RUBRICA BENI COMUNI, 76. ADELANTE, SI PUEDES…
a cura di FRANCESCO CORRENTI ♦
Nella penultima puntata di questa rubrica, dedicata all’elezione del nuovo sindaco di Civitavecchia, ho terminato la mia cronaca degli avvenimenti con una frase decisamente di prammatica: «E adesso, la parola al nuovo Sindaco, dal nome così promettente! Con gli auspici più sinceri e fervidi.»
In effetti, quella puntata seguiva una mia offerta-proposta per rendere omaggio in modo insolito ed artistico al nuovo Consiglio comunale che era stato determinato dalle elezioni/selezioni e si sommava ad altre “comunicazioni” da me date in varie forme (dirette e indirette, su Facebook, con WhatsApp e via e-mail), in relazione a fatti di notevole importanza per la conclusione dei programmi che mi riguardano, ma riguardano soprattutto il Comune di Civitavecchia ed il centinaio di altri Comuni promotori di quattro Province e tre Regioni con gli innumerevoli soggetti proponenti pubblici e privati, essendo quindi da porre all’attenzione del nuovo Consiglio e, con maggiore urgenza, della nuova Amministrazione. Data anche la serie di avvertimenti perentori inviati ancora di recente dal presidente dell’Organismo di Controllo istituito presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, i cui fondi residui devono essere al più presto utilizzati per realizzare i progetti del programma di cui ho parlato proprio in quella puntata, che durano da troppo tempo senza vedere la fine, benché pronti da anni e anni e sono essenziali al mantenimento dell’ultima porzione rimasta dei fondi erogati nel 2002 (!), peraltro solo grazie alla proroga ottenuta dall’Ufficio Consortile Interregionale della Tuscia con la sua irreprensibile conduzione.
I progetti sono quelli che ho già illustrato più volte, da ultimo appunto in quella puntata del 27 giugno scorso, e precisamente: «il Campanile di San Giulio-Sant’Egidio (oggetto di una dotta mozione della minoranza illustrata con pacata precisione proprio da Marco Piendibene ed approvata dal Consiglio all’unanimità), il CDU / Urban Center (a disposizione di tutti, con tutti i documenti d’archivio e i piani e progetti “scomparsi” negli anni), il Cammino di Hasekura e dei Martiri Giapponesi (oltre agli affreschi di Lucas Hasegawa da salvare!), il Viale dei Cento Pilastri dell’Aurelia nova, il Museo Civico, il Mascherone di Leone X da restituire al Comune (magari anche ritrovando gli altri nove spariti dalla Darsena dopo le distruzioni), le belle mostre e pubblicazioni già avviate con la Soprintendenza nel 2019, lo Stemma di Benedetto XIV da porre vicino alla sua Fontana, il patrimonio architettonico e monumentale (Cimitero!!!) e non ultimo quello pittorico (dal ciclo del Genio ad Afro ed al resto, «Tarcisio» compreso) da valorizzare, anche con il Ce.Si.Va., gli interventi della “Storia scende in piazza” (che avevano tanto interessato la «Fondazione», al pari degli studi sui «commerci» dei Manzi, ma poi siamo ancora in «attesa») e la ristampa cento volte promessa di “Obiettivo Civitavecchia” sui Bombardamenti del 1943-44. Estendendo anche ad altri ambiti storici la bella esperienza della “Macchina del Tempo” e tanto, tanto altro».
«Naturalmente – aggiungevo in quella sede –, anche riportando in auge quei «pubblici dibattiti» sui temi strategici della città e del territorio, risolvendo così questioni rimaste da vent’anni sospese, dalla zona cardine dell’Italcementi alla Fiumaretta, ai temi rimasti incompiuti (e de-finanziati per l’ignavia di chi doveva provvedere), come il piano dell’Area “Litorale Nord” (non inoltrato alla Regione da un dirigente «pro tempore»), il famosissimo «Piano Città» (concordato tra Comune, Autorità ed Ater, guidato in via preventiva dalla «cabina di regia» ma poi non trasmesso al MIT!) e la “buona pratica” (mi ripeto, ma ci è stata riconosciuta ufficialmente dalla Commissione regionale!) della pianificazione coordinata dall’Ufficio Consortile Interregionale della Tuscia con i suoi tantissimi interventi pubblici realizzati, nel PIAU “Porti e stazioni” e nel PRUSST “Patrimonio di San Pietro in Tuscia ovvero il Territorio degli Etruschi”». Nonostante le omissioni, le appropriazioni indebite e gli atti di vero e proprio mobbing (su cui l’Organismo ha chiesto accertamenti) messi in atto da questo o quel «mariuolo» dal 2007 in poi, da una parte o dall’altra del vasto comprensorio interregionale di pertinenza del mio operato.
