Rac(contare) i femminicidi
di ANNA LUISA CONTU ♦
L’assassinio selvaggio della donna macedone da parte del marito connazionale mi induce alcune riflessioni. È l’ennesimo femminicidio di questo 2025 ma io lo chiamo assassinio perché il termine assassinio, nel suo suono terribile, evoca archetipi primordiali, tabù di non levare la mano contro il fratello , il proprio simile. Anche l’uso dell’arma usata in questo caso è emblematico, un’ascia con la quale l’uomo ha sfondato la porta della stanza dove lei cercava di rifugiarsi per ammazzarla di botte con un tubo di ferro, sfigurandole e cancellandone il viso.
Un percorso simile a tanti femminicidi, una sequela di abusi, maltrattamenti, aggressioni. Una violenza maschile incontenibile che aveva reso la vita della donna un incubo, costretta anche a una coabitazione per una casa comprata insieme. L’ assassino era consapevole delle propria pericolosità e aveva intrapreso un percorso per uomini maltrattanti.
Ma poi ha scelto di eliminare l’essere che si frapponeva fra sé e il dispiegamento della propria onnipotenza.
Quest’anno il 25 novembre , giornata internazionale contro la violenza sulle donne, noi Ardite abbiamo deciso di dedicarlo a “Rac(contare) i femminicidi”: raccontare le vite delle donne assassinate e renderne evidente il numero. Un nome dato ad una di noi, con la sua vita individuale, non un corpo buttato in una fossa comune , senza significato. È stato molto emozionante, anche scenograficamente, ascoltare le donne che nel silenzio della sala si alzavano e scandivano i nomi delle donne vittime di femminicidio di questo 2025.
Per me ancora più commovente poiché avevo riscritto per le mie compagne i nomi da rac(contare). E nello scorrere il lungo elenco tratto dal sito di “ Non una di meno” era la vita di tante donne che scorrevo , donne giovani, di mezza età, anziane, anche bambine di 14 anni assassinate dal ragazzetto che non si rassegna all’abbandono. Tutte donne resistenti, lavoratrici, che tengono assieme la vita della famiglia, mal tollerate da un maschio che non ha e non vuole puntelli.
Delle italiane mi ha colpito il numero di anziane uccise. Sono le donne che hanno sulle spalle il peso di un compagno con demenza o alzheimer, o un figlio con problemi psichiatrici o tossicodipendente.
Le donne straniere hanno storie simili. Loro sono ( erano) qui perché la vita, forse, può essere migliore che nel loro paese e perseguono l’obiettivo con pazienza, fatica e speranza. Sanno ( sapevano) che non ci sono scorciatoie ai sacrifici, come lo sapevano i nostri migranti. Ma questa loro forza , questa energia positiva e trasformativa, non trova rispetto in compagni spezzati dall’emigrazione e che affogano nell’alcool il proprio fallimento. Quelle donne sono lì a dire dove è la vera forza, la vera tempra. Cancellarle non porta a niente.
Sadjide Muslija era la donna macedone uccisa barbaramente dal marito e che ho citato all’inizio. E non dico che numero è delle decine uccise nel 2025.
ANNA LUISA CONTU
