IO STO CON I PESCI – L’azione umana associata a un Codice di comportamento di consumo di prodotti della pesca basato su strategie di economia circolare 21. Cap6.
di GIORGIO CORATI ♦
L’azione umana associata a un Codice di comportamento di consumo di prodotti della pesca basato su strategie di economia circolare 21. Cap6).
L’argomentazione di questo documento si basa su concetti di economia circolare e di consumo sostenibile; propone al consumatore un Codice di consumo, ipotizzandone i vantaggi e i benefici generali. Si tratta di una risposta concreta alla necessità rivelata di conoscere e capire quali azioni possono essere adottate e attuate per procedere lungo una traiettoria di consumo sostenibile dei prodotti della pesca.
RIPRESO.*
Amici miei… Ci siamo!… Vi ho davvero detto tutto, o quasi… Sono consapevole che l’argomentazione a sostegno del “Codice di consumo” che vi ho proposto può essere stata tediosa in alcuni passaggi, tuttavia spero che vi abbia incuriosito. Vi invito anche… e scusatemi se insisto… vi invito a una riflessione sull’“AttuAzione C0” che ho definito “Consumo Alternativo ed equo”. Come dicevo… è l’ultima nell’ordine di introduzione ma in realtà è la prima del “Codice di consumo”, nel senso che, giunti ad essa, non c’è soluzione di continuità: il “cambiamento” nel comportamento di consumo improntato ai canoni dell’economia lineare si delinea con il “Consumo Alternativo ed equo” secondo l’ottica dell’economia circolare e dunque della sostenibilità. Dopo aver agito secondo le “AttuAzioni” da “C9” a “C1”, l’“AttuAzione C0” “chiude il cerchio” virtuoso delle “AttuAzioni”; l’adattamento e il suo conseguente mantenimento nel tempo conducono a un comportamento di consumo strettamente orientato dall’ottica dell’economia circolare… è a questo punto che quest’ottica diviene, per così dire, il motore dell’azione personale relativa al consumo. Ricordate la grafica che vi ho proposto prima?
Marta: “Bene… questa precisazione è interessante”.
Ettore: “Si, sono d’accordo… e fa capire meglio”.
Marta: “Puoi ripetere quanto hai detto sulla “Motivazione” e sulla spiegazione dell’azione “Consumo Alternativo ed equo”?… Può aiutarmi nella mia riflessione sulle tue considerazioni”.
Certo, Marta. La “Motivazione” dell’“AttuAzione C0” è, per così dire, l’esortazione a intraprendere un comportamento caratterizzato da buone “pratiche di consumo” e che promuove sviluppo e crescita sostenibili attraverso il rispetto per le specie ittiche e il sostegno ai pescatori locali in un rapporto permeato da etica. Attraverso tale comportamento il consumatore esprime il proprio e legittimo “autointeresse” che è di tipo tattico ma al tempo stesso il consumatore agisce in funzione di un approccio strategico a sostegno della disponibilità futura delle risorse ittiche e dunque dei prodotti della pesca.
Rispetto all’azione vera e propria che il consumatore può adottare, attuare e mantenere nel tempo, il “Consumo Alternativo ed equo” si riferisce all’astensione del consumatore dall’acquisto della proposta di vendita di una specie, perché o la specie stessa non proviene da cattura locale o non risulta essere “pescato di stagione” o è tra quelle ritenute in precario equilibrio biologico e cioè In Pericolo (EN), Quasi Minacciate (QT) o Vulnerabili (VU) come riportato dalla Lista Rossa dei Pesci Ossei marini italiani (IUCN)1 e, comunque, la specie è tra quelle che non sopportano un’elevata intensità di pesca. Dato che l’“AttuAzione” è correlata a tutte le altre “AttuAzioni”, tramite “puntuali informazioni” il “consumatore rinnovato” è condotto eticamente a interessarsi anche a specie cosiddette “minori” o meno note e a specie considerate di “scarto”, limitando l’utilizzo di quelle specie considerate maggiormente “commerciali” ovvero di quelle maggiormente utilizzate o sfruttate.
Marta: “Si… ti interrompo, scusami… Ricordo qualcosa su quanto hai detto sul “consumatore rinnovato”… è un consumatore che con la propria azione, che hai definito giusta e concreta, manifesta il suo sostegno alla biodiversità di specie e attenzione civica rispetto al consumo nel corso del tempo”.
Si, Marta… in estrema sintesi, si.
Per rispondere alla tua richiesta, Marta, aggiungo che l’“AttuAzione C0” prevede, inoltre, la non accettazione della vendita o meglio l’astensione dall’acquisto se il consumo della specie oggetto di scambio è ritenuto non sostenibile. Si tratta in buona sostanza di comunicare che quella specie, in termini di individuo/i in vendita, non ha utilità alcuna come bene, in quel dato momento e a quelle condizioni, ma anzi determina un depauperamento tendenziale di tutta la specie.