Credo che le gentilissime Lettrici e i cortesissimi Lettori della rubrica, dopo tanti elenchi e tante raccomandazioni, abbiano perfettamente compreso il mio silenzio dell’ultima puntata, quella della settimana scorsa, in cui ho intitolato e scritto come testo solo tre parole: «Attesa (senza parole)». Che ho commentato così: «Una puntata insolita, interlocutoria (si può dire?), di attesa… senza parole. Del resto, che dire? Non ci resta che attendere che la Sala Consiliare si riempia e che il Sindaco Marco Piendibene prenda la parola. E tutto riprenda e tutto possa arrivare a conclusione!»
Vedo che questa che sto scrivendo è la puntata delle virgolette, alte e basse, comunque a profusione, silenziose ma non tanto. Ed anche il suo titolo, a onor del vero, andrebbe virgolettato: «Adelante, si puedes…» Le immagini di copertina esplicitano il mio pensiero e le mie intenzioni. Mentre il destinatario delle parole è evidente dal primo momento. La prima da sinistra è la raffigurazione del celeberrimo brano manzoniano di cui è protagonista «Antonio Ferrer, il gran cancelliere», nella perfetta interpretazione di Francesco Gonin per l’edizione de I promessi sposi del 1840, curata dallo stesso autore. La situazione, è ovvio, non è quella della carrozza inoltrata nella folla, con il chiasso e il ronzio di tante voci e tuttavia, volendo rispettosamente dare il senso d’una certa urgenza, l’immagine del governante spagnolo che, chinato in avanti verso il cocchiere, gli dice in fretta: – adelante, Pedro, si puedes, a me viene sempre in mente, e quindi l’ho ripetuta anche stavolta. Senza arrivare all’altra espressione, «Adelante, presto, con juicio», ormai abusata e del tutto fuor di luogo in questo caso. C’è poi – seconda immagine – la rigorosa ricognizione dell’archivio Programmi MIT, UCITuscia e «documenti originali» (elencati nei verbali delle varie ispezioni) che qualcuno dice «eliminati» o «distrutti». E infine – terza immagine simbolica, ripresa da una tesi di laurea – la «presentazione finale» del lavoro!
Certo, non posso tacere le mie preoccupazioni – da cui è derivata una certa ansia nel «prolungarsi dell’attesa» – per le nuove situazioni incresciose, dopo tutte le perdite di tempo, le anomalie e gli intoppi che hanno prolungato fino a venticinque anni l’attuazione dei programmi di cui avevamo ottenuto brillantemente i cospicui finanziamenti e che sono ormai giunti a definitiva scadenza, con l’urgenza della fase finale posta sotto la mia responsabilità di speciale «commissario ad acta». I ricordi del liceo mi fanno aggiungere alla “invocazione” del titolo un rassegnato «Festina lente!» (ma non troppo «lente!»), cui si aggiunge addirittura la preghiera: «Domine, in adiuvandum me festina!» Ma il tempo dell’attesa è terminato e a breve le attività della nuova Amministrazione inizieranno in tutti i settori della vita cittadina. Carlo Alberto Falzetti, nel suo articolo del 28 giugno (Caro Marco), ha inquadrato con la sua consueta lucidità e saggezza gli obiettivi, a diversa scadenza, presenti nel Programma del Sindaco, ai quali dare una valenza specifica di metodo e di fine, rafforzando il «capitale sociale» e perseguendo una cultura di governo (e forse, direi, un «governo di cultura») basata sul riformismo. Ho la convinzione che i progetti che ho l’obbligo morale di concludere rientrino a pieno titolo in tale visione. Per questo, voglio esprimere qui il mio ringraziamento al sindaco Enrico Tedesco e al consigliere Pasquale Marino per averne compreso il valore e per avere puntualmente ottemperato alle prescrizioni allarmate dell’Organismo di Controllo.

