IN ATTESA.

di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦

Quei vecchi  con le mani sulle ginocchia trasformati in marmi sulle panchine di marmo seduti lungo il viale di fronte al mare in attesa del fragore, in attesa del lampo, in attesa della luce.

 Luce accecante, blandita,  forse troppo  poco temuta.

Avevano accarezzato per tutta la vita la speranza di un mondo migliore. L’angelo benevolo  doveva accompagnare la loro vecchiaia. Tutto  polverizzato, annientato in breve tempo.

Mara,  tutto si spegne attorno a te, attorno a me.

 Qualcuno ha posto il dito sull’interruttore. Il potere  che trattiene ha ceduto il passo ed il demone ha agito libero, come doveva. Audacia, voracità, odio, rapacità, le sue mosse.

Guardano il vento quei vecchi sulla panchina. Il vento porterà l’onda che annichilisce, l’onda che si infrange impetuosa subito dopo che la luce crea la tenebra.

Pensavi veramente che tutto fosse una finzione, la compagna  abituale della tua vita? Quando avvertisti che non era uno spettacolo sentisti il ribollire delle viscere ed un umore algido scorrere nelle vene. Si faceva per davvero, era la realtà, Mara, non era finzione.

 Stava- per- accadere.

Il Coronavirus era stata solo una rasserenante prova generale. Quei tanti paesaggi di rovine a Kiev, a Gaza, a Mariupol che si mescolavano alla incessante e rasserenante pubblicità, quel miscuglio di morte apparente e di sorrisi effimeri, quel teatro incessante in cui tutto è favola, puro intrattenimento, offerta pubblicitaria, ora vibrava in modo diverso.

Sei corsa fuori, per strada con gli occhi fissi nel cielo. La disperazione ti aveva colpito davanti al tuo televisore. Avevi ascoltato ciò che non avresti mai voluto ascoltare. Ora in strada la risacca del tormento ti invadeva con maggiore intensità. Il boato sordo agghiacciante nato dal cielo che partorirà la tempesta, questo, ora,  tu attendi.

Che ne sarà degli innocenti? E’ questa la tua domanda?

 Che ne è stato degli innocenti della eterna fiction che ti ha fatto da compagnia in tutti questi anni?  Alla tua domanda c’è solo questa risposta. Ricordi i bambini soffocati dal mare? Rammenti gli stupri, le mutilazioni, i bambini arsi? Era normale assistere ai crolli di palazzi sui corpi di innocenti? E le deportazioni di orfani? Scene orribili ma poi la pubblicità faceva tutto dimenticare. Eventi da trasmettere, solo news,  audience, share, incassi.

 Ascolta!

Tutto tace. C’è troppa calma, ora, nel cielo.

 I vecchi guardano muti il loro mare, ascoltano il vento, impietriti come sono le loro panche di pietra bianca.

Quanto potrà durare questa attesa lacerante?

Ma davvero siamo solo spettatori, vittime della Realtà? Siamo veramente affacciati al balcone della vita a guardare ciò che sta per avvenire nel mondo?

Quello che sta ora per accadere, quello che seguirà questo silenzio è veramente un fatto che ci colpisce dall’esterno? Noi, solo innocenti? Passivi spettatori del Male?

Ogni odio, ogni guerra, ogni assassinio è la ricaduta radioattiva del mio odio, della mia guerra del mio assassinio. Questa la nostra parte maledetta.

No! Mara.

 Quanto io ho guardato affacciato al balcone è parte del mio agire, del mio pensare, del mio non fare.

 Non esiste un osservatore neutrale, puro nella sua purezza incontaminata. Chi osserva determina sempre l’evento che sembra ingenuamente essere “indipendente” dall’osservatore!

Questa attesa drammatica, questo baleno che dissolverà fra breve ogni cosa,  affetti,  ricordi,  luoghi,  relazioni. Questo cielo che dissolverà quei vecchi impietriti, che mescolerà il mare alla terra  e la terra al cielo non è un destino.

L’onda che ci inghiottirà è un effetto di una causa che anche tu, in modo impercettibile ma deciso hai messo in moto, con la tua apatia, con la negligenza col tuo esser nel mondo, col soffice abbandono alle tue felici abitudini.

Ti accarezzo e sfiorandoti  percepisco il calore vibrante della tua pelle. Il profumo  ancora alita l’aria. Fissami Mara, fissa il tuoi occhi sui miei.

 Non distrarti.

 Non guardare il cielo maligno. Non guardare altro che me.

 Non sta accadendo nulla. Nulla di ciò che pensi. Il cielo non ci tradirà.

Guarda solo i miei occhi. Ti scongiuro.

 Entra qui.

Entra qui nel cerchio. Entra nel cerchio che ho tracciato sulla sabbia. Nulla accadrà in questo nostro hortus conclusus. In questa isola che è il nostro luogo per esistere una esistenza che tutti e due ignoriamo.

Vedrai, nulla potrà accadere.

 Concediamoci solo di sognare prima dell’attimo finale.

Ascolta! E’ Debussy.  

L’invisibile morte sghignazza percependo la sua ghiotta vittoria. Ma il chiaro di luna soffia nel cielo dove vuole,  nel cielo per ora ancora intatto.   

CARLO ALBERTO FALZETTI

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