RUBRICA BENI COMUNI, 78. LA STRUTTURA POLIVALENTE NELLA DARSENA ROMANA
a cura di FRANCESCO CORRENTI ♦
25 luglio, per noi italiani di una certa età, un ricordo forte, una data fatale: si festeggia, si commemora, la fine… l’inizio… il passaggio… un momento molto particolare, un evento fondamentale della nostra storia, della nostra democrazia. Tra le tante cose che si potrebbero dire sulla data odierna, nella banale sequenza delle puntate di questa rubrica, senza voler trovare il minimo nesso tra l’avvenimento storico e l’argomento scelto, a parte la considerazione che il clima era torrido allora come lo è adesso, credo di poter dire che quella “struttura” di cui voglio parlare ha rappresentato per Civitavecchia e per il porto un vero e proprio punto di svolta. Per certi aspetti, penso che si poteva ritenere – senza esagerazioni – la “chiave di volta” di un metodo del tutto nuovo di affrontare la pianificazione del sistema portuale, ma anche di inserirla nella più ampia programmazione a scala urbana ed a scala territoriale, secondo interventi strategici coordinati. Non a caso, questi stessi concetti (peraltro enunciati con molti anni di anticipo) erano stati apprezzati in sede di Premio Gubbio 1990 e nelle selezioni a livello nazionale per i programmi innovativi (PRUSST e PIAU) del Ministero delle Infrastrutture, fino a costituire il progetto direttore proprio degli interventi per il Giubileo del 2000, in cui il Comune di Civitavecchia – per la prima e unica volta – ha appunto “coordinato” gli enti di livello superiore, secondo una effettiva attuazione del principio di sussidiarietà.
Ho la sensazione che il significato innovativo del metodo e la portata storica e strategica di quella serie di interventi (tra i quali va posta anche la demolizione del silos sul molo del Bicchiere) non sia stata colta del tutto. Lo dimostrano le modifiche successive apportate alla stessa struttura. Non ho avuto da molti anni occasioni di contatti diretti con quella che chiamavamo, con grande rispetto, “l’opinione pubblica” della Città e ancor meno con i colleghi professionisti, che un tempo si dividevano nelle categorie dei “liberi” e dei “dipendenti” (su cui mi sono espresso più volte, io che mi definivo un “urbanista condotto”), di cui ha fatto giustizia lo stravolgimento di tutto il settore. Purtroppo, ho dovuto rilevare una drammatica assenza di dibattiti pubblici in materia e di protagonisti tecnici della cronaca locale. Ne ho scritto, descrivendo la situazione ed esprimendomi con tutta sincerità, nella puntata n° 68 di questa rubrica (Confratelli, del 1° febbraio di quest’anno). Da quella “chiave di volta” e da quel “punto di svolta”, purtroppo, non sono derivate le altre operazioni conseguenti già studiate nel dettaglio e, in un contesto che ha visto – dopo le precedenti scelte improvvide, lo sfacelo delle circa 90incursioni, la rinascita immemore e i decenni di stolta incuria – l’ottima riqualificazione del porto monumentale ed il restauro di gran parte del patrimonio architettonico, resta negletto e, pare, abbandonato di proposito (nonostante i due progetti completi di consolidamento e restauro definiti e approvati) in attesa di “morte naturale” (e oblio) proprio l’elemento più significativo e prezioso, il molo traianeo di ponente, detto del Lazzaretto, con la sua celebrata struttura a canali voltati risalente all’impianto più antico dello scalo imperiale e la torre San Pietro. Rinunciando a ricostituire la suggestiva quinta delle volumetrie annonarie e sanitarie, con i loro fregi marmorei recuperati, facilmente ricomponibili nell’elegante facciata centrale e nelle altre parti, note pure nei toni cromatici.
Non voglio qui addentrarmi in questi aspetti che hanno avuto da oltre un ventennio la loro soluzione esecutiva, strutturale ed architettonica, “concordata”, pubblicizzata e nella piena disponibilità dell’Autorità committente, cercando invece di far comprendere i motivi che mi hanno mosso nella scelta dell’oggetto della puntata, rivolgendomi a Lettrici e Lettori in prevalenza non addetti ai lavori in alcun senso: cioè non tecnici, non esperti dei fatti portuali, forse neppure a conoscenza dei luoghi o addirittura forestieri, stranieri, alieni.

Le immagini delle figure dovrebbero far comprendere che mi riferisco ad una struttura articolata, un edificio insolito e complesso, insomma una costruzione che è certamente particolare, con una destinazione particolare e in un luogo particolare, la cui realizzazione, nel momento storico particolare in cui è stata realizzata, ha rappresentato un fatto “particolarmente” significativo. Queste immagini sono riprese dal volume Architetti romani nel mondo. Year Book 02, curato da Renata Bizzotto, edito dall’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Roma e Provincia con il Centro Documentazione Multimediale e Videocomunicazione e il Dipartimento Internazionalizzazione dello stesso Ordine, presentato alla Casa dell’Architettura a Roma il 3 ottobre 2017, con una mostra digitale.
