanile, attraverso la tempestiva applicazione della legge 1° giugno 1977, n° 285.
Nelle attività di programmazione e nelle commissioni comunali (urbanistica, edilizia ecc.), per tutte le questioni di carattere culturale, oltre alla partecipazione diretta delle Soprintendenze, dai vertici ai funzionari di zona, sono presenti gli ispettori onorari Carlo Galli (Monumenti) e Odoardo Toti (Archeologia). Il suddetto CDU ha una intensa attività di ricerca in contatto con diversi Istituti delle Facoltà di Architettura di Roma, di Firenze e Venezia (IUAV) e pubblica dal 1979 il periodico “OC/quaderni del CDU”, a distribuzione gratuita, su cui appaiono gli studi più aggiornati, le tesi di laurea sul territorio e la documentazione sulla produzione normativa del Comune, della Regione e dello Stato. La collaborazione comunale con il gruppo di archeologhi di Cencelle è stata fin da subito molto stretta ed ho piacere di ricordare ancora la fondamentale opera della professoressa Ermini Pani (da Francesca Romana Stasolla, Letizia Ermini Pani (1931-2018), in «Studi Medievali», I, 2019, pp. 273-280): «Oggetto di particolare interesse sono le opere dei vescovi di Roma e del Lazio, nell’area del Ducato Romano, con studi sui centri diocesani del Lazio meridionale, fino a quel momento del tutto ignorati sotto il profilo archeologico. Qui si concentra sulle opere dei pontefici di VIII e IX secolo, mostrando come una precisa volontà politica si manifesta in azioni visibili materialmente, in strutture realizzate da maestranze specializzate, riconoscibili attraverso una lettura archeologica puntuale, l’uso preferenziale di materiali e di tecniche costruttive specifiche. Ne conseguono gli studi sulla costruzione del Ducato Romano, su Roma, sulla civitas leoniana, fino all’avvio del progetto Leopoli-Cencelle, nell’ambito delle attività archeologiche dell’università di Roma Sapienza. Qui nel 1994 dava vita ad un grande progetto multidisciplinare, ancora in piena ed ininterrotta attività, mirante ad indagare una città fondata alla metà del IX secolo da papa Leone IV, progettata quindi con canoni squisitamente altomedievali, finalmente non condizionata da preesistenze, che avrebbe quindi soddisfatto quello che la ricerca archeologica andava da tempo cercando: l’idea alla base dell’urbanistica altomedievale. Sulla Leopoli laziale scrive e riflette, promuove studi e soprattutto crea un’équipe, secondo un metodo di lavoro ormai consolidato e vincente.»


Trovo nelle mie carte sul tema “Cencelle” un articolo di giovedì 19 gennaio 2006 intitolato Trattativa per l’antica Centocelle (tra Pincio e proprietari), firmato L.B. (Luigina Bianchi):
«Nei prossimi giorni si decideranno le sorti di Cencelle. L’architetto Correnti, direttore del Dipartimento Urbanistica, Territorio e Patrimonio Storico, incontrerà infatti i fratelli Stendardi, proprietari dell’area. La loro disponibilità a concludere le trattative lascia supporre che con molta probabilità il Comune riuscirà ad acquistare il sito.
«Sono molti anni che Cencelle è al centro di interessi e convegni da parte delle Associazioni locali. Già dai primi anni 70 la Centumcellae aveva tentato un recupero tramite il Comune. Dopo vari incontri l’allora proprietaria dell’area, marchesa Sacchetti, aveva deciso di regalare il sito al Comune. La morte improvvisa della nobildonna però colse di sorpresa sia il Comune sia i soci della Centumcellae, che non ebbero il tempo di preparare gli atti necessari all’acquisizione dell’aerea.
«In seguito il presidente della Centumcellae Fabrizio Pirani e l’architetto Correnti fecero altri tentativi finché nel ’94 l’assessore al Bilancio Scotti provò ad acquistare l’area ma non raggiunse alcun accordo. Tra il ’98 ed il ’99, come ricorda Antonio Maffei, presidente della Centumcellae: “dietro nostre sollecitazioni Scotti portò la giunta Tidei ad incontrare nuovamente i proprietari, ma la somma offerta non fu di loro gradimento”».
