Perle, coralli, relitti.
di ANNA LUISA CONTU ♦
Alcuni avvenimenti di questi giorni si legano nella mia mente e mi fanno pensare:
1. Il bambino ucciso nell’incidente stradale da un quartetto di balordi lanciati nella strada a tutta velocità come se fossero in un videogioco.
2. La visione, dopo anni, del film Billy Elliot del 2000.
3. Il naufragio e la morte di seicento persone nel mar Egeo.
Comincio dal film. Gli anni passati dalla sua uscita non ne hanno sminuito la bellezza.
È il tempo della Thatcher in una cittadina nel nord dell’Inghilterra. I minatori stanno combattendo una durissima battaglia per non far chiudere le miniere di carbone. Le miniere non sono solo il salario per vivere, ma sono l’identità di una comunità che non vuole essere dispersa per il profitto. I minatori combattono contro il governo di Londra, la capitale, nella quale pochi di loro sono stati, i padroni delle miniere, i crumiri. Una lotta dura, coraggiosa, sostenuta per mesi, quando la classe operaia aveva memoria ed esercitava la lotta di classe.
Billy è un ragazzino figlio di un minatore e in una società divisa, oltre che in classi, anche nei ruoli di genere, lo sport che gli viene imposto di praticare è la boxe . Le bambine, naturalmente, “ fanno” danza. Le due attività si svolgono nella stessa palestra e Billy comincia ad apprezzare quei movimenti del corpo che sembrano farlo volare. All’insaputa del padre ( lui é orfano di madre) comincia a frequentare le lezioni di danza e la sua maestra ne riconosce il naturale talento. Ai guantoni sostituisce le scarpette e diventa sempre più bravo tanto che lei lo propone per un’audizione alla Royal Ballet a Londra. Dopo un primo momento di sorpresa e
opposizione dovuta ai pregiudizi, il padre capisce che danzare può essere un modo per dare al ragazzino un futuro migliore. Ma andare a Londra comporta spese e loro, in sciopero, non hanno soldi. Allora con grande vergogna il padre ritorna al lavoro per guadagnare quei soldi. In una scena memorabile i minatori assediano il pullman che porta i crumiri nelle miniere, il figlio grande vede il padre , scavalca i cancelli e lo riporta tra i compagni.
Cercare una soluzione individuale è arrendersi, vendersi, tradire la comunità che resa consapevole del problema si organizza per trovare i soldi per Billy. Per la sua passione, per il lavoro, per i sacrifici che comporta, Billy diventerà una grande stella che volerà letteralmente mentre danza, in un grande teatro, sulle note de “ Il lago dei cigni”.
Paragono questo film alla vita dei quattro Borderline (mai nome fu più appropriato) che hanno provocato l’incidente nel quale è morto Manuel un bambino di cinque anni. Essi volevano fare della propria miserabile vita un film da mandare in diretta. Le loro “res gestae” eccitano gli animi di centinaia di migliaia di persone su internet , desiderose di emozioni forti, che guardano e approvano ragazzi senza talento che hanno l’unico scopo del guadagno per ogni visualizzazione di quello che fanno, senza precauzione e preoccupazione per la vita degli altri.
Non c’è una comunità educante, un maestro del quale seguire gli insegnamenti. Anzi i genitori sembrano coetanei desiderosi di emulare i figli. Immaturi che spingono al facile guadagno, alla visibilità e al successo senza sforzo e se accade qualcosa di brutto, le vittime si possono sempre ricoprire di soldi. Genitori mostri creano figli mostri.
Certo non tutta la gioventù è così, ma in una società di “lavoratori poveri”, condannati alla precarietà e al sottosalario, che ha espunto da sè la lotta, l’appartenenza a una comunità di lavoro e l’organizzazione del conflitto per la dignità di vita, il guadagno facile, il vendersi oltre la dignità è una scorciatoia che può affascinare chi annaspa e fluttua senza radici nel mare dell’individualismo e dell’egoismo.
C’è un abisso tra la mia generazione e i ventenni di oggi. E non solo perché sono passati anni che sembrano secoli o perché c’è internet e la connessione permanente. La realtà di povertà dignitosa ci ancorava, ci faceva avere il senso delle proporzioni, a desiderare una bicicletta e non una Lamborghini che se la potevano permettere solo i divi di Hollywood. Nel lavoro abbiamo dato senso alla nostra esistenza, conquistato dignità di vita e dignitosi salari
perchè agivamo all’unisono, eravamo coscienti di essere la classe del lavoro e sapevamo di avere avversari con interessi opposti.
Come i minatori di Billy Elliot siamo stati sconfitti, la mia generazione è stata messa a tacere col carcere, le bombe e la propaganda.
Ma ancora oggi, con le forze declinanti del corpo, sappiamo riconoscere un’ingiustizia, non ci facciamo allettare dal rumore e dai lustrini di questa contemporaneità , una società consumistica aggressiva proprio mentre la massa si impoverisce sempre più e non potrà mai permettersi i beni spinti dalla pubblicità fino all’estenuazione.
Parafrasando le parole di un bravo regista, noi siamo diventati un paese e una comunità gretta, egoista, brutta, meschina e cattiva. Ma stiamo in buona compagnia nel resto d’Europa.
