La misericordia
di ANNA LUISA CONTU ♦
Lascia che sia fiorito, Signore, il suo sentiero, quando verrà al tuo cielo… fra i morti per oltraggio che all’odio e all’ignoranza preferirono la morte. Ricordo alla rinfusa i versi della “Preghiera in gennaio” di Fabrizio de Andrè ma mi sembra che siano la triste colonna sonora del suicidio del giovane africano, Sylle Ousama, un ragazzo di 22 morto nel centro di permanenza e rimpatri di Ponte Galeria.
In questi centri i giovani immigrati senza permesso erano trattenuti per tre mesi, ma il governo Meloni, nella sua ansia sicuritaria contro i deboli, i poveri, gli emarginati, ha portato la permanenza, cioè l’internamento, a 18 mesi.
Il suicidio di Sylle Ousama è un atto d’accusa potente messo in pratica da un ragazzo fragile, che inseguiva il sogno di una vita dignitosa, fatta di lavoro e sacrificio per mandare a casa i soldi e aiutare la famiglia in Africa.
Questo umanissimo sogno sognato e vissuto da milioni di italiani in tutto il mondo, in tutti i continenti, è diventato un reato. L’Europa, ricca e chiusa nel suo egoismo, si trincera a fortezza, innalza muri, approva leggi per condannare quello che è stato l’epitome della storia umana: il movimento di popoli, non solo i guerrieri, verso terre più accoglienti.
Il nostro continente , desertificato di figli e con una popolazione sempre più vecchia, dovrebbe spalancare le porte alla vigoria di quei ragazzi e ragazze che affrontano il mare e il deserto, e vengono in pace.
Il ragazzo Sylle proveniva dalla Guinea Conakry, non so se dalla costa da dove partivano le navi cariche degli africani in catene per lavorare come schiavi nelle piantagioni delle Americhe, o dall’interno, dalla lussureggiante regione dove si incrociano le sorgenti dei fiumi Niger, Senegal e Gambia. E che furono le vie della penetrazione degli europei nel continente e portarvi l’orrore descritto da Conrad in “ Cuore di tenebra”.
l’Africa è nei pensieri di Sylle, gli ultimi pensieri, lasciati come graffito in un muro del CPR. Come facevano i condannati a morte e i torturati durante il nazifascismo.
L’Africa è la madre nel cui grembo tornare, l’Africa è amore, famiglia, e calore. In questa nostra Italia Sylle ha trovato solo gelide sbarre, solitudine e stupore che in un posto pensato come sogno, come il luogo dei diritti e della libertà, lui potesse essere imprigionato essendo innocente.
L’Italia gli si è manifestata attraverso l’avidità dei carcerieri, l’ottusità della burocrazia, il razzismo e il rifiuto. Voleva tornare a casa, essere rimpatriato. Non gli è stato concesso Neanche questo . Forse, se avranno pietà, lo riporteranno a casa da morto.
“Ascolta la sua voce
Che ormai canta nel vento
Dio di misericordia
Vedrai, sarai contento”
ANNA LUISA CONTU

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😥che la pietas ci sopravviva
Maria Zeno
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Preghiera in gennaio
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L
) Persone che fuggono da guerre, massacri e persecuzioni, da torture..
Persone che richiedono cura e un’accoglienza che si faccia carico di vissuti lacerati e le riconduca per mano…
Quasi umani. I richiedenti asilo in Italia, a cura di Simonetta Bisi.
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