Marta: “Ecco, dunque… Giorgio… lasciami esternare la riflessione che stavo facendo mentre ascoltavo le tue parole e soprattutto rispetto a quanto hai detto proprio ora”.
Certo Marta.
Marta: “Stavo pensando a quanto è importante avere la consapevolezza delle caratteristiche intrinseche ed estrinseche di un prodotto… i cosiddetti attributi di prodotto… siamo d’accordo?”
Si, senza dubbio.
Marta: “Le caratteristiche di un prodotto si vedono perché sono tangibili, ma si percepiscono pure… perché sono anche non tangibili, per cui ciascun consumatore le rileva con la propria sensibilità. Bene… Secondo me, ogni consumatore dovrebbe riflettere sulla questione degli attributi, che di fatto definiscono la propria preferenza per un bene, così come spiegato da Lancaster (1966).2 Penso che sebbene ogni consumatore abbia già in sé dei sentimenti che lo conducono nelle scelte e nelle decisioni, a volte, però, tali sentimenti possono essere non ben definiti o non delineati, diciamo nebulosi, nella propria mente. Proprio per questo è importante fare una riflessione, osservando anche quanto fanno gli altri consumatori.
Comunque, se consideriamo che un prodotto ittico è un bene atto a soddisfare un bisogno di tipo alimentare e se poniamo lo sguardo sull’azione di un “consumatore rinnovato”, come lo hai definito tu, allora è certo che questo consumatore valuta un prodotto ittico come un bene composto da più caratteristiche intrinseche e estrinseche, così come valuterebbe qualsiasi altro bene. In sostanza si tratta di valutare degli attributi che per il consumatore stesso rappresentano l’utilità sotto vari aspetti come, per esempio, la qualità, la percezione… la possibilità di “vivere un’esperienza”… ma anche l’etica, la prosocialità… anche il prezzo per certi aspetti… Insomma… intendo tutte quelle caratteristiche del bene sulle quali il consumatore può soltanto soffermarsi oppure ritenere importanti per le sue scelte e decisioni”…
Nella stanza echeggia lo squillo di un telefono cellulare.
Pronto… ciao Sandro. Ah, si.. va bene, ciao.
Amici miei… Sandro… il mio amico pescatore… ha detto che non sa bene quando potrà raggiungerci.
Ettore: “Giorgio, Marta… di cosa parlate?”
Ettore… parliamo del fatto che l’atto di consumo deriva dal prendere in considerazione vari aspetti che sono ovviamente soggettivi. Tuttavia il comportamento e l’azione propri sono influenzati da quelli altrui. Un prodotto della pesca… una specie ittica, per semplificare, è un bene che come tanti altri prodotti alimentari soddisfa un bisogno e tale bisogno può non essere esclusivamente legato al proprio gusto, alla propria preferenza o, per meglio dire, al legittimo interesse personale.
In sintesi è possibile ritenere che effettivamente, oltre alla consapevolezza, al coinvolgimento, alla capacità critica, alla responsabilità e al sentimento che conduce verso un migliore “cambiamento” nello stile di consumo o meglio ancora nel comportamento di consumo, sono gli attributi, associati al prodotto ittico dal “consumatore rinnovato”, che determinano l’astensione o l’adesione all’acquisto.
Marta: “Scusa, Giorgio… Va bene così… Dicevi pure di aver anche ipotizzato dei possibili limiti dell’Approccio “C0/C9”, gli effetti e la metodologia per una possibile valutazione degli effetti stessi a seguito delle “AttuAzioni” intraprese. Sono curiosa di sapere”.
Sugli effetti dell’Approccio “C0/C9” e sulla possibile metodologia per la valutazione degli stessi… direi che procedere alla valutazione dell’efficacia delle “AttuAzioni” e a una successiva valorizzazione dei reali effetti, auspicabilmente positivi, derivanti dalle “AttuAzioni” intraprese, può essere complicato. Può esserlo in quanto le “AttuAzioni” sono oggetto di valutazione soggettiva e quindi di difficile quantificazione in termini, mentre gli effetti sono influenzati anche dal contesto in cui agisce o viene a trovarsi il consumatore. Tuttavia, non è impossibile.
Riguardo alla reale e concreta implementazione delle “AttuAzioni” C8 e delle “AttuAzioni” da C6 a C0, gli effetti del “cambiamento” auspicato possono essere valutati qualitativamente tramite indagini metodologiche utili per rilevare informazioni e dati rivelati dal consumatore.
