GIOCANDO CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
di ETTORE FALZETTI ♦
Le tue labbra soavi, rubini scintillanti,
trafiggono l’anima con baci d’amore,
e nel tuo sguardo limpido e profondo,
vedo riflessa l’eternità del cielo.
La metrica è zoppicante, la rima non rispettata e lo stile molto vagamente richiama quello di Petrarca, come da richiesta. E’ tuttavia vero che la chat GPT di OpenAi ha impiegato pochi secondi a selezionare e combinare le parole per un risultato bruttino, ma in definitiva non tanto peggiore di quello che otterrebbero alcuni aspiranti poeti.
Alla richiesta di un incipit di romanzo storico in stile manzoniano, questa è la risposta:
Era una mattina di settembre, quando i raggi del sole, ancora timidi, si diffondevano tra le fronde degli alberi secolari. L’aria, carica di umidità, faceva vibrare le foglie, che danzavano al ritmo di un vento leggero.
Più Snoopy che Manzoni, in verità, ma va un po’ meglio a una richiesta identica formulata in modo leggermente diverso:
Era l’anno del Signore 1630, un periodo funesto per la nostra amata patria. L’Italia intera era avvolta nelle spire implacabili della guerra e della peste. Le città, un tempo fiorenti e popolose, erano divenute teatri di desolazione, in cui la morte aveva preso dimora tra le mura secolari e le vie strette.
Chiedo poi a OpenAi di sintetizzarmi in tre parole la poetica di Leopardi. Lo faccio più volte e ogni volta ho una risposta diversa. Prima Malinconia, pessimismo, bellezza, poi Sofferenza, desiderio, contemplazione, infine Infinito, natura, disillusione.
Provo ancora con Michelangelo con risultati assai generici: Genio, grandiosità, perfezione. La seconda risposta appare più centrata: Maestria, monumentalità, anatomia. Va meglio con Caravaggio al primo colpo: Realismo, drammaticità, contrasto.
Se in effetti a un’identica domanda vengono date risposte diverse sono portato a pensare che il programma peschi casualmente in un bacino di termini ammissibili, ma senza alcuna precisa priorità, in funzione random.
Se chiedi chi potrebbe aver scritto di due infelici amanti vittime dell’ostilità delle loro famiglie riconosce la trama del Romeo e Giulietta, ma è in difficoltà se si tratta di due vagabondi che aspettano qualcuno sotto un albero. E’ però capace di scrivere un breve dialogo fra i due propendendo per un tono idilliaco fra speranza e nostalgia, non proprio beckettiano:
Vagabondo 1 – E, in un modo o nell’altro, ci teniamo a vicenda. Nonostante la nostra condizione, ci sosteniamo reciprocamente, condividendo i momenti difficili e trovando conforto nella compagnia dell’altro.
Vagabondo 2 – È il potere dell’umanità. Non importa quanto siamo soli o smarriti, c’è sempre un legame che ci unisce, un’empatia che ci fa sentire meno soli in questo vasto mondo.
A proposito di dialoghi, è in grado di crearne, di vario genere, anche logomachie, ma francamente sono piuttosto deludenti. Simpatiche e divertenti sono invece miniconferenze a sostegno del terrapiattismo e della possibilità che gli asini volino. All’intelligenza artificiale non manca sense of humor.
Mi sposto poi su un altro piano. Chiedo alla chat di scrivere il testo di un comizio di Meloni e uno di Schlein. I risultati qui sono piuttosto credibili, le parole d’ordine e i sistemi valoriali sono alquanto in linea con la visione del mondo dei soggetti.
Chiedo ancora di scrivere un discorso politico di Putin sull’Ucraina (i dati di cui OpenAi dispone sono aggiornati al settembre 2021): ebbene il leader russo rispetta la sovranità del vicino stato, ma esprime preoccupazione per le regioni orientali dell’Ucraina, dove esistono forti legami linguistici e culturali con la Russia, dichiara di volerne difendere gli interessi e imputa al cambiamento di governo a Kiev la genesi della crisi.
Sulle valutazioni morali si muove sempre con cautela: premettendo ogni volta che come intelligenza artificiale non può avere opinioni personali, privilegia il relativismo culturale e il contesto storico: mentre considera moralmente inammissibile la pedofilia, per la pena di morte invita a considerare che le prospettive possono variare in base alle convinzioni personali, alle norme culturali, alle esperienze personali e ai valori individuali; circa ad esempio la moralità della maternità surrogata dipende dalle convinzioni e dai valori personali di ciascuno. È importante considerare attentamente le questioni etiche coinvolte, come l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne, l’equità, la tutela dei diritti dei bambini e il rischio di sfruttamento, prima di formare una posizione definitiva.