Volume e mostra hanno documentato l’indagine sulla professione di architetto attraverso una selezione di progetti realizzati negli anni precedenti e comunque terminati entro il 2015-2016. All’inaugurazione della mostra ha voluto cortesemente partecipare con noi il Presidente pro-tempore dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, Francesco Maria di Majo. «In continuità con lo YearBook 01 – è detto nella presentazione del volume –, il testo presenta 87 progetti di architetti romani realizzati in Italia e nel mondo. Diversi per destinazioni d’uso, per impegno progettuale, per approfondimento delle nuove tecnologie e dei materiali. La finalità della nuova pubblicazione è una maggiore diffusione della conoscenza della professione dell’architetto. Gli esempi dimostrano il livello raggiunto dall’architettura italiana, la creatività degli autori, la mutazione delle forme conformi agli attuali stili di vita e alla ormai raggiunta consapevolezza delle pressanti e ridotte possibilità economiche. Appare anche evidente che i limiti economici non hanno inciso sulla consueta eleganza dell’architettura italiana».
I progetti – che vedono tra gli autori molti nomi assai noti – sono raggruppati in sette categorie, quanti sono i segmenti colorati in copertina, che corrispondono ad altrettante tipologie: 1) Opere pubbliche; 2) Opere private; 3) Restauro / recuperi; 4) Ristrutturazioni / interior design; 5) Spazi pubblici; 6) Allestimenti; 7) Yacht design. Faccio subito presente che nella sezione delle Opere private è pubblicato l’interessante progetto dello Studio Tecnico Associato Buttaro, Sorge, Criscoli, per una villa unifamiliare a Civitavecchia.
A questo punto, posso dare tutti i necessari ragguagli per giustificare quelle particolarità che ho attribuito alla «Struttura polivalente nella Darsena romana», chiarendo che esse non consistono nel fatto che si tratta di un’opera cui ho dato un mio contributo sostanziale, sviluppatosi nel corso di un lungo periodo di tempo, dato che per iniziative simili occorrono tempi decisamente lunghi, notevole tenacia e rigorosa coerenza nelle fasi intermedie e nei graduali passaggi prima di ottenere il risultato finale. Che ha portato ad una costruzione di dimensioni planimetriche e di contenuti funzionali che non erano stati più attuati nel porto di Civitavecchia da circa trecentocinquantacinque anni, cioè da quel lontano 1660 in cui fu data la fine lavori dell’Arsenale Chigi.
Dato il mio coinvolgimento e quello di miei famigliari nei diversi progetti, per illustrare in modo oggettivo la struttura, trascrivo per intero il testo pubblicato da Renata Bizzotto nella mostra a corredo delle immagini digitali, con le premesse introduttive del programma posto a base degli interventi a scala vasta e delle impostazioni urbanistiche generali:
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«L’Ufficio Consortile Interregionale della Tuscia è una struttura organizzativa istituita, su proposta dell’architetto Francesco Correnti, all’epoca direttore del Dipartimento Territorio, Urbanistica, Beni Culturali e Ambientali del Comune di Civitavecchia – ai fini di cui al decreto ministeriale 8 ottobre 1998, n.1169, “Promozione di programmi innovativi in ambito urbano denominati Programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio” – da quel Comune, in qualità di soggetto promotore capofila, con la partnership dei Comuni di Viterbo, Pitigliano, Orvieto e della Provincia di Viterbo e con la partecipazione di altri 90 enti pubblici territoriali, che comprendono: nel Lazio, la parte della Provincia di Roma a nord della Capitale e tutti i Comuni della Provincia di Viterbo; in Toscana, Pitigliano e gli altri Comuni limitrofi della Provincia di Grosseto; in Umbria, con Orvieto e altri quattordici Comuni della Provincia di Terni. L’Ufficio è tuttora attivo, con la direzione generale e il coordinamento dall’architetto Correnti ed è formato dai dirigenti e funzionari tecnici e amministrativi in servizio presso gli enti pubblici promotori nominati dai medesimi e da consulenti esterni, individuati con le procedure previste dalle normative in materia.
