“CHE AMBIENTE CHE FA” DI LUCIANO DAMIANI – DIMMI COME RIFIUTI E TI DIRO’ CHE COMUNE SEI

di LUCIANO DAMIANI

A meno di un mese dalla tornata elettorale incontri, conferenze, articoli, interviste e dichiarazioni di ogni tipo si susseguono nel panorama politico di questa nostra città. Ognuno dice la sua, ma non per tutti pare essere una questione dirimente. Sui rifiuti si parla e scrive di tutto e di più da tempo immemore, é uno degli argomenti più gettonati dalle varie tifoserie politiche. Ce n’è per tutti i gusti, dai cinghiali che rovistano fra i cassonetti, agli inceneritori che inquinano, alle discariche con annesso malaffare, ai secchioni della differenziata, ai biodigestori ecc.. ecc…ecc… Il tema, già sporco di se per la materia che tratta, si porta appresso lordure di vario tipo, lordure che la politica non riesce a scrollarsi di dosso e delle quali spesso ci pensa la magistratura: é di questi giorni la notizia di una condanna a 6 anni di reclusione per chi di monnezza si é occupata dalle nostre parti, assieme al suo sodale, che se ci avesse pensato prima la politica sarebbe stato certo meglio. Le cifre della corruzione e delle attività mafiose, che girano attorno ai rifiuti, sono il terzo cespite del malaffare organizzato secondo solo al traffico di droga e armi, così ha dichiarato l’ex ministro dell’ambiente Sergio Costa già Generale dei Carabinieri transitato all’attività politica anche o forse grazie alla sua attività investigativa sulla ‘Terra dei Fuochi’. Una persona che certo ne capisce. Di monnezza, l’On. Costa, é venuto a parlare a Civitavecchia, non ne ha parlato però, dal punto di vista dell’uomo di legge, ma dal punto di vista gestionale assieme all’ing. Girardi, dirigente dell’azienda ASA Rifiuti SpA che si occupa dei rifiuti nel comune di Tivoli. L’evento é stato organizzato dal M5S che ha terminato la sua legislatura alla guida del Pincio con l’avvio della raccolta differenziata porta a porta, cosa di cui gli va dato indubbio merito. Raccolta differenziata che é in linea con le direttive regionali che prevedono tassativamente la raccolta porta a porta con limitate eccezioni per quei casi dove sia accertata l’impossibilità di praticarla. L’amministrazione Cozzolino non ha però avuto il tempo di terminare il percorso con gli ulteriori due step che pure erano previsti, mancavano ed ancora mancano, la realizzazione della ‘tariffa puntuale’, il meccanismo per il quale la TARI sarebbe stata agganciata alla quantità di rifiuto prodotto, e la realizzazione degli impianti di compostaggio che avrebbero dovuto chiudere il percorso circolare dei rifiuti organici, “dalla terra alla terra”, in ossequio al principio delle 3R: riduzione, riuso, riciclo. L’amministrazione che sta lasciando il Pincio non ha brillato certo per questo, non ha terminato il percorso iniziato mettendo in campo la ‘tariffa puntuale, né si è preoccupata di avviare i cantieri per la realizzazione degli impianti di compostaggio, insomma, il ciclo é rimasto aperto, e speriamo che la prossima amministrazione lo voglia finalmente chiudere. La gestione della monnezza é come la mano di Mario Brega, quella poteva essere “fero o piuma” i rifiuti possono invece essere una manna per il malaffare oppure possono essere l’occasione di attività virtuosa, risparmio per le casse comunali e moltiplicatore di posti di lavoro. Certo é che se le elezioni verranno vinte da chi auspica il megabiodigestore o peggio l’inceneritore di rifiuti,, che mi rifiuto di chiamare ‘termovalorizzatore’, ci troveremo ad osservare decine o centinaia di camion carichi di rifiuti romani e non solo diretti ad alimentare quei nefasti impianti, nefasti non solo per effluvi, percolato e fumi, ma soprattutto in quanto negazione di una crescita civile e sociale di cui siamo particolarmente affamati, termine non proprio adatto ma che restituisce pienamente il senso. Inceneritore che per altro non é contemplato dal piano regionale per i rifiuti, non ritenuto necessario. Civitavecchia, grazie a quella parte del suo popolo sensibile a questi temi, ha respinto più volte i tentativi di unire la servitù della monnezza a quella energetica e portuale. Durante l’evento di mercoledì scorso é stata ripercorsa la cronistoria di questi tentativi: per 8 volte tali progetti sono stati fermati dai cittadini e da quelle autorità che li hanno voluti ascoltare. L’ultimo biodigestore è fermo per una propizia e tempestiva variazione d’uso dei terreni interessati. Corre l’obbligo però di riconoscere il merito alle associazioni e comitati che hanno sempre tenuta alta l’attenzione su questi temi, tirando la politica per la giacchetta affinché si assumesse le proprie responsabilità, una politica che però si scorda dei comitati e delle associazioni locali mentre dovrebbe apertamente riconoscerne i meriti. Le amministrazioni dovrebbero sostenere e supportare queste realtà locali che spesso surrogano i doveri delle istituzioni e si ergono a difensori dei diritti sacrosanti della gente, specie quando si tratta di salute e ambiente. Il rifiuto sarà comunque sempre una ‘spada di Damocle’ sul nostro capo se non si prenderà con forza e convinzione la strada delle 3R, ad iniziare dalla ‘riduzione dei rifiuti’, assolutamente possibile con una politica culturale e normativa indirizzata in quel senso, se altrove si fa si può fare anche qui, ma occorre volerlo e avere la forza per prendere provvedimenti non proprio graditi e che non restituiscono certo consenso popolare, ma che, a lungo andare, vengono compresi ed apprezzati dalla collettività, l’esperienza di Tivoli ce lo testimonia, é riuscita sinanco a coinvolgere la locale comunità ROM. Una gestione dei rifiuti certo non gradita dal malaffare che preferisce mille volte il rifiuto tal quale e tanto, da sbolognare in qualche discarica più o meno abusiva in barba a qualsiasi norma. Un ciclo virtuoso, invece, non é certo da questi gradito, gli impianti di trattamento romani andati a fuoco ne sono l’espressione più eclatante, a loro piace invece essere ‘pagati’ dalle amministrazioni per liberarle dei rifiuti mentre il ciclo virtuoso porta risorse al Comune, perché non paga lo smaltimento ma viene pagato per ottenere quella materia prima seconda che da rifiuto diventa risorsa. Molti comuni riescono a segnare oltre l’80% di riciclo e ad essere a buon diritto conteggiati fra i ‘Comuni Ricicloni’, ma va detto che delle 3R, la prima é, oggi, la parte più difficile da interpretare. La cultura consumistica, quella dell’usa e getta e del monouso, dell’imballaggio ridondante è un ben difficile ostacolo, un ostacolo che richiede una volontà politica ben forte e la capacità ed autorevolezza non comuni, basti pensare alle polemiche che subito s’accendono quando si parla di ridurre la plastica. C’é chi lo fa…. Perché noi no?

LUCIANO DAMIANI

https://spazioliberoblog.com/

SPAZIO CLICK