“PESCI, PESCATORI, PESCIVENDOLI E CONSUMATORI” DI GIORGIO CORATI – Brevi riflessioni sulle implicazioni della “simbiosi alieutica” – 2

di GIORGIO CORATI

Il modello di “simbiosi alieutica” prevede indubbiamente delle implicazioni economiche, ambientali e sociali.

Nel precedente articolo ho affrontato alcune possibili implicazioni che deriverebbero da una “simbiosi alieutica”.

Una ulteriore riflessione può risultare interessante, almeno quale stimolo per una possibile e successiva indagine conoscitiva. Si tratta di una riflessione sulla catena del valore nel settore della pesca e sulle potenzialità della “simbiosi alieutica” in merito.

Ebbene, se, come è di fatto, la ricerca di valorizzazione della catena del valore nel settore della pesca è sia un tema da affrontare sia un problema da risolvere, allora anche il tema della redditività o meglio della quota di “profitto” è un problema a cui poter dare certamente rilievo. Il riferimento è alla difficoltà di mantenere nel tempo almeno inalterata la quota di profitto, a cui aspira legittimamente ogni soggetto economico attivo nel settore della pesca, a partire dal produttore primario. Ciò vale, anche in caso di mancata o incompleta realizzazione della filiera ittica.

Quello del profitto come specificato è comunque un problema o meglio è una “frontiera” che porta con sé e lascia aperto un problema più ampio. Il tema è complesso e non è questa la sede per affrontarlo. Tuttavia, come lascia intendere il Parlamento europeo, nella sua Proposta di Risoluzione dal titolo Relazione sulla situazione della pesca artigianale nell’Unione europea e prospettive future ((2021/2056(INI)),1 si tratta di un problema che è relativo alla numerosità dei soggetti economici che operano nell’ambito dell’intermediazione dei prodotti ittici, nel contesto dell’industria della pesca, e presenti nella catena del valore. Ciò accade con maggiore evidenza anche nel settore agricolo e nell’allevamento (ndr.).

Ciascun soggetto economico aspira legittimamente a un reddito dal proprio lavoro o è alla ricerca

dell’incremento della propria quota di guadagno o di profitto. Ogni operatore della produzione o dell’offerta deve comunque necessariamente confrontarsi e “fare i conti”, già nell’ambito dello stesso settore o della stessa industria, con la medesima aspettativa che tutti gli operatori nutrono o auspicano. Generalizzando, rispetto ai prezzi mutevoli, per varie cause oppure soggetti a forti pressioni di tipo distributivo in momenti contingenti, è dunque intuibile o è tendenzialmente osservabile quanto accade generalmente sul mercato: la “pratica” degli scambi può essere definita come una azione in cui “il profitto schiaccia il profitto”. Si può immaginare che tale “pratica”, comunque legittima in una logica di mercato e per quanto detto, caratterizzi i rapporti di tipo economico lungo la catena del valore in una direzione “a ritroso”, cioè verso la quota di profitto del produttore primario. In questa visione, nel caso dell’industria della pesca, man mano che ci si avvicina alla Produzione primaria, la quota di legittimo profitto, in termini monetari, tende a risultare tendenzialmente sempre più in sofferenza o è messa in discussione; ciò magari accade anche soltanto, per l’appunto, quale effetto di contingenze. Il profitto maggiormente “schiacciato” risulterebbe essere proprio quello di pertinenza del produttore primario.

Nell’ambito della complessità di mercato in cui opera l’industria della pesca nel suo insieme, non sarebbe privo di senso analizzare e confrontare, da un lato, l’incidenza delle esternalità ambientali e sociali negative associate ad una “catena distributiva” lunga, cioè composta da più operatori economici della distribuzione e della logistica e, dall’altro lato, l’incidenza delle esternalità ambientali negative e delle esternalità sociali positive di una “catena di distributiva” ridotta o semplificata, considerando fondamentale in questo senso il sostegno del consumatore nell’utilizzo del prodotto della pesca nello stesso luogo di produzione (di pesca, lavorazione o trasformazione).

Per concludere queste brevi riflessioni sulla “simbiosi alieutica”, può risultare interessante la lettura di uno stralcio del testo della già citata Proposta di Risoluzione (2021/2056(INI)):

[Al fine di] […] “rafforzare la piccola pesca lungo la catena del valore, promuovere redditi più elevati nel settore della pesca e offrire opportunità di diversificazione del reddito”, [il Parlamento europeo] “afferma la necessità di rafforzare e accorciare la catena del valore del settore tra il produttore e il consumatore, incrementando così le opportunità di vendita diretta dal pescatore al consumatore e riducendo il numero di intermediari per arrivare, idealmente, al punto in cui il produttore è in grado di fornire direttamente il cliente finale” […] (5.). [E, inoltre, il] “relatore chiede il rafforzamento della catena di valore e la promozione di strategie di commercializzazione, favorendo meccanismi che migliorino il prezzo di prima vendita a vantaggio dei pescatori” (Motivazione).

GIORGIO CORATI

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Bibliografia
1 Parlamento europeo. (2021/2056(INI)). Relazione sulla situazione della pesca artigianale nell’Unione europea e prospettive future del 9 dicembre 2022. http://www.europarl.europa.eu/portal/it. Sito web consultato il 24 febbraio 2023:
https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/A-9-2022-0291_IT.html#_section1.