RUBRICA BENI COMUNI, 72.A. APPENDICE A “LA BARCACCIA DEI BERNINI”.
a cura di FRANCESCO CORRENTI ♦F
Il capitolo della rubrica dedicato alla Barcaccia dei Bernini e, per essere più precisi, ai disegni prodotti da Gian Lorenzo e dai suoi collaboratori per la costruzione dell’arsenale nel porto di Civitavecchia voluto da Alessandro VII Chigi e attualmente custoditi nella Biblioteca Apostolica Vaticana (BAV), era corredato, nelle mie intenzioni, da quattro illustrazioni (figure, numerate da 1 a 4) a tutta pagina, ciascuna delle quali costituita da numerose immagini tratte sia da quei disegni, sia da altro repertorio. Per la FIG. 72/1 e la FIG. 72/2 non ho avuto alcun problema: composte per tempo, le ho inserite – una appresso all’altra – intercalate fra le tre pagine A4 del testo, in cui ho riferito ai Lettori di quelle giornate di circa 35-40anni addietro, trascorse nell’appassionante analisi del materiale dei fondi della Biblioteca Vaticana, da cui vedevamo con gli occhi di quei nostri impareggiabili “inviati” i luoghi di interventi pontifici divenuti capitoli basilari della storia e dell’arte.
La FIG. 72/3 e la FIG. 72/4 erano state allestite con qualche maggiore difficoltà, perché il ritrovamento delle immagini aveva richiesto più tempo. Nel realizzare tali figure, sono abituato a procedere direttamente sul file di immagine JPEG o PNG, sistemando le mie scansioni di foto o disegni entro il formato precostituito 2016 x 3076 pixel (dimensioni 11,8 MB) con il programma di grafica Paint, sistema intuitivo e molto semplice con cui posso disegnare “a mano libera” o con forme utilizzabili “a occhio”, disponendo anche foto e scansioni trasportate e dimensionate con il mouse e con ingrandimenti o rimpicciolimenti intuitivi, mediante i comandi “Seleziona”, “Ruota”, “Ridimensiona” e quanto altro mi occorre. La ricerca del materiale è fatta con la mia memoria e conoscenza della collocazione delle cose, ritrovando quella che voglio in una delle 11 cartelle della mia supercartella di archivio personale (ho già parlato tempo fa ai Lettori della classificazione sistematica CDU da me adottata), aprendo uno dei 65 elementi che la compongono e poi la cartella “720.9 Progetti e lavori”, al cui interno trovo, attualmente, 1.988 cartelle in ordine cronologico, tra le quali individuare la serie a cascata dove è conservata la cosa che cerco. Composta la figura e salvato il file con un certo nome, per qualche mia distrazione o per rispondere a qualche interlocuzione famigliare, mi è capitato di sistemare affrettatamente le figure da qualche parte della memoria del pc, da cui mi sono dovuto allontanare, senza più ritrovarle al mio ritorno, dato che – dispettosamente, ma lo fanno, a volte! – non erano nella cartella “Beni comuni 72.2” in cui era tutto il materiale della puntata, né riapparivano a cercarle con uno dei possibili nomi che credevo di aver dato a quelle immagini. Decidendo, dato il superamento del termine massimo per spedire i vari file (testo Word e PDF, immagini PNG della copertina e delle figure) di avvertire Fabrizio e Marcello che era il caso di saltare l’appuntamento settimanale del giovedì. Così, quel giovedì 11 aprile, la RUBRICA BENI COMUNI di SpazioLiberoBlog ha avvisato gli amici del Blog che «Oggi a causa di un incidente informatico la rubrica di Francesco Correnti non è presente sul blog. L’appuntamento con Correnti è per giovedì della prossima settimana».
La situazione però non s’è modificata durante il resto della settimana, quelle figure sgarbate continuavano a volermi far fare una figuraccia ed ho anche pensato ad una vendetta di Fabio Chigi – in vesti papali di Alessandro VII – e del “cavalier Bernino”, offesi dalla mia strampalata caricatura o di tutte quelle “impronte digitali”: figuriamoci cosa avranno potuto dire don Mario, il priore Bichi o il giovane Fontana che avevo chiamato “pischello”! E così ho trasmesso la fine della puntata senza nessuna figura. Naturalmente, appena pubblicata la mattina del 18 aprile la seconda e ultima parte della “Barcaccia dei Bernini”, ho subito ritrovato in una delle sottocartelle le immagini perdute, per cui ho avvertito gli amici di SLB che avrei fatto un’appendice, appunto questa. Dicendo: «Finché si può… Prima o poi potrebbe non essere più possibile aggiungere qualcosa a quello che c’è stato».


