CHI HA PAURA DELLA CITTÀ 30
di LUCIANO DAMIANI ♦
Il 16 gennaio scorso sono entrate in vigore le ordinanze bolognesi che riducono la velocità ammessa lungo le strade comunali della città, tranne alcune. I bolognesi dovranno rispettare il limite dei 30 km/h nei loro spostamenti cittadini. Questa sorta di rivoluzione non é certo una novità, specialmente in Europa, ma a differenza di quanto avviene nel continente, nella nostra penisola la polemica e la strumentalizzazione politica hanno occupato il tempo della comunicazione sottraendolo ad altro decisamente più importante. Ma tant’é, se un ministro della Repubblica dice che “son danni all’economia” e che “rallentare non serve”, non si può non parlarne, se non avesse dato fiato alla pancia non ne parleremmo. Ignorando l’infelice battuta del ministro di cui sopra sul cinguettio degli uccellini, andiamo a leggere le motivazioni delle ordinanze che il Comune di Bologna ha pubblicato sul sito dedicato a ‘Bologna città 30’. Il primo motivo é quello che riguarda la ‘sicurezza’, una efficace grafica illustra un paio di concetti alla base di questi provvedimenti, il “canto degli uccellini” non c’entra nulla. La grafica racconta che: il 73% avviene nelle strade urbane, il 44% delle vittime perde la vita in incidenti cittadini e che la maggior parte delle vittime sono pedoni, ciclisti e motociclisti. La grafica ci dice anche che in media le città europee sono meno letali delle nostre. Un’altra grafica da l’idea di cosa significhi la differenza nelle frenate guidando a 50 piuttosto che a 30, la differenza é più del doppio ed anche i danni alle persone sono decisamente più gravi: a 30 all’ora la probabilità di incidente mortale si riduce di 8 volte.

L’incidenza degli incidenti in ambito cittadino

I tempi di frenata
La sicurezza é quindi il motivo primario di questa rivoluzione. Può apparire esagerato questo termine “rivoluzione”, ma in realtà non lo é perché la riduzione di velocità fa parte di un progetto più ampio che interessa la ‘filosofia’ della città. Si propone una città sempre più a misura d’uomo, nella quale il pedone acquista spazio e sicurezza, dove i modi di trasporto alternativi all’auto privata trovano dignità, e non si tratta solo di piste ciclabili ma anche di ripensare la mobilità cittadina secondo priorità che vedono le auto private perdere la supremazia ideologica nei centri urbani. Ad esempio, grazie alla “preferenziazione semaforica per i mezzi pubblici”, il tempo del rosso per i bus sarà minore grazie ad un sistema intelligente.
Ma gli automobilisti sono come i maschilisti, guai a mortificarli, ma soprattutto sono elettori ed allora non può mancare chi sfrutta la loro ‘frustrazione’ facendosi paladino e interprete. Facili slogan populisti sono le parole d’ordine per cavalcare il dissenso. Affossamenti di economia e sottrazioni di libertà sono i temi più gettonati mentre si contestano affermazioni che sono forti della semplice logica, ma tant’é si dice: “il limite di 30 non serve a ridurre gli incidenti”, “si inquina di più”, “ci si mette più tempo” ecc…, tutte affermazioni facilmente smentite nello specifico sito dedicato alla ‘città 30’ che il Comune di Bologna ha realizzato per diffondere e chiarire i tanti aspetti di questo progetto.
La mania di persecuzione che attanaglia gli automobilisti ad ogni limite che incontrano, viene smentita dal fatto che non ci saranno autovelox pronti a scattare, ma cartelli attivi che indicheranno la velocità di transito, un paternale avviso senza conseguenze, altrove si usano le faccine, forse più efficaci. Si fa conto sul buon senso dei cittadini e sulla crescita della consapevolezza culturale dei bolognesi che si spera impareranno ad apprezzare i vantaggi di una città più a misura d’uomo, più sicura. Il controllo sanzionatorio si limita ad alcune, poche, pattuglie posizionate in città in modo casuale, nessuna foto trappola vessatoria, che poi, non si capisce perché non si debbano usare sistemi di controllo automatico, esiste forse il diritto costituzionale di violare le regole?
Siamo un paese fondatore dalla Comunità Europea ed abbiamo tanti esempi su questo tema che dovremmo seguire, che sarebbe meglio seguire, invece tendiamo a distinguerci, come se ciò che va bene altrove da noi non potesse andare. Per molti é “impossibile” mantenere una velocità “così bassa” altrove lo fanno regolarmente, come é impossibile, per noi, la convivenza fra auto, bici, pedoni ecc… Le esperienze di molte città europee dimostrano che non c’é alcun problema, una volta fatta l’abitudine si può convivere tranquillamente, basta accettare il fatto che anche gli altri hanno diritto di esistere, che la strada non é un luogo riservato, ad uso esclusivo dell’automobile.

