Civitavecchia: Il Decoro Urbano e una visione della città
di ROSAMARIA SORGE ♦
Uno degli aspetti a cui la nuova amministrazione dovrà prestare particolare attenzione sarà il Decoro Urbano che è carente al pari di quel Capitale Sociale che va stimolato per favorire la crescita in tutti i campi di questa città.
Il Decoro Urbano è la qualificazione estetica e funzionale dell’Habitat attraverso norme condivise atte a favorire la qualità della vita, la sicurezza, la fruibilità al meglio degli spazi comuni e a rendere i cittadini più felici. Per questi motivi l’insieme delle azioni positive che si volgono per raggiungere questi obiettivi devono essere trasversali ai vari assessorati poiché implicano lavori di manutenzione, di rinnovamento, di arredo urbano, di decoro degli edifici pubblici e anche privati, di manutenzione del verde cittadino, di pulizia degli spazi cittadini, di comportamenti nella gestione dei rifiuti, di disciplina relativa a recinzioni e strutture provvisorie, dehors compresi.
Un capitolo a parte poi meritano le aree mercatali e l’occupazione del suolo pubblico da parte di esercenti attività di ristorazione.
L’insieme di queste regole, vengono generalmente nella maggior parte dei Comuni Virtuosi, raccolti in un Manuale o Regolamento che contempla anche i divieti sanzionabili dalla AC su alcuni temi sensibili.
Dopo questa generica premessa vorrei entrare più nel merito della questione con un preciso riferimento a questa nostra città e mi prenderò la briga di sognare e raccontare una città diversa memore del coraggio che ebbe nella mia Palermo, Leoluca Orlando: i negozianti palermitani per tre mesi di fila tutte le mattine fecero la “ serrata “ chiudendo i loro esercizi, perché il sindaco aveva” osato “ chiudere al traffico buona parte di quella che era considerata l’arteria principale della città, quel tratto rettilineo che va dalla Statua alla Stazione, uno dei tratti più densi di attività commerciali. Poi i negozianti si accorsero che il pomeriggio quel tratto, senza più auto, si riempiva di centinaia di persone, i bar e i locali di ristorazione cominciarono a mettere fuori i tavoli e le panchine, che gli affari invece di diminuire aumentavano e alla fine dopo qualche anno furono loro i primi a chiedere la chiusura dell’ultimo tratto. La chiusura del tratto dalle Croci ai Quattro Canti aveva inoltre stimolato la ristrutturazione di molte dimore storiche, degradate da anni di abbandono, ristrutturazioni fatte sia con fondi europei che con fondi privati. Molte di quelle dimore storiche oggi sono alberghi, musei, e centri polivalenti.
Ecco, per Civitavecchia servirebbe un approccio che vada oltre una programmazione a breve termine.
La città si identifica prevalentemente con quella zona che nel Piano Territoriale Paesistico è colorata di rosso, la città compresa lato mare, tra via XVI Settembre, Corso Marconi, Piazza V. Emanuele, la Marina, la zona di via Thaon de Revel fino a Piazza Verdi per poi risalire in Corso Centocelle via Roma via Isonzo ed ricongiungersi con l’inizio di via XVI Settembre. Non che il resto non sia città, conosciamo tutti le problematiche dei quartieri periferici, ma la zona centrale, turistica che abbraccia i percorsi più significativi e suggestivi è sicuramente quella racchiusa tra le strade suddette.
Ritornando alla mia Palermo, con sincerità devo anche raccontare che quella decisione coraggiosa ha portato come conseguenza un intasamento notevole di altre arterie stradali e in particolare di via Crispi che è l’arteria stradale lato mare, diventata unica strada per i collegamenti longitudinali; venne meno un passaggio fondamentale: lo studio della mobilità urbana e l’incremento dei mezzi pubblici; memore di questo e per non cadere negli stessi errori qualunque trasformazione urbana a Civitavecchia dovrebbe essere preceduta da uno studio sulla mobilità con conseguente realizzazione di parcheggi localizzati ai margini di questa area, che è il cuore della città, e da un incremento significativo di mezzi pubblici.
