RUBRICA “BENI COMUNI”, 52. POTARE O TOSARE

di FRANCESCO CORRENTI

Pure in questa puntata, l’argomento è ripreso da documenti di molti anni addietro, con lo scopo di render conto di attività della pubblica amministrazione che all’epoca han richiesto un certo impegno per superare comportamenti diffusi e non corretti, tentando d’introdurre a vari livelli il rispetto di regole univoche e razionali. Nel caso di oggi, si tratta d’una lettera inviata il 2 aprile 1996 agli Uffici dell’Amministrazione Provinciale di Roma, per segnalare – secondo il principio di sussidiarietà – una “cattiva pratica” colta sul fatto, che non faceva molta differenza tra POTARE un platano e TOSARE una pecora. Forse perché, come la lana, anche la legna – in certe quantità e dimensioni – era redditizia per qualcuno. Questo il testo (la nota originale con le foto è riprodotta nella fig. 1).

Potatura di alberi sulla S.P. Settevene-Palo in Comune di Trevignano Romano

Con diverse relazioni alla propria Amministrazione comunale, questo Ufficio ha segnalato nel corso degli anni l’opportunità di abbandonare il tipo di potatura effettuata annualmente sulle alberature urbane, consistente nel taglio completo di tutti rami. Finalmente questa pratica è stata ormai abbandonata, ma purtroppo Civitavecchia non potrà più avere dei viali con alberi la cui chioma formi quelle suggestive “volte” che rappresentano un ornamento di indiscutibile valore estetico e che si possono ammirare in alcune località, specialmente all’estero. Comunque, tra le norme urbanistiche di questo Comune, il Consiglio comunale ha inserito un articolo in cui è stabilito che l’apertura delle alberature stradali vada effettuata mantenendo le caratteristiche naturali della chioma.

Di recente, transitando lungo la strada provinciale in oggetto, ho avuto modo di constatare che tutti i platani che la costeggiano sono stati capitozzati. Ciò avviene per diversi chilometri dal bivio verso Anguillara Sabazia fino a Trevignano. Ho, quindi, ritenuto opportuno segnalare il fatto a codesti Uffici, confidando nella loro collaborazione perché tale sistema sia abbandonato e sia data, anzi opportune diffusione presso le Amministrazioni comunali della Provincia a metodi di potatura e di manutenzione del verde più corretti.

Allego in proposito copia delle illustrazioni contenute nelle norme emanate dal Centre de Recherche d’Urbanisme del Ministero francese per l’ambiente, a dimostrazione che quanto sostenuto da questo Ufficio non risponde solo a motivi di estetica urbana, ma anche a ragioni botaniche di migliore conservazione del patrimonio arboreo. Come si può rilevare dal foglio allegato, la potatura completa è sconsigliata perché, con l’albero totalmente spoglio, restano dei monconi, il cui legno tende a marcire. Successivamente, la ripresa si traduce in una proliferazione di rami sottili. Allego anche alcune pagine, riguardanti lo stesso argomento, tratte dal volume L’albero, l’uomo, la città. La politica del verde nelle città (Atti del Convegno promosso dalla Associazione Direttori e Tecnici dei Pubblici Giardini ed organizzato dall’istituto di coltivazioni arboree dell’Università degli Studi di Bologna), edito a Bologna nel 1979.

Beni comuni 52 figura 1

La relazione di Antonio Carraro Moda, già direttore del Servizio Giardini del Comune di Roma (La necessità della potatura delle alberature cittadine), ribadisce la necessità che la potatura debba essere effettuata “su piccoli rami al fine di non danneggiare o sformare l’albero”. Sono certo che quanto sopra sia condiviso da codesto Uffici. Mi è gradita l’occasione per porgere i miei migliori saluti, cui si associa l’Assessore all’Ambiente di questo Comune, professoressa Maria Domenica Boncompagni.

Il dirigente Arch. Francesco Correnti

Beni comuni 52 figura 2

Tra i compiti del Centro di documentazione urbanistica incardinato dal 18 novembre 1977 all’Ufficio Urbanistico e dal 15 aprile 1995 all’Ufficio Speciale per il Territorio e i Beni Culturali e Ambientali (in quegli anni, a sua volta inserito nel Settore Ambiente, per i motivi che il lettore memore di altri miei articoli potrà comprendere e che cesseranno clamorosamente il 19 marzo 1997), lo svolgimento di una attività costante e penetrante di conoscenza, tutela e valorizzazione dei beni enunciati nella “ragione sociale” aveva carattere preminente e basilare. A costo di suscitare insofferenza e vere e proprie ostilità da parte di qualche navigante in corsa, con ampia gamma di reazioni anche decisamente violente ma sempre camuffate da iniziative di ripristino di una rigorosa linearità contro eccessi e sospetti di abuso interessato, ovvero esattamente all’opposto della verità.

