DUO SUNT IN HOMINE: CONSIDERAZIONI SULLA FILOSOFIA DELLA MENTE E L’I.A.
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
Come estrema sintesi basterebbe leggere questa premessa per avere cognizione del lungo(necessariamente) articolo. In un mondo come quello attuale che si va avviando ad eliminare il “pensiero complesso”(in politica specialmente) ci si illude che affidandosi alla logica lineare della macchina la sola “ragione calcolante” possa garantire l’umanità dal vuoto del pensiero complesso.
Il nuovo conformismo, specie delle destre vincenti, auspica una omologazione garantita dalla prevedibilità e calcolabilità. Ma la macchina pensante non potrà mai fare a meno dell’uomo pensante, del suo mondo- della- vita. Non è solo importante dire “come funziona” il mondo, importante, “esistenzialmente”, è domandarsi “che cosa significa mondo”. Un tempo valeva dire: è vero? Al presente ciò che vale è dire: a che serve, si può vendere? Ci avviamo speditamente verso l’”uomo senza qualità”, questo è quanto!
La grande lotta tra i colossi dell’I.A. è iniziata con l’elezione di Trump. Un annuncio eclatante è stato fatto: presto l’Intelligenza Artificiale si affiancherà decisamente a quella umana ed è abbastanza vicino il momento del sorpasso. Di seguito si tenta organicamente di rispondere al quesito: l’I.A. si può identificare con quella umana? Il Funzionalismo asserisce che è possibile. Al tempo stesso una corrente di pensiero asserisce che non è possibile. Lo scopo dell’articolo è, dunque, quello di esaminare le due scuole di pensiero di filosofia della mente.
Una amara conclusione: l’intelligenza umana è la vera intelligenza. L’intelligenza artificiale è il risultato di questa. Ne deriva che se l’intelligenza umana difetta, viene meno, si impoverisce, si omologa gli eventuali disastri temuti dal vasto impiego della macchina calcolante nelle decisioni umane sono solo la conseguenza si quel decadimento della qualità umana.
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ARGOMENTI A FAVORE DEL FUNZIONALISMO. Dall’Umanesimo all’Illuminismo, dall’Illuminismo al Positivismo. Nasce una speranza: potremmo passare, ora, al Transumanesimo (H+)?
Eliminare l’invecchiamento, superare le limitazioni umane imposte dalla Natura. Superare il giogo della evoluzione umana. Il corpo come una barriera da oltrepassare!
Se adottiamo l’idea che il corpo (compreso il cervello) sia come l’HW ed il pensiero altro non sia che il SW la via sembra possibile.
Assioma centrale del Funzionalismo:
La mente è solo un fenomeno del cervello (mente=cervello) e, dunque, opera attraverso computazioni, cioè algoritmi (mente= SW). Così anche la “coscienza” è riducibile alle funzioni del sistema neuronale.
Ne deriva dall’Assioma la seguente inferenza:
- Se la computazione(algoritmi) è il modo di agire del pensiero.
- Se esiste una macchina che è in grado di computare tutte le funzioni computabili
- Allora, quella macchina è “capace di pensiero”.
Il “test di Turing” conferma l’inferenza: se un uomo è in grado di distinguere se dietro ad uno schermo chi risponde alle sue domande è un altro uomo oppure una macchina, allora la macchina deve essere considerata “intelligente”. Si predice che nel 2030 la macchina sarà capace di superare il test di Turing (nel senso di essere dotata di intelligenza, autocoscienza, ricchezza emozionale). Si asserisce che l’evoluzione tecnologica procede ad un tasso non lineare ma esponenziale (Legge dei ritorni accelerati di Kurzweil) e presto arriverà, secondo il Transumanesimo, al punto di “singolarità tecnologica”(il progresso accelera in modo esponenziale ed irreversibile conducendo oltre la capacità di comprendere degli esseri umani: è l’ avvento, cioè, di una intelligenza superiore all’umana). Possiamo accettare con tranquillità l’ assioma centrale? Veramente la mente si identifica solo con il cervello? Veramente il nostro pensiero è solo algoritmico? E se è così, allora quale posto hanno gli aspetti qualitativi(qualia) dei nostri stati interiori: credenze, speranze, aspettative, gioie, desideri, eventi mentali che trascendono l’esistere quotidiano…? E’ lecito dire: “il cervello ha deciso che..” in luogo della frase “io ho deciso che..”?
