LA STORIA E LE TERME
di FLAVIO MARTINO ♦
La pubblicità di Garibaldi – Il brigante Tiburzi e la Ficoncella in città
Un miracolo, un treno e un eroe sono stati gli ingranaggi che nella seconda metà del XIX hanno avviato le Terme.
Nella chiesa del Ghetto, il 20 aprile 1854, a ridosso della proclamazione del dogma dell’Immacolata concezione, la Madonna dipinta in un antico quadro, mosse gli occhi. Miracolo vero. Riconosciuto dalla Chiesa cattolica.
L’arrivo in massa dei pellegrini velocizzò il preesistente progetto per la costruzione della ferroviaria. La linea Roma – Civitavecchia venne inaugurata nel 1859. Nel terrapieno dell’area (ora sottostante largo Marco Galli – ingresso piscina), due scalette divergenti e di lato una fontanella, sopra un’iscrizione marmorea testimonia quell’evento importante durante Pio IX.
Nel 1875, dopo l’Unità d’Italia, Giuseppe Garibaldi si trasferì presso la grande abitazione rurale di Aurelio Albani (adesso via Terme di Traiano 42), per curarsi l’artrite alla Ficoncella.
Il fatto fece scalpore e solleticò gli affari in un territorio dove il termalismo era praticamente sconosciuto.
L’abitato, circoscritto attorno allo scalo marittimo, finiva poco oltre la metà di corso Centocelle: Porta Campanella. Il punto preciso lo ricorda la stele fatta restaurare dal Lions Club. Sotto la pavimentazione trasparente si possono vedere i resti.
All’epoca pochi si avventuravano sul colle della sorgente curativa… quattro chilometri. Lontano, difficile da raggiungere e il rischio di fare incontri indesiderati.
In quegli anni il brigante Domenico Tiburzi era latitante, evaso dal penitenziario di Cornetto, odierna Tarquinia, insieme a due compagni di prigionia. Doveva scontare 18 anni di lavori forzati alle Saline per aver ucciso, a Montalto di Castro, il guardiano dei Guglielmi, ultimamente nella cronaca per la Terrazza.
Si decise di portare giù l’acqua solfurea, ovvero portare in città la Ficoncella. Impresa impegnativa, ma con la prospettiva di vantaggi importanti. Le Terme sarebbero state sicure e più redditizie. Facilmente fruibili, sia dai residenti circa 12 mila, che dalla Capitale, grazie al treno.
Si fece una canalizzazione fino
in centro, vicinissima alla ferrovia.
Nel 1882 inaugurazione. Complesso termale specialistico e Grand Hotel per il soggiorno. Trattamenti naturali e confort.
Una meraviglia, con Garibaldi testimonial di bagni caldi e fanghi terapeutici senza volerlo. Successivamente la sua statua davanti, sul viale che gli è stato intitolato. Particolare sobrio di un’ involontaria (forse), discreta, efficace e duratura pubblicità dell’epoca.
I bombardamenti, 1943. È rimasta soltanto la statua. Un ricordo. Soprattutto un incitamento per riprendere quella vocazione naturale interrotta dalla guerra: le Terme.
FLAVIO MARTINO

Se bombardano Fiuggi, se devastano Montecatini dall’aria, se Chianciano salta in aria, se tutte le terme sono sotto attacco terminato l’assalto termina il termalismo in Italia?
Se la risposta è negativa allora dal profondo dell’animo fuoriesce la domanda fatale: perchè a Civitavecchia esiste la contro-regola?
Ottimo articolo!
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Dimenticavo.
Mecuccio disponeva di acqua termale presso il monte di Canino nei possedimenti appena acquisiti di don Alessandro Torlonia. Era abbastanza pulito a differenza di Biagini di Fioravanti e di Basiletto. Forse per via delle ferite e dei piedi doloranti dal Paternale scendeva a Musignano per terapia.
Un pò come Garibaldi. Se si fossero conosciuti Meco sarebbe andato con il generale e avrebbe riscattato il suo onore.Ma non si sono incrociati!
Nel 1875, quando l’Eroe si curava l’artrite Meco era in piena attività, ma ormai il Generale aveva fatto ciò che doveva.
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Interessantissima questa ricostruzione storica del triangolo d oro dell 800 civitavecchiese che collega 3 importanti ingredienti del progresso del bel paese…il miracolo…la natura con le terme e infine l eroe ( beato quel paese che non ha bisogno di eroi…). Sarebbe altrettanto interessante ricostruire un altra combinazione ricca di memoria: il pirgo,la chiesa dei SS. Martiri e il borgo Odescalchi
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