STORIA DI UNA SUORA

di STEFANO CERVARELLI

“E’ morta a 106 anni!”

“Ed allora? A 106 anni si può anche morire…”

“Era una suora”

“Anche le suore muoiono, specialmente giunte a quell’età”

“Ma lei era una suora speciale!”

“Stefano, anche le suore speciali muoiono. Magari in seguito avranno il processo di beatificazione..”

“Ma lei era  suor…, anzi Sister Jean Dolores Schmidt, la suora più famosa degli Stati Uniti, l’icona del Basket Usa”

“Ah si? Non la conosco, chi era? Perché famosa icona del Basket USA?”

“Adesso te lo dico, però prima sappi che per tutti lei sarà sempre a bordo campo seduta sulla sua carrozzina e con al collo la sciarpa con i colori della sua amatissima squadra della quale, oltre che essere prima tifosa, era anche assistente spirituale, amica e fonte d’ispirazione, come ha fatto sapere la Loyola University Chicago, l’ateneo gesuita della religiosa.

Sister Jean era nata a San Francisco e il Basket lo conosceva e l’amava particolarmente in quanto l’aveva praticato ai tempi del liceo.

Una volta capito qual era la sua vocazione era entrata nell’ordine delle Suore della Carità della Beata Vergine Maria; in seguito venne mandata ad insegnare nelle scuole elementari cattoliche della California dove, visto che nel frattempo aveva anche coltivato la sua passione per il Basket, allenò una squadra femminile.

Successivamente andò alla Loyola University, della quale divenne preside associato e consulente accademico per l’Università.

In seguito assunse poi la carica che la fece conoscere a tutto il mondo del Basket: quella di cappellana e, quindi, consulente spirituale dei Ramblers, la squadra maschile di Basket dell’ateneo.

La fama definitiva, oltre i confini del pianeta-Basket, arrivò quando nel 2018 la squadra si qualificò alle Final Four Ncaa, vale a dire il celebre e seguitissimo campionato universitario statunitense.

Infatti fatevi il conto di quante Università ci sono negli States e capirete cosa significhi arrivare tra le prime quattro a giocare per la conquista del titolo di migliore squadra universitaria statunitense, quindi di migliore squadra del mondo, NBA esclusa.

Le immagini della arzilla tifosa, in campo con la sua sedia a rotelle ed il suo contagioso, irrefrenabile entusiasmo, fecero il giro del mondo.

Sister Jean era diventata una vera star.

Se già da prima era considerata più di una semplice mascotte, la sua presenza e la sua assistenza spirituale vennero considerate quanto mai preziose e competenti, anche tecnicamente.

Di questa competenza, di questa passione, ce ne parla un ex allenatore.

“Quando arrivai al campus Suor Jean mi chiese di consegnarle le schede di tutti i giocatori. Seppi poi, da lei, che aveva inviato una e-mail ai giocatori, dopo ogni partita, contenenti elogi e suggerimenti per migliorare”.

Gli stessi giocatori ammisero che la religiosa prima delle partite indicava gli avversari più pericolosi, da tenere sotto particolare attenzione, aggiungendo poi che, da brividi, era la preghiera pre-partita fatta insieme. “Suor Jean però pregava per entrambe le squadre, anche se poi al termine, pur rimettendosi alla volontà del Signore, chiedeva la vittoria per noi!”.

A questo proposito nella sua autobiografia uscita nel 2022 con il titolo “Wake up whit purpose” (Svegliati con uno scopo) dice: “Immagino che Dio si metta a ridere quando qualcuno prega per vincere una partita”. Aggiungendo: “Dio vede un sacco di cose orribili, a volte credo che abbia bisogno di una bella risata. Mi piace quindi pensare che gli faccio fare una bella risata ogni qualvolta dico al microfono “Amen e forza Ramblers! Consapevole però che c’è sempre una partita più importante da vincere”. Ed ancora: “Non puoi perdere la fede. Se perdi la fede allora perderai la speranza e se perdi entrambe probabilmente perderai anche l’amore”.

Al raggiungimento del traguardo dei cento anni, nel 2019, la città e la comunità di Loyola hanno festeggiato per un mese intero; inoltre le è arrivata la benedizione apostolica di Papa Francesco, le è stata dedicata una mostra d’arte aperta all’interno dell’Università e perfino eretta una statua Lego ispirata alla sua figura.

Infine, il giorno il suo compleanno, 21 agosto, l’università ha celebrato con gli onori dovuti il “Sister Jean Day”. Al compimento del suo 103° anno la piazza della stazione ferroviaria di Chicago, nel campus della Loyola, è stata reintestata a suo nome.

Per concludere questo breve ricordo di Sister Jean Dolores Schimdt, che a 106 anni sedeva sulla sua sedia a rotelle ai bordi di un campo di Basket ad incitare, consigliare i “suoi” ragazzi, riporto le parole di Derek Molis uno degli ex giocatori della Loyola più rappresentativi: “La maggior parte del mondo la conosce per la sua fama – ha spiegato al New York Times – noi la conosciamo semplicemente per suor Jean, l’unica persona sulla quale sapevamo sempre di poter contare”.

Suor Jean, ricordata a suo tempo, con commozione, durante una cerimonia in suo onore dal Presidente Obama, non sarà mai solo una pagina storica del Basket ma resterà l’esempio di come la fede, la positività e la dedizione possano rendere migliore la vita di ogni giorno.

STEFANO CERVARELLI