Potremmo localizzare intanto due parcheggi multipiano nell’area Feltrinelli e nell’area dove già esiste una modesta costruzione adibita a parcheggio alla fine di via Isonzo. A questo punto, dotando la zona di piccoli bus navetta veloci e continui è possibile istituire una zona ZTL da piazza Verdi ai Vigili del Fuoco e chiudere veramente e concretamente al traffico il centro storico, il Ghetto e la zona del Mercato, come avviene del resto in tutte le più belle città del mondo.
Fermo restando i problemi delle periferie , in questa zona, che io identifico con il centro della città e che potrebbe inglobare una prima fascia a monte di Corso Centocelle e via Roma( Italcementi e a zona tra via Paolo III e via Terme di Traiano )andrebbero individuate tutte le aree da sottoporre a Rigenerazione Urbana recuperando anche aree minori e malamente utilizzate ( l’area all’inizio di via Trieste e via Giusti, la piazza del Conservatorio che come disse un mio collega inglese ” The ungliest square ever seen” la scalinata che dal Ghetto sala in via Regina Elena etc etc ) Una attenzione particolare va poi indirizzata al Mercato e alla Trincea ferroviaria.
Sull’argomento “ Mercato “ qualche anno fa scrissi sempre per il Blog un articolo dal titolo “ Il Cibo, il Mercato e la città” ma mi soffermai poco sull’aspetto urbanistico.
Il famigerato concorso per il rifacimento del Mercato a cui anche il mio studio partecipò, prevedeva che la piazzetta della Palmetta o meglio piazza Regina Margherita ritornasse ad avere una sua dimensione di vita anche oltre l’orario del Mercato. Noi a studio presentammo un progetto che eliminava il Mercato da piazza Regina Margherita spostandolo tra via XXIV Maggio e la parte di trincea ferroviaria a sinistra, lato Tarquinia per intenderci, e predisponendo una copertura continua. Progettammo per Piazza Regina Margherita una vera piazza, con fontana verde panchine etc, immaginando che così avrebbe fatto da indotto a tutte le attività che si sarebbero potute svolgere al piano terra nei locali degli edifici che la circondano, creando un altro angolo di città vivibile sempre.
Non vanno poi dimenticati alcuni recuperi come la Caserma Stegher e le Carcerette che insistono in questa area e che sono di proprietà demaniale. La Marina ha in qualche misura raggiunto una sua dimensione stabile ma va predisposta la barriera soffolta e ripristinato l’arenile.
E’ necessario pensare anche alla mitigazione del clima in questa parte della città attraverso il verde, favorendo i tetti verdi e la piantumazione di quanto più alberi e macchia mediterranea sia possibile fare in centro, sempre organizzando con l’aiuto dei cittadini il decoro e la cura di aiuole e fioriere, e restituendo parte della trincea ferroviaria non occupata dal mercato a un percorso di verde urbano.
Solo brevi note da parte di un architetto che vive e lavora ormai da molti anni in questa città, città che dopo una iniziale perplessità ha imparato ad amare con la speranza che possa finalmente realizzarsi quel cambiamento per una città turistica ma anche vivibile per i suoi abitanti.
ROSAMARIA SORGE

sono perfettamente d’accordo si cominci a far passare operatori a vle della vittoria e lungomare maleodorante di mattina secchi aperti mastelli sfasciato buste abbandonate etc più controlli e multe escrementi cani dappertutto cestini carenti io parlo per la mia zona altri facciano lo stesso per le loro.. aiutiamo questo sindaco che nn ha una bella eredità aiutiamo noi….
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Ci sono molte cose da fare dopo anni di nulla ma serve un comportamento diverso da parte dei cittadini; sul sistema di raccolta dei rifiuti io ho una idea precisa: la differenziata è sacrosanta ma il sistema di raccolta, specie in centro, non può essere quello dei mastelli che non vengono più usati dalla maggioranza perché a tutti scoccia la mattina ritirarli e quindi ormai la maggioranza usa i sacchi. Ho visto altri sistemi più adatti al conferimento dei rifiuti ma mi riservo di parlarne in un altro articolo
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Ci vorrebbe un progetto globale a lungo termine organizzato per step autosufficienti, nel senso che ogni step, una volta terminato deve avere senso compiuto e dare, per così dire, i propri frutti. Ma occorre una classe politica capace di uscire dalla estemporaneità e passarsi il testimone della riqualificazione ad ogni cambio della guardia… ma questo appare utopistico.
Luciano Damiani
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