RESISTENZA E RESA

di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦

Mi chiedo a quale altro personaggio possiamo confrontare Naval’nyj.

Ho pensato a lungo. Ma poi ecco una risposta. Una similitudine basata sulla modalità di resistenza e poi sulla inequivocabile resa alla morte.

Resistenza e resa.

Due azioni che subito mi sono apparse efficaci per avvicinare il dissidente  russo ad una figura di comparazione.

Nel 1945 a Flossenburg veniva impiccato, assieme all’ammiraglio Canaris, Dietrich Bonhoeffer . Un assassinio di dissidenti che avevano tentato di far fuori il despota nazista che infiammava il mondo.

Il martire tedesco era un pastore protestante, un teologo di fama che non poteva ammettere il culto della personalità, il culto idolatrico nei confronti di un uomo politico al culmine del suo delirio di onnipotenza. Naval’nyj  è un uomo politico che ha tentato di contestare la tracotanza, la rapacità economica, il delirio di onnipotenza di un despota aspirante dittatore infiamma mondo.

Tutti e due, il teologo ed il politico, hanno resistito con coraggio non sottraendosi  alle mani dei persecutori. Tutti e due hanno accettato la resa finale di fronte ad una morte certa.

In tutti e due i casi gli assassini avevano uno scopo preciso: eliminare il dissenso. Una caratteristica sempre presente nell’azione del despota. Il pensiero, certo, va subito al delitto Matteotti. Ma perché non ho scelto questo come modello comparativo? Penso solo perché il delitto fascista è un brutale assassinio sul modello di quelli malavitosi  mentre negli altri due casi esiste l’elemento della resa, dell’essere consapevoli che, dopo una resistenza accanita, non c’è che la certezza di consegnare il proprio corpo al tiranno vincitore. In ogni caso, qualsiasi sia il termine comparativo è rilevante trarne alcune considerazioni in merito.

Ecco subito una prima considerazione. Nell’immediatezza è l’assassino ad avere la meglio avendo reso silente una voce scomoda. Ma, nel caso del teologo tedesco, la sua voce si ode ancora forte come un punto di riferimento universale. Nel caso del martire russo è troppo presto per dire qualcosa ma la storia insegna che un corpo morto continua a gridare e spesso appare come un incubo che sconvolge le notti del suo assassino. Nel lungo periodo è la vittima ad essere oggetto di onori e di benevolenza civile.

Ma esiste una seconda considerazione che mi interessa e che ho tratto da uno scritto di Bonhoeffer e che ben s’adatta anche al nostro Aleksej.

La stupidità umana!

Tema meraviglioso, forse poco trattato rispetto all’importanza che esso assume lungo il corso degli umani eventi e rispetto al peso che ha determinato, determina, determinerà fin che il sole riscalderà la Terra.

La stupidità!

Il grado di pericolosità di questa facoltà umana è di gran lunga superiore a quello della malvagità. Attenzione:  si può essere intelligentissimi, furbi, astuti, estremamente elastici mentalmente ma ….stupidi.

Il malvagio è, invece, una categoria ben diversa. Il malvagio arreca male agli altri e tenta di arrecare bene a se stesso. Comunque, il malvagio ha piena consapevolezza del suo agire!

Lo stupido fa danno agli altri ma, inconsapevolmente, crea un drammatico disagio anche a sé stesso. Il malvagio sa cosa sta facendo e teme la forza avversa combattendola coerentemente. La stupidità appare irragionevole agli altri ma rende sempre soddisfatto il portatore di stupidità. La grande operazione del malvagio è quella di rendere stupidi i potenziali stupidi. Dunque, la stupidità non è fatto congenito ma dipende dalle circostanze e dalla capacità di persuasione del malvagio. Un conduttore di popolo(Führer) deve essere sempre un buon seduttore (Verführer

 Contro il malvagio si lotta, si vince, si perde ma contro lo stupido è difficile ottenere qualcosa nell’immediato. Solo dopo tante, tantissime prove drammatiche lo stupido comprende. Si pensi a quante macerie si sono accumulate perché la germanica gente e l’itala gente comprendesse la visione ottusa che avevano coltivato.

Ed allora, premesso quanto sopra, quanto dovremo attendere e cosa dovremmo attenderci in termini  di disastri, perché il consenso verso l’assassino di Naval’nyj diminuisca di tono per intervenuta luce mentale dei suoi sostenitori?

Ultima considerazione circa la coerenza.

La resistenza della vittima russa assassinata dal carnefice è stata coerente dall’inizio alla fine. Poteva salvarsi invece ha preferito rientrare in patria. I Paesi avversari del tiranno hanno operato sanzioni, fornito armi, proclamato condanne. Nella realtà quella resistenza contro la tracotanza è stata contaminata da un affarismo con la Russia continuo. L’ipocrisia è stato ed è il tratto caratteristico degli avversari del despota.

Il comportamento ambivalente, la sottovalutazione dell’avversario, l’inerzia  sono alla base di precedenti storici che ricordiamo con orrore. Perchè ripeterli? Eppure si è perseverato!

 .  .  .

 Quale fulgido esempio della caratteristica umana sopra descritta vorrei far notare un concetto espresso giorni fa che , a grandi linee, suona così:  “ attendiamo prima di esprimerci il corso della giustizia russa e la diagnosi del corpo medico! “.  In perfetta coerenza il malvagio del nostro tempo(non è il solo) non poteva che rispondere:” riconosco come in Italia mi sento a casa”.

CARLO ALBERTO FALZETTI

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