Qui si inserisce la testimonianza di Giovanni Insolera, amico attraverso gli anni e compagno di varie iniziative, che aggiunge alla ricostruzione dei fatti quello che lui chiama «un piccolo tassello» ed è in realtà un insieme di episodi molto significativi e rivelatori. Il fatto «si colloca alla fine del secondo mandato Tidei, quando erano iniziati gli scavi diretti dalla prof. Ermini. Ricordo che i più tenaci avversari delle campagne di scavo – che hanno riportato alla luce la magnifica chiesa di S. Pietro e hanno aggiunto tante conoscenze alla storia del sito – furono proprio gli archeologi locali, che portarono la loro protesta dentro una trasmissione di Maurizio Costanzo. Il più illustre tra costoro proclamò a tutta pagina sul Tempo di Civitavecchia《Cencelle è mia, e guai a chi me la tocca!》L’amministrazione comunale di cui facevo parte scelse di collaborare con la Sapienza e con tutte le Soprintendenze competenti: fu tenuta una riunione alla Sapienza, anche con il sindaco di Tarquinia competente per territorio, e venne riconosciuta al Comune di Civitavecchia la gestione culturale e turistica del luogo, che si doveva concretizzare anche nella costituzione di un primo Museo di Cencelle e nell’acquisto dell’area dagli attuali proprietari. Ricordo che trovai i fondi per l’allarme. I documenti di tutto questo lavoro erano raccolti in un piccolo armadio nelle stanze della Segreteria del Sindaco, che venne ‘abbattuto’ nel corridoio antistante alla presa di possesso della nuova giunta. Anche il verbale della riunione andò disperso. Ora mi sembra che il Comune di Tarquinia non abbia nessuna intenzione di rinunciare al suo antico (inizio XIII secolo) possedimento.»
A mia volta, aggiungo un altro tassello a quello di Giovanni, dicendo che bastano poche parole a descriverlo: “Forma Italiae”, Maddalena Andreussi. Data: maggio 1981 e periodo seguente. In quel caso, l’opposizione locale fu ancora più tenace, nonostante i tentativi di mettere pace con una proposta di ampia collaborazione. Motivo per cui Civitavecchia non ha avuto il suo volume della prestigiosa collana archeologica, come invece già in precedenza aveva avuto Santa Marinella con l’ottimo lavoro di Piero Alfredo Gianfrotta (Nota1).
Un ultimo “ritaglio” nella mia cartella ha il titolo Non abbandoniamo il progetto di acquistare Cencelle. Intervento di Vincenzo Gaglione, 20 marzo 2007:
«CIVITAVECCHIA – Ho ritenuto opportuno avere un incontro con il sub Commissario Dott. Armogida per avere alcuni chiarimenti rispetto ad eventuali azioni amministrative che erano in itinere nella passata giunta Saladini. La mia richiesta principale riguardava la proposta di delibera da me presentata, che prevedeva l’acquisizione del sito di Cencelle, procedura che era in dirittura d’arrivo per il vaglio della commissione e la conseguente votazione del Consiglio Comunale. Il sub Commissario si è dimostrato disponibile a vagliare gli atti relativi alla proposta di delibera ed eventualmente attivare i relativi canali istituzionali. Penso che questa iniziativa non possa essere abbandonata ad un soffio dalla sua concreta attuazione e parlarne risulta comunque produttivo, evitando che si possa diluire nel tempo ricadendo nel dimenticatoio in cui è stata relegata per tutti questi anni. La prossima amministrazione dovrà farsi carico della definizione di questa azione che restituisce a Civitavecchia il suo legittimo patrimonio storico e culturale.»
Non ho avuto più modo, dal 2007, di seguire eventuali attività comunali che avessero lo scopo di rendere la collina con i cospicui resti della città leoniana un bene nel patrimonio della comunità di Civitavecchia, adempiendo a quel «sentimento molto forte nei cittadini di legame spirituale con l’antica città». Da quanto mi è stato riferito, nessuno ha proseguito quelle nostre iniziative e devo concludere che, con grande probabilità, i cittadini che sentivano quel forte legame eravamo solo noi, che effettivamente avevamo provato a concretizzare «quel sogno». Per quanto mi riguarda, oltretutto, neppure cittadini a pieno titolo.
Ma un fatto nuovo è poi intervenuto nel 2017, quindi sette anni fa, il 25 novembre. Si è trattato di un messaggio con allegati pervenutomi nella posta elettronica, per cui – dopo attenta lettura del documento allegato – verso le ore 20 della sera di quella giornata, ho pubblicato un “post” sul mio profilo Facebook, scrivendo una lunga riflessione:
«Ho potuto leggere oggi, scaricandolo dal sito Academia.edu attraverso la e-mail pervenutami, la traduzione di Sara Fresi del noto saggio di Philippe Lauer sulla città carolingia di Cencelle. Avendo conosciuto Sara da qualche anno, come attenta cronista di alcuni convegni organizzati dal mio ufficio, ho sempre seguito con simpatia molte delle sue iniziative, sorvolando a volte su aspetti che non condividevo.
