DESTINI DIVERSI
di STEFANO CERVARELLI ♦
Due carriere condivise da professionisti, la stessa maglia: quella del Messina nel campionato di serie B dal 1986 al 1989.
Un destino diverso.
Quella che state per leggere (speriamo) è la storia di due cugini cresciuti a Palermo con la passione per il pallone, le loro giornate erano perlopiù riempite da lunghe partite a calcio giocate dove capitava: per i vicoli, le strade, le piazze di una Palermo popolare, con le porte fatte con quello che si rimediava, vestiti, sassi, pezzi di legno; a volte la fortuna sorrideva sotto forma di piccoli spazi spelacchiatati di verde, incredibilmente liberi e con le porte vere, di legno magari con la traversa storta, ma per quei agazzini quello era il campo più bello che c’era.
E’ venuto il momento di dire di chi sto parlando: i cugini Schillaci, Salvatore, il più famoso, quello delle notti magiche di Roma ‘90 e Maurizio quello che: “Dio mi ha salvato dopo essere fino quattro volte in overdose”.
E come Dio ti ha salvato Maurizio?
“Grazie a un Angelo della strada, una ragazza di nome Paola e oggi voglio dire ai giovani che si affacciano alla vita: coltivate i vostri sogni, non fate come me, non ripetete i miei stessi errori, pensateci bene; la vita è bella”.
Maurizio dopo aver giocato anche con la Lazio in serie A, oggi vive ai margini della società: dorme in strada.
A vederlo camminare con fatica non riesci proprio a pensare che quell’uomo, oggi ha 63 anni, sia stato un calciatore di serie A. Le mani si bloccano quando vorrebbe stringere quelle di un amico che lotta al ristorante per un pranzo decente. “A me piacciono molto gli spaghetti con pomodoro e burrata, e posso mangiarli grazie alla generosità degli amici”.
“Devi sapere che ho perso 15 chili e i medici ora stanno studiando che cura posso fare per recuperarli; io so soltanto che ho bisogno di aiuto”.
I due cugini, Salvatore e Maurizio, fin da piccoli si ritrovano insieme a tirare calci a un pallone, occhi esperti intuiscono immediatamente che possiedono doti superiori a quelle dei loro coetanei.
I dribbling, i goal di Totò vedono come palcoscenico il campetto d’asfalto di via Luigi Barba, nel quartiere popolare del Cep mentre Maurizio preferiva il campetto dietro il teatro Massimo: spesso giocano l’uno contro l’altro.
Maurizio e Totò sembrano avviati a due carriere diverse fin quando non avviene l’incontro con un allenatore che apprezza le qualità offensive dei giocatori e i due cugini ne hanno; ma chi era quell’allenatore? Zdenek Zeman.
“Avrò avuto 18 anni – dice Maurizio – quando Zeman mi chiede se voglio andare a giocare nel Licata, in serie C2. Naturalmente accetto, come si faceva a dire di no a Zeman? Quegli anni sono stati per me i più belli della mia carriera. Anche se il mio ruolo non era proprio quello di attaccante puro, giocavo dietro le punte, riuscivo a segnare spesso. Ricordo che mi divertivo…”.
“Poi Messina, insieme a Totò”.
“Era un sogno del presidente Turi Massimino fratello di Angelo, presidente del Catania, quello di vederci giocare insieme, un sogno che si è realizzato ma che è durato poco tempo”.
“Cosa accadde?”
“ Venni ceduto alla Lazio dove, in seguito ad un grave infortunio, giocai solo 10 partite.
I miei ricordi più belli sono legati alla permanenza nel Messina, anche se non ero già più quello di Licata. Ricordo con emozione una partita contro il Bari terminata 3 a 0 per noi, io segnai un goal, Totò l’altro, il terzo fu realizzato dal nostro capitano: Catalano”. Qui Maurizio è attraversato dalla commozione: “Non potrò dimenticare l’abbraccio fortissimo – da togliere il fiato – che mi dette Totò, …quanto mi manca…”.
Quando Salvatore Schillaci finì la sua partita su questo mondo, Maurizio, dal suo giaciglio in strada, andò allo stadio Enzo Barbera, dove era sta allestita la camera ardente, per rendere omaggio al cugino.
“Totò sembrava vivo se potevo dirgli ancora qualcosa, gli avrei detto di alzarsi e tornare in campo”.
Totò aveva dato il suo contributo al nostro calcio”.
“Certamente, e non solo con la nazionale ai mondiali – risponde Maurizio – nel campionato ‘88 – ‘89 lui è stato il capocannoniere della serie B con 24 reti. Zeman raccontava che mio cugino poteva farne molte di più di reti, anche 40 se invece di ascoltare il suo istinto avesse ascoltato di più quello che diceva lui. E non dimentichiamoci che in serie A veniva nella classifica marcatori subito dopo gente come Maradona, Van Basten, Baggio.”
Ride, si commuove Maurizio ricordando un passato che avrebbe voluto scrivere in modo diverso.
“E ora Maurizio?”
“Ora quello che mi dispiace è che a causa della mia vita vagabonda e delle mie precarie condizioni fisiche sono stato costretto a separarmi dal mio caro compagno di strada: Ciccio un bellissimo pastore tedesco, non potevo più accudirlo, ma sta in buone mani”.
Maurizio Schillaci, ex giocatore di serie A ora vive grazie a una piccola colletta giornaliera; a Palermo gli vogliono bene tutti, però vivere in strada non è certo facile.
Alla fine della chiacchierata ci lascia con un ultimo pensiero.
“Dalle stelle alle stalle…è andata così…ma vado avanti con dignità e quando ho bisogno di aiuto chiedo a Gesù.
Chissà se un giorno, magari in Paradiso, tornerò a giocare con mio cugino Totò”.
STEFANO CERVARELLI

Storia struggente raccontata con la tua consueta delicatezza, caro Stefano. Storia che non conoscevo e a cui è giusto dare rilievo ,perché è una storia di buoni sentimenti: l’intelligenza del cuore di Zeman ( “dammi un cuore intelligente”), la morte ritrosia di Maurizio, il genio visionario di Totò e, ultimo ma non ultimo, il cuore generoso dei Palermitani.
Maria Zeno
"Mi piace""Mi piace"
“mite”, non “morte”, mannaggia al correttore
Maria Zeno
"Mi piace""Mi piace"