W PALESTINA

di ANNA LUISA CONTU ♦

Dopo tanti articoli scritti per Spazio Libero blog su Gaza e i palestinesi di Cisgiordania provo un certo pudore a scriverne uno nuovo. Che altro dire di fronte alle immagini che filtrano, nonostante l’impedimento del governo israeliano alla presenza dei mass media e all’assassinio di centinaia di giornalisti a Gaza? 

Non vorremmo mai vederle quelle immagini di devastazione, i morti avvolti nei sudari bianchi, i bambini massacrati senza vergogna, affamati e scheletrici. Le case, i palazzi che saltano in aria con tutti i loro abitanti. Un mattatoio cinque ! E quel popolo affamato che si accalca intorno ad un pentolone per  un po’ di cibo e i soldati che sparano nel mucchio obbedendo a ordini che dovrebbero essere disobbediti dalla coscienza umana .

“Tutto hanno tentato contro di noi, dai cannoni giganteschi  ai topi infetti. Noi abbiamo tenuto duro e teniamo duro. Sappiamo che questa resistenza ci costa caro e che dobbiamo pagarla ancora più cara” . È Ismail Kadarè, il suo romanzo “ I tamburi della pioggia” è ambientato nel mille quattrocento . Un assedio devastante che ritorna come il cappio al collo imposto a Gaza. Nessuno entra, tranne l’esercito assediante, e nessuno esce; anche gli uccelli non volano più, a Gaza. 

E il bambino cui i bombardamenti hanno ucciso nove fratellini e sorelline e il papà, deve attendere per avere il permesso dal governo israeliano per essere curato in un ospedale italiano. Dovrebbero avere il premio Nobel per la pace gli abitanti di Gaza, le donne, gli uomini, i bambini, i vecchi per la loro indomita resistenza  alla carneficina e il rifiuto di abbandonare la terra più amata. 

Un assedio medievale solo in apparenza, in realtà un tentativo di genocidio, programmato con scientifica efficienza e freddezza, sperimentando nuove micidiali armi di pulizia etnica.

 Quando il colonialismo e il corollario di razzismo e  suprematismo muovono le azioni degli uomini, succede che esseri umani bersaglio lo siano perché considerati meno di insetti. Così erano considerati gli ebrei dai nazisti. Così sono i palestinesi per lo Stato Israeliano. 

Ad ogni razzo lanciato su Israele e intercettato dai suoi   Iron Dome seguiva e segue una rappresaglia che colpisce per terrorizzare e non si cura dei cosiddetti “effetti collaterali”: Prima pioggia, Alba, Piombo fuso, Guardiano delle mura, Spade di Ferro, I carri di Gedeone: le principali operazioni contro Gaza che hanno provocato migliaia di morti ed ora questo genocidio dal 7 ottobre 2023. 

Del 7 ottobre, con il rispetto e la reverenza per le vittime, bisogna parlare con il distacco dello storico che si interroga sulle ragioni delle azioni umane. E senza andare all’origine, ottanta anni fa,  dello spossessamento della terra subito e della diaspora palestinese, parliamo dell’oggi.  

Gli Accordi di Abramo del 2020 hanno normalizzato i rapporti  politici tra Israele e gli Stati arabi del Golfo che già avevano interscambi commerciali per miliardi di dollari.  

Chi sono le vittime di quegli accordi? Un popolo che non deve avere nome, che non deve avere diritti, che deve essere costretto in una prigione sempre più ristretta, che deve scomparire . Un popolo che, invece, reclama un suo Stato.

Il 7 ottobre è questo, un’azione barbarica, dice Alessandro Portelli, studioso di via Rasella e delle Fosse Ardeatine, per mandare a monte quegli accordi. 

L’azione barbarica, sulle quali i media occidentali hanno aggiunto all’orrore l’orrore di un racconto forse non privo di invenzione, è stata un’azione di resistenza.  E Hamas l’unico movimento che si è posto come leader di quella resistenza con le armi e gli strumenti che ne raccontano la debolezza e l’inferiorità di fronte ad uno degli eserciti più potenti al mondo. La propaganda definisce i combattenti di Gaza “terroristi”  per questo li si deve stanare fino all’ultimo militante anche se questo comporta radere al suolo città e campagne  ed affamare milioni di inermi. 

Il metodo mordi e fuggi, tipico delle guerre asimmetriche, usato il 7 ottobre ha provocato e continua a provocare, con gli ostaggi ancora in mano ad Hamas, dolore, ma la rappresaglia di Israele è inaccettabile nella dimensione e nella durata. 

Infatti la Corte Penale internazionale ha messo Israele sotto processo e condannato il suo primo ministro per crimini di guerra. L’Europa, a parte Spagna e Irlanda, in tutto questo tempo ha volto gli occhi altrove per non vedere quello che si sta consumando dall’altra parte del Mediterraneo. E se oggi, a quasi due anni dall’inizio dei bombardamenti su Gaza, mostrano  qualche reazione è perché i popoli, i cittadini di tutto il mondo manifestano solidarietà e indignazione nelle piazze.

ANNA LUISA CONTU