MA LE LOBBIES DELLA FERROVIA DOVE SONO…?? Il collegamento ferroviario Civitavecchia Orte.

di LUCIANO DAMIANI ♦
 
Ci sono certi temi che ritornano, ciclicamente, passano gli anni e tornano, tornano intonsi come se il tempo che passa non portasse con se modificazioni, come se il tempo fosse un ‘tempo vano’. È il caso della ferrovia Civitavecchia – Capranica – Orte. Ogni tanto riciccia, c’é sempre qualche ‘sfigato’ che cerca di far entrare nella zucca dei politici che questa ferrovia, che collegherebbe i due mari, potrebbe essere una risorsa notevole e toglierebbe anche qualche TIR dalla strada, che non sarebbe male. Ma più in la delle promesse non mi pare si sia mai andati. A dire il vero ci avevano anche provato. La tratta ferroviaria entrò in esercizio alla fine del 29 e fu percorsa dai convogli sino al 1961, una parte del rivestimento della trincea cadde sui binari decretandone la fine. La linea era assai poco manutenuta e la velocità media pare fosse di 15 km/h anche a causa del suo carattere ‘montanaro’ per via delle tante gallerie, curve e ripide salite. Erano gli anni 60 ed il trasporto su gomma era in peno sviluppo, era il futuro. La strada stava affossando la ferrovia, e la nostra non sfuggì alla logica, rimanendo abbandonata assieme alla terra da essa servita. Negli anni 80 il governo provò a resuscitarla, furono compiute diverse opere, ma tempo 10 anni e spesi 220 miliardi di lire, il progetto fu abbandonato, così come lo é a tutt’oggi. Da allora se ne riparla periodicamente, un discorso che ha ripreso un po’ di vita con la legge 128 del 2017 che prevede il ripristino delle linee ferroviarie dismesse che abbiano una certa valenza turistica. Nel testo sono indicate anche le tratte oggetto della normativa e, fra queste, c’é anche la Civitavecchia Capranica Orte. Ma la legge non prevede finanziamenti, gli enti interessati avrebbero dovuto trovare risorse nei loro bilanci senza cioè la possibilità di finanziamenti pubblici nazionali. Per la nostra non se ne é fatto ancora nulla, nonostante l’opera di associazioni e politici sensibili. Dei temi legati alla tratta trasversale che dovrebbe unire i ‘due mari’ con la strada ferrata, se ne é parlato a Civitavecchia venerdì 19 scorso in un convegno organizzato da AMODO, una rete di associazioni per la ‘mobilità dolce’. Si sono susseguiti interventi sulla tratta, le sue funzioni originarie e quelle potenziali. Si é detto della rete ferroviaria italiana, una rete che prima della guerra era essenziale per un paese non ancora motorizzato, ma che, terminato il conflitto, non ha visto riparare quelle tante linee messe fuori servizio dai bombardamenti, una ferrovia che ha sempre più lasciato la sua funzione alla rete stradale. Si è discusso sui benefici che il suo ripristino potrebbe portare al territorio, partendo come servizio turistico per poi, e perché no, avere funzioni di trasporto pubblico e merci.
 
stazione

Stazione di Monteromano, sede di bivacchi improvvisati e lavagna per alcuni writers.

 
Queste stazioni, rimesse in funzione potrebbero essere punti di scambio e di servizio multimodale del turismo pedonale e ciclistico oltre ad essere funzionali per il trasporto pubblico del territorio Ma la cosiddetta ‘ciccia’ purtroppo non c’è, purtroppo per chi vede, nella strada ferrata, tutti i benefici che essa ha. Il trasporto ferroviario ha grandi benefici di carattere ambientale, sia per l’inquinamento che per il traffico, é inutile dire che se c’è un trasporto ‘pulito’ é quello su rotaia. Ma altri buoni motivi non mancano e ce n’é più d’uno. In un territorio come il nostro, al centro dell’Etruria meridionale, con il porto e la breve distanza da Roma, lo sviluppo turistico é la prima cosa che viene alla mente, ma occorre un piano lungimirante che preveda strutture e connessioni con percorsi pedonali e ciclabili, poste di sosta e servizio ecc…, occorre cioè una ‘visione’. Le esperienze altrui insegnano che un tale modo di affrontare i temi porta frutti certi, pensiamo ad esempio ad una ferrovia affiancata da un percorso ciclabile che si dirama e che si incontra, magari alle stazioni, con altri percorsi pedonali ecc…, magari assieme a linee di servizio ai centri abitati della zona, insomma una rete multimodale interconnessa. É stata proposta anche la realizzazione di una sorta di “Ciorcumcimina” che colleghi i centri attorno ai Cimini ed il collegamento con la ferrovia Roma Nord con connessione nel nodo di Fabbrica di Roma. Una ‘visione’ un ‘miraggio’ che al momento non vede la politica regionale minimamente sensibile. L’intervento dell’Assessore regionale alla mobilità e trasporti, Fabrizio Ghera, in forza ai Fratelli d’Italia, non ha mostrato gran che interesse, diciamolo, la sua espressione più significativa é stata più o meno: “non ve li hanno dati prima i soldi e li volete ora da me?”. Beh, ammetto che é una citazione un po’ colorita non proprio fedelissima, ma la sostanza é stata quella. In barba all’idea che occorre ridurre le emissioni nocive, la politica resta fermamente ancorata all’asfalto delle strade. Ma le lobbies delle ferrovie non ci sono? Ignorando totalmente che il ripristino in chiave turistica di questo tipo di trasporto, coordinato con modalità connesse, potrebbe davvero essere un volano importante sia per la vicinanza alla capitale e sia per la presenza del forse primo porto croceristico del Mediterraneo, ma per questa politica del giorno dopo é chiedere troppo. Per ora la ferrovia Civitavecchia Capranica Orte rimane un miraggio, e speriamo che le associazioni come AMODO mantengano vivo il tema, chissà, magari qualcosa domani cambierà. Aspettando la conclusione della trasversale stradale Civitavecchia Orte, prima o poi arriverà il signor Godot…. E sarà tutt’altra musica…. forse.
 
LUCIANO DAMIANI
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