La notte della riscossa democratica

di PAOLA CECCARELLI ♦

Ieri sera circa 40 milioni di americani hanno finalmente tirato un enorme sospiro di sollievo. 

Quando i seggi si sono chiusi in quegli Stati dove si erano svolte le campagne per le elezioni locali a sindaci, giudici e governatori ed i voti sono stati finalmente confermati una gioia elettrica che non si provava da quando Trump era stato eletto presidente è esplosa incontenibile per le strade e sui social.

E non solo perché a New York è stato eletto a sindaco il democratico socialista pupillo di Bernie Sanders, Zohran Mamdani, primo mussulmano ad occupare questa poltrona, ma anche perché in Virginia ha vinto la democratica Abigail Spanberger che diventa così la prima donna eletta a governatrice nella storia di questo stato. Perché la democratica Mikey Sherrill è stata anche lei eletta a governatrice stavolta in New Jersey. E ancora, perché è un democratico anche il nuovo sindaco di Cincinnati la cui vittoria è ancora più’ dolce se si considera che il suo avversario era il repubblicano Bowman che è il fratellastro del vice presidente J.D. Vance. 

A queste vittorie si sono affiancate altre cariche che i democratici si sono accaparrate in varie altre elezioni in diversi stati.

Insomma, quello di ieri è stato un vero tsunami blue che era sì atteso ma non era completamente certo.

La tensione quindi era altissima.

A New York, per esempio, nonostante l’opponente democratico contro Mamdani, il famigerato Andrew Cuomo (resuscitato dopo essere sparito dalla scena politica di New York a causa di varie denunce per molestie sessuali) fosse stato finanziato da Elon Musk e anche privilegiato da Donald Trump, a niente sono serviti i milioni di dollari spesi per sostenerlo. Zahran Mamdani ha fatto una campagna elettorale a dir poco perfetta con finanziamenti dal basso e una rete di sostenitori così capillare come non si vedeva da tempo. Mamdani è stato infaticabile: lo si è visto fare comizi improvvisati all’ultimo momento in ogni quartiere di New York, mangiare gelati, ballare in discoteca, camminare lungo il ponte di Brooklyn, abbracciare quasi ogni singolo newyorkese si trovasse davanti con una presenza sui social impeccabile ed innovativa che ha ricordato la famosa dirompente campagna del primo Obama che aveva catapultato il quasi sconosciuto Barack sul podio della vittoria a presidente. 

Non è un caso che Obama abbia infatti pubblicamente appoggiato il giovane Zohram promettendogli appoggi finanziari e supporto politico. 

Ma è stato il suo mentore Bernie Sanders che ieri sera si è visto con le lacrime agli occhi. Mamdani infatti è un democratico socialista proprio come nonno Bernie e la cosa non è un distinguo da poco.  Mamdani ha portato avanti la sua campagna elettorale usando sempre il termine socialista consapevole del pericolo di perdere consensi e spiegandone origine e significato ad ogni occasione. Non dimentichiamoci che nel 2025 negli States definirsi socialista è ancora sinonimo di estremista, radicale, testa calda. I democratici tradizionali non condividono le proposte politiche dei demo-socialisti e spesso Sanders si è trovato solo nelle sue battaglie a fare da Grillo Parlante in aula.

La vittoria di Mamdani quindi è davvero rivoluzionaria. I suoi cavalli di battaglia sono state proposte giudicate estreme dai suoi avversari, assurde: tassare i ricchi di New York e ridistribuire i proventi in progetti edilizi per una città più vivibile e affordabile; rendere i trasporti pubblici gratis, riformare la polizia affiancandole nuclei esperti nell’affrontare casi relativi ad  homeless e malati mentali per un approccio più umano dei loro problemi, enfatizzare i valori tradizionali di New York di diversità e tolleranza, polso duro contro corruzione e sperperi.

I newyorkesi hanno abbracciato le sue idee dal primo comizio e sui social in questi mesi si è potuto assistere alla crescita esponenziale dei suoi sostenitori mentre un affannato e farraginoso Cuomo faticava a tenergli il passo fino all’umiliazione pubblica ricevuta durante il loro ultimo dibattito in diretta televisiva dove Mamdani con il suo solito sorriso abbagliante (arma usata senza risparmio) ha chiesto a Cuomo “ma che fine hanno fatto i tuoi processi per molestie sessuali? Parliamone”.  E Cuomo non ha saputo difendersi. 

La notte è trascorsa con le strade di New York inondate di persone finalmente sollevate dalla cappa di pessimismo e oppressione sotto cui Trump & company hanno trascinato il paese. 

E alla fine, come la ciliegina sulla torta, è arrivata anche l’attesissima notizia dalla California del governatore democratico Gavin Newson, acerrimo nemico di Trump: proposizione 50 è stata votata in larghissima misura e questo significa che lo stato ora potrà ridisegnare la mappa dei suoi collegi elettorali a favore dei democratici per controbilanciare la stessa manovra che il governatore repubblicano del Texas, Abbott, aveva messo in atto la scorsa estate dietro richiesta di Trump eliminando 5 rappresentanti democratici. Newson lo aveva promesso a Trump. Se il Texas porta avanti questo furto faremo lo stesso in California. E così sarà. 

I repubblicani non hanno certo dormito tranquilli ieri notte. Speriamo il loro risveglio sia anche più agitato.

PAOLA CECCARELLI