ARGOMENTI CONTRO IL FUNZIONALISMO. Il cervello è condizione “necessaria” della mente. Senza cervello, ovviamente, il pensiero non può prodursi. La complessità dei circuiti sinaptici attraverso il quali i neuroni si collegano tra di loro è spaventosa! Il numero dei neuroni è pari circa a 90 miliardi; le sinapsi (le strutture che consentono la comunicazione fra neuroni attraverso i neurotrasmettitori) è pari ad un milione di miliardi; la rete complessiva che unisce i neuroni è pari a 2 milioni di km. Se volessimo contare le sinapsi in termini di una al secondo si finirebbe dopo circa trentadue milioni di anni. Indicativo è il fatto che la nostra galassia contenga un numero di stelle più o meno pari al numero dei neuroni di un cervello! Stante questa complessità la mente umana, dunque, sembrerebbe essere solo una “proprietà emergente” del cervello (epifenomeno) come vuole il “Funzionalismo”. Eppure….
Il cervello è, certamente, condizione necessaria ma…non sufficiente.
Nel cervello c’è la base materiale ma “non c’è pensiero”. Una descrizione puramente funzionalista non può che essere riduttivista (mente=cervello) e come tale non cogliere l’interezza del comportamento umano.
Ne deriva che per descrivere un essere umano,” in quanto umano”, dobbiamo ,comunque, accettare una qualche forma di “dualismo”: ovvero dobbiamo affermare che mente≠cervello . Non è un caso che tutti i manuali di scienze cognitive che adottano il riduttivismo della mente al cervello partono dalla condanna di Cartesio! (letto quasi sempre in modo superficiale).
Certamente, deve trattarsi di un dualismo più moderato della originale dicotomia res extensa e res cogitans perché oggi a seguito della ricerca neurologica non è più sostenibile un dualismo così forte secondo cui la res cogitans (il pensiero) non necessita di altro che di se stessa. La materia non può che essere condizione necessaria ma, ancora una volta necessita ribadire che la materia non è sufficiente per giustificare il sorgere del pensiero (inteso come intelligenza attiva, come νοῦς).
Il cervello è condizione necessaria per il pensiero ma…. non sufficiente! Perché?
Assioma fondamentale contro il Funzionalismo:
L’esistenza della coscienza impedisce la riproduzione artificiale della mente umana.
- Perché la coscienza permette la conoscenza dello stato interiore.
- Perché la coscienza è intenzionale
Primo punto: la coscienza permette la conoscenza dello stato interiore. L’argomento essendo vastissimo può essere sintetizzato limitandoci al solo contributo greco. Il peccato di tracotanza (ὕβρις ), che Zeus punisce, va oltre i confini della massima delfica “ niente di troppo (μηδέν άγαν). La possibilità di percepire il limite proviene da un principio: il delfico “conosci te stesso (γνϖϑι σαυτόν ) ovvero impara i propri limiti e riconosci che è illusione la pretesa di autonomia. Questo riconoscimento prepara la strada per riconoscere una presenza( δαίμον ) in noi di una interiorità che sembra essere separata (χωριστός ) dal corpo. L’uomo interiore (ἐντός ἂνϑωπος ) , l’ospite interno, appare come una costante nel pensiero filosofico occidentale ed in quello induista (Upanishad, Bhagavadgita: tat tvam asi, tu sei quello”, ovvero l’atman, l’Assoluto in noi).