Se lo si interroga su un argomento di drammatica attualità, considera legittimo l’uso della risposta in armi a un’aggressione subita da uno stato, ma invita a ricorrervi solo come extrema ratio. Si muove dunque sempre con estrema prudenza, come farebbe uno studente medio chiamato a svolgere una traccia d’esame (sì, ma anche..)
OpenAi è animalista, ti dice come difenderti da una vipera o come allontanare le zanzare, ma non può fornire alcuna informazione volta a causare danni a esseri viventi.
E’ politicamente corretto. Ti segnala le parole sconvenienti (di cui conosce il significato) e ti invita a non usarle. Ti dà consigli legali o sanitari o inerenti alla meccanica, ma sempre suggerisce di rivolgersi a un professionista del settore. Può scrivere il testo di una lettera commerciale e dei giudizi scolastici standard con la concreta possibilità di incoraggiare a uno sbrigativo e scarsamente deontologico copia-incolla.
Risolve facilmente qualsiasi tipo di equazione e gli enigmi logici (gli ho sottoposto quello dei due guardiani: Sono prigioniero davanti a una porta. Una conduce alla libertà, l’altra alla morte. C’è un custode davanti a ogni porta: uno dice sempre il vero, l’altro sempre il falso, ma io non posso distinguerli. Posso fare una sola domanda a uno dei due. Con quale domanda sarò certo di salvarmi?), non si lascia ingannare dai paradossi (p.es. Epimenide cretese dice che tutti i cretesi mentono. Epimenide dice il vero o il falso?).
E’ anche vero che le soluzioni si possono trovare facilmente in rete e non è necessario interrogare l’AI, ma qui si trattava solo di un gioco. Le potenzialità per le aziende sono in prospettiva notevoli con significative ricadute sul mercato del lavoro; la stessa OpenAi stima che la chat GPT potrebbe far risparmiare ai lavoratori “una quantità significativa di tempo per completare gran parte delle loro attività” con conseguente “esposizione” di alcune occupazioni. I più esposti sarebbero:
- matematici
- consulenti fiscali
- analisti quantitativi finanziari
- scrittori e autori
- progettisti di interfacce web e digitali.
Naturalmente siamo solo alle fasi iniziali del processo ed è arduo prevedere i possibili sviluppi, ma è probabile che l’ intelligenza artificiale avrà un impatto forte sull’economia e forse sulla politica ed è già da molto tempo oggetto di un acceso dibattito filosofico (come non ricordare il famoso Imitation game di Alan Turing?).
A questo punto devo fermarmi: ho fatto troppe domande e da adesso in poi sarei costretto a fare upgrade a pagamento..
ETTORE FALZETTI

Contributo di grande interesse. Ha il merito di sottoporci con semplicità e chiarezza questioni delicate e controverse. Di certo quello dell’intelligenza artificiale, delle sua potenziali applicazioni, delle opportunità che offre e dei rischi cui ci espone, sarà il tema cruciale di questo complicato contesto in cui ci è capitate di vivere. La chiamano postmodernità, espressione che vuol dire tutto e niente.
"Mi piace""Mi piace"
Io ho visto esempi di architettura per altro sicuramente superiore alla media dei progetti di tanti colleghi; del resto perché stupirsi? Più conoscenza hai è più informazioni hai e maggiore è la tua capacità di elaborazione e sintesi; credo che i miei colleghi più giovani ne vedranno delle belle;del resto è come avere più parole nel tuo vocabolario; più ne hai è più elaborato sarà il tuo pensiero; come tante cose oggi dobbiamo imparare ad usarle senza farci usare; non sarà facile perché la tecnologia è molto più avanti e noi siamo rimasti piuttosto indietro
"Mi piace""Mi piace"
Inquietante, non c’è che dire,ma anche intrigante, come tutto ciò che stimola la nostra sete di sapere…Un imperativo categorico si impone: “Rem tene, verba sequentur”, uso per rammentare, se ve ne fosse bisogno, che il bandolo della matassa deve sempre rimanere nelle nostre mani. La nostra “intelligenza”naturale è imperfetta, soggetta a sbalzi d’umore, a volte declina per l’età etc etc ma è sempre comunque “nostra”. Ed è coltivabile.
"Mi piace""Mi piace"
Il termine Intelligenza attribuito alla IA dal punto di vista della storia del pensiero non è appropriato. Meglio appare il termine razionalità.