Per i tanti che sono sprofondati nel gorgo del mediterraneo, ancora ieri l’ecatombe dell’Egeo e poi Cutro e le altre mille e mille Cutro dimenticate ho solo le parole della canzone di Ariel ne La Tempesta,che mi commuovono sempre:
“ Full fathom five thy father lies
“a cinque tese nel profondo giace tuo padre”
“of his bones are corals made”
“le sue ossa diventate corallo”
“those are pearls that were his eyes “
“queste sono le perle che furono i suoi occhi”.
Ho la sensazione di vivere in una civiltà decadente, da basso impero che si sente assediata dai barbari e si trincera come in un fortilizio; ma ci salveremo solo se prendiamo atto che il portentoso movimento di popoli che è lo stigma del nostro tempo non sarà fermato dai cannoni, dai porti bloccati, dal filo spinato o dall’indifferenza criminale. Solo se saremo in grado di gestire con umanità il fenomeno, allontaneremo la guerra civile dalle nostre società.
Ci salveremo se sapremo accogliere la forza, la speranza e il dolore di questi nostri fratelli e sorelle.
ANNA LUISA CONTU

Che bel pezzo Anna Luisa; noto i te comunque una speranza che io spesso non ho più; viviamo una completa decadenza e nella totale mancanza di una coralità di intenti ognuno vive il proprio egoismo dandogli un valore totalizzante a dispetto della partecipazione e della compassione
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Grazie, Rosa. Bisogna avere speranza e non smettere di insegnarla. Certo è difficile di questi tempi dell’individualismo trionfante. Never give up.
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Bello, Lisa👋👋
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Grazie, Paola, grazie Annalisa
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IQuel film, bellissimo, ha significato molto anche per me. Le profondità della terra, come le profondità del mare non sono alla portata di un pensiero dominante che galleggia in superficie e rava Lisa.
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Cara Luisa, da giorni a me gira nella testa un’altra associazione di idee “per contrasto “, volevo scriverne ma poi il concomitante impegno degli esami mi ha distolto…
I 4 della Lambo, come dicono loro che vanno talmente di sfacciata fretta da troncare i nomi delle macchine oltre che del resto, e i 4 ragazzini salvati nella foresta amazzonica. Salvati dalla sorella tredicenne, custode delle tradizioni narrate dalla nonna, salvati dalla Natura, avvertita come ” un tempio” ( rubo impropriamente l’espressione a Baudelaire, ma non ne trovo una migliore) in cui minaccia e protezione si intersecano in modo difficilmente intelligibile da noi “cittadini” del mondo cosiddetto civilizzato, salvati dalla voglia di vivere.Salvati da uomini che non si sono arresi alla logica e li hanno continuati a cercare con l’aiuto di un cane che forse ha pagato con la vita l’impresa, ma soprattutto infine dalla cura reciproca:”Non uno di meno” immagino abbia pensato la più grandicella portando il fardello delle sue paure e delle sue certezze.
Leggo tanta vita in questa incredibile storia ai confini della realtà, mentre nella nostra “giungla d’asfalto” si consumava l’ennesima tragedia dell’insensatezza.
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Maria, bellissima quella storia a lieto fine e quanti insegnamenti contiene. Quanti legami nelle cose del mondo per chi li sa cogliere! Grazie
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Grande coscienza civica per rivivere in modo così risentito e crudo i tre riferimenti di uno scritto che vorrebbe dire molte più cose. Di fronte a scenari così fermi nel giudizio etico ,mi sorge da tempo una domanda alla quale non so rispondere: …com’è stato possibile tutto questo??? Posso solo sentirmi coinvolto sul versante delle responsabilità e parafrasando un po’ l ‘ invito di Vito Mancuso a trovare anche in noi tracce del malcostume regnante nei 30 anni di regime berlusconiano vorrei aggiungere al tuo sacrosanto sdegno una mia personale osservazione:…cerchiamo anche nella nostra generazione i tanti vizi di un qualunquismo esasperato…di una sinistra fumosa ,parolaia e spesso accesa da lotte intestine, un narcisismo divisivo che ha perso da tempo il valore dell unità di intenti…
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Caro Anonimo, certamente qualche errore avremo commesso come generazione per essere arrivati al punto in cui siamo. Però io mi sono stufata di sentire che “ce menano ed è pure colpa nostra”.🤨
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cara Anna Luisa,
in parte rispondo Venerdì torcendo il pensiero di Dante, a cui vorrei dedicate l’articolo. Dante ha oggi molto da dire ma, purtroppo, sul tema da te affrontato risulta di scarso ausilio.Non credo, tuttavia, che si risolve con il “capro espiatorio”. Magari fosse così. E’ un problema che, ahime’ appartiene al Welt Geist. Per noi questo spirito non può soffiare. Siamo solo spettatori.
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Caro Carlo, C’è un mio amico che certo tu conosci, Vittorio Viti, profondo conoscitore di Dante che aveva intenzione di riscrivere il canto su Minosse che smista le anime e le dispone nei gironi. Ebbene presentandoglisi Berlusconi, per quanto cerchi non riesce a trovare un posto adatto per lui e per quello che ha combinato in vita da dover creare un girone tutto per lui. Ho scritto aveva intenzione, perchè è stato preso da grande stanchezza creativa. Spero la superi, perchè Viti è un grande scrittore.
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