La presenza dell’uomo interiore rende impossibile l’identità IA=IU. Esiste perciò una differenza radicale fra intelletto umano e qualsiasi intelletto producibile artificialmente
Secondo punto: la coscienza è intenzionale. La nostra coscienza non è una sostanza stabile che può essere definita una volta per tutte. E’ una realtà in continuo movimento e in continuo mutamento. La coscienza tende sempre a dare un significato alle cose esterne, attribuisce senso alla realtà. Vediamo le cose e attribuiamo ad esse pensieri, emozioni, desideri, fantasie. Questo significa che la realtà esterna muta continuamente a causa del senso che la coscienza attribuisce di volta in volta. Ne consegue che la realtà esterna non può essere definita in modo costante, non è un assoluto ma è un fenomeno, un vissuto della coscienza (Erlebnisse). In ciò consiste l’enorme differenza fra fenomeni fisici e stati mentali. In termini tecnici tutto questo significa dire che la coscienza è intenzionale. Esiste dunque un carattere irriducibile degli stati mentali e ciò porta a criticare radicalmente le ipotesi di riproduzione artificiale della mente umana (Searle). Tralascio per questioni di spazio un argomento che sarà ripreso successivamente: “il mondo non è come appare”, ovvero i concetti della fisica dei quanti come posto in rilievo da Carlo Rovelli.
Dall’assioma fondamentale discendono vari teoremi.
Primo. Essendo condizione necessaria la materia è il fondamento del nostro esistere come organismo (Korper).Eppure ognuno di noi “sente di abitare” il Korper, sente che non è nel mondo come qualsiasi ente ma che ha un mondo, il mondo della vita, il proprio vissuto. Nella lingua tedesca tutto ciò ha un termine specifico rispetto al Korper e si indica con Leibe: una materia certamente ma…una materia che pensa e pensando sa andare oltre il limite naturale, pensa l’infinito, trascende l’immediato, è capace di de-situarsi, possiede un linguaggio che non è solo mezzo di comunicazione ma sa declinare in termini di universalità . Una materia che pensando contraddice se stessa, la sua condizione materiale. Una intelligenza che sembra venire dal di fuori (Aristotele, De Anima). Tutto questo conduce ad una aporia insoluta. Andare oltre a questa aporia appartiene al dominio della religione. La filosofia si arresta qui, a questa aporia. Non oltre. Ma di certo non è cosa di poco conto!
Secondo. Sensazioni, sentimenti fisici, emozioni, pensieri ( ciò che viene chiamato col termine qualia) sono categorie non-algoritmiche, dunque, allo stato attuale, sfuggono ad una riproduzione artificiale. Le macchine possono imparare(machine learning) e riconoscere meccanicamente attraverso un set di addestramento di pattern simbolici i qualia ma il riconoscimento automatico non significa la “comprensione”. La comprensione è una caratteristica “indipendente” dalla percezione. Con la percezione la coscienza estrae il significato dei qualia ovvero attua quel “prodigio” di trasformare impulsi elettromagnetici ed elettrochimici del sistema nervoso in qualia: questa è la comprensione umana, cioè il “capire” il significato contenuto nella percezione. Capire non soltanto riconoscere! La macchina può agevolmente selezionare il profumo e riconoscere “la rosa”, ma la macchina “non sente nulla”, e la rosa per essa è solo un segnale da catalogare attraverso il set che è in suo possesso ma l’interiorità del sentimento che la rosa può dare non è una dimensione fisica (si pensi alla madeleine di Proust!).
Terzo. Perché la specie si evolva necessita che l’individuo muoia. Legge spietata per i singoli, garanzia di vita per la specie. Ma in questo universo solo l’uomo “sa” che deve morire fino al punto che l’esistenza può essere caratterizzata come un esser-per-la- morte (Heidegger).
Quarto. Asserire che il cervello sia il luogo della coscienza produce una sorta di “fallacia” logica: la fallacia mereologica (μέρος, parte ). Ovvero pensare di attribuire ad una parte(cervello) ciò che riguarda il tutto (l’individuo). Attribuire effetti psicologici che appartengono alla totalità individuale alla sola componente neuronale. Solo l’individuo in quanto tale pensa, ha sensazioni nella sua “unitarietà(Wittgenstein). Ma c’è di più: il pensiero è attività sociale: l’umanità non è racchiusa nel suo corpo, è relazioni, storia, cultura. La costruzione del pensiero è frutto del “collettivo umano” (Boncinelli, Cimatti). Ed ancora, il fatto che le attività mentali richiedano sia il cervello sia il resto del corpo è fatto sperimentale dovuto alle ricerche della neurologia sulla stretta connessione fra intelligenza razionale ed intelligenza emotiva: le emozioni sono un aspetto essenziale e produttivo del pensiero umano e tutto questo pone un problema serio alla teoria computazionale del funzionalismo (A. Damasio). In sintesi, la connessione delle differenti parti, cervello, sistema nervoso, aspetto emotivo, resto del corpo in generale e finanche gli aspetti sociali ci forniscono, come detto all’inizio, una visione olistica del pensiero nel senso che il pensiero non risulta quale somma delle singole parti ma come qualcosa in più, un valore aggiunto “sistemico”.