«Sono anche intervenuto, in qualche caso, quando ho ritenuto opportuno segnalarle delle questioni che la sua giovanile inesperienza non le permetteva di percepire. Così, ho cercato di interpretare in questo modo anche qualche parola sopra le righe letta nello scambio di opinioni con Odoardo Toti, ed anzi ho trovato egualmente eccessivi alcuni toni delle sue repliche e l’ho detto. Con lo stesso spirito, sono intervenuto l’11 novembre scorso, a proposito della traduzione del saggio su Cencelle, scrivendole: «Cara Sara, solo un suggerimento affettuoso: quando si traduce un testo con il titolo originale, è prassi mettere il nome dell’autore e, dopo il titolo, le parole “traduzione a cura di …” (in questo caso, il tuo nome). Questo ad evitare critiche. Per il resto, tutto quello che serve a ricordare fatti storici va bene. Il Lauer, come il Signorelli e il Silvestrelli, ha polemizzato a lungo con Carlo Calisse sulla questione di Cencelle. Anch’io, oltre che su “Chome…”, ho ripreso anche di recente l’argomento su SpazioLiberoBlog. Repetita iuvant?
«Non so quanto il mio suggerimento sia stato apprezzato e il senso della mia retorica domanda compreso, ma io credo veramente che sia doveroso per chi da vario tempo lavora in certi campi, come è per me questo della storia urbana di una città di cui mi sono abbastanza a lungo occupato, intervenire e dare il proprio contributo di conoscenze.
«L’ho fatto a proposito della mostra alla Rocca su Traiano e in molti altri casi. Chi ha letto i miei scritti sulla storia urbanistica di Civitavecchia sa che fin dal 1975 ho studiato e collazionato in modo sistematico tutto il materiale che ho potuto reperire su quella materia in biblioteche e archivi. Tra l’altro, feci fare – pagandone la spesa – alla Biblioteca Casanatense il microfilm del manoscritto di Arcangelo Molletti, di cui pubblicai ampi stralci. Anche il saggio del Lauer è stato tra i primi testi studiati e fu in quell’anno che ne ebbi copia e lo tradussi. Nello stesso anno parlai a lungo con Odoardo Toti, lessi le opere del Silvestrelli e del Signorelli e feci una prima sintesi delle mie conclusioni, poi pubblicata in Chome lo papa uole… nel 1985, dedicando all’argomento ed alle polemiche di quegli studiosi con Carlo Calisse molte pagine di testo e molte note.
«Con ciò, voglio dire che occuparsi di un tema significa anche consultare tutto ciò che è stato detto in proposito o almeno quanto è reperibile. Cosa che non trovo nella prefazione alla “nuova” traduzione del saggio del Lauer. Affrontando temi scientifici è anche opportuno documentarsi sulle modalità in uso di presentarli. Esistono infiniti manuali al riguardo, ma l’«aureo libretto» di Umberto Eco (Chome si fa una tesi di laurea del 1977, ripetutamente ripubblicato) resta sempre utilissimo. Lì, ad esempio, si potrebbe trovare o comunque capire la differenza tra “appendice” ed “indice”. Se si pubblica qualcosa, è doveroso dare al pubblico un prodotto non criticabile, per rispetto degli altri ma anche di sé. Non voglio aggiungere altro né parlare di alcuni aspetti della traduzione. Solo far presente a Sara che la disputa del Lauer nei confronti del Calisse è sempre estremamente rispettosa e civile, mentre la sua versione può far credere il contrario. Così, a p. 149 (p. 16 della traduzione), il Lauer non dice “Non è vero che Calisse invoca l’autorità di Morisotti”, ma dice “C’est en vain que M. Calisse invoque l’autorité de Morisotti”, ossia, in italiano, “Inutilmente (letteralmente “invano”) il Signor Calisse invoca l’autorità di Morisotti”. Che è cosa diversa. Repetita iuvant?»
Avevo inserito nello scritto una immagine con la pagina del mio libro Chome lo papa uole… con la pianta di Cencelle di Philippe Lauer, riprodotta qui nella figura 2. Per completezza di cronaca, aggiungo che quel post aveva ricevuto il “mi piace” di Vincenzo Valentini, Sergio Anelli, Lino Nelli, Antonia Marmo, Cesare Marletta, Roberta Galletta, Gigi Veleno, Kyoko Endo, Michele Galice ed una “reazione” di Marzia N Noé. Qualche giorno dopo, avevo disegnato la scena a fumetti (qui nella figura 1 della settimana scorsa) di quel 15 agosto dell’854 in cui papa Leone benedisse la nuova Centumcellae, «aspergendo» di acqua benedetta le porte e le mura. Manifestavo così il mio stupito dissenso da una delle tante “stranezze” della traduzione ricevuta.
FRANCESCO CORRENTI (2 – fine)
