Leclerc vince a Monaco!

di MATTEO VECCHI

Oggi – o meglio, ieri – si è svolta la settantesima edizione del Gran Premio di Monaco di Formula uno e il numero 16 della scuderia di Maranello ha tagliato per primo il traguardo tenendo dietro la McLaren di Piastri e l’altra Ferrari di Carlos Sainz.

Non voglio parlare della gara e nemmeno della singolare premiazione sul podio dove sia il principe Alberto che Charles hanno cantato l’inno italiano e hanno poi brindato con lo spumante (sì, pure il principe!).

La commozione è stata tanta, si capiva già dal sabato sera, dopo che il popolo rosso, aveva realizzato che l’indomani Leclerc sarebbe scattato dalla pole position avendo buonissime chance di vincere il Gran Premio. Ma la scaramanzia era troppa: per tutti. Dai piloti e i membri della scuderia ai giornalisti e i tifosi nessuno credeva che Charles avrebbe vinto dato che quella vittoria a Monaco gli era già sfuggita tante e tante volte.

Invece, alla 78esima e ultima tornata, Leclerc si è aperto via radio gridando e piangendo dalla gioia. Amici, questo è il nostro “team radio di Senna” in Brasile nel 1991, un audio che passerà alla storia.

Leclerc ha ammesso che iniziava a lacrimare già dalle ultime curve del tortuoso circuito del principato, troppo le emozioni a cui dover dar conto. Per la scuderia, per il papà scomparso al quale aveva promesso la vittoria ed infine all’amico di sempre Jules Bianchi, scomparso nel 2014 in quel di Suzuka.

Spesso Leclerc viene paragonato ad Harry Potter, un po’ per la somiglianza, un po’ perché fa magie con qualsiasi macchina che ha ma mi piace pensare che il motivo sia un altro.

I fan della saga del maghetto occhialuto sanno che, per un motivo ben preciso, dentro Harry vive un pezzetto dell’anima di Voldemort, il cattivo della saga, ed il protagonista deve convivere, fino all’ epilogo con questo peso.

Ecco, mi piace credere che dentro Leclerc viva un pezzetto di Bianchi.

Bianchi, che ha fatto un po’ da padrino a Leclerc tra go kart e serie minori, sarebbe dovuto approdare in Ferrari, forse impedendo allo stesso Leclerc di poter aspirare al sedile della rossa. Un destino un po’ baro (aiutato da qualche uomo sprovveduto) l’ha però appunto pensata diversamente.

Per alcuni saranno sempre e solo 20 macchine che corrono in tondo, per altri, che sanno ancora riconoscere la meraviglia, è molto molto di più.

Grazie Charles e merci Jules.

MATTEO VECCHI

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