AGRICOLTURA URBANA
di ROSAMARIA SORGE ♦
Generalmente siamo abituati a dividere il territorio in zone omogenee e distinguere tra zone agricole, produttive e residenziali, di conseguenza siamo abituati ad immaginare che cavoli e carote e quant’altro si coltivino esclusivamente nelle zone agricole, e lo stesso per arance e limoni, ma così non è, non lo è mai stato specialmente da alcuni anni a questa parte.
Certo molti hanno in terrazzo basilico menta, origano e rosmarino ma sicuramente non tanti hanno pomodori e lattuga, forse chi vive in villa si concede il lusso di un piccolo orto ma che possa nascere in città una realtà agricola di tutto rispetto si stenta a crederlo, eppure proprio di questo parleremo.
L’agricoltura urbana è chiaramente complementare a quella rurale e il concetto stesso di agricoltura urbana è in continua evoluzione e da sempre utilizzata come fonte di sostentamento all’interno della città. A differenza della maggior parte delle aziende agricole rurali l’AU può anche avere obiettivi che vanno oltre la semplice produzione integrandosi anche con la trasformazione di prodotti agricoli, la commercializzazione, e la tutela del paesaggio senza tralasciare anche le attività ricreative e l’educazione.
I beni prodotti hanno generalmente una distribuzione diversa dalla agricoltura rurale che si rivolge ad un territorio vasto, infatti l’approccio alla vendita si orienta verso il mercato locale e avviene di solito direttamente senza intermediari. Noi qui a Civitavecchia siamo abituati ad acquistare una serie di prodotti agricoli al mercato su dei banchi dove troviamo per lo più prodotti dell’orto venduti da signore che arrotondano le entrate. Il fenomeno è strettamente connesso all’abbandono della campagna e all’urbanizzazione. Si stima che nel 2050 più dell’80% dell’umanità vivrà all’interno delle città e il paesaggio rurale che ci circonda sarà urbanizzato e destinato alla espansione delle città; questo fenomeno interesserà di più quei paesi del terzo e quarto mondo piuttosto che il nostro continente anche se su tutto pesa e non poco il cambiamento climatico e le sfide sociali, economiche ed ambientali saranno tali che toccherà ripensare tutto con parametri diversi; in questo senso l’agricoltura urbana si presenta come un fenomeno che aiuta ad affrontare queste sfide.
Un esempio che vorrei sottolineare è la creazione degli orti urbani e comunitari dove aree pubbliche divise in piccoli appezzamenti vengono affittate con contratti regolari e dove è prevalente la funzione ricreativa e di interscambio sociale. Esistono anche orti urbani con una precisa funzione educativa dove la componente pedagogica è più rilevante e orti urbani con funzione terapeutica rivolta a persone con difficoltà mentali o fisiche per favorire la riabilitazione.
Le scelte politiche possono influenzare in maniera significativa l’AU come sostegno alle comunità promuovendone la diffusione nei vari aspetti descritti e non come attività marginale, avviando anche una rigenerazione urbana di tutte quelle aree dismesse e considerate di scarso interesse economico per la loro posizione all’interno del territorio.
Una delle città europee all’avanguardia nel settore dell’AU è Rotterdam dove per altro esiste il più bel mercato coperto che io abbia mai visto e di cui parlai in un altro mio articolo “ Il mercato il cibo e la città” quel Markthal progettato dallo studio MVRDV e inaugurato nel 2014. Rotterdam con un progetto chiamato “ Uit je eigen” ha sostenuto gli agricoltori urbani che hanno utilizzato i tetti di molte abitazioni facendo rivivere la filosofia degli alimenti a chilometro zero, e sempre a Rotterdam un gruppo di architetti ha realizzato una vera “ Fattoria urbana” sul tetto di un edificio poco lontano dal centro della città che si chiama “ Dakkaker “.
Civitavecchia ha tutte le caratteristiche, a partire dal clima per esperimenti di questo tipo atte a creare comunità che possano ritrovare in misura maggiore un senso identitario che li definisca facendo riemergere quel capitale sociale che spesso sembra smarrito. Questi brevi cenni hanno lo scopo di lanciare una provocazione ai dirigenti politici locali al pari di quella a suo tempo fatta con l’articolo sui “ i tetti verdi”.
La tanto nominata “ transizione ecologica “ passa anche attraverso queste scelte in quel processo di innovazione e rivoluzione ambientale che favorisca sviluppo ed economia nel rispetto dell’ambiente e della sua sostenibilità.
ROSAMARIA SORGE