Nota bene:
La figura della puntata – come sempre, si parva licet componere magnis – vuole essere, nelle mie intenzioni di curatore della rubrica ed anche nella mia veste di progettista, direttore e coordinatore generale e poi di responsabile unico e commissario “ad acta” di nomina ministeriale ed interregionale dei «Programmi innovativi in ambito urbano», la «Summa teologica» illustrata dei progetti di pubblico intervento di cui la Città di Civitavecchia potrà beneficiare, se saranno utilizzati in modo rigorosamente aderente alla disposizioni approvate ed immediatamente (senza alcuna possibilità di proroga) i fondi ministeriali residui. Tra l’altro, ho anche il più che impellente desiderio di procedere, finché personalmente “in tempo”, a quel «passaggio delle consegne» che ho inutilmente sollecitato fin dalle prime settimane del 2007 – cioè al momento del mio pensionamento dopo quasi quarant’anni di direzione dei Servizi Urbanistici comunali (e altri incarichi connessi o acquisiti) – ricevendo risposte negative e incuranti, ma anche dichiarazioni ostili e offensive (era il periodo della nota gestione commissariale Iurato). Risposte che si sono ripetute, da allora, per tutti i cambi di Amministrazione intervenuti, accompagnati dall’impossibilità di operare nella sede prescritta dagli accordi – dal che il trasferimento della sede in altri ambiti e la perdita del ruolo di ente capofila per il Comune di Civitavecchia –, con gravi ostacoli alla collaborazione, tranne che per un breve periodo di utili rapporti con l’assessore Alessandro Ceccarelli, favorito dalla sinergia per il progetto della “Macchina del Tempo” proposto da Roberta Galletta, ma terminato in modo tuttora incomprensibile. Ne è derivata l’ancora non avvenuta trasmissione di informazioni e materiale – con il relativo, notevolissimo, bagaglio di esperienze e di buone pratiche – riguardante il CDU e gli atti di vario tipo raccolti dopo l’istituzione del Centro con deliberazione consiliare n° 500 del 18 novembre 1977, predisposta per il Comparto interassessorile presieduto da Alfio Insolera ed Archilde Izzi.
Dato che le forniture di studi, elaborazioni grafiche, documenti scientifici e materiali d’archivio previste dai predetti progetti sono opera della mia attività di ricercatore, studioso e professionista, unita a quella di miei famigliari e collaboratori, sono di mia proprietà intellettuale e nella mia esclusiva disponibilità, e – come altre opere e cose già donate formalmente alla Città di Civitavecchia, senza averne avuto alcun riscontro dai rappresentanti ufficiali della Città, per cui sono attualmente in gradito deposito presso il Ce.Si.Va. per espresso desiderio del Comandante Gen.D. Alberto Vezzoli – sono stati messi gratuitamente a disposizione del CDU (Centro di documentazione urbanistica sull’assetto del territorio e la storia urbana con finalità di Urban Center) con l’intenzione di offrirla alla fruizione del pubblico e specialmente degli studiosi, in ricordo dei molteplici legami affettivi e culturali intessuti con la Città nei circa sessantacinque anni di continui rapporti, tali forniture – che richiedono un consistente lavoro concettuale e fisico per l’ordinamento e la riproduzione dei materiale – son soggette ad alcune condizioni concordate in sede di sottoscrizione degli accordi di programma e dei protocolli d’intesa e ad un termine temporale.
Le molteplici attività di cui sopra hanno lasciato una notevole impronta personale in molte opere dell’ingegno, dai piani urbanistici di tutto il territorio ai progetti di opere pubbliche a partire dall’Aula Consiliare “Renato Pucci” a sedi rappresentative, scuole, edifici per residenza e servizi ed infrastrutture, fino agli studi storico-urbanistici, alle scoperte in materia, alle pubblicazioni e mostre di ogni tipo, al periodico di informazione ed ai corsi scolastici, nonché a innumerevoli aspetti dell’immagine comunale, tra cui il ridisegno dello stesso storico Stemma araldico e del Gonfalone civico, approvati con decreto del Presidente della Repubblica. Il valore di tale produzione anche ai fini della conservazione della Memoria civica deve essere adeguatamente riconosciuto e testimoniato attraverso forme adeguate che ne disciplinino la certa conservazione e l’oculata utilizzazione quale istituzione di ricerca scientifica «capace di produrre nuove conoscenze e realizzare nuovi prodotti e/o nuovi processi produttivi ad alto valore aggiunto di conoscenza».
FRANCESCO CORRENTI