«Le finalità principali del Programma, oltre a quella di mettere in relazione gli interventi dell’area attraverso una pianificazione strategica, sono:

«a) la valorizzazione del patrimonio ambientale e archeologico del territorio, con specifico riferimento alle testimonianze della civiltà degli Etruschi;
«b) la valorizzazione ed il riuso dei centri storici e dei monumenti architettonici, attraverso lo studio, il restauro scientifico, il recupero e la riqualificazione urbana dell’ambiente costruito;
«c) la valorizzazione del patrimonio naturalistico e paesaggistico e delle risorse naturali, con particolare riferimento alle potenzialità di sviluppo sostenibile delle attrezzature turistiche collegate alle peculiarità del territorio (presenza di mare e laghi e di sistemi orografici caratteristici, ricchezza di acque termali);
«d) la salvaguardia della destinazione agricola e forestale del suolo, valorizzandone le caratteristiche ambientali, le specifiche vocazioni produttive e le attività connesse e compatibili, comprese quelle agrituristiche e legate al recupero di strutture rurali o di archeologia industriale che siano documenti significativi, nell’ambito dell’articolazione e della stratificazione storica, antropologica ed urbanistica del territorio, della storia delle popolazioni e delle comunità, delle rispettive economie agricole tradizionali e della evoluzione del paesaggio nei secoli;
«e) l’individuazione degli elementi infrastrutturali, del servizio e del sistema metropolitano dell’Alto Lazio, finalizzata al completamento e alla valorizzazione del sistema infrastrutturale dei collegamenti e degli accessi, attraverso l’ultimazione della Trasversale Nord, il potenziamento della viabilità tra Civitavecchia e Livorno, il ripristino del collegamento ferroviario tra Civitavecchia e Terni, la valorizzazione turistica della linea Civitavecchia-Capranica-Orte;
«f) il potenziamento dell’area di Civitavecchia come incrocio dei sistemi nazionali e internazionali di trasporto: sistema portuale e interportuale di Civitavecchia e dell’Alto Lazio, polo aeroportuale di Fiumicino, aeroporto di Viterbo, sistema trasversale Tirreno-Adriatico, accesso dal sistema litoraneo nord all’area romana, sistema di trasporto e scambio merci in connessione con i programmi di Olbia e Terni, collegamenti per passeggeri con la Sardegna, autostrade del Mare, terminal crocieristico e linee marittime con i principali porti del Mediterraneo).
«Attraverso il Protocollo d’intesa sottoscritto in data 30 giugno 2004 dai rappresentanti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, della Regione Lazio, del Comune di Civitavecchia, di R.F.I. S.p.A. e dell’Autorità Portuale di Civitavecchia, l’Ufficio Consortile, inoltre, ha ottenuto la approvazione del Programma innovativo in ambito urbano “Porti e Stazioni”, finanziato dallo stesso Ministero, e ne ha curato la gestione, anche in riferimento all’inquadramento dello stesso PIAU in contesti territoriali d’area vasta, allo scopo di renderlo coerente con la programmazione sovra- ed intercomunale e di reperire, per la attuazione degli interventi previsti, ulteriori risorse attraverso altri canali di finanziamento. Un ulteriore risultato è stato l’inserimento nel sistema territoriale della “Piattaforma logistica medio-tirrenica” ed i finanziamenti per il Piano della Mobilità (PUM).
«All’Ufficio Consortile è stata affidata anche la formazione del “Programma Esecutivo Quinquennale di Sviluppo” di cui all’Intesa di Programma tra la Regione Lazio, la Provincia di Roma, i Comuni di Allumiere, Cerveteri, Civitavecchia, Santa Marinella, Ladispoli e Tolfa, la Comunità Montana Zona III, la Soprintendenza Regionale del Lazio e l’Autorità Portuale di Civitavecchia e relativo Piano Preliminare, che sono stati approvati e sottoscritti dai soggetti promotori, pubblicati sul B.U.R.L. del 30 maggio 2005 e registrati in data 6 giugno 2006, tra i cui fini è la costruzione d’un sistema virtuoso permanente che regoli e coordini il recupero e lo sviluppo dell’area.
«Attualmente, l’Ufficio Consortile segue l’attuazione degli ultimi interventi finanziati con i fondi residui in quattordici Comuni e svolge azioni di promozione d’una politica di sviluppo sostenibile dell’ambiente naturale e costruito e della gestione urbanistica, che guidi sia i programmi delle opere pubbliche sia gli investimenti privati, per cui è stato redatto e diffuso presso amministratori e uffici un Manifesto dell’ambiente costruito finalizzato alla promozione di tutte le iniziative di salvaguardia del patrimonio architettonico e culturale; alla conservazione, al recupero e alla riqualificazione dell’ambiente naturale e costruito esistente e alla ricerca dei mezzi per ottenerli; alla promozione del “diritto all’architettura” di tutti i cittadini, inteso come sostegno della qualità progettuale e della professionalità da parte degli enti pubblici e come rifiuto – attraverso misure disincentivanti – del degrado culturale, del depauperamento ambientale e urbanistico, del disimpegno tecnico.