Ho numerato le figure a proseguire le precedenti e quelle che vi ho mostrato sono le stesse vedute da cui, attraverso le tante altre elaborazioni, ho tratto anche le due viste di quella medesima parte di città, inserite nella puntata n° 57 di questa Rubrica (uscite del 12 e 19 ottobre 2023). Adesso, però, voglio togliermi una curiosità, per cui cerco e riporto i dati anagrafici dei personaggi che ci interessano per vari motivi, così da constatare la data di nascita e quindi l’età di tutti quelli che, tra il 1659 e il ’63, s’occupavano a vario titolo dell’Arsenale o avevano a che fare con Civitavecchia e gli altri protagonisti delle vicende (aggiungo qualche nota biografica di solo riferimento mnemonico):
- Chigi, Agostino, detto il Magnifico, capostipite della casata di papa Alessandro VII, nato a Siena nel 1465, dopo una vita attiva di finanziere, mecenate, proprietario dell’allume dei Monti della Tolfa, era morto a Roma nel 1520 e riposava in pace da tempo. †
- Della Porta, Giacomo, nato a Genova nel 1533, allievo e aiuto di Iacopo Barozzi detto il Vignola (Vignola 1507-Roma 1573), autore di Palazzo Spada al Corso e delle fontane di piazza Colonna e dei Tritoni, realizzò il progetto di Michelangelo della cupola di San Pietro. Per i Chigi aveva progettato il loro palazzo a piazza Colonna, dirigendone i lavori, poi terminato da Carlo Maderno dopo la sua morte, avvenuta a Roma nel 1602. †
- Fontana, Domenico, nato a Melide sul lago di Lugano nel 1543, fu tra i primi delle famiglie di capimastri ed architetti del Canton Ticino a trasferirsi a Roma, dove fu il protagonista della trasformazione urbanistica di Sisto V Montalto Peretti fino al 1590, per poi doversi spostare nel 1592-93 a Napoli, dove ottenne la fiducia del viceré spagnolo Conte di Miranda, per il quale costruì il Palazzo Reale e realizzò molte altre opere. Dopo un’intensa vita, morì nel 1607. †
- Barberini, Maffeo, nato nel 1568, eletto papa nel 1623 con il nome di Urbano VIII, ha caratterizzato il suo pontificato per una molteplice attività, con una eccessiva attenzione ad incrementare la potenza della sua famiglia con un nepotismo divenuto proverbiale per l’ampiezza dei benefici, poi avversati e ridotti dai successori. A Civitavecchia attuerà molte opere, per cui i suoi stemmi dalle api apparivano da ogni parte. Era morto nel 1644. †
- Chigi, Mario, nato a Siena nel 1594, ha 65 anni e, come fratello maggiore del papa, gode di grande considerazione ed è capitano generale di terra e di mare della Chiesa. Morirà nel 1667.
- Bernini, Gian Lorenzo, nato a Napoli nel 1598, è divenuto ben presto il più famoso e rispettato tra gli artisti dei suoi tempi. Morirà a Roma nel 1680 a 82 anni. Attualmente ha 61 anni.
- Chigi, Fabio, nato nel 1599, è stato eletto papa a 56 anni nel 1655 e ha preso il nome di Alessandro VII, avviando molteplici iniziative. Nel 1660 fonda in una sala del suo palazzo di piazza Colonna la Biblioteca Chigiana. Morirà a 68 anni nel 1667. Attualmente ha 60 anni.
- Bichi, Giovanni, nato a Siena nel 1613, nipote del papa (figlio della sorella uterina Onorata), priore dell’Ordine di Malta, è dal 1657 luogotenente di Mario Chigi ma ha di fatto il comando delle galere pontificie ed ha partecipato a scontri navali con la flotta turca. Attualmente ha 46 anni.
- Cerruti, Giulio, (doc. 1640/1650-1719) forse anch’egli ticinese, ingegnere militare, al momento è il più attivo dei disegnatori dell’équipe berniniana per l’Arsenale. Lo ritroveremo autore dei prospetti del palazzo di Ariccia per Agostino Chigi su progetto di Carlo Fontana e poi attivo anche in missioni in Dalmazia dopo il disastroso terremoto del 6 aprile 1667.
- Della Greca, Felice, 1626-1677 ca. Architetto attualmente di 33 anni, è uno dei collaboratori del Bernini, autore della bella Veduta di Civita Vecchia da nord (Chigi P. VII, 13, 92) databile al 1660.
- Chigi, Flavio, nato nel 1631, figlio di Mario, è cardinale, ha 29 anni. Morirà nel 1693.
- Fontana, Carlo, nato a Mendrisio, nel 1634, nipote di Domenico, giunto a Roma tra il ’60 e il ’64, divenuto allievo di Gian Lorenzo Bernini, segue i lavori dell’Arsenale con competenza benché in ancor giovane età. Attualmente ha 25 anni ed è considerato il promettente erede del Maestro, cui succederà effettivamente nel 1680, divenendo il più autorevole architetto pontificio. Nel 1668 nascerà il figlio Francesco, che diverrà a sua volta architetto, professore all’Accademia di San Luca e premorirà al padre a Castel Gandolfo nel 1708. Carlo morirà a Roma nel 1714.
