ANGELI CADUTI

di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦

IO SONO COLUI CHE SONO.

SECONDO. Chiamerai il Male commesso sui bambini col suo vero nome!

TERZO. Ti impedisco di scagionare l’uomo malvagio rendendolo semplice strumento passivo di un male ideologico.

QUARTO. Mai attribuirai  la colpa dell’atrocità sui fanciulli valutando in base al colore della mano che ha agito.

QUINTO. Ricordati sempre che la sofferenza innocente è un Male assoluto che non ammette attenuanti.

SESTO. Manda a memoria quanto lo Scrittore ebbe a dire: Valgono queste sofferenze il prezzo dell’armonia universale? No! E pertanto io restituisco il biglietto di permanenza nel Mondo!

SETTIMO. Ricordati che stupri, omicidi, abusi, violenze, fame nei confronti dei bambini di ogni angolo della Terra non trovano alcuna giustificazione di razza, di appartenenza, di religione, né tanto meno di ideologia.

OTTAVO. Non sfrutterai mai il dolore sull’infanzia per fini diversi dall’orrore che esso suscita astenendoti dalla imperdonabile malafede.

NONO. Non negherai la vita ad un bambino  perché sarebbe come impedire ad un angelo il suo volo, come impedire quello sguardo di meraviglia sul mondo che solo lui sa fare.

DECIMO. Ricorda che tarpare queste ali significa mettere in dubbio la mia presenza nel Mondo. Di ciò abbi timore e terrore infinito.

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  Tutti i politici, tutti i decisori finali, tutti i loro compiacenti d’ogni ordine e grado, tutti gli indifferenti dovrebbero non sottovalutare questa ultima edizione del Decalogo da poco trasmessaci dal Sinai. Sembrerebbe, secondo le ultime notizie, che chi l’abbia accolta e poi diffusa abbia un nome diverso da quello di Mosè. Tuttavia, al pari di Mosè, sembra che costui sia tremendamente adirato dopo la discesa dal monte perché ha trovato i suoi correligionari, il popolo di Dio, adorare di nuovo il vitello d’oro.

E perché mai il sommo Legislatore si sarebbe aggirato nuovamente fra le rocce del Sinai? Il dramma vero non sarebbe tanto dovuto alla assenza di valori che caratterizza l’umanità attuale ma all’oblio di questa assenza! Il problema non sarebbe il venir meno dei valori ma la inconsapevolezza di questa mancanza.

L’umano, quale luogo geometrico del senso dell’esistenza, non ha più luogo e, per l’appunto cosa più grave, non s’avvede d’essere fuori luogo.

 CARLO ALBERTO FALZETTI