Le iniziative prese per evitare il ripetersi delle potature eccessive sono state pubblicate nel periodico comunale “OC/quaderni del C.d.u.”, un utilissimo mezzo di dialogo con la cittadinanza e con le categorie professionali in rapporto continuo con gli uffici, che sono riuscito a mantenere in vita con continuità, sia pure con periodicità variabile, per tredici (XIII) anni, dal 1979 al 1994, nella linea condivisa da sindaci e assessori della trasparenza e della massima informazione. Che è stata interrotta dalla sottrazione dei fondi annuali dal bilancio degli uffici, finché il commissario straordinario Angelo Di Caprio ha consentito la pubblicazione del numero 95-05/1-4, gennaio-dicembre 2005 (uscito appunto alla fine del 2005, anno XXIV), in cui ho inserito testi di grande interesse rimasti inediti per un decennio. Tutti i numeri intermedi sono stati regolarmente predisposti in direzione secondo il programma editoriale e distribuiti in formato digitale al personale ed ai professionisti esterni collaboratori dell’Ufficio Consortile Interregionale della Tuscia, che ha assunto poi la funzione di ente editore delle pubblicazioni successive di carattere sovracomunale. Queste le parole dell’editoriale di presentazione:

Con l’autunno, è noto, cadono le foglie. A Civitavecchia cadono anche i rami e non per cause naturali. Al problema della manutenzione del verde urbano dedichiamo, quindi, una breve nota, per richiamare l’attenzione delle strutture comunali.

Da “OC/quaderni del C.d.u.”, a. IV, n° 85/3, luglio-settembre 1985, pp. 2-3.

Verde urbano: problemi di manutenzione

Già nel 1761, Antigono Frangipani proponeva di porre dimora, lungo le vie della città, alberi di gelso, con la duplice finalità di dotare Civitavecchia di un elemento ornamentale fin da allora carente e di avviare presso la popolazione l’industria della coltivazione del baco da seta. Circa un secolo dopo, il problema del verde urbano veniva ripreso nei piani di sistemazione e di ampliamento elaborati delle truppe francesi di stanza nella città, dopo che già lungo la via Aurelia, nel tratto oggi corrispondente al viale Garibaldi, erano stati realizzati numerosi filari di alberi, che avevano cambiato volto all’accesso della città da Roma. I dintorni delle mura, nel corso dei secoli, erano stati sempre mantenuti spogli di alberi e di arbusti, per motivi militari di difesa, ed anche all’interno della città il verde era relegato in pochi spazi, il cui ricordo e conservato nella toponomastica cittadina. Peraltro, l’affresco del Danti nella Galleria delle Carte Geografiche in Vaticano mostra, nei cortili degli isolati, una rigogliosa vegetazione. Ai giorni nostri, il problema non sembra ancora completamente risolto, benché le norme degli strumenti urbanistici adottati dettino minuziose direttive al riguardo. In particolare, Civitavecchia non riesce ad avere dei viali con alberatura, la cui chioma formi quelle suggestivi “volte” che rappresentano un ornamento di indiscutibile valore estetico. Ancora di recente, malgrado gli articoli che periodicamente appaiono in proposito sulla stampa nazionale contro episodi di potatura integrale e nonostante l’ormai univoco atteggiamento della letteratura specializzata, sia nel Parco della Resistenza sia in altre parti della città, si è assistito al consueto, assurdo metodo della “rasatura a zero”. È quindi opportuno riproporre all’attenzione dell’Amministrazione la nota inviata alla Giunta e, per conoscenza, alla Ripartizione Tecnica comunale del 1982.

Comune di Civitavecchia / Ripartizione Urbanistica.

Oggetto: Manutenzione del verde urbano

Con diverse redazioni, questo Ufficio a segnalato più volte l’opportunità di abbandonare il tipo di potatura effettuato annualmente sulle alberature cittadine urbane, consistente nel taglio completo di tutti rami. La Giunta ha sempre condiviso tali segnalazioni, deliberando di raccomandare al personale un diverso sistema di manutenzione che non trasformasse i viali cittadini in tristissime sequenze di pali.  La raccomandazione è stata recepita anche nelle disposizioni del programma pluriennale deliberato dal Consiglio e l’art. 34, lett. E/f stabilisce che “la potatura delle alberature stradali” va effettuata “mantenendo le caratteristiche naturali della chioma”. Ultimamente si è dovuto constatare che la pratica del taglio totale è stata ripresa e si ritiene, pertanto, opportuno trasmettere copia delle illustrazioni facenti parte delle disposizioni emanate dal Centre de Recherche d’Urbanisme del Ministero francese per l’ambiente, a dimostrazione che quanto sostenuto da questo Ufficio non risponde solo a motivi di estetica urbana ma anche ragioni botaniche di migliore manutenzione. Come può rilevarsi dal foglio allegato, la potatura completa è sconsigliata perché, con l’albero totalmente spoglio, restano dei monconi che sono la sorgente del suo imputridimento. Successivamente, la ripresa si traduce in una proliferazione di rami sottili che necessitano di frequenti puntature con notevole lavoro. La potatura consigliata, al contrario, rispetta l’albero nella sua forma: sono tagliati solo alcuni rami di piccolo diametro e a raso del tronco, cosicché la chioma è definitivamente ridotta e il lavoro di manutenzione limitato. I rami mantenuti hanno modo di acquistare consistenza e di irrobustirsi. Civitavecchia, 18 febbraio 1982.

Beni comuni 52 figura 3

FRANCESCO CORRENTI

Nota: in copertina una mia fotografia dell’agosto 1969 con la nostra Fiat 500 nel viale di ingresso al Castello di Fontainebleau; l’incisione di Gustavo Doré “Quel dinanzi: Ora accorri, accorri, Morte.” (Inferno, c. XIII, v. 118), edizione Sonzogno, Milano 1932, rist. 1940; una catasta di tronchi senza storia e la “sega per tagli traverso vena Thomas Flinn”.

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