In una carreggiata convivono percorsi per veicoli diversi grazie alla ridotta velocità ridotta, non sarebbe possibile a velocità superiori.
Certo le cose vanno fatte per bene, come minimo la segnaletica verticale ed orizzontale dev’essere ben fatta e ben visibile, ed anche qualche multa andrà fatta, non foss’altro per marcare l’attenzione dell’autorità e contrastare chi non vuole adeguarsi, ma senza intento persecutorio, lo scopo é quello di abituare gli automobilisti a convivere con altri utenti della , per una città migliore. L’Amministrazione dev’essere ferma nel proseguire nel suo progetto purché solo così facendo la cittadinanza può riuscire ad apprezzarne i vantaggi, cedimenti e compromessi fanno male e rendono inutile il lavoro di molti ed uccidono la speranza in una città diversa realmente a misura d’uomo e non di automobile. Le esperienze altrui ci dicono che funziona, che alla fine la gente ne é contenta.
Leggendo le tante pagine ed informazioni presenti sul sito bolognese, non posso non pensare a questa nostra città, una città per alcuni versi incommentabile. Incommentabile ad esempio la politica di sostituire i semafori con le rotonde, ad esclusivo vantaggio degli automobilisti, lasciando ai pedoni attraversamenti pedonali non protetti e spesso mal segnalati, del tutto sbiaditi e mal posti. Immagino chi proprio non è una lepre, nel tentativo di attraversare la strada senza nulla che fermi il traffico. La nostra amministrazione non l’ha immaginato, forse immagina solo il consenso elettorale. Altrove sono in uso semafori pedonali ad uso del pedone che li attiva quando ha necessità di attraversare la strada. E che dire di quegli autovelox posti anni fa in alcuni punti della città mai attivati per le proteste della gente? Per non urtare la suscettibilità degli elettori fu detto che si trattava di “un esperimento statistico”, che mai e poi mai si voleva mettere la mano nelle tasche dei cittadini, che non avrebbero mai sanzionato. Pinocchio, cosa ‘non’ si fa per un po’ di consenso! Ma l’abbiamo ben capito, lo scopo della politica non é quello di far crescere la società, ma un ben più prosaico desiderio di potere.

Gli autovelox posti nella nostra città e mai entrati in funzione per non rischiare il consenso politico
Non ce ne accorgiamo ma anche la nostra città é una mezza specie di ‘città 30’, non sono pochi i cartelli che indicano il limite, ma sono posti nelle strade più veloci della città per cui si dovrebbe andare a 30 nel viale e di San Gordiano e in alcuni tratti della mediana, ma a 50 nella centralissima viale Baccelli. Segno che godiamo di una segnaletica stradale posta a caso, tanto per. Segnaletica posta a caso, senza inizi o fine, dai passaggi pedonali non illuminati, sbiaditi ed invisibili specie la sera o col cattivo tempo, strade nelle quali il parcheggio selvaggio impedisce spesso di vedere tempestivamente un pedone o un bambino che sbuca fra le auto improvvisamente, é capitato anche al sottoscritto di evitare un bambino solo grazie alla velocità ridotta, a 50 il bimbo non avrebbe avuto scampo.
Bisogna che ognuno si faccia un giro per certe realtà europee per capire come vanno le cose altrove, ci sono luoghi nei quali sono posti veri e propri ostacoli fisici alla velocità, altro che limite 30, ma ho l’idea che invece di apprezzare le differenze, e porsi domande, si trovi un valido motivo per sottolineare le differenze per le quali “da noi non si può fare”. Per gli italiani, con l’acquisto dell’automobile, si acquista anche un pacchetto di diritti, quello di andare e parcheggiare ovunque, di andare ad una velocità decente ecc… e soprattutto l’uso esclusivo della strada, per cui ogni limite é un sopruso, il pedone é un fastidio e il ciclista un nemico da abbattere; diciamolo chi di noi non ha mai dato segni di insofferenza per qualche pedone più lento o qualche ciclista difficile da superare? Diciamolo, l’automobilista é un cittadino continuamente vessato. Da noi é inconcepibile pure che si vada tutti alla stessa velocità, eppure é una modalità oltremodo sicura e rilassante, provare per credere. Si capisce che possa essere una modalità incompatibile con il nostro estremo individualismo, ma sarà anche ora che comprendiamo che il nostro individualismo, per molti versi fonte di ricchezza, per altri versi é un ostacolo alla crescita civile della società, lo é quando accampa il diritto del singolo contro quello della comunità. É dunque una questione che attiene alla scala valoriale, sarebbe ora di rivederla.
Per saperne di più: Bologna Città 30: https://www.bolognacitta30.it/
LUCIANO DAMIANI

Già…I limiti di velocità, fonte di stress soprattutto per chi cerca di rispettarli; io ho l’ansia di passare per il vialone Campo dell’oro-San Gordiano, perché invariabilmente mi prendo clacsonate insulti e azzardati sorpassi, colpevole soltanto di andare secondo il limite di 30 o, quando proprio mi esasperano, di superarlo un po’, mentre i “vado-de-fretta” arrivano ben oltre i 50.
Maria Zeno
"Mi piace""Mi piace"
In quella parte di Germania che conosco, in Svizzera, Austria ecc.. la guida é del tutto rilassante, non c’è chi ti suona o lampeggia se segui i limiti di velocità. C’è da dire che da noi la segnaletica stradale a volte é incomprensibile, mi trovo non raramente a chiedermi quale sia il limite nella strada che percorro.
"Mi piace""Mi piace"