«Tra gli oltre 1500 interventi pubblici e privati del PRUSST, hanno avuto particolare rilievo per la loro funzione strategica e per i risultati raggiunti quelli realizzati dalla Autorità Portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta per il recupero e la riqualificazione ambientale e urbanistica del Porto Monumentale, inquadrati in una variante del Piano Regolatore Portuale redatta dal G.C. OO. MM. di concerto con il Comune e con le Soprintendenze, basata sul piano particolareggiato elaborato da Francesco Correnti e risultato meritevole di particolare segnalazione nel 1990 al Concorso Internazionale “Esperienze di pianificazione e progettazione, a scala superiore a quella edilizia, che presentino un uso corretto e innovativo di esistenti risorse fisiche non naturali”, bandito dall’ANCSA/Associazione Nazionale Centri Storico-Artistici. Il progetto, la direzione dei lavori e l’alta consulenza scientifica per gli interventi illustrati in questa pagina sono stati degli architetti Marisa Bonfatti Paini, Paola Moretti e Antonio Correnti.»
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Sono convinto di poter affermare – in piena coscienza e sincero compiacimento, evitando finzioni ipocrite – che la qualità architettonica espressa dal progetto attuativo della Struttura, dovuto ai professionisti ora citati, è particolarmente elevata, con la sua varietà di spunti e di soluzioni, nella straordinaria unitarietà dell’ossatura portante, del materiale e del colore predominante. Come di elevatissima qualità erano le soluzioni del giardino posteriore interno, dei collegamenti verticali, dei coni visuali e della vivacità formale degli spazi per le reti da pesca e le celle frigorifere, per la sala aste, la palestra, gli uffici e il ristorante panoramico, che hanno subito ultimamente qualche alterazione non prevista.
Riprendendo ora la mia illustrazione della rubrica, si pone con tutta evidenza la questione della “Forma Civitatis” e dell’architettura contemporanea a Civitavecchia. Una guida di tipo turistico all’architettura moderna ed attuale di Civitavecchia non c’è. Neanche di quella antica, cioè etrusca, romana, bizantina, altomedievale, romanica, gotica, rinascimentale, barocca, neoclassica, eclettica, liberty, umbertina, fascista, democratica (frontista, democristiana, commissariale e vescovile?) e non so che altro potremmo circoscrivere, anche se nella prassi delle varie realtà regionali i modelli e l’applicazione delle leggi urbanistiche possiamo individuare forti differenze, con le sfumature e le conseguenze sull’ambiente e relativi disastri ecologici che conosciamo…
Pochi cenni in qualche guida TCI per dire che non c’è più molto da vedere. Certo perché mancano proprio gli esempi di quella architettura antica, quasi completamente cancellati dalle distruzioni nel corso dei secoli, fino alla catastrofe dei bombardamenti e della ricostruzione e dei tempi più recenti. L’amico Carlo Alberto Falzetti mi ha invitato ripetutamente a scrivere io una guida alla città scomparsa. È il tema di certe mie ricostruzioni e delle connesse vedute di Arnaldo Massarelli (da ammirare, insieme a quelle di Remo Sagnotti, più fotografiche, come atti di devozione filiale alla memoria di una idea urbana e portuale che si è radicata in quanti l’hanno conosciuta e compresa). E qui ci sarebbe da ricordare quel puntuale catalogo che è stata la tesi di Paola Moretti (1965-66) e poi sono state le ricerche del CDU col regolamento di tutela del 1992, le tante tesi di laurea, gli studi storici di ogni tipo, le ricerche di studenti, borsisti o specialisti e, infine, è stata la Variante 30 al PRG (2000-2005), che inventariava anche alcune cose moderne e pure di autori viventi. Perché questo mi chiedo, l’architettura moderna a Civitavecchia c’è stata? E quella contemporanea? E, in definitiva, l’architettura senza altri aggettivi?
Con una frase coraggiosa e ammirevole, Rossella Foschi, nella sua tesi del 1972 ha definito la palazzata sul porto «ignara di architettura» e credo che non si possa dir meglio. E nel restante territorio? Nei piani di zona, nei paesi del circondario?
Le risposte voglio darle in altra occasione, e non da solo, dopo un opportuno “consulto” con i colleghi che troverò disposti a parlarne e, possibilmente, dopo una qualche tavola rotonda che so essere nei programmi di un altro “collega” per conto dell’Ordine, in relazione al volume sui Decani (50 anni di professione) pubblicato a novembre del ’23. Decani… Domini canes… L’ho detto altre volte: quante assonanze… Non vorrei che l’anima di Civitavecchia, vagando invano tra il demolito campanile di Santa Maria e la distrutta torre quadrata della Rocca, rischi di perdersi nella propria tristezza, finendo per appollaiarsi sui falsi merli ripristinati del Muraglione e lì svanire nel nulla di vani rimpianti.
FRANCESCO CORRENTI