- Chigi, Sigismondo, nato nel 1649, nipote di Fabio e cugino di Flavio, sarà creato cardinale da Clemente XI Albani e morirà nel 1678. Attualmente ha solo 10 anni.


Date le tante pagine scritte in precedenza sul tema, non voglio aggiungere altro e lasciare invece ai Lettori la tranquillità (e, spero, il piacere) di “guardare le figure”, che non voglio neppure commentare nel dettaglio. Vi ho raccontato per immagini la vicenda delle ricerche fatte a partire dai giorni della BAV e poi le elaborazioni sull’argomento ed anche un progetto per ridare al porto di Civitavecchia una struttura espositiva nello stesso luogo dell’Arsenale (demolendo quello che si dovrà demolire) che ne riproponga la spazialità e le linee generali, senza neppure una anastilosi filologica dell’architettura nei materiali e nei dettagli, non più proponibile. Molte le immagini di altre architetture idealmente collegate al tema e poi delle piacevoli ore trascorse in biblioteche e librerie alla ricerca di libri e, soprattutto, dei loro Autori, divenuti compagni di viaggio, testimoni oculari di ciò che non possiamo più vedere e, con molto doveroso rispetto, anche amici.
Voglio quindi concludere con un ricordo che ho già narrato quando l’8 aprile di cinque anni or sono mi era capitato di fare un ritrovamento inatteso. Un ritrovamento quasi emozionante in un cassetto di pellicole (negative) di vecchi viaggi. Volendolo chiamare in francese, dato l’argomento, non posso usare “trouvaille”, perché non è una trovata, nel senso di idea brillante presa come spunto per un discorso. Neppure “découverte”, scoperta, va bene, ho solo ritrovato un oggetto dimenticato. Giusto “retrouvaille”, perché è davvero come il ritrovarsi tra amici e con i comuni ricordi. Si tratta di una delle cose, preziosissima allora, in qualche modo “riportata” dal viaggio fatto per tutto il mese di agosto 1976 con Paola e i nostri figli Antonio (quasi 8 anni) e Francesca (ha festeggiato i 5 anni in Olanda) con la Citroën DS e una roulotte. 7110 km tra Italia, Francia (Belfort e Ronchamp – dove abbiamo visitato per la prima volta Notre-Dame du Haut di Le Corbusier – e Mulhouse, Colmar, Nancy, Strasbourg, Metz), Svizzera (Friburg im Breisgau ecc.), Germania (Frankfurt am Main, Bonn, Köln, Düsseldorf, Stuttgart, Treviri/Trier, Aachen/Aquisgrana), Lussemburgo, Belgio (Liège, Bruxelles), Olanda (Nijmegen, Arnhem, Otterloo – Hoenderloo [De Hoge Veluwe National Park], Rotterdam, Den Haag, Scheveningen, Amsterdam, Utrecht, Alkmaar, Afsluitdijk, Leeuwaeden, Groningen, Zwolle) e di nuovo Francia con sosta a Parigi, dove – mentre Paola e ragazzi visitavano il Louvre e tanti altri luoghi – io ho trascorso tutte le mie giornate alla Bibliothèque Nationale St-Geneviève, cercando di leggere il più possibile dei volumi di padre Labat (ne davano uno alla volta), di cui avevo solo i riferimenti delle note di Carlo Calisse. Ma alla fine, ho potuto dare un elenco di pagine, di cui poi, a Roma, mi è arrivato il microfilm, appunto quello che ho ritrovato. Durante quel viaggio, approfittando del fatto che in vacanza potevo avere un aspetto trascurato che in ufficio (sembra incredibile!) non potevo avere (per rispetto del pubblico, dell’amministrazione, del mio ruolo pubblico ufficiale!!!), mi sono fatto crescere la barba che poi non ho più tagliato. Per arrivare a poter leggere tutti i volumi dei viaggi di J-B.L. ci vorrà del tempo, altri viaggi, poi la cortesia di Adelmo Corati. Così, con Giovanni Insolera, il volumetto del ’90 e poi il bel volume del ’95 per Officina edizioni. A proposito di cose trovate, mi ritorna in mente che “truvaturi”, in siciliano, è un tesoro antico e misterioso ritrovato, da cui spesso deriva la fortuna del “trovatore”. Come e più che trovare l’amico del proverbio, avevo scritto allora. Un argomento su cui oggi non voglio tornare. Ma agli Amici Lettori che, per loro benevolenza, hanno commentato positivamente le due “uscite” precedenti ed a quelli che mi hanno seguito sin qua, voglio esprimere la mia gratitudine e, data la coincidenza, i miei fervidissimi auguri per il XXV Aprile, Festa della Liberazione!
FRANCESCO CORRENTI
