INTERVISTA AD ANNA CEROCCHI AUTRICE DEL LIBRO “VENTI DI CONTRASTO”

a cura di ADRIANA CATTAI ♦

Cara Anna,

vorrei cominciare questa breve intervista riguardo al libro da te scritto, chiedendoti qualche chiarimento sul significato del titolo “Venti di contrasto”. Che cosa vuol dire?

 

I venti, quelli atmosferici, la tramontana, il ponente, il libeccio, ecc., sono stati sempre significativi per me, sin dall’infanzia quando trascorrevo l’estate sul lago di Bracciano.

I Venti di contrasto sono quelli che intendo in senso figurato e che facevano da retroscena alla scelta di vita da me intrapresa in età molto precoce e della quale dopo alcuni anni mi resi conto non essere consona alle mie aspettative.

La scelta avvenne in quel periodo storico (anni Settanta) che vedeva un particolare moto di passioni, di ideologie e di contestazioni rispetto all’immediato passato. Come un ciclone che girava nell’aria e che coinvolgeva inesorabilmente soprattutto i giovani.

Perché hai sentito l’esigenza di far conoscere la tua vita con il racconto di quest’esperienza e in quale contesto è nata la necessità di fare il punto della situazione?

 

E’ stato proprio così: necessità di fare il punto della situazione.

Il libro nasce quando le mie figlie lasciano casa per intraprendere il loro personale cammino.

Inoltre la pensione si avvicina e molte delle attività extra-lavorative portate avanti sino ad allora, cominciano a scemare lentamente.

Guardo un attimo indietro e rivedo la mia infanzia. Serena, senza troppi problemi, nell’alveo di una famiglia romana, di ceto medio borghese. Poi l’adolescenza. E’ lì che subisco le sferzate del ciclone che soffia intorno a me e mi butto anima e corpo nell’avventura descritta dal libro.

A trentaquattro anni acquisto finalmente la consapevolezza e la forza sufficiente per tirarmi fuori dal groviglio in cui mi ero invischiata circa diciotto anni prima.

Ricomincio a vivere. Questa volta la “mia” vita, sebbene con un netto ritardo sulla tabella di marcia nella quale sarei dovuta rientrare.

Rifletto su tutto ciò.

E scrivo.

Qual è stata l’esperienza determinante che ha cambiato il corso della tua vita?

 

Credo di poter individuare l’esperienza determinante che ha cambiato il corso della mia vita nella morte improvvisa di mio padre. Coincise con la conoscenza, avvenuta poco prima, del mio ragazzo. Fu lui a condurmi nel luogo dove si svolgevano attività di volontariato; attività  in cui mi buttai anima e corpo. Prendere tutto molto di petto, in maniera “radicale” era un po’ lo slogan del momento. Lo feci mio in pochissimo tempo.

Qual è stata invece la motivazione che ha determinato la fuoriuscita dalla comunità?

 

Quale comunità?….non ne ho ancora parlato! Ma tu, Adriana, sai già di che si tratta. Chi si piegherà su questo breve scritto (il libro, intendo), capirà a un certo punto che tipo di forma prese quella mia scelta giovanile.

Di certo c’è che il tempo per uscire dal “groviglio” fu assai più lungo di quello impiegato per entrarvi. Del resto la parola che sto usando qui (groviglio) lascia intendere che il luogo in cui mi ero venuta a trovare, non era un luogo facile da cui poter  ritrovare la via per l’uscita.

Se vogliamo parlare di motivazione, diciamo che quella iniziale, degna di coinvolgere e che giustificava l’essersi lasciati alle spalle persone ed attività svolte sino al momento della nuova esperienza, finì abbastanza presto, lasciando spazio ad un  vuoto e ad un non senso che ti logorava piano, piano….fino a toccare il fondo.

Volendo raccontare e scrivere quest’esperienza, cosa intendevi comunicare?

 

Fondamentalmente volevo comunicare a me stessa cosa avevo fatto della mia vita.

Ma allora perché pubblicare?

Perché mentre, scrivendo, raccontavo di nuovo la mia storia, mi sono resa conto che non era poi solo mia.

Intanto era anche di tutte le altre persone che vi avevano partecipato. Comprese quelle che come me sono riuscite ad uscirne.  Poi ne ho sentito parlare da gente (attraverso strumenti social) che non sospettavo ne fosse a conoscenza.

 Infatti “il caso” del mio racconto ebbe risonanza pubblica. Questa vicenda portò all’abolizione  dell’articolo 603 del codice italiano, sul plagio. Su questa “avventura”, si riunì la Corte Costituzionale per vagliare quanto tale articolo della legge fosse ancora attuale.

Altro effetto pubblico avvenne precedentemente, quando alcuni giornalisti, venuti  a conoscenza della vicenda, fecero irruzione  nei luoghi che ci vedevano all’epoca riuniti, per poter lanciare una sorta di scoop sulle rispettive testate giornalistiche.

Infine, oso credere che portare a conoscenza del pubblico questa storia, possa non dico far evitare a qualcuno di finire dentro a cose del genere, ma quantomeno informare sull’esistenza di certe realtà. Che possono nascere bene, ma deviare in corso d’opera, con conseguenze non sempre positive per chi ci si trova dentro. Non un monito, dunque, ma un portare a conoscenza.

Un dire: esistono realtà di questo tipo. E sono vere!

Grazie.

ADRIANA CATTAI