RUBRICA BENI COMUNI, 77. IL SICOMORO DI TORRE NORD, A NEW YORK.

a cura di FRANCESCO CORRENTI ♦

Grazie alla cortese ospitalità di amici addetti al Consolato italiano a New York, Paola ed io abbiamo potuto soggiornare a lungo nella metropoli statunitense, alloggiati al 51° piano di un grattacielo dell’Upper West Side, a pochi passi dal Lincoln Center e dal Central Park, accompagnati e guidati da un collega architetto ben ambientato in città in tutti i luoghi da conoscere, intervenendo a manifestazioni del nostro Istituto di Cultura, partecipando anche ai tradizionali festeggiamenti per la ricorrenza del 2 Giugno (come c’è capitato anche in altre parti del mondo, in altre ambasciate e sedi diplomatiche), potendo scoprire angoli meno noti al turismo frettoloso e vivendo simpatiche esperienze di vita nei weekend in dimore country dei sobborghi, con altri rappresentanti della nostra comunità laggiù.

Tra questi luoghi che abbiamo potuto apprezzare per i tanti motivi di interesse professionale e culturale, la lunga visita all’estremità sud di Manhattan, Lower Manhattan, lungo la sponda dell’East River, è stata una di quelle che mi ha lasciato ricordi più vivi. Il nostro soggiorno si è svolto a maggio e giugno del 2008, alcuni anni quindi dopo il tragico 11 settembre del 2001 (quando, pochissimi giorni dopo, noi ci eravamo recati in Giappone, su un aereo “svuotato” dall’impressione suscitata dai dirottamenti, per allestire la mostra sulla Missione Keichô a Ishinomaki). Abbiamo potuto, quindi, visitare l’ampia area della ristrutturazione del sito con i lavori in corso, dato che la zona, «antica fortificazione alle origini e poi prospera colonia, sede del governo, porta  di ingresso all’America per gli immigrati (sappiamo bene quanti furono gli italiani) e porto assai attivo, oltre ad essere divenuta il centro nevralgico della finanza mondiale, aveva assunto anche il carattere di luogo di pellegrinaggio».

Un pregevole periodico bimestrale del Touring Club Italiano, “Le Vie del mondo – Viaggi d’autore”, il cui primo numero dedicato a Istanbul è uscito a maggio 1996, ma che era stata una testata del Club dal 1933, amata e poi rimpianta per la cessazione, proseguendo nella nuova veste monografica fino al n° 22 di novembre 1999 (Sicilia), riportava sulla prima pagina, come motto ispiratore della linea editoriale, la nota frase di Quinto Orazio Flacco (Epistulae, I, 11, v.27):

Caelum, non animum mutant qui trans mare currunt.

Il senso profondo della riflessione oraziana è indiscutibile, ma che l’animo del viaggiatore possa mutare in relazione a quello che capita di vedere in un viaggio – permettetemi – è altrettanto possibile e vero. Ed è quanto a me è accaduto frequentemente, vedendo cose nuove, conoscendo realtà diverse da quelle che mi erano abituali, venendo a contatto con fatti, modi di essere, persone diverse e potendo apprezzare mentalità, abitudini, credenze lontane dalle nostre, ma riconoscendo in sostanza l’affinità dei sentimenti proprio nella diversità, più apparente che effettiva. La stessa cosa, in modo particolare, ci è accaduta in quella passeggiata a Lower Manhattan, da cui ho preso spunto per questa puntata della rubrica, in cui ho voluto richiamare l’attenzione degli amici civitavecchiesi del blog con un apparente riferimento ad un luogo ben noto, Torre Nord, che in realtà non lo è…

Beni comuni 77. figura 1

Le immagini della figura e della copertina illustrano i luoghi di cui parlo e per spiegare il fatto che credo interessante per gli amici – spero perdoneranno il “gioco di parole” – traduco letteralmente l’epigrafe posta accanto alla venerata reliquia del Sicomoro di Torre Nord, a New York. Ecco la traduzione:

«Questo ceppo è tutto ciò che rimane di un sicomoro di 100 anni che un tempo si trovava nell’angolo nord-occidentale del cimitero di San Paolo. L’albero è stato abbattuto l’11 settembre 2001, quando il crollo del World Trade Center ha fatto precipitare tonnellate di detriti verso la chiesa, tra cui una grande trave d’acciaio dalla Torre Nord. Miracolosamente, gli alberi della cappella l’hanno protetta dai danni e non una sola lastra di vetro è stata rotta in tutta la chiesa.

«Nel 2005, il rinomato scultore Steve Tobin ha lavorato con alcuni esperti di alberi per preservare il ceppo di Sicomoro originale che si vede qui a St. Paul.

«Tobin ha anche creato una monumentale scultura commemorativa in bronzo basata su fusioni delle radici dell’albero. Chiamata la “Radice della Trinità” in onore della nostra chiesa madre, può essere vista nella piazza della Chiesa della Trinità, situata a cinque isolati a sud di Broadway e Wall Street.

«Chiesa della Trinità,

Cappella di San Paolo,

una chiesa episcopale nella città di New York».

Grazie per l’attenzione e alla prossima.

FRANCESCO CORRENTI

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