Tutte queste considerazioni (assioma e teoremi) non sembrano essere “contingenti” nel senso che l’evoluzione futura dell’I.A. sarà in grado di superare questi ostacoli (problema dei qualia, coscienza, intenzionalità….) intesi come puri ostacoli tecnici. Le osservazioni elencate sembrano costituire un problema d’ordine “ontologico”: una differenza radicale fra le due intelligenze (nel 1955 alcuni studiosi, tra cui Minsky e Shannon sottoscrissero, in modo forse tracotante, un documento considerato atto fondativo dell’I.A. in cui si diceva “ogni carattere dell’intelligenza umana può essere in linea di principio descritto in modo che una macchina possa simularlo”).
Esiste, infine, un punto riguardante la logica che fornisce lo spunto per una critica radicale. L’argomento è arduo e ci si deve limitare solo ad enunciarlo in estrema sintesi: esistono enunciati nei sistemi formali (esempio la matematica) che sono veri ma che non possono essere dimostrabili ( Gödel). In altri termini, un sistema algoritmico non riesce a dar conto della verità di un enunciato. La mente umana è in grado di “vedere” certe verità che sono indimostrabili (intuito, perspicacia, acume matematico). Ne deriva che una macchina che è un dispositivo algoritmico (un manipolatore di simboli) e non umano non sia in grado di cogliere aspetti relativi alla “verità” di un enunciato. In termini diversi, un dispositivo sintattico (regole algoritmiche) quale è la macchina, non è in grado di cogliere gli aspetti di tipo semantico (cioè di significato).
Grazie al teorema di Gödel la mente umana ha sempre l’ultima parola!
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La scuola di pensiero Funzionalista (stato mentale=stato funzionale) è composta da Putnam, Fodor.
Il referente psicologico è il “Cognitivismo”
Esiste una ulteriore scuola di pensiero di tipo “Materialista”(stati mentali= stati cerebrali) composta da “riduzionisti” e da “eliminativisti” che negano l’idea di una coscienza interiore, di un Sé che governa il nostro agire: Quine, i coniugi Churhland, Dennet, Rorty.
Per approfondire meglio il funzionalismo si può dire che uno stato mentale è dato da questa sequenza. L’input iniziale è dato dalle informazioni fornite dai dati sensoriali che vengono di seguito convertiti come output in azioni motorie. Questa conversione avviene perché il cervello riesce a manipolare simboli dotati di un valore semantico (il linguaggio chimico neuronale) attraverso una serie di regole sintattiche che esso trova dentro di sé (retaggio del DNA). Esiste, insomma, un “linguaggio del pensiero” che converte messaggi chimici(neurotrasmettitori) in fenomeni mentali. Da ciò l’identità mente cervello.
L’opposizione al funzionalismo è certamente sostenuta da una larga schiera di filosofi contemporanei. Tra il filosofi della mente sono da segnalare G. Edelmann e J.R.Searle
CARLO ALBERTO FALZETTI

Caro Carlo, il tuo intervento stimola il pensiero e suscita emozioni e insight che tu giustamente attribuisci all’essenza non riproducibile del nostro essere uomini. Post-umano e Trans-umano sono prodotti di un pensiero “debole’ (“postmoderno’), figli del sistema tecno finanziario che riduce l’uomo a puro strumento al servizio del mercato.
alla morte di Dio è seguita la deificazione dell’uomo e successivamente della tecnica capace di creare una nuova Umanità (o la sua estinzione?).
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