“PESCI, PESCATORI, PESCIVENDOLI E CONSUMATORI” DI GIORGIO CORATI – Tradizione e innovazione nella pesca

di GIORGIO CORATI

L’attività primaria della pesca è indubbiamente connessa alla disponibilità crescente di prodotti richiesti dal mercato, ma ormai anche legata alla sostenibilità del consumo e alla sempre più stringente necessità di impiego di innovative tecniche di cattura che siano maggiormente ecosostenibili. L’attività si dibatte, tuttavia, anche tra questioni legate sia all’esistenza di vincoli vari come, ad esempio, quelli relativi ai costi di gestione e alle quantità delle catture ammesse, sia al mercato, che interconnette un’ampia platea di produttori primari della pesca e distributori a una moltitudine di consumatori, molti dei quali spesso sono mossi anche da curiosità, novità e alla ricerca di nuovi prodotti. Il tema del “passaggio delle consegne” tra generazioni di pescatori, cioè dagli anziani ai più giovani, è un ulteriore questione “aperta”, spesso oggetto di recriminazioni da parte di anziani pescatori nei confronti delle nuove generazioni ovvero di coloro che sono o che potrebbero essere i potenziali pescatori del domani. Gli anziani pescatori in genere pongono un accento critico sul disinteresse apparentemente mostrato dalle giovani generazioni – giovani generazioni che talvolta sono rappresentate dai figli degli stessi pescatori – e comunque i giovani per lo più mostrano scarso interesse per il seppur nobile e antico mestiere di pescatore. Di fatto, non si può non essere d’accordo sull’importanza che riveste il mestiere con anche le sue implicazioni sociali. Se non altro per l’indiscutibile necessità di cibo “prodotto dal mare”. Una necessità che i pescatori fanno propria, occupandosi e preoccupandosi quotidianamente di provvedere “pro-quota” al fabbisogno alimentare. In questo contesto, come detto, vi sono consumatori che sono mossi da curiosità, novità e alla ricerca di nuovi prodotti, mentre altri sono avviati sulla traiettoria del consumo sostenibile e della sostenibilità in senso lato. Si può ritenere che mentre alcuni siano pervasi dall’aspettativa di nuovi modi, modalità e nuove proposte di prodotto, altri stiano già “comunicando” ciò che è il prodotto oggetto della loro ricerca, facendolo con il proprio comportamento di consumo o quantomeno con le proprie manifeste intenzioni o decisioni di consumo. L’innovazione così come pure la differenziazione di prodotto si rivelano, dunque, essere sostanziali nella forma di mercato attuale. Senza dubbio, anche per quanto concerne i prodotti della pesca, sia l’innovazione sia la differenziazione di prodotto progrediscono per certi aspetti dalla e dentro la tradizione e si concretizzano dalla e nella visione dell’uomo che è sostenuta dalla tecnica.

Negli ultimi anni, eventi e contingenze se da un lato hanno creato difficoltà all’attività di pesca primaria, dall’altro hanno “favorito”, per così dire, riflessioni sul futuro del lavoro e, certamente, in molti casi hanno anche sostenuto delle scelte di vita. Diversi giovani si sono avvicinati al mestiere di pescatore, intraprendendo anche iniziative imprenditoriali.

Ciò che sembra è che siano fondamentali sia l’iniziativa dell’attività della pesca sia la collaborazione della stessa con il consumatore e, in generale, con la comunità costiera o comunque territoriale, con l’obiettivo di sostenere non soltanto l’occupazione e l’economia locale, bensì anche la biodiversità, la sostenibilità del consumo, il recupero delle ricette tradizionali, la lavorazione e la trasformazione del pescato utili per l’innovazione e la differenziazione del prodotto e, non da ultimo, la possibilità di valorizzazione di quegli individui di specie definiti “scarto”.

“Progresso”, è questo il termine che certamente rappresenta il tutto al meglio; un termine a cui accostare, senza dubbio in seconda battuta, quello di “sviluppo”.

Esempi interessanti in tal senso possono essere considerati quelli riportati nel sito della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus.1 La Fondazione Slow Food coordina e promuove i progetti di Slow Food a tutela della biodiversità alimentare in tutto il mondo e tra questi vi sono i Presìdi. Si tratta di “comunità di Slow Food che lavorano ogni giorno per salvare dall’estinzione razze autoctone, varietà di ortaggi e di frutta, pani, formaggi, salumi, dolci tradizionaliSi impegnano per tramandare tecniche di produzione e mestieri. Si prendono cura dell’ambiente. Valorizzano paesaggi, territori, culture”.

Tra i Presìdi, a titolo di esempio, vi sono la “Pesca tradizionale della laguna di Orbetello2 e, ultimo in ordine di tempo,  “La pesca tradizionale del Trasimeno”,3 che è riportato in un comunicato dalla Fondazione Slow Food.4 Nel testo del comunicato è interessante leggere che si tratta di pesca passiva che va avanti nello stesso modo da tempi immemori. Una volta stese le reti, impiegate con maglie diverse a seconda delle specie da pescare, i pescatori attendono che il pesce, muovendosi, rimanga imprigionato. […] “Il resto lo fa l’intuito, la conoscenza del lago e delle abitudini dei pesci”. […] Il “Presìdio è un ulteriore tassello verso la giusta condivisione di strategie comuni a salvaguardia dell’ambiente, nell’intento di preservare quell’immagine lasciataci in eredità da chi ha dato al lago la sua vita”.

GIORGIO CORATI

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Bibliografia
Siti web consultati il 10 marzo 2024:
1  https://www.fondazioneslowfood.com/it/cosa-facciamo/i-presidi/.
2  https://www.fondazioneslowfood.com/it/presidi-slow-food/pesca-tradizionale-della-laguna-di-orbetello/.
3  https://www.fondazioneslowfood.com/it/presidi-slow-food/pesca-tradizionale-del-lago-trasimeno//.
4  https://www.slowfood.it/comunicati-stampa/la-pesca-tradizionale-del-trasimeno-diventa-presidio-slow-food/.