Se facciamo questa distinzione allora i progressi sempre più avanzati dell’IA copriranno, un giorno, tutto l’uomo in quanto ente razionale. La parte della razionalità umana avrà una “protesi”artificiale. Come utilizziamo mezzi tecnici per sostituire i nostri sensi amplificando enormemente l’efficienza sensoriale così avremo una razionalità di calcolo, di esposizione, di conoscenza, di solving problem amplificata enormemente. Concordo sul fatto che i mestieri “razionali”subiranno mutamenti ma ciò non significa perdita di lavoro. Significa adattamento come dice giustamente Rosamaria.
Ma la domanda a questo punto è: la razionalità esaurisce , assieme alla sensitività, l’umano?
Nella medietà dell’umanità la risposta è positiva. Dunque un domani i sensi e la razionalità , ovvero l’uomo tutto, saranno amplificati dalla tecnicalità.
Inutile fare calcoli, scrivere romanzi, saggi scientifici, risolvere complessità, sarà l’apparato tecnico a farlo. L’uomo si riserverà l’opzione degli scopi, delle finalità, dell’efficacia. I mezzi e l’efficienza attraverso cui raggiungere gli scopi sarà “dedotta” dalla “protesi”.
Ed il residuo?
Ciò che che per secoli è stata definita l’ Intelligenza ( Nous)?
Si dirà: a che ci serve? I problemi umani del quotidiano sono dominio della razionalità, punto e basta!!
Eppure la storia del pensiero, tutta la storia del pensiero si è affaticata, ha combattuto, ha speso energie immense per questo “residuo”.
Un residuo che ha posto una domanda a cui non c’è risposta.
Ma è la domanda che serve, non la risposta. In un mondo come l’attuale il residuo è flatus vocis, niente più.
Può darsi che si abbia ragione. Ma la domanda che viene così occultata, sommersa, annientata riemerge prepotente nelle inquietudini della vita. La domanda risorge impietosa: a che serve vivere?
"Mi piace""Mi piace"
Grazie Ettore!! Ci dici con grande precisione e dovizia di dati che l’AI non sarà (mai?) rivoluzionaria, ma neppure radicale… Facile capire perché, grazie alla tua presentazione di qualcosa che si più, come me prifani, appare ancora sfuggente. Suggestiva ma scivolosa.. Bello tornare a leggerti, con il commento poi di Carlo!!!
👏👏❤️
"Mi piace""Mi piace"
Certamente stiamo parlando di una protesi per cui la denominazione “intelligenza” appare sproporzionata. Del resto decenni fa si esagerava definendo “cervello elettronico” ciò che era una semplice macchina calcolativa evoluta.
L’AI lavora combinando i dati di cui dispone e lo fa velocemente, nulla di più: evade pratiche come un burocrate efficiente; ma se i dati che le vengono forniti sono sbagliati o incompleti, la risposta non sarà soddisfacente.
Il senso della vita? Le si può tranquillamente chiedere. Risponderà fornendo una rassegna di posizioni filosofiche sul tema: è un problema nostro, non suo.
"Mi piace""Mi piace"
Interessantissimo contributo. Leggendo la parte relativa alla creazione letteraria (poetica e prosastica) mi viene da riflettere non solo della pochezza dei risultati (la parola chiave qui credo sia “banalità”), ma ancor più sconsolatamente riguardo al fatto che molti prodotti della mente umana sono già ben più sciatti e banali di quelli della AI. Per molti sedicenti poeti, dire che hanno una metrica zoppicante risulterebbe quasi un complimento, visto che semplicemente non la conoscono o non la ritengono importante. E quante banalità e brutture in gente che pure scrive libri? Capire quale delle due intelligenze scriverà peggio, anche questo sarà un arduo compito!
"Mi piace""Mi piace"
Il richiamo al “residuo” da parte di Carlo evoca una classica distinzione operata da Pareto fra residui e deviazioni. I primi esprimono quel che chiama “i processi dell’agire” e che riproducono, con relativa costanza e prevedibilità, principi consolidati e condivisi. Le “derivazioni”, invece, possono sfuggire alla verifica sperimentale e alle consuetudini. Le eresie religiose o la teoria della relatività sono esempi di derivazioni. Dove situare l’intelligenza artificiale è una bella sfida…
"Mi piace""Mi piace"
L’esperimento, a tutto campo, è davvero indicativo. Non dobbiamo però dimenticare che, come giustamente sostieni, si tratta di una tecnologia in rapidissima “evoluzione”. Quanto all’editoria, già oggi si contano centinaia di libri scritti con questo artificio, che vendono regolarmente: la qualità per ora è bassina (ma commerciale), migliorerà. Sono giorni che, come vedrai, rifletto anch’io (sconsolatamente) su questo problema. Complimenti intanto per l’interessantissimo test!
"Mi piace""Mi piace"