Il termine “amichettismo”
di TULLIO NUNZI ♦
Il termine “amichettismo” non piace a sinistra, forse perché sdoganato dalla Presidente del consiglio, in una trasmissione televisiva.
Debbo dire che a me piace, un termine tutto italiano, entrato anche nella Treccani – “L’amichettismo è in politica e non solo, quel fenomeno para politico, para sociale, para antropologico che prevede l’impiego di familiari e amici, amichetti appunto, per gestire non solo la cosa pubblica ma anche quello che le ruota attorno.”.
L’inventore del termine (tutti pensano che l’abbia inventato la Meloni) e su cui ha scritto un libro, che si trova su internet, è Fulvio Abbate e si riferisce ad una vicenda di cronaca che coinvolse Roberto Angelini difeso da amici e colleghi, nonostante avesse fatto lavorare senza regolare contratto un dipendente del suo ristorante.
La solidarietà espressa dal musicista viene ricondotta da Abbate ad alcuni comportamenti degli ambienti della sinistra, della capitale che costituirebbero dei sistemi chiusi.
L’amichettismo è un sinonimo di nepotismo e familismo. “L’amichettismo racchiude un insieme chiuso di relazioni” scrive Abbate e lo inquadra soprattutto nell‘ambito culturale, ma si è sempre riscontrato in qualsiasi latitudine politica, non solo a sinistra, in particolare anche in ambienti esterni alla politica.
Potrebbe essere la riproposizione dei vecchi salotti, perché l’amichettismo è fatto di partecipazione, frequenza, convivialità, rapporti. Forse l‘amichettismo può essere inteso come una variante della guerra dei ricchi contro i poveri, dove però il capitale economico viene sostituito con quello culturale.
Che esista in città non c’è dubbio, dove, vado per semplici intuizioni, per tentativi forse sbagliati. Forse mi rivolgerei a tutti quei consigli, commissioni, collegi, comitati coordinamenti, previsionali, strategici, d’orientamento, culturali, musicali, letterari presenti in città e dove funziona anche “l’amichettismo di scambio”.
Una cosa è certa, avendo sempre tentato (spesso invano) di privilegiare, professionalità, merito e competenze, è davanti gli occhi di tutti che in citta quello che è stato uno dei propulsori dell’attività culturale, sociale, di questa città, anzi per un certo periodo si sostituiva persino alla stessa amministrazione, con cifre oggi impossibili da investire nella cultura; parlo ovviamente della fondazione Cariciv.
Scandalo di rilevanza nazionale, perché Civitavecchia è stata al centro di scandali nazionali: banca Etruria, Privilege: perdite di rendimenti, suicidi, casse integrazioni decennali, licenziamenti ma dalla città e nella città, nessuno mai aveva accennato, ma nemmeno vagamente immaginato, alla possibilità di rischio quindi senza nessun segnale di avviso del pericolo.
Se sulla Fondazione che era ed è uno dei tanti poteri forti di questa città, non si fosse utilizzato l’amichettismo, per investimenti, gestioni, attività che richiedevano non solo competenze altissime, professionalità superiori, conoscenze tecniche di livello estremo e a mio modesto avviso, non presenti nemmeno in città, oggi non ci si troverebbe nella situazione in cui si trova la Fondazione e perché no, anche la città.
Una cosa vorrei però evidenziare a chi utilizza l’amichettismo o semplice e banalmente non privilegia le competenze. Diversamente dalla politica, dove si privilegia la fedeltà alle competenze, ma almeno si ha il mandato dal popolo e ci si mette in discussione, dove si hanno legami ideologici, corporativi, oltre che di visione futura, strategia, rapporti di stima, l’amichettismo è effimero,”fru fru”,non ha legami forti, non è composto da militanti ferrei, ci si mette poco dal passare dall’ amichettismo al nemichettismo; anzi spesso è già insito nel termine ma nella fase discendente è capace dimostrare i suoi aspetti più parossistici.
Per cui deriva una specie di fuggi fuggi generale, si scompare, si accusano altri, tutti si dileguano a tal punto che oggi per uno scandalo di rilevanza economica, nazionale, l’unico imputato è un commercialista dei Monti tolfetani.
Forse la prima vera rivoluzione di questa città dovrebbe proprio partire da scelte di donne e uomini che abbiano competenze, conoscenze, curricula, studi, e meriti acquisiti.
Sarebbe bello che si concretizzasse con scelte chiare da parte della politica ma non solo. Accompagnata da una alleanza mediatica e sociale che garantisca reazioni al minimo accenno di deviazioni, segnali e pericoli.
C’è un successo che si fonda sul merito e uno sulla fortuna o sull’amichettismo. Il primo dura di più; il secondo costa di meno, ma provoca danni immensi.
Al momento non vedo grandi cambiamenti.
TULLIO NUNZI
Pregevole lo studio sulla genesi del termine e anche la disamina successiva, che ho letto con molto interesse.
Maria Zeno
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