“I RACCONTI DEI SOPRAVVISSUTI” DI MICHELE CAPITANI – MOLTI ISLAM, TROPPE BIBBIE
di MICHELE CAPITANI ♦
Pomeriggio a scuola.
Mentre siamo giù per la ricreazione, con i vari adulti della licenza media e dei corsi di italiano per stranieri siamo, vediamo che passa per l’atrio ed esce una signora proveniente dal corso di informatica. Allora Gianni, uno dei bidelli, la indica (ormai lontana) dicendo a un gruppetto di giovani bengalesi:
«‘A vedete quella lì? Se la ingroppa un musulmano» accompagnando l’affermazione con gesti rudimentali e non equivocabili. Naturalmente non c’è da dubitare della veridicità, perché non si deve mai sottovalutare la quantità di informazioni che un bidello può avere. È una regola aurea, quantunque non scritta, del mondo della scuola.
Anche coi bangladesi, come l’ho veduto fare altre volte, Gianni si pone adesso alla titanica, disperata impresa di convincerli che Maometto non era un profeta e che Gesù Cristo è il figlio di Dio.
Appare immediatamente palese che il bagaglio di conoscenze teologico-scritturistiche del nostro bidello è estremamente sommario e argomentato senza sottigliezze, tanto più che lui non tiene conto di un altro fenomeno considerevole, cioè che i “nostri” adolescenti musulmani sono più o meno omogenei all’anagrafe ma insospettabilmente assortiti nella fede:
– ci sono appunto i bangladesi, tanti e magri, discreti e scurissimi, e ligi alle parole del Profeta;
– poi l’afgano Alì, decisamente più cólto, viaggiatore, e conciliante; il quale a dirla tutta non sarebbe neanche completamente musulmano giacché proprio ora vengo a sapere che sua madre è ebrea, dunque lo è anche lui perché per gli Ebrei la discendenza è matrilineare, perlomeno da parecchi secoli;
– ci sono i magrebini, istrionici, furbi e prudenti;
– infine il mite e brontolone Georgi, albanese, a cui gli asiatici rimproverano risentitamente di mangiare il maiale; vacci tu a far capire loro l’ateismo socialista, la laicizzazione dell’Europa…
Tornando a Gianni, mentre assisto al suo ingenuo proselitismo (e agli sguardi supremamente perplessi dei maomettani), noto che lui procede con poche sfumature nella sua dialettica. Sussumendola, e traducendo dal suo colorito linguaggio, direi che il suo pensiero si articola su quattro fili argomentativi:
– uno teologico-ecumenico: Dio è uno solo e crediamo tutti nello stesso, solamente che lo chiamiamo in modi differenti (è comunque un promettente inizio di discussione);
– un altro cristologico-scritturistico, che riafferma la divinità di Cristo quale viene rivelata nella Bibbia;
– un terzo, diciamo più sociologico, concernente la separazione dei sessi nell’Islam: Gianni ritiene che l’uso del burqa sia ovviamente una lampante prova provata della verità, o almeno della superiorità del Cristianesimo;
– l’ultimo, pratico e prosaico, riguardante la precettistica alimentare: citando non so quale pensatore contemporaneo, egli esclama: «Ma come cazzo fate a nun magna’ er maiale?!», e cerca conseguentemente di dimostrare che anche in ciò «Voi sbajate, perché er maiale ‘o magnano tutti», secondo una logica che, esposta così, può apparire inappuntabile.
I miei undici lettori si saranno già avveduti che osservare tale pateracchio è per me fonte di acuto interesse (nonché divertimento); come se non bastasse, si apre anche una digressione potenzialmente vastissima quando emerge la domanda “Di quale Bibbia si parla?”, poiché di Corano forse ce n’è uno solo, ma di Bibbie una gran varietà perché nella storia del Cristianesimo un giorno arrivò Lutero.
Io inizio a tracciare dunque ai ragazzi qualche cenno di questa intrecciatissima storia, quando il bangladese Roni asserisce di aver sentito un giorno, da un americano forse in tivù, che in una Bibbia si dice che dopo Cristo tornerà Maometto… Seh, buonanotte! Qui proprio non se ne esce. Insomma, si dovrebbe aprire una parentesi nella parentesi per parlare delle bibbie manipolate, se non inventate, dalle sette nordamericane, sempre che ancora si possano definire “bibbie”.
Ci troviamo però tutti d’accordo nel riconoscere dignità al corpo femminile (imburqato o meno) che qui da noi infedeli viene strumentalizzato addirittura a fini commerciali: tutti quanti deprechiamo le pubblicità in cui si spoglia la donna per vendere una macchina.
L’intoppo che non permette davvero di colmare la valle che separa i ragazzi dall’infedele Gianni è comunque un altro, più onnicomprensivo e presto individuabile: è il fatto che gli assunti di ambedue gli schieramenti si fondano su un’autorità rivelata e scritta, quindi Gianni da una parte e la Mezzaluna dall’altra sembrano dialogare, però in realtà parlano per conto di altri; diciamo che si profetizzano vicendevolmente, e quindi siamo sempre lì.
Si aggiunga che Gianni fa mostra di una certa sicumera, che però è più una sicurezza linguistica da padrone di casa (essendo detentore della lingua ufficiale della controversia) che concettuale, mentre gli islamici usano anch’essi gesti e asserzioni un po’ ingenue, forti e grezze, la tipica mimica levantina dall’indice alzato, solo che soffrono visibilmente per le sfrangiature comunicative del loro italiano approssimativo.
Grazie a Dio/Allah o chi per lui, nessuno trae spada né scimitarra, ma di certo, rebus sic stantibus, appare molto difficile che qualcuno redima o almeno converta l’altro entro la fine dell’anno scolastico.
E chi se ne importa.
Mi importa di avere assistito pressoché a un’attività di gruppo, e a una grandiosa lezione, ma lezione anche per me che constato nuovamente che, quando si dice che la scuola serve anche a confrontarsi col mondo, non è soltanto una bella frase. Anzi, il confronto si dimostra fecondo quando non è solo mutua conoscenza ma anche scoperta che si ha in comune qualcosa di profondo e inaspettato: anche, ad esempio, che ambedue le religioni (e in quante declinazioni, l’ho veduto oggi pomeriggio!) ce l’hanno con i rispettivi estremisti; quei giovani musulmani affermano intensamente che si sentono più vicini agli occidentali che ai “propri” terroristi, e gli si legge negli occhi che ci pregano di creder loro quando lo affermano.
E lo stesso, specularmente, dichiarano e assicurano i cristiani: Gianni nell’inquisizione non ce lo vedo, francamente.
Davvero, non è poco.
Una grande lezione, insomma. Nell’atrio e senza lavagna, e solo improvvisata fra pari, ma pur sempre una grande lezione.
MICHELE CAPITANI

Per la Religione l’umanità ha creato castelli e li ha rasi al suolo in poco tempo. Siamo sempre attratti da fiabe, orchi e cavalieri. Purtroppo.
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