ASCESA AL MONTE ATHOS

di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦

“E’ in questo momento di angoscia per ciò che accade nel Mondo che ti chiedo, Evagrio, di infondere serenità, se è nelle tue possibilità. Formulo questo desiderio con tutto il mio animo.”

“ Χαῖρε, ὦ φίλε, desidera ciò che hai ed avrai tutto ciò che desideri!”

Per uomini carichi di anni come noi forse è facile interpretare ciò che tu dici. Ma a chi ha tanta vita di fronte a sé? Come puoi frenare il desiderio? Il “non vedere più le stelle”, non più anelare all’appagamento di qualcosa?”

“Quando la mente è in pace il piccolo “io” viene meno ed il riposo ha luogo. L’oblio dell’io è la terapia giusta. Non importa l’età che hai. Certamente la senilità può aiutare. Ma spesso il vecchio ha solo l’angoscia di quegli anni perduti  che vorrebbe riavere a tutti i costi. Guardati qui attorno. Che cosa puoi vedere? Una montagna, un mare. Già questo ti basta.

 Impara dalla montagna. Guarda lassù verso il nostro grande monte. Se riesci ad imitare il suo tempo troverai un altro ritmo: lo stare, il permanere, l’essere saldo contro il vento che agita.

 Impara dal mare. Guarda giù nella scogliera che è ai nostri piedi. Vedi come le onde si infrangono contro le rocce in continuazione. Ma, al di sotto di quel respiro continuo esiste la quiete del fondo. Chiedi al monte, chiedi al mare il loro segreto. Chiedi loro come fanno e vedrai che imparerai a respirare profondamente. E’ l’esichia, la tranquillità, ciò che ti suggeriranno. Ma ciò non può ancora bastarti.”

 

Evagrio, noi, purtroppo, rimaniamo tra le onde del mare trascinati dai desideri, dalle passioni. Fare oblio del nostro io appare un impresa difficile. Per la maggior parte della gente non esiste altro dominio che la superficie dell’io. La profondità che tu dici sembra assurda. Noi difendiamo questo nostro aggregato minuscolo, questo aggregato di chimica, di processi fisiologici, di grovigli psicologici, così pauroso, così opportunistico, così disperato, così angosciato. Ci interessa solo l’io ed il mio! Noi reclamiamo la vita a tutti i costi anche quando il corpo, stanco ed ammalato, più non ci comprende! Noi fuggiamo disperatamente la morte!!”

 

“ Ogni cosa si trasforma. L’albero esulta delle sue verdi foglie e delle sue bacche e del suo salire in fretta verso il cielo. Ma ecco che il suo tempo arriva e le foglie cadono ingiallite. Tutto nasce per poi morire.

 La grande danza cosmica tutti accomuna.

Eppure, tu rifiuti questa necessità. Ogni mezzo è buono per opporti ad Anànkē. Al primo capello bianco tentasti , un giorno, una risposta di rifiuto. Volesti e vuoi fermare il tempo, vivere senza che la spietata Signora ti faccia visita. Il piccolo ego reclama permanenza e scalpita e si ribella e schiamazza se gli si parla di Lei.

Ma veramente pensi che l’io ti esaurisca? Che in te ci sia soltanto un solo uomo?

Ti getti a capofitto , ora che più non lavori, nella frenesia dell’attività. Aneli a farti riconoscere. Cerchi sicurezza. Reclami vita mentre il tuo corpo stanco più non ti comprende. Perso nella foresta intricata di rami contorti, nella nebbia tutta avvolgente, nella tenebra della ignoranza, errando erri di continuo così da non riuscire a trovare l’orientamento che ti può salvare.

Chi siamo realmente? Una goccia di rugiada mattutina che si è raccolta in un grande secchio d’acqua. Eppure questa goccia ha una sua profondità. Per trovarla necessita tirar via quello spessore patologico di ingordigia orale (gastrîmargîa), di avarizia anale( philargurìa), di pulsione genitale(pornéia), di ira( orgè), di tristezza( lupè), di melanconia( acèdia), di vanagloria(kenodoxìa), di tracotanza(hýbris). Ecco tutto questo è la grande malattia della egoità,  tutto questo è l’impedimento che ti impedisce di scalzare l’io e trovare, al suo posto,  il SE’ universale: il tuo secondo uomo.”

Evagrio, noi viviamo un età di ansietà. Il Mondo sembra stanco di pace, annoiato, senza più valori, ogni Comunità sembra aver perso la sua ragion d’essere. Evagrio, dimmi, quando scenderò da questo Monte sarò ancora capace di subire il riflesso di questo respiro di serenità? Tu mi dici che si diventa ciò che si ama. Ma, potrò io amare qualcosa quando il mio Mondo mi accoglierà di nuovo?

 Fuge, Tace, Quiesce! Ascolta questa triade che infiamma tutta la nostra Filocalìa. Fa di questo tesoro. Fuggire, tacere, riposare!

Fuggire, certo. Ma, fuggire dal Mondo non ti servirà. Il Mondo è in te. Fuggi, dunque, da ciò che sei.

Tacere, certo. Tacere perché le parole sono troppe nel Mondo. Ricorda quanti millenni ci sono voluti per creare le parole. Ma, considera che il silenzio appartiene all’eternità. In principio era silenzio!

Riposare, infine, perché solo attraverso l’esicasmo , la pace interiore, tu potrai lasciar spazio alle energie profonde. Essere “umili” significa entrare nel riposo, nella quies nel grande dominio della non-conoscenza. Umiltà, ricorda! Sei venuto al mondo nudo senza nulla avere, te ne andrai senza nulla possedere.

Άγαθῇ Τύχῃ , caro amico!

Ma,  ancora una cosa prima di lasciarti.

Perché nomini me Evagrio? Non sai che il mio vero nome è daìmon, il tuo daìmon! Hai permesso in questo breve tempo di lasciarlo passare attraverso la caligine e affiorare dall’abisso del tuo animo. Saprai lasciare che esso continui a parlarti quando sarai disceso da questo Santo Monte?

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ἍϒΙΟΝ  ὌΡΟΣ, Μονή Σίμονος Πέτρα, aprile del 2025. Alla Panaghìa Odighitrìa (quale la vera strada?)

CARLO ALBERTO FALZETTI