Riguardo alla possibilità di porre in essere le “AttuAzioni C9 e C7”, potrebbe sussistere un limite esogeno al consumatore, legato alla presenza o meno… all’effettiva esistenza… di un impianto o centro di raccolta dello “scarto/rifiuto biologico” ittico domestico o della ristorazione pubblica o di immagazzinaggio per lo “scarto ittico biologico” quale è quello derivante dalle catture accidentali. Tale assenza potrebbe, però, non pregiudicare la possibilità di adottare e mantenere queste due “AttuAzioni” dell’Approccio. Comunque, ove tale impianto esistesse, allora rispetto alle “AttuAzioni C9 e C7”, potrebbe essere interessante verificare la risposta del consumatore: potrebbe essere verificata magari nel caso in cui, ad esempio, ricevesse un premio quale contropartita del suo conferimento. Un riconoscimento nella forma di premio, e non necessariamente di tipo economico, potrebbe essere una soluzione alternativa all’incentivo ovvero una soluzione che definisce un meccanismo tendente a superare il concetto stesso di incentivo che può condurre alcuni a pensare in termini esclusivamente di utilità personale. Concettualmente si può ritenere utile un premio, inteso come, ad esempio, nel Trattato delle virtù e de’ premj di Dragonetti (2020 [1776]),3 cioè un premio inteso quale vincolo necessario per legare l’interesse particolare con l’interesse generale. Dunque, un premio, potrebbe risultare a maggior ragione gradito ove fosse associato a un comportamento di consumo qualificabile come sostenibile e prosociale, in quanto già orientato nella direzione auspicata dalla “transizione ecologica”.
Tornando per un momento a parlare di un impianto o centro di raccolta dello “scarto/rifiuto biologico” ittico o di un centro di immagazzinaggio per lo “scarto ittico biologico” delle catture accidentali, una sua possibile esistenza potrebbe essere percepita come luogo fisico di un’attività economica ma anche quale attività rilevante anche dal punto di vista sociale, qualora fosse inserita ad esempio, all’interno di un “sistema” definibile di “simbiosi alieutica”. Sto parlando di un “sistema”, associato al settore della pesca, tipo simbiosi industriale4 individuata dall’Unione europea quale strumento di policy utile in termini di linea di condotta per la “transizione” dall’economia lineare all’economia circolare. Di fatto, con il termine “simbiosi alieutica” mi riferisco a un “sistema” simbiotico complesso, come un possibile “strumento” per, così come auspicato dalla Commissione per la Pesca del Parlamento europeo (2022),5 […] “rafforzare la piccola pesca lungo la catena del valore, promuovere redditi più elevati nel settore della pesca e offrire opportunità di diversificazione del reddito” […] (2021/2056(INI), 5.), ma anche utile per posizionare ulteriormente la produzione ittica lungo la traiettoria della sostenibilità in senso lato.
Marta: “Molto interessante, per quanto mi riguarda. Mi farebbe piacere saperne di più, Giorgio. Chissà cosa ne penserebbe il tuo amico pescatore di questa… “simbiosi alieutica”?”
Il mio amico Sandro… il pescatore… Non saprei non ne abbiamo mai parlato. Se viene possiamo affrontare la questione, parlandone in termini di recupero, riutilizzo e valorizzazione dello scarto ittico che potrebbe soddisfare anche il settore economico della pesca. Comunque… Rispetto alla metodologia per la valutazione dell’Approccio “C0/C9”, potrebbe essere interessante l’esito di un’indagine conoscitiva da svolgere tra i consumatori dell’ambito territoriale del Compartimento marittimo di Civitavecchia e delle sue zone di “prossimità”.
Ciò nella consapevolezza che, in via di principio è possibile una valutazione di tipo qualitativo, considerando che le “AttuAzioni” sono oggetto di valutazione soggettiva e di difficile quantificazione in termini.
L’indagine potrebbe essere utile al fine di valutare l’efficacia delle “AttuAzioni”, cioè analizzare se e quanto decisioni di consumo, basate su informazioni concrete come quelle proposte dall’Approccio “C0/C9”, alternative alle “pratiche solite di consumo” possano essere apprezzate, percepite come sostenibili e possano, inoltre, avere la capacità di poter determinare un “cambiamento” nel comportamento di consumo di prodotti della pesca, cioè un “cambiamento” lungo una traiettoria di sostenibilità anche rispetto alla “transizione verso l’economia circolare”.
Marta: “Interessante quanto ho potuto ascoltare della tua argomentazione e proposta. Penso che la questione che poni alla base del tuo “Codice di consumo” sia in questi termini e cioè affrontare la complessità del comportamento di consumo di prodotti della pesca, distinguendo concettualmente tra ciò che può essere teoricamente vitale e ciò che può essere praticamente inevitabile”.
Ettore: “Interessante Marta… Si va bene, Giorgio… sono soddisfatto dalla tua argomentazione. Ora però andiamo a preparare la cena?”
Con vero piacere, Ettore. Prepariamo anche per Sandro.
Ettore: “Il campanello, Giorgio? Suonano alla porta… è il tuo amico Sandro!”
Vado ad aprire, allora!
Marta sorride.
